sabato 15 agosto 2015

INAUGURATA A BERNA LA CASA DELLE RELIGIONI

Da che mondo è mondo le guerre di religione ci sono sempre state, continuano ancora oggi, e forse anche per un bel pezzo di futuro. Basti pensare al 2014 in cui guerre di religione o per interesse del proprio Dio o del proprio Mammona, hanno registrato migliaia di morti, vedi in Pakistan, Siria, Africa, Congo, Turchia, Ucraina. Di guerre di religione sono pieni gli spazi, i tempi, i mondi, la storia. Ognuna pretese e pretende di avere il monopolio della verità e molti paventano che finché vi saranno religioni ci saranno pure guerre di religione. Anche per questo buona parte dell’umanità opta per la scomparsa delle religioni a favore dell’avvento della scienza, perché solo questa con le sue scoperte e le sue invenzioni da tutti accettate ed utilizzate riuscirebbe a riunificare i popoli. Una semplificazione che risponde anche a verità, ma insufficiente perché dobbiamo fare i conti con il presente: le religioni esistono e forse anche in futuro potrebbero essere un fatto permanente. In questo contesto è un po’ miracoloso quanto avvenuto a Berna il 14 dicembre: l’inaugurazione “Casa delle Religioni”. La realizzazione di un sogno da parte di molti, unico nel suo genere al mondo. Situata in piazza Europa, nella periferia Ovest della città, popolata di gente di ogni colore ed etnia, la costruzione ospita sotto lo stesso tetto cinque comunità religiose diverse. Vi è un tempio buddista ed uno induista, una moschea musulmana, una sala di preghiera per gli aleviti, una cappella cristiana per cattolici, protestanti, ortodossi. Al progetto sono state associate anche comunità ebraiche, bahaj, e sick. L’idea carismatica risale al 1998, ad opera del pastore evangelico della Moravia H.Haas. Si tratta di una fondazione che ha impiegato 10 anni per raccogliere gli undici milioni necessari alla concretizzazione dell’opera. Il finanziamento è stato garantito dal Cantone di Berna, dalla chiesa cattolica e protestante, da donazioni e contributi privati. Costruito in vetro e cemento, oltre al reparto riservato al culto specifico di ogni religione, l’edificio comprende sale di concerti, di spettacoli, di dibattiti culturali. Inoltre due centri commerciali, 80 appartamenti e uffici vari. All’inizio dei lavori il Consiglio Federale in data 18.5.2011 si dichiarò ambizioso del progetto perché al di là dell’intento religioso intende promuovere il dialogo, la comprensione multiculturale ed un approccio costruttivo nei confronti del ”diverso”. Quando religioni e visioni del mondo differenti si incontrano diventano fermenti insostituibili per la convivenza, l’integrazione, la pace sociale. In questa epoca caratterizzata da frequenti tensioni fra religioni è indispensabile che ognuno cominci da se stesso, nel suo piccolo, dal suo territorio. Il sostegno dato dal Cantone non significa che la politica bernese sia diventata confessionale – religiosa, rinunciando alla sua laicità e autonomia, ma che la promozione dei valori di ogni religione indistintamente serve anche alla politica, a renderla più attenta e più rispettosa di ogni essere umano. Alcuni dettagli importanti non vanno nella circostanza sottovalutati: la Casa delle Religioni è stata voluta anche e soprattutto per le minoranze religiose (pensiamo al 4% di musulmani) che finora si riunivano nelle vecchie fabbriche, nelle cantine, nei garage o nei cortili. L’azzardo poi di abitare sotto lo stesso tetto non comporta la perdita della propria identità. Ad esempio per quanto concerne la cappella cristiana essa non viene adibita solo a servizi ecumenici, ma anche alla messa, all’eucarestia, ai battesimi, ai matrimoni dei cattolici e così per le altre due confessioni cristiane, protestante ed ortodossa. Da sottolineare infine il disgelo operato dalla chiesa cattolica nel riunirsi in questo tipo di “comunità’”. La disponibilità e la capacità di liquidare un suo passato non tanto affettuoso verso le altre religioni.  Non si vada troppo indietro nel medioevo quando “i mussulmani in certo senso eravamo noi” cattolici ma anche a tempi più recenti. Nel 1859 Pio IX proibì ai cattolici di partecipare all’Associazione per   la riunione dei cristiani fondata in Inghilterra da un pastore evangelico. Nel 1925 all’assemblea di Stoccolma costituita allo stesso scopo la chiesa cattolica ufficialmente invitata non vi aderì. Nel 1948 con Pio XII stessa proibizione per l’assemblea di Amsterdam con la motivazione: l’unità delle religioni si verifica soltanto con il ritorno di tutte le altre a quella cattolica. Fino al 1960 quando Giovanni XXIII dichiarò che va ricercato ciò che ci unisce e non ciò che ci divide.  A parte l’incidente e il malessere provocato fra le religioni dall’enciclica “Dominus Jesus” redatta il 5.9.2000 dall’allora Cardinal Ratzinger che sosteneva esistere la vera chiesa di Gesù solo in quella cattolica, mentre   tutte le altre non sono chiese ma solo associazioni, negli ultimi anni si tentò di superare le disquisizioni teologiche, di tenersi ciascuno la sua, ma di fondare comunità di lavoro e di intenti unitari. E anche la recente Casa delle Religioni di Berna rappresenta non solo un laboratorio di convivenza religiosa, ma un potenziale simbolico universale per diminuire le guerre e garantire un cammino di pace fra i popoli.

