In riferimento ad un mio articolo apparso su
“Rinascita” del 21.3.2003, dal titolo “Come ti invento un mussulmano” ho
ricevuto una lettera da Casarsa (Pordenone) che qui mi permetto di pubblicare
in quanto serve ad approfondire un dibattito sempre in corso e di grande
attualità.
Gentile amico, ancora nel 1979 quando non si vedevano
musulmani dalle nostre parti io e Paolo (mio marito) con la nostra parrocchia abbiamo
partecipato ad un pellegrinaggio della diocesi di Concordia per l'incontro con il nuovo
papa per la perorazione della beatificazione di padre Marco d’Aviano. L’abbiamo fatto con
· grande gioia perché noi friulani ci sentiamo,
molto onorati di tale grandezza. Senza essere degli studiosi storici abbiamo avuto modo di conoscere attraverso testimonianze scritte,
tramandateci dopo oltre tre secoli, della bontà di questo santo frate che ha dedicato la sua vita alla preghiera, alle confessioni, soprattutto divulgando il Vangelo.
Grazie a lui oggi noi Europei non siamo tutti musulmani: La. Sua arma è stata il crocefisso (che qualcuno
vorrebbe togliere dalle nostre scuole), che è il segno tangibile di noi cristiani. Ricordo che nella Sala Nervi stracolma di friulani Il Santo Padre disse: "Conosco bene la figura
di questo Santo frate, ma
non sapevo che fosse friulano". Io ho
dei nipoti
e non vorrei che un domani
non molto lontano, si trovassero (con l'invasione pacifica e prolifica musulmana) con le loro
leggi, a dover subire ciò che succede alle donne nei Paesi islamici
Burka, infibulazione, esclusione dalle preghiere della chiesa. Qui tutti i giorni bussano alle nostre porte.
I vu’ cumprà che noi cerchiamo Cristianamente di aiutare, comprando
ciò che non ci serve. Non succede altrettanto ai cristiani che vivono nei Paesi di religione musulmana. Sono perseguitati solo per la grave colpa
di essere infedeli, vedi Sudan, · Algeria, Timor est e paesi musulmani. Ci ha fa piacere sentire per televisione il Cardinale Biffi esprimersi pubblica mente senza paura
di critiche perché anch’io
da molto tempo penso in questo
modo e, per quanto mi riguarda mi piacerebbe che se i cristiani volessero costruire una chiesa alla Mecca gli fosse concesso
come lo è stato per la moschea a Roma. Le
allego un opuscolo, se trova il tempo di leggerlo. Questi sono i miei sentimenti verso i fratelli musulmani come
giustamente li definisce il Santo Padre. Cordialmente' la saluto insieme ai suoi parrocchiani dei quali ricordo ancora con piacere molti.
Maria
Colussi -Casarsa (PN) 5-4-2003
Nel mio articolo
su citato mi permettevo
di presentare
alcune riserve non tanto sulla santità e sulla fede religiosa del friulano. Frà Marco
D'Aviano, quanto piuttosto
sull’opportunità della sua beatificazione
(avvenuta il 27.4.03) in questo "preciso" momento. Sappiamo che il nostro cappuccino nel 1683 riuscì’
a cacciare i musulmani
da Vienna con la sola
arma del crocefisso. Ringrazio l’interlocutrice per l'invio di un opuscolo che volentieri rilessi, però in precedenza mi ero sufficientemente informato su una letteratura più dettagliata. Ho l'impressione che Maria calchi troppo la mano contro
gli islamici generalizzando e mettendoli tutti nello
stesso sacco. Essa, infatti, afferma che se non fosse anche per questo beato saremmo "tutti" musulmani.
Un'offesa per i molti musulmani in Svizzera, non affatto bombaroli e senza Dio, anzi, laboriosi, rispettosi, religiosi. Il riferimento al Card.
