martedì 9 aprile 2024

LA PASQUA DI GESÙ

 

Sentiamo parlare di questo argomento soprattutto da sacerdoti deputati a tale compito, alla sepoltura dei defunti. Pero bisogna anche distingue ciò che essi in genere dicono da come lo dicono. E un suffragio dovuto per una famiglia in lacrime, talvolta un cittadino illustre strappato dalla nostra conoscenza o affetto. Pero non basta. Ecco perché conviene ricorrere alla Pasqua di Gesù. Sulla nostra morte in quanto fine della vita si può fare un discorso sull’aldilà e su quel futuro che ci apparitene. Premesso morte è la cosa più ingiusta e atroce che ci possa capitare di fatto ci capita. Noi non siamo fatti per morire ma per rinascere infinti volte, siamo fatti per risorgere. Nascere può essere una disavventura per qualcuno. In effetti si sente talvolta dire, a che pro mettere al mondo chi non ci vuol venire. Essere costretti a vivere per contare i giorni della fine deve essere una grande frustrazione. Anche quando uno è anziano, anche centenario, si può dire che la morte gli arriva sempre troppo presto. Il Qoelet, quel libro della bibbia che parla che tutto è vanita e nient’altra che vanita, dice che tutti noi abbiamo i giorni contati. Una differenza la c’è fra la morte di una foglia, di una formica, di un’ape, e che tutte queste non contano il giorno della nascita e il giorno della morte. Non pensano di fare l’anniversario di un defunto, non si sognano di fare un qualche monumento o qualche capitello sulla strada. Nemmeno l’animale più fedele dell’uomo sa quando deve andare e quando tornare, il cane. Questi nostri esseri finiscono il loro ciclo dell’esistenza si arrestano li, e periscono. L’uomo invece muore. Perciò vuole vivere e risuscitare, vuole vivere e risorgere, non gli basta questa vita. Gesù ama la vita, non la vuole perdere. Ama la vita e l’ama in sovrabbondanza. Non per nulla partecipava ai banchetti, tanto che lo chiamavano a torto mangione e bevone. Nella casa di Simone si lasciava ungere capelli e i piedi da una donna e che noi potremmo chiamare o pensare ad un erotismo raffinato. E quando arriva il Getsemani fa una preghiera di implorazione: “padre lasciami vivere, lasciami ancora vivere.” Gesù non voleva morire, ma neanche per risorgere. E Suo malgrado attraversa la morte, propriamente alla pstmortem. Al di là delle romanzate seppure celebri letterature sull‘iconografia, al di là delle descrizione romanzate che non sempre si equivalgono, al di là delle apparizione che un po’ si contraddicono, al di là delle lettere di Paolo un po’ lontane dal tempo in cui sono state pubblicate, al di là dei diversi soggettivismi a cui sono stati sottoposti, esiste una frase di Luca che al cap.24 versetto 3 dice:” perché cercate un vivente trai morti. Non è più qui. “Esse, le donne erano tutte trafelate in cerca del sepolcro vuoto, se uscito dalla tomba o meno. L’angelo ripete che voi lo cercate invano-E dove cercarlo? Vi sono due figure nel vangelo che parlano di Tomaso e quello Maria Maddalena. Tommaso è il tipo che non ci vuole credere e perciò che intende mettere il dito nella piaga del costato di Gesù. Questo vuole le credenziali, è uno scientifico, vuole toccare con mano. Maria Maddalena invece, quella che confonde Gesù con l’ortolano, al sentirsi chiamare Maria, gli si fa incontro per tentare di abbracciarlo, ma si sente dire:” noli me tangere, non taccarmi.” Quello in certo senso era un cadavere rianimato, non era Gesù. Ma Gesù le ingiunge di non cercare uno tra i morti, che lui era ed è il vivente. E ricorda ancora quasi fosse presente la risurrezione di Lazzaro. Egli viene chiamato da Marta e da Maria (questa è la sorella di Lazzaro) che il suo amico è morto. E la prova dell’amore. Gesù piange per un amico, piange per tutte le persone di questo mondo, Gesù si commuove per ciascuno di noi. Ora Gesù morto, non c’è più nel sepolcro, ma tutt’ora il vivente. E viene ricordata in forma retrospettiva a Lazzaro” Talita’ kumi”, cioè vieni fuori, come aveva risvegliato la bambina di Giairo. E rivolge questa espressione prima di tutto alla Maddalena. Vieni fuori dal tuo dolore, io sono morto, ma sono il vivente, sono nel Padre”. Maria esci da tuo dolore per diventare Amore.” L’esperienza di una scomparsa ma che Gesù ritornerà, l’annuncio che non si ne andrà per sempre. L’esperienza di una scomparsa e il dolore di un vuoto. Lutero fa una bella diagnosi sulla fede di Maria che crede non ostante tutto e non ostante la tomba vuota. Lutero di Tommaso dice che si tratta di un superstizioso o un credere solo se ci mette il naso, per la Maddalena fa una bella diagnosi psicologica. La fede secondo Tommaso sarebbe una credenza e perciò avrebbe bisogno di prove. La Maddalena sostiene che non ha bisogno di prove perché si fida dell’amore. Se una persona avesse bisogno di prove sarebbe tutto un assillo: come sei stato, con chi sei stato, quando chi sei stato? Non si finisce più. La fede non ha bisogno dell’agenda delle opere buone. La fede si struttura dal basso. Il fatto Gesù che non sia più qui, non è detto che lui non sia il vivente. Gesù non torna più indietro dalla morte, ma esso si sente amato non ostante la distanza. La distanza per chi ama è una formai di prossimità. Gesù parla a Maria con un senso mistico: tu non mi puoi trattenere, non mi puoi toccare, ecco ciò che deve amare, devi amare ciò che ti sfugge, ama che io me ne vada. Un altro esempio può essere tratto dall’astrofisica. Noi sappiamo di provenire anni luce da stelle morte. Pero ne sentiamo l’influsso, siamo come visitati da questa luce. Ora il sepolcro è vuoto, è una stella morta. Ma la luce che proviene da essa mi mette ancora in contatto con il Risorto. E quindi non nasce il senso della nostalgia e nemmeno quello del lutto, ma il senso della gratitudine. Credere nella risurrezione non è pregare ma adorare ciò che di bello abbiamo avuto, il tristo ed il piacevole, bene ed il male in rapporto con il passato. Tutto con lui con si riscatta. Un autore, di cui mi sfugge il nome, parlando del sepolcro vuoto, e del non è più qui, dice “portatemi sempre con voi”. Questa sarebbe un modo con la Maddalena per far risorgere il Gesù dalla passione alla risurrezione. E questa è un modo possibile a tutte noi.