Autore:
Albino Michelin
17.12.2014

SLOT MACHINE, I PREZZI PER MESSE E SACRAMENTI

Venerdì 21 novembre nella messa in S. Marta Papa Francesco, spiegando il brano del Vangelo di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio fece una forte esortazione: ”basta con il mercanteggio del sacro”. Ovvio che il giorno seguente la stampa soprattutto a livello nazionale ebbe a citare una dovizia di casi. I parrocchiani di Villa di Baggio, Pistoia, già prima avevano inviato una lettera a Papa Francesco chiedendo un suo intervento. Il Parroco del luogo don Valerio Mazzola, aveva da tempo appeso alla porta della chiesa un tariffario: Euro 190 per matrimonio,90 per battesimi e funerali, per trigesimo di defunti offerta minima euro 50. A Boccadasse di Genova per nozze offerta libera a partire da 150 euro. A Sestri Levante 300 euro, di cui 150 da versare subito. E se la data è contesa vince la coppia che paga per prima. Altre parrocchie pongono offerta libera, ma questa è un’esca ambigua perché nessuno per fare brutta figura lesina i sui soldini al prete. Altro piatto forte sono le messe per i defunti: in genere 10 euro per nominativo, e se sono venti di diverse famiglie fa 200 euro. Vanno al prete, al Vescovo, al Papa, ai lebbrosi? Chiarezza cercasi. Casi non citati dalla stampa sono comunissimi. Uno fra i tanti: la signora A.S. (nome e indirizzo noto allo scrivente) accompagna spesso per assistenza pellegrinaggi a Medjugorje e verso altri santuari. Al ritorno la responsabile raccoglie offerte (minimo 10 euro) per celebrazione messe. Sconosciuto l’ammontare e il prete destinatario. Note invece le osservazioni di qualche pellegrino sul senso di tutto questo affarismo, sull’obbligo morale di sborsare per evitare brutte figure, sulla finalità di tanto devozionismo anziché a scopo sociale, infanzia abbandonata e simili. Il Papa si è sintonizzato con le critiche del popolo assai diffuse in questo mercanteggio, specie nel Sud Italia. Non si vorrebbe ritornare ai fantasmi del passato quando nel 1517 Papa Leone X divulgò la “Tassa Camere” con l’elenco tariffario redatto a scopo di vendere assoluzioni sacramentali di peccati commessi o da commettersi a seconda del prezzo versato. Ad esempio la nona indulgenza concedeva l’assoluzione di un omicidio pagando libbre 15, la dodicesima l’assoluzione per aver affogato un figlio versando libbre 17. Il tutto per la costruzione di Basiliche e chiese. Non per nulla Lutero affisse alla porta della cattedrale di Wittemberg la sua tesi nr.43: ”È meglio dare ad un povero che acquistare indulgenze.” E coniò ironicamente il detto: ”quando il soldo cade nella cassetta, l’anima sale al ciel benedetta”. Nella sua omelia Papa Francesco rifiuta un listino di prezzi per le celebrazioni sacre, e proclama che la redenzione di Gesù è gratuita. Un ritorno alla chiesa del Vangelo quando vi fu la prima tentazione di simonia, il commercio del sacro. Cioè il caso di Simon Mago che andò dall’apostolo Pietro con del denaro per ricevere il potere dello Spirito Santo.  “In perdizione perché hai osato pensare di acquistare con il denaro il dono di Dio” (Atti 8,18). Dopo tale intervento di Bergoglio subito il Cardinal Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, tentò di smorzare il tiro spiegando che libere offerte si possono dare e accettare per le necessità materiali della chiesa. Sa un po’ di autodifesa, cioè i vescovi italiani faticano a tenere il passo con questa chiesa francescana in uscita. Ma passare dalla teoria alla pratica non sarebbe impossibile. Anzitutto chiarire che anche il prete ha diritto non alle sacre tangenti, ma al suo stipendio mensile, questo sì. Ogni operaio ha diritto alla sua mercede. Arrivarci si puo’ considerando l’8 per mille da distribuire meglio, e il 20 % degli immobili esistenti in Italia appartenenti alla Chiesa. Un’equa distribuzione è possibile. All’interno di questa garanzia di sostentamento, tutto il resto dal prete dovrebbe essere celebrato gratuitamente. Dalle messe ai funerali. Attuare la dimenticata recente legge anno 1983 del diritto ecclesiastico: “Celebrare la messa per le intenzioni dei fedeli anche senza ricevere alcuna offerta” (nr.945,2). Per battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni, funerali chi desidera addobbi, fiori, organi, quartetti musicali se li sovvenziona senza passare attraverso il prete. A chi insiste in tali circostanze di fare un’offerta per la chiesa, opere pie, ecc. il prete gli presenti un vaglia postale con stampato il destinatario, cioè commissione finanziaria della parrocchia, composta da laici. Con un certo ritmo la commissione fa pubblicare sul bollettino parrocchiale ogni entrata. Una volta all’anno organizza un’assemblea pubblica di tutti i cattolici per decidere la destinazione degli introiti: per il mantenimento chiesa, per i poveri, per i rifugiati politici, per il terzo mondo…Tutto in trasparenza. Con il metodo del vaglia postale scompaiono le busterelle al prete, le busterelle alle porte e sui banchi della chiesa, le busterelle per la benedizione delle case. Non si cade dalle nuvole, tale metodo ad esempio è di prassi nella maggior parte delle chiese europee. Ovviamente anche lì non esenti da difetti e con tutti le migliorie da apportare. Un’osservazione infine fece Papa Bergoglio in quella celebrazione: “due cose il popolo non perdona al prete, l’attaccamento ai soldi e il maltrattamento alla gente”. E quindi esortò i fedeli al coraggio di richiamare i preti che cedono alla tentazione del mercanteggio sui sacramenti.