Biffi è di ossequio, cioè il porporato fa questa analisi e noi potremmo farne un'altra, senza che egli la consideri un'offesa. Quando penso che i maggiori in cui da bambino ho studiato, gli Scalabrini, oggi sono adibiti
come alloggio per gli extracomunitari, islamici
non esclusi, quando sappiamo che molti ordini religiosi si prodigano in questo settore,
ritengo le affermazioni di Biffi da rispettare, ma soggettive e personali.
Il rapporto fra popoli e fra religioni è diventato oggi così fragile, così nervo
scoperto, per cui varrebbe la pena fare un altro pensierino, cioè rinviare beatificazioni e canonizzazioni di certi personaggi, allo scopo di evitare
inutili rigurgiti viscerali o di riaprire contestazioni e ferite non ancora dal tempo rimarginate. Gentile Maria, Lei senz’altro è a conoscenza di alcuni
casi recenti.
Mi permetto di citarli
in ordine di tempo. La beatificazione del Cardinal Stepinac di Zagabria (3.10.98) ha onorato
il popolo Croato ma irritato ebrei, serbi, ortodossi e zingari
in quanto, il prelato nell’ultima guerra
avrebbe tollerato contro di loro il regime
persecutorio nazifascista di Palevic. La canonizzazione di Edith Stein (11.10.98) di origine ebraica, convertitasi poi al cattolicesimo, deportata ed uccisa ad Auschwitz nel
1942 non in quanto suora cattolica, ma in quanto ebrea. La beatificazione di Papa
Pio IX (3.9.2000): dagli anni 1850 avrebbe ricostruito il ghetto
per gli ebrei e fatto rapire il bambino ebreo Edgardo Mortara per battezzarlo di nascosto. Lei, Maria, ricorderà le
reclamazioni a noi rivolte
da parte ebraica
in tutte e tre queste occasioni. Infine la canonizzazione di Josemar ie Escriva, avvenuta l'anno scorso' amico e supporter della dittatura
franchista anni '30 e di Pinochet che forti tensioni ha suscitato specie
all'interno della cattolicità iberica. Chiaro, nulla contro questi santi e tanto meno contro la loro santità personale. Ma oggi i beati e i Santi (se ancora li. Vogliamo mettere sugli altari) dovrebbero anche rispondere a un modello. Sociale: unire i popoli e non dividerli. Nessuno ha nulla da eccepire
su Madre Teresa di Calcutta, beata o santa che sia in quanto essa ha veramente
unito i popoli
attraverso l’assistenza ai bambini di ogni razza e colore, senza distinzione
fra chi ha la faccia pulita e la faccia sporca. Vero anche che ogni religione
al suo interno è autonoma e può celebrarsi nella propria identità con modelli
di sua scelta, prudenzialmente però evitando di esporla alle altre religioni e
popoli come una sfida ed una vittoria. Gesù ha detto: "Nella pazienza
possederete le anime vostre". Ecco: in questo momento incandescente fra
Cristianesimo-islamismo i friulani avrebbero potuto pazientare ancora un poco
per le beatificazione del loro Frà Marco D'Aviano, senza pretenderla ora e subito
con le trombe d'argento di piazza San Pietro. E un po’ di altrettanta pazienza ci auguriamo nei confronti di Papa
Pio XlI e di Isabella Regina di Spagna, che molti vorrebbero "ora e
subito" sugli altari. Perché sul primo restano non chiarite le riserve sul
suo silenzio di fronte all'antisemitismo nazista dell'ultima guerra mondiale e
sulla seconda (gratificata nel 1504 dal Papa Alessandro VI con il titolo di
"La Cattolica") riserve ancora più pesanti per la persecuzione contro
gli ebrei nonché la loro espulsione dalla Spagna e dalla ·Francia. Questa
pazienza oggi (in attesa di tempi migliori) andrebbe a beneficio non soltanto
della civiltà friulana ma anche di una sospirata tregua fra le componenti dell’umanità
tutta.
Autore: Albino Michelin
Anno 2013
'