 Autore: Albino Michelin 25.03.2024

albin.michel@live.com

PERCHÉ TANTI CATTOLICI ODIANO IL PAPA

 

Ultimamente sembra sempre di più, che il numero di coloro che invasati da uno spirito distruttivo è improvvisamente fattosi più intransigente nei confronti del papa, del suo magistero e di tutta una chiesa, che tenta di aprirsi al mondo. In modo particolare per quanto concerne la misericordia di Dio a piene mani. Tanto più che noi preti o laici una certa sensibilità ci siamo sentiti obbligati a una riunione per una spiegazione per quanto unitaria. Ma in fin dei conti che bisogni ha la nostra gente? Si presume di averlo individuato. Questa dei cattolici è uscita da una immagine cosi spaventosa di un Dio così brutto. Da quando esiste questa premessa è inevitabile che scatti l’odio o paura. E quindi se si dovesse parlare sul social diverrebbe velenosa, non poter fare dei bambini bravi che presentano la propria lezione a Dio o ancora il proprio compitino. Non si accetta che la salvezza sia facile e sia gratis. Viene in mente la figura di Aman che arriva dal profeta Eliseo e gli dice che per guarire dalla lebbra basta bagnarsi sette volte nel fiume Giordano. Quello si arrabbia da morire e gli ripete che è troppo facile e non se ne fa nulla. Ai preti veniva in mente allora, che quando si studiava in seminario, i nemici della chiesa erano i comunisti, ed erano tutti contro la chiesa, e che tutti gli altri fossero extra ecclesiam cioè fuori dalla chiesa. Però fuori della chiesa c’era un maggior rispetto verso gli atei e verso i parrocchiani. Si voleva dimostrare che l’acredine era rivolta contro Chiesa e contro Dio ed i suoi santi. Quando Dio invece era come una madre che voleva togliere il suo bambino dalla pozzanghera, lavarlo e tenerlo pulito. In certo qual senso questa gente avrebbe bisogno che Dio si presentasse con tutta la sua divina maestà. Con tutta la sua collera. Mentre Dio lo vuole buttare fuori lontano dal suo peccato. Si sentono traditi da una chiesa che ha insegnato loro che il sacrificio della propria vita non servisse a nulla e che bisognava strisciare con le ginocchia sul pavimento. Allora quella sarebbe una chiesa che vale la pena soffrirci dentro. Non quella del movimento di Gesù, che spesso disse: il principio era la gioia. Abbiamo tentato di dire in modo garbato non è stato di gradimento da parte dell’opinione pubblica. Bergoglio si è trovato di fronte ad un abisso di accuse da una parte della chiesa e specificatamente da padre Minelli di Palermo, don Ramondi Guidetti di Livorno e dal card. Angelo Becciu proveniente dalla Sardegna. Il padre Alessandro Minutella che dirige, una nostra emittente Domina Nostra, che conta 84.000 seguaci, assistita da associazioni: Piccole Nazareth, devoto della madonna, dalla quale riceve messaggi. La sua residenza è Carini in provincia di Palermo. Considera e definisce il papa un usurpatore e massone. È stato ridotto allo stato laicale il 18.1.2022. Anche Don Raimondo Guidetti devoto di Maria (romano), ha definito il Papa: usurpatore. Il cardinale Becciu più semplice e più rispettoso in quanto non ha rotto con la comunione della chiesa, avrà avuto la sua condanna con 300.000 Euro di multa, poi ridotto a 180.000, con carcere all’interno di questa struttura. Odiare Bergoglio, chiamarlo papa usurpatore, qui ce una distinzione da fare, perché quando si rompe la comunione con la chiesa. Non è necessaria una pena papale.