Autore:
Albino Michelin
10.12.2014

                                        

GIORNATA DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Il 13 agosto 2013 Antonella Russo di Avola (Siracusa) madre di tre figli venne uccisa con una fucilata dal marito che subito dopo   si suicidò.  Oggi la figlia maggiore Nancy di 19 anni vive a Ferrara con una borsa di studio e anziché in scienze infermieristiche preferisce laurearsi in giurisprudenza per occuparsi di violenza sulle donne e soprattutto dei figli del femminicidio.  II  25 novembre è stata scelta dall’Onu nel 1999 quale giornata mondiale sulla violenza contro le donne. L’origine risale già al 1960 nella Repubblica domenicana, allorché le tre sorelle Mirabel furono massacrate dall’allora dittatore per avere contestato il caos e l’arretratezza del paese. Questa giornata non è ancora entrata profondamente nel tessuto sociale, come ad esempio quella degli innamorati 14 febbraio, quella della donna 8 marzo, quella dei papà 19 marzo, quella delle mamme 2° domenica di maggio, quella dei nonni 2 ottobre, ma già quest’anno si è constatata una sensibilità più partecipata. Si è visto in tante parti del mondo pubbliche manifestazioni e riproposto il simbolo ideato da E.Chauvet, artista messicana, scarpe rosse sopra una sedia vuota a richiamare l’attenzione sulla scomparsa e la eliminazione di tante donne nella violenza e nel sangue. Le statistiche in merito non fanno clamore ma sono drammatiche. Nel mondo una donna su tre, all’incirca un miliardo e duecento milioni subisce violenze, sfruttamento fisico o sessuale. Di cui 150 milioni under 18. Tre milioni di bambine ogni anno sottoposte a mutilazioni genitali. In Europa 7 donne ogni giorno vengono uccise dal loro partner, circa 2.500 all’anno. In Italia sono 7 milioni fra i 6 e 70 anni a subire vessazioni, fra cui un milione sottoposte a stupro o tentativi di stupro. Dal 2000 ad oggi oltre 2.400 le donne uccise, sempre in Italia. Solo nel 2013, anno nero 179 di cui 75 al sud, 60 al nord. 44 al centro. Il 32% per motivi passionali, il 29% per litigi banali, il 16% per motivi finanziari o d’interesse. Al di là di queste cifre poi ci sta un numero   considerevole di bambini e di figli orfani, abbandonati   senza famiglie, condannati a emigrare fra parenti, amici, o ricoverati in istituti di comunità.  E qui sorge subito la domanda: come mai oggi tutta questa escalation del femminicidio e della vendetta maschile sulla donna? Questo tipo di violenza non è frutto di un raptus come potrebbe essere il suicidio, ma un fenomeno strutturale, radicato, culturale, di mentalità arcaica che soggiace in profondità anche sotto la superfice di un progresso tecnologico galoppante. Si pensi all’America in cui la violenza sulle donne ha fatto in un anno più morti che non i militari in Iraq e dintorni. E’ anche un complesso d’inferiorità’: solo un piccolo uomo ha bisogno di sfregiare, tiranneggiare, ferire, uccidere per sentirsi grande. E poi un incomprensibile istinto di proprietà: tu devi essere bella, stereotipata come una barbi, dipendente, ubbidiente …tu sei mia, non puoi, non devi lasciarmi. E prende la soluzione di punirla, buttarla dalla finestra se parla allo Skype con il suo ex, se balla con un altro, se esce con il gruppo ginnastica. E quali rimedi si potrebbero proporre? Le donne vengono consigliate a denunciare ai centri antiviolenza o alle autorità competenti. Ma qui si trovano di fronte a diverse difficoltà. Diffidenza da parte di costoro e lungaggini snervanti e umilianti. Ci si ricorda ancora la prassi di un tempo, quando fino agli anni 70 i famigliari davano sempre ragione agli stupratori maschi e a loro si aggiungevano pure gli avvocati. Quindi si preferisce sopportare, attendere, subire. Anche perché molte tentano fino all’impossibile di salvare figli e famiglia, temono di restare sole. Altre vivono di amori malati, si adattano alla violenza, hanno bisogno delle scosse dell’uomo. Quindi non se ne vanno subito o mai, e si lasciano uccidere. Altre preferiscono chiedere il divorzio, ora che hanno raggiunto anche una certa autonomia finanziaria. Ed il fatto che siano in maggioranza le donne ad esigerlo sta a dimostrare che forse sono anche stanche di sevizie e di soprusi maschili. Ma prevenire è meglio che intervenire. Quindi a monte si dovrebbe già operare una diversa pedagogia con le bambine e con i bambini. Si insegna erroneamente alle femminucce che per piacere a qualcuno devono essere belle, ma anche umili e sottomesse, pazienti, assecondare i desideri altrui per far valere magari più tardi i propri. Si, essere belle prima di tutto non per piacere agli altri ma per piacere a se stesse. E ai maschietti già dalla scuola materna far capire attraverso l’educazione sessuale, a patto che non si riduca solo ad informazione anatomica, il meglio e non il peggio della differenza. Quindi la complementarietà e il rispetto. Se non si inculcano questi sentimenti fin dall’infanzia non entreranno certo più tardi nella testa degli adulti. Il tutto andrebbe supportato meglio anche dallo Stato. Se pensiamo che quello italiano mette ogni anno a diposizione dei centri antiviolenza la bella somma di euro tremila(sic) se ne dovranno fare ancora parecchie giornate annuali mondiali sulla violenza contro le donne per creare un’adeguata sensibilità su questo allarmante fenomeno.

Autore:
Albino Michelin
03.12.2014



L'IGNORANZA DEI CATTOLICI ITALIANI: QUALCHE MOTIVO

L’Italia nei suoi rapporti con la religione è un paese stonato, come un pianoforte scordato, da 2 mila anni   erede di Pietro e sede del Papato. Il giudizio è dello storico cattolico Alberto Melloni nel suo libro “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia”,500 pagine, pubblicato in collaborazione con una trentina di studiosi in materia. E indugia sul fatto che il 70% non legge la Bibbia, il 27 % dichiara Mosè autore del Libro sacro, il 32” afferma che il romanzo Codice da Vinci di D. Brown è un libro dei Vangeli. Però non bisogna sempre e soltanto affondare la lama sull’ignoranza degli italiani, opportuno sarebbe anche sentire le loro opinioni sulle motivazioni. E qui si apprende che molti anche fra i praticanti osservano che il messaggio religioso dato dalla chiesa non sempre coincide con quello del Vangelo, nel senso che essa martella principi e annunci che nel Vangelo si situano in seconda fila, mentre tacita o affievolisce altri da Gesù elencati e ripetuti sempre in prima fila. Alcuni esempi. Gesù proclama: “non chi dirà Signore Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi avrà fatto la volontà del Padre mio” (Mt.7,21).  Per Gesù è noto che la volontà del Padre si chiama amore del prossimo, inclusa l’onestà contro ogni corruzione. Ovvio quindi che Expo di Milano, Mose di Venezia, mafia il sacco di Roma capitale, oltre che nel sud, e l’italica furbizia tutta sono comportamenti chiaramente antievangelici. D’altra parte il messaggio insistente della chiesa continua ad essere la pratica religiosa, la messa, la confessione, il rosario, i sacramenti, i pellegrinaggi, il commercio dei santini e delle medagliette. Poca predicazione sull’onestà civica, sopra tutto quella espressa con l’esempio. Ovvio che molti concludano che a loro questa religione non serve, perché troppo autoreferenziale alla chiesa e poco al Vangelo, e quindi se ne vadano. Appartengono costoro alla schiera dell’ignoranza religiosa? Altro caso. Gesù dice: ”se tu stai per fare la tu offerta all’altare e ti accorgi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta, vai prima a riconciliarti con lui e poi torna all’altare” (Mt.11,5). Gesù non intima: ”tu divorziato, coppia di fatto, omosessuale, prostituta, adultero allontanati dalla comunione. Prima riprendi il precedente partner, vai a curarti la malattia sessuale, prometti castità e poi vai a ricevere l’0stia”. Se si dovesse prendere sul serio la parola di Gesù si dovrebbe tutti uscire di chiesa prima della comunione e andare a fare la pace con i nostri nemici e dopo ritornare in chiesa, mentre invece l’attuale predicazione dal pulpito esclude proprio quelli che Gesù ha invitato perché deboli, affaticati ed oppressi. Rovesciato il contenuto del messaggio evangelico. E molti che se ne vanno adirati appartengono forse alla schiera dell’ignoranza religiosa? E poi il solito caso, quello del divorzio. Sappiamo che nel Vangelo di Marco (10,11) Gesù non lo ammette, ma in quello di Matteo (5,32) dice:” Chiunque ripudia sua moglie, eccetto in caso di *porneia*, commette adulterio. La parola originale greca *porneia*, discussa all’infinito, viene interpretata oggi anche come *mancanza di valori essenziali*. In questi casi Gesù ammetteva eccezioni per il divorzio e che un secondo matrimonio non sarebbe stato adulterio. Questo brano non viene mai letto nelle chiese né dibattuto nelle conferenze religiose sulla famiglia, ma si cita sempre e solo quello di Marco.  Perché questo silenzio? La gente non deve conoscere l’eccezione addotta da Gesù altrimenti ne approfitta. Anche questo può irritare e allontanare molti perché si censurano i messaggi evangelici essenziali e si citano selezionati a senso unico. Anche perciò se ne vanno ma non li si possono includere nella schiera dell’ignoranza religiosa. Un ultimo esempio, quello della coscienza. La Chiesa insiste che il suo magistero infallibile è legge di Dio da non discutere. Raramente cita la coscienza e l’importanza di comportarsi secondo coscienza, ovviamente con una serie di condizioni: deve essere istruita, formata, consapevole, secondo però i principi del magistero. Ma non cita mai o raramente Paolo che nella lettera ai Romani dice: ”Quando i pagani (cioè i non cristiani) agiscono secondo la legge dimostrano che la legge è scritta nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza” (2,15). L’importanza e la priorità della propria coscienza su tutto viene citata anche da Ratzinger (Papa dal 2005), che nel 1967 scrive: ”essa va obbedita sopra ogni altra cosa ,se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica” (Herder Ed). E nel 1972 quale membro della Commissione teologica internazionale ebbe a scrivere un saggio pubblicato nella Münchn.Akademie: ”sulla base della testimonianza del parroco e dei membri della comunità si dovrebbe acconsentire la Comunione a coloro che vivono un secondo matrimonio”. Recentemente venne ripubblicato questo saggio in cui la su citata frase viene autocensurata e cancellata. Sembra che il messaggio cambi a seconda del ruolo o della posizione onoraria che una persona occupa. Non c’è troppa linearità, perciò molta gente se ne va. All’autorevole professore Melloni si potrebbe aggiungere che non si tratta solo di analfabetismo degli italiani dal basso, ma anche di sfiducia nel messaggio causa   mancanza di canali di comunicazione della fede essenziale e coerente dall’alto. Per cui ai cattolici italiani si impone ancora il detto: ”proibito capire, obbligati a obbedire”