Ratzinger si è trattenuto in minus che significa: codice di diritto canonico, Bergoglio si è riservato un Ministerium che significa faccende di casa. Il 31.12.2022 Ratzinger è deceduto e quindi la querela è stata risolta. Bergoglio si lascia guidare dal concetto che Dio è sempre lo stesso e che l’evoluzione dell’uomo la interpreta. Per Bergoglio è Dio che cammina con le gambe degli uomini. E Dio si lascia interpretare. Quindi la scienza psicologica, la psicologia del profondo, la nevrosi, tutto è cambiato. Dall’uomo pitecantropo all’uomo di Neanderthal, all’uomo delle foreste, il concetto di Papa Bergoglio è stato costante, sicuro e lungimirante. Per esempio cinquant’anni fa, era proibito il funerale nella chiesa, il nostro modo di intendere è cambiato.

È valsa la pena di completare il destino dell’umanità a quello di Gesù. E Gesù non voleva morire e disse: sarai con me in paradiso. L’obbligo del fine vita, ed è segno di forza d’animo interiore avere consapevolezza della propria fine. L’obbligo del digiuno nel periodo quaresimale, le sfasature del giorno e della notte quindi è scaduto. L’obbligo di essere a digiuno da mezzanotte è stato abolito secondo lo stesso concetto. L’obbligo di non mangiar carne al venerdì si è visto controllato per ragioni di salute. E non è detto che l’evoluzione del tempo sia stata negativa. La medicina che ha unito tutti i popoli della terra per ovviare la sofferenza e la fame. La stampa, che si mette a disposizione del genere umano e ci fa conoscere la fragilità della nostra natura umana, e l’online che ci fa conoscere il senso dell’uomo. Dal punto di vista della Chiesa ci sono molte riforme da fare. Sempre secondo Bergoglio ed i suoi successori. I sacerdoti con l’abolizione del celibato potranno superare il maschilismo. Il sacerdozio della donna potrebbe riversare tanti valori di educazione e cultura. La comunione alle coppie divorziate, potrebbe risultare un rispecchiarsi nei figli. Se un domani si procedesse al matrimonio per le coppie omosessuali, significherebbe che Dio ama tutti gli uomini indipendentemente dal genere sociale. Se un domani si farà attenzione alla cosa dogmatica con uno zoccolo più duro e la riferiamo con una riflessione teologica, questa ci permetterà di guardare più addentro alle future riforme o parziali o totali. Tutto questo per non delegittimare la Chiesa ma per trasformarla sempre di più nel regno di Dio sulla terra. Secondo l’idea di Gesù.