Autore:
Albino Michelin
26.11.2014

SESSUALITÀ NON È SOLO PROCREAZIONE

Fino a qualche decennio fa vigeva una stretta identificazione fra i due poli, sessualità in funzione della procreazione. Solo in parte in funzione dell’amore e della intimità dei partner, e qui con una serie di obbligazioni, di divieti, di tabù. Secondo tutti i codici ufficiali e la prassi quotidiana la donna era proprietà sessuale del maschio e il suo scopo di vita era la procreazione. Lo stesso Paolo, organizzatore della chiesa delle origini, sosteneva che non è l’uomo fatto per la donna ma viceversa la donna per l’uomo. E che la donna Eva, prima peccatrice sedotta dal serpente coinvolgendo anche Adamo verrà salvata solo partorendo figli (Tim.2,11). Il velo in testa alle donne simbolo della loro sudditanza, portato in chiesa e anche fuori come quello delle attuali musulmane, è scomparso solo 50 anni fa. E S. Gregorio di Nissa (+390) rincarava la dose: ”a causa del peccato di Adamo Dio dispose per l’umanità un modo di generare proprio delle bestie”. E S. Agostino: la contaminazione dei genitori attraverso il rapporto sessuale dà alla luce un figlio tarato dal peccato originale e da togliersi subito alla nascita attraverso il battesimo. Ma nell’ultimo mezzo secolo si è costatata una scissione profonda fra le due realtà con una accelerazione esponenziale. Emblematico il caso, ma comunissimo, di una diciassettenne che coinvolta in una tratta di prostituzione nel quartiere Parioli di Roma qualche mese fa ebbe a rispondere: ”Le mani sono mie e con le mani posso fare quello che voglio, i genitali sono miei e con i genitali faccio quello che credo”. E ancora: una recente statistica pubblicava che in una normale città del nord Italia, al sabato sera presso le guardie mediche in media una ventina di ragazze si presentano per acquistare la pillola del giorno dopo. Ovvio che ciò avvenga data una società basata sull’aldilà del bene e del male, sul divertimento, con grande libertà per le escursioni, le vacanze, i pluriamori, i sexibar, sexishop, in cui anche il porno sta per entrare nelle università quale nuova disciplina scientifica. La sessualità diventata fatto biologico con grave scapito delle altre due componenti della personalità umana, quali l’affettività e la spiritualità. La precedente filosofia di vita, cioè la sessualità in funzione della procreazione, sembra ormai archiviata. Questo non è moralismo, ma costatazione. Però una freccia la si può spezzare: d’accordo per la procreazione, ma vi potrebbe anche essere un limite stante l’esplosione demografica attuale. Nel 1974, solo 40 anni fa, la popolazione mondiale contava 4 miliardi di persone, oggi 7 miliardi, nel 2040 previsti 9 miliardi. Ovvio che pane ce ne sarebbe per tutti, a patto di distribuirlo con equità superando l’egoismo. Ma intanto campa cavallo, ogni giorno muoiono per fame e per stenti circa 30 mila persone, una città. La vita è sacra si, ma sacra lo è ancora di più la qualità della vita. Troppe vite bestemmiate, messe al mondo per caso, per istinto, per egoismo, per incoscienza. Il metodo non è quello di tagliare la testa alle persone o procurare aborti, ma una cultura della sessualità che insegni a pianificare le nascite sarebbe opportuna. Oppure dobbiamo aspettare la peste nera, terremoti e inondazioni, una nuova ebola per vedere una decimazione? Oltre che la sociologia anche la dottrina della chiesa cattolica andrebbe riveduta e riletta, perché Dio parla pure attraverso i segni dei tempi (Mt.16,3), i quali non sono fissati in eterno ma evolutivi. Si tratta anche di saperli leggere. Il primo sarebbe il ruolo paritario e non subalterno della donna nella sessualità. Per la mentalità del passato a generare era solo il maschio, la donna poteva solo concepire, contenitore passivo della potenza generativa maschile. Si ignorava la biologia, cioè il ruolo essenziale dell’ovulo femminile nella generazione, scoperto nel 1827 ad opera dello scienziato E. Von Baer. Quindi parità di compartecipazione maschio-femmina nel diritto o meno di mettere al mondo un essere umano. Un secondo aspetto è quello di rivedere la concezione teologica sullo sperma maschile, che veniva considerato il canale mediante il quale Dio trasmette la vita. Qualcosa di divino. Ogni emissione di sperma doveva sempre essere finalizzata alla procreazione. Ora dal momento che ogni emissione registra uno spreco di milioni di spermatozoi, questo poteva considerarsi una preventiva eliminazione di esseri umani, in pratica milioni di omicidi, una mattanza. Qui vale chiarire in tutti i casi che prevenire la concezione, sia attraverso l’eventuale spreco su citato, sia attraverso rapporti protetti o contracettivi non è intervenire sul feto, su una vita già iniziata. E quindi in una società godereccia come la nostra consigliare un minor male per evitarne uno peggiore (prevenire e non intervenire) pare la soluzione meno dannata. In ultima analisi Dio nella Bibbia prima di comandare di crescere e moltiplicarsi disse “sarete due in una carne sola”. In effetti due ottantenni, maschio e femmina, hanno tutto il diritto di amarsi anche se coscienti di non poter crescere e moltiplicarsi.

Autore:
Albino Michelin
19.11.2014


VITO MANCUSO A ZURIGO: RIPENSARE LA TEOLOGIA CATTOLICA

Mercoledì 12 novembre questo teologo italiano, scrittore di diversi libri di grande successo editoriale tenne la sua prima conferenza all’Università di Zurigo, la capitale del riformatore protestante Zwinglio. L’Iniziativa lanciata dall’Associazione svizzera per i rapporti culturali economici con L’Italia (Asri), dopo una rilevante pubblicità ha visto una settantina di partecipanti, in maggioranza adulti e anziani, fra i quali alcuni notarono una totale assenza di gruppi di chiesa, destinatari privilegiati dell’argomento in questione. Vito Mancuso è indubbiamente uno dei maggiori teologi cattolici italiani attuali. Originario di Agrigento, professore in diverse università statali, si definisce teologo laico. Nel senso che non è un prete, anche se diede le dimissioni dal sacerdozio, sposato e padre di due bambini. Laico soprattutto perché per parlare di Dio non comincia da Dio ma dal mondo, dalla natura, dall’uomo, dalla coscienza. Processo, modalità, conclusioni molto o in parte diverse. Anche se il tema della sua conferenza recitava “La filosofia dell’amore” pur tuttavia l’impostazione mentale va ampliata oltre l’argomento trattato. E’ noto come nel Cattolicesimo si è costruito e si continua a mantenere un impianto teologico discendente: esistenza di Dio, Dio ha creato il mondo e Adamo, questo ha peccato e la sua condanna si trasmise a tutta l’umanità. Dio ha mandato suo Figlio Gesù per redimerla da questo e da tutti i peccati. Gesù ha fondato una chiesa che nel tempo si è costituita gerarchicamente. Questa mise in cantiere   7 sacramenti e tutta una serie di dogmi come la Risurrezione di Gesù, la Trinità, la Verginità di Maria, l’infallibilità del Papa e tanti altri. Sistemò gli uomini dopo la morte in paradiso, purgatorio, inferno. Vito Mancuso non polemizza con questo apparato ma parte da tutt’altra prospettiva: con una semplicità disarmante, con argomentazioni ineccepibili, con una cultura impareggiabile, con una fede umile di credente sempre in atto di interrogarsi. Sostiene che non si può fare teologia per conto proprio, quasi essa fosse una disciplina pilota, ma solo in una sinfonia di tutte le scienze, in confronto, in una specie di convivio dialogico. Non ci sono due verità, quella della teologia e quella della scienza. E cita San Tommaso, dottore della chiesa, affermando che se una verità di fede e quelle della ragione confliggono sono queste ultime e non le prime da accreditarsi. Seguendo la scienza, il mondo ha inizio da oltre 13 miliardi di anni, in principio non vi era ordine ma il caos. Non il nulla ma il vuoto. Particelle invisibili con l’evoluzione diventarono energia, quindi materia (da mater=madre), quindi esseri viventi, cosmo. Il tutto in un processo di aggregazione, di unità, di espansione ed ulteriore aggregazione. Con la materia che va verso lo spirito e diventa spirito perché tutto è animato dallo Spirito universale, dall’Amore. Promozione dal caso al cosmo. Invero Mancuso non è il primo teologo ad affermare questo principio, venne preceduto da Teilhard de Chardin(+1955) e due mila anni fa da Paolo di Tarso, il quale ai Romani scrisse che tutta la creazione geme i dolori del parto finché non perviene all’uomo perfetto. Indubbiamente qui saltano diversi a priori della chiesa: ad esempio la materia è spirituale ed è destinata diventare spirito. Un altro a priori che si richiama all’affermazione ”come veniamo dal nulla così nel nulla finiremo” va totalmente ripensato. Cioè non è vero che veniamo dal nulla, ma dallo spirito dell’universo in quanto energia disponibile. Attraverso il rapporto sessuale questa diventa organizzabile e nella gestazione prende configurazione organizzata. Con la morte l’essere umano lascia il suo involucro corporeo, mentre il suo spirito diventato identità intellettiva affettiva ritorna nello Spirito dell’universo (per i cristiani chiamato Dio) con tutto il bagaglio acquisito nella sua esistenza. Non si parla ovviamente di prova scientifica ma di indizio, conseguenza logica del presupposto di partenza. Un altro fra i tanti corollari di questa teologia è l’origine della coscienza e della morale. L’etica, cioè il bene e il male non proviene dalle decisioni di un’autorità, per quanto religiosa, ma dalla lettura e dalla e dalla comprensione della realtà. E perciò pure la morale diventa evolutiva. Non vi sono dottrine calate dall’alto ma quelle che nascono dal basso, dall’intelligenza e dalla comprensione del tempo. Che la morale sia evolutiva lo dimostra anche un processo avvenuto nella storia della chiesa. Fino al 1600 si mandava al rogo chi non professava la verità della chiesa, oggi quest’ultima stessa parla di diritti umani e del rispetto dell’integrità della persona. Accanto a questo settore ne rimangono altri che devono evolversi, uno fra i più urgenti quello concernente la sessualità e la sua componente spirituale umana, realtà che per la chiesa rimane tenacemente bloccata a tabù ancestrali. Il tutto perché non si sa o non si vuole recepire il messaggio che proviene dalle istanze attuali. La visione teologica globale di Mancuso la si puo’ trovare nel  bestseller *L’anima e il suo destino* con una prefazione di stima e d’incoraggiamento da parte dell’allora (2006) Cardinale Martini di Milano. Un grazie sincero per questa serata culturale zurighese va agli organizzatori dell’Asri: un contributo a pensare e riflettere sui problemi fondamentali dell’esistenza umana.

Autore:
Albino Michelin
12.11.2014

BERGOGLIO PROVOCAZIONE: IO PAPA COMUNISTA?