Autore: Albino Michelin 05.02.2024

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lunedì 8 aprile 2024

LE RELAZIONI UMANE, FONDAMENTO DELLA SOPRAVVIVENZA

 Le relazioni umane e interpersonali sono le più importanti oggi in cui il mondo si è fatto più piccolo e in cui si riconoscono i conflitti bellicosi, i sovranismi, e le multinazionali primo in piano che rendono più difficili rapporti e le relazioni sociali. Dove da casa nostra si riesce a mettersi in relazione con tutto il mondo. Eppure il mondo su tali rapporti non va tanto di meglio quanto diceva Maccio Plauto (180. d.c.) - “homo hominis lupus”. Dove in un sistema non vige nessuna legge, l'uomo cerca di distruggersi l'uno contro l'altro. Precorre Hobbes che nel 1650 definiva selvaggi i suoi simili o peggio di tutto egoisti. I nobili sentimenti che esistevano appositamente erano solo per non farsi la guerra e uccidersi a vicenda. Vi fu un certo Stazio che nel 168 d.C. aveva dichiarato “homo hominis deus "che interpretata retroattivamente Aristotele e Gesù Cristo. Aristotele era un pagano ante litteram. Quindi un cristiano, se cristiani si intendevano chiamare tutti coloro che avevano il sentimento profondo del divino. Vissuto nel 364-322, suo volume Etica Nicomachea, afferma che l’uomo è un animale sociale. La natura l'ha creato per vivere insieme con i suoi simile e ricalca molto Qoelet, un fascicolo di 12 capitoli della Bibbia, vademecum per il benessere dell’epoca, che c’è un tempo per tacere e uno per parlare. Un ecclesiastico in cui dichiara che il troppo parlare inquieta l'anima del Saggio. Amore del prossimo è l’espressione di Gesù che per amare il prossimo bisogna prima amare sé stessi. La misura dell'amore del prossimo sta nell’amore verso stessi. Conoscere il proprio valore, la propria dignità, la propria unicità. È fondamentale il rapporto affiche una persona avendolo con sé stessa la con possa comunicare agli altri. L'autostima è il valore che noi percepiamo come altissimo valore, mentre la disistima porta allo scoraggiamento. Chi ha poca stima di sé vive sulla difensiva, se la non esprime conduce sempre un'esistenza da vittima. Bisogna rispettare la propria strada, mettesi in gioco. E la nostra personalità crescerà. A volte il nemico del prossimo siamo noi stessi. Come facciamo ad amare un altro se non ci sentiamo degni di amore? Ma, oggi come oggi, sta diventando sempre più difficile istaurare e mantenere relazioni stabili e durature. Gli esperti dei nuovi media lo ripetono spesso che noi siamo da anni più soli e che l'internet ha ci reso ancora più soli. Questo perché il tempo passato sul social aumenta le relazioni virtuali, mentre diminuiscono quelle reali. Ci nascondiamo dietro un profilo. Preferiamo comunicare via chat, o mail o piuttosto che vederci di persona o parlare per telefono o fare quattro chiacchere con gli amici. La relazione sociale è importante per nostra salute mentale e fisica. La fine di una relazione amorosa, la rottura del rapporto con dei figli, con i fratelli più spesso sono vissute con dolore molto intenso. La società contemporanea, sempre più orientata all'individualismo, tende ad allontanarci gli uni dagli altri. Vivendo nella violenza dei cattivi pensieri invece che nell'affetto degli altri. Augurabile sarebbe se noi comunicassimo con il cuore per poter arrivare