Abitualmente quando si va a Roma in Piazza S. Pietro o in Vaticano è per uno scopo religioso, devozionale, un pellegrinaggio, una curiosità di vedere il papa, partecipare ad una udienza, benedire qualche icona sacra. Martedì 28 ottobre 2014 invece si è assistito a qualcosa di insolito: Papa Begoglio che si incontra con un centinaio di rappresentanti dei movimenti social-popolari dei 5 continenti: Zapatisti, indignados, contadini, femministe, Sem Terra, Cartonneros, Campesinos, Centro protestante cubano M. Luther King, E. Morales presidente simbolo boliviano. In maggioranza del Sud America, ma anche italiani: il Centro autogestito Leoncavallo, Genuino Clandestini, Banca Etica, alcuni gruppi di estrazione marxista. Strano, un convegno sotto la croce di Cristo, citando Marx insieme con Gesù. Il tutto organizzato dal Cardinale Turkson. Ovviamente non è stato un sinodo ecclesiale, come quello sulla famiglia terminato tre giorni prima, ma un incontro sociale. In questo contesto papa Bergoglio con il suo stile genuino e franco fece delle affermazioni all’apparenza sconcertanti. Parlando dell’importanza della terra, del lavoro, di un tetto aggiunse anche una battuta ad effetto: ”Mi dicono, questo papa è comunista. Trovo strano. Terra, lavoro, tetto sono parole importanti. L’amore ai poveri non è un’ideologia, ma il centro del Vangelo. Voglio dare voce a coloro che non vengono ascoltati. Per questo si deve lottare, il sistema di sfruttamento va combattuto con tenacia senza fanatismo, con intelligenza senza odio, con passione senza violenza. Farò tra breve un’enciclica sull’ecologia, perché è lo sfruttamento della terra che causa la povertà. A queste espressioni ovvio che vi sia una risonanza immediata e contrastante. Ad esempio M. Malerba dice: ”non pendo dalle labbra del papa, ma come marxista se vedo aprirsi uno spiraglio cerco di sfruttarlo.” Dall’altra parte però abbiamo i cardinali di Curia in fibrillazione, fra i quali Burke allarmato: ”la chiesa è oggi una barca senza timone”. Il che significa che il discorso del Papa non è finito lì e per diverse ragioni. La prima, per secoli la chiesa istituzionale è rimasta lontana dalla purità del Vangelo. Quando nel 1200 sorsero i movimenti pauperistici, valdesi, catari, albigesi che intendevano ritornare alla povertà del Vangelo contro l’opulenza degli ecclesiastici del tempo furono condannati come eretici. E quando S. Francesco scrisse la sua regola per i frati mendicanti, vestendoli con il saio dei contadini dell’epoca, Papa Onorio III gliela approvò nel 1223 dopo avergliela fatta riscrivere più volte con lunga anticamera. Ma anche oggi c’è da fare i conti con le resistenze di coloro che concepiscono papato e alto clero come un potere regale, quindi ammantato di orpelli e privilegi che caratterizzano i sovrani. E quando Lutero nel 1517 si permise di criticare il mercato della chiesa per la vendita delle indulgenze fu cacciato e scomunicato e si vide costretto a fondare un’altra confessione cristiana dei riformati, dai cattolici bollati come protestanti. E quando Marx nel 1867 scrisse il *Capitale* nel quale fra l’altro sostenne che la religione è l’oppio dei popoli, usata come sfruttamento dei poveri che devono portare pazienza per l’aldilà a beneficio di ricchi gaudenti nell’aldiqua, fu subito seguito nel 1881 dall’enciclica *Rerum Novarum* di Leone XIII contro il