all'altro dando spazio necessario ai sentimenti e alle emozioni. Aggiungiamo che siamo in una fase di ignoranza e del superman, un prodotto delle guerre che ci impedisce di garantirci un dialogo comune. E si sa che l’ignoranza è sempre portatrice di guerre e di violenze. E qui viene a proposito il mito delle caverne. Alcuni schiavi sono legati ad una spelonca e costantemente rivolti ad una sola parete che devono fissare fino a obnubilare la loro coscienza e il loro sapere. Ad un certo punto lo schiavo padrone spalanca le porte e tutti possono uscire all'aria aperta. La loro meraviglia è trovarsi di fronte a tante bellezze, le farfalle che volteggiano, gli uccelli che si rincorrono, gli animali da cortile che variopinti convivono. Si aprono i loro occhi ma loro malgrado ritornano alla spelonca ad inchiodarsi su quella parete ad obnubilarsi la coscienza, finché si fanno uccidere dalla disperazione. Questi esseri-animali avevano imparato che le relazioni umane erano per loro di grande importanza. E oltre a questo c è del mito di Narciso in cui esiste una scuola i per i talentati, per i super men, ma non esiste una scuola di uguali per tutti, un del libro per tutti, diffusa e globale. Un po’ per quanto risulta in alcune parti d` Italia. La gente che si sovrastima e simile a quel Narciso che invaghitosi dei suoi talent, arrivato da una fonte tento di abbracciarsi e così si annegò. Alcuni di noi attribuiscono al Karma le difficolta di entrare in relazione con qualcuno e di comunicare. Il Karma, per un mondo di appassionati alle religioni orientali, può condizionare le nostre azioni, ma in definitiva tutti siamo responsabile delle nostre azioni. E quindi è in mano nostra l’impegno delle relazioni sociali. All'atto pratico come ho trovato un amico ha trovano un tesoro. E perciò un allenamento per tenersi gli amici, custodirseli, aumentarli. Il che garantirà anche un ben essere nelle relazioni sociali. Suo piano pratico si dovrebbe iniziare già nelle piccole cose. Molti conoscono qualche amicizia, una amicizia particolare, spirituale, platonica. Molti fanno parte di agenzie di lavoro, di gruppi di escursioni, di bar e di tante atre aggregazioni, Ed ecco alcuni aforismi per mantenere l'amicizia nelle relazioni interpersonali. Evitando di sopra valutarsi e di sottovalutarsi. Non angosciarsi per i propri errori. Non confondere l'autostima con l'orgoglio narcisista perché queste persone non si amano. Ti voglio bene per quello che sei. Non dire che tu ami l'umanità in genere, quando sono le persone singole che non riesci ad amare. Solitudine, pessimismo, l'amicizia è luogo di parità. Una delle gioie dell'amicizia è di avere qualcuno cui confidare un segreto. Chi si ama ammette il proprio errore. Non stilare i comportamenti passivi degli altri, controllare le emozioni e mai puntare il dito su persone che non sanno difendersi. “Te l'aveva detto io che non saresti riuscito a fare niente. Digli piuttosto di fare riemergere tutto il potenziale dentro di sé per trovare il senso della propria esistenza” In questa relazione umana e sociale sta tutto il fondamento dei rapporti e del rispetto dei rapporti romantici, genitoriali, dei fratelli e sorelle, dei figli e delle figlie, e più oltre sino ai rapporti civili e politici. E forse cosi si potrà evitare che l’uomo divenga” hominis homini lupus.”

Autore: Albino Michelin 05.02.2024

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LA FEDE, ANCHE SE CRISTIANA O LAICA, È SEMPRE FEDE POLITICA

Se fra di noi una quantità di persone se considerano inconciliabile la fede in Dio ed in Gesù Cristo, con la politica ed altri invece si buttano sul sociale, sul politico sostenendo che il messaggio di Gesù altrimenti sarebbe troppo evanescente. Un’evidenza è che quando si constata che la religione oggi ci divide fra cattolici devoti e l’altra parte degli attivisti cristiani, viene spesso in contrasto con loro. Oggi sarebbe meglio chiamarla con le parole che usavano i primi cristiani, nei primi secoli, cioè frazione del pane o condivisione del pane, togliendo il tassativo obbligo della messa domenicale. Oggi in nome delle opere di misericordia sono due: assistenza e politica. Assistenza è stare in ascolto delle singole persone, individuando il loro bisogno e dolore. È il contatto diretto assiduo e premuroso con il singolo individuato dalle prove della vita. Questa è la tradizione della nostra carità cristiana. Sempre creatore di miriadi di istituzioni. Espresse con gli orfanotrofi, con le case di accoglienza, con le case degli anziani, cose che hanno sempre fatto onore. Il che non significa che i cristiani oggi debbano fare le scuole religiose o gli istituti cattolici. Si impegneranno invece per fare funzionare al meglio, senza la pretesa di confessionalismo, le istituzioni pubbliche che soccorrono la fragilità delle persone nella situazione del bisogno. Dove opera lo stato non c’è nessun bisogno di allargare le opere cattoliche come tali. È lo stato che bisogna far funzionare al meglio. Come non riconoscere una fede esistenziale profonda e creativa, solo per fare alcuni esempi, nei volontari di Emergency, nei medici senza frontiere, negli attivisti di Amnesty Internazionale, nei collaboratori di tutti quegli enti non governativi che si propongono nelle situazioni di bisogno in tutto il mondo, come anche delle tantissime persone che soccorrono i profughi e gli emigranti in tutti i paesi europei. Anche queste persone hanno bisogno di un ascolto diretto e di un aiuto immediato. Il volontariato è individuale ed irrinunciabile, anche la carità, altro non è che una forma di fraternità. Non può non diventare anche politica, se arriva in modo più largo e totale. Ogni epoca per ogni società ha bisogno di azioni concrete e di impegno assiduo, perché la fraternità possa realmente realizzarsi. Era la struttura sociale che Gesù metteva in discussione. Guai a voi o ricchi, perché avete ricevuto la vostra ricompensa (Luca capo 6 25 25). Oppure: sarete cacciati davanti ai capi di governo, e così sarete voi testimoni (Marco 13.9). Non vi può essere anche una fede che può contrastare le grandi umiliazioni del mondo: l’accusa degli arabi, la fuga di milioni di profughi dal medio oriente, conflitti intollerabili, giustizie insuperabili fra i diversi popoli, non possono essere superati dall’assistenza e tanto meno dall’elemosina di stato. Per sottrarre il mondo dal dominio della mammona è necessaria una fede a dura prova. Questo è il cristiano di Papa Bergoglio attorniato da tante messe senza frazione del pane, quindi insignificanti. Eppure un modo c’è per non rassegnarsi e per non cadere nella desolazione e questo si chiama sogno, utopia, progetto. Ma serve capacità, costanza, energia per organizzarsi con sistemi alternativi e dentro con coraggio e determinazione. Solo l’uomo a differenza degli animali può proiettarsi verso il futuro, tanto che l’uomo può avere la sua essenza nel futuro. Ma che prove abbiamo oggi del domani? Perché potrà essere diverso? Se ci guardiamo indietro e contempliamo il cammino della storia onestamente dobbiamo prendere atto che anche la dove la civiltà sembrava avere raggiunto livelli mai visti, prima sono sempre stati possibili nel giro di poche stagioni, catastrofiche cadute, abissali retrocessioni nella crudeltà più inaudita. Il caso più facile da accettare ovviamente è quello della Germania, dei Lager nazisti: lo sterminio su scala industriale perpetrato per anni da amorevoli padri di famiglia. Non è avvenuto forse in piena normalità nello stesso paese che ha regalato al mondo Bach, Beethoven, Einstein? Uguale sgomento provoca la torsione storica del comunismo che sembrava avere inaugurato una nuova era di liberazione dalle masse e che invece assunse con le nuove generazioni il volto di sistema brutalmente totalitario. Responsabile dello sterminio di milioni di potenziali oppositori. Ma è la nostra memoria ad essere breve: la prima scena del 2001 Odissea nello spazio di S. Kubrick (con la coda di scimmia antropomorfica che impara a plasmare la prima arma di offesa) ai genocidi ancora in corso nel medio oriente che fu la culla di tutte le civiltà europee, sembra che ogni volta l’uomo debba ricominciare da capo il suo cammino di umanizzazione. Non abbiamo nessuna prova che il genere umano non si autodistruggerà, non tanto per l’esplosione della bomba atomica quanto con la devastazione ambientale prodotta dallo sfruttamento scriteriato delle risorse in funzione dell’arricchimento di pochi. Che cosa ci resta allora da fare? Ci resta la speranza, ma questa sola non può bastare, perché la speranza è un sentimento, uno stato d’animo che può in qualunque momento mutarsi nel proprio contrario: rassegnazione al presente, adeguamento alla vittoria del male. La speranza non può bastare perché per sua natura e virtù passiva. Oggi qui abbiamo bisogno di una fede attiva e coraggiosa che permetta di resistere e continuare non solo a sognare un futuro diverso, ma anche a lavorare pazientemente e coraggiosamente sul campo della storia. Non c’è bisogno che l’angelo dell’apocalisse venga a chiudere la storia e la fine della belligeranza. Dio ha detto che il regno di Dio nella storia è già incominciato, che Dio è dentro di noi. Non è significativo che a Dio vengano attribuite le nostre malvagità e che se Dio non ha ascoltato le nostre preghiere per la pace, è tutta colpa nostra. Siamo noi che vogliamo la guerra. Perché Dio ci ha insegnato che l’uomo si salva attraverso l’assistenza e la politica.

 Autore: Albino Michelin 22.01.2024

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