socialismo falsa soluzione. E nel 1949 Pio XII scomunicò i comunisti, che analfabeti nulla sapevano di Marx, lo votarono a motivo di fame arretrata e prolungata. Ovvio che il comunismo ha un limite metafisico, come d’altronde il capitalismo, con il quale però la chiesa istituzione fu sempre tentata di fare l’occhiolino. E quando nel 1968 in Brasile per la sensibilità di alcuni religiosi come Gutierres, Frei Betto, L. Boff si è iniziato nel Sud America a parlare di Teologia della Liberazione, che al di là degli inevitabili eccessi intendeva proporre il Vangelo anche come liberazione dalla miseria, il tutto fu messo a tacere con la condanna di Papa Wojtyla del 1978. Motivo: ideologia comunista, manipolazione dei poveri per interesse politico. E quando nel 1980 ai piedi dell’altare fu ucciso il Vescovo di S.Salvador Oscar Romero dai miliziani governativi perché difendeva il diritto della terra per i contadini la chiesa istituzionale gli stese un pietoso velo di oblio. Questi i diversi motivi storici per cui Papa Francesco viene equivocato ed in parte ostacolato quando pronuncia espressioni come quelle del 28 ottobre. Ma lui ha un’altra logica: la vera tradizione è quella che si riallaccia a Gesù, il Magistero della Chiesa non è fatto di soli documenti da esibire come fiori all’occhiello, ripetibili di anno in anno, di secolo in secolo, inflessibili e dogmatici, ma è fatto prima di tutto di gesti. Da iniziare ogni giorno in riferimento alle esigenze religiose, morali, sociali del tempo in cui si vive. Per Papa Francesco la fedeltà prima ancora che alle varie tradizioni della chiesa, (degne di rispetto, ma da contestualizzare e da evolvere), significa fedeltà genuina al messaggio del Vangelo di Gesù a favore dei poveri del mondo.

Autore:
Albino Michelin
29.10.2014 


L'ISLAM CONDANNA L'ISIS


E’ già difficile da secoli il rapporto fra l’Islam e l’occidente, ed oggi ci si mette anche l’Isis con terrorismi, attentati di vario genere, e barbare scelleratezze a creare uno stato di allarme. L’Isis è una sigla che significa Stato islamico Iraq-Siria del Levante. Fra un miliardo e duecentomila islamici, in pratica di tradizione moderata, esso rappresenta una frangia minoritaria di qualche centinaio di migliaia di militanti, ma assai militarizzata, violenta e fondamentalista. E se non si opera un’adeguata distinzione si arrischia di fomentare fra di noi una ingiustificata islamofobia, identificando tout-court Islam-Isis. Questo Stato illegale si è autocostituito il 24 giugno del 2014 ad opera di un leader Al-Baghdadi, che si è pure autoeletto Califfo, cioè rappresentante di Allah sulla terra, una specie di Papa dei cattolici. Va arruolando pure degli stranieri, come il caso di un giovane diciottenne italiano di S. Gallo in Svizzera, Salvatore, il quale da fervente cattolico si è convertito a Maometto partendo per l’Iraq con la prospettiva di morire martire per Allah. Ma non è il solo dei giovani occidentali. Di fronte a questo fenomeno in crescendo un centinaio di studiosi, teologi, accademici islamici dell’Egitto, Palestina, Israele, e Paesi dell’oriente hanno prodotto un documento unitario sotto la guida del gran mufti Shawqi Allam e pubblicamente indirizzato a questo leader, in pratica sconfessandolo, scomunicandolo, estromettendo lui e i sui militanti dai fedeli del Corano. Si rivolgono a lui dandogli del “tu” a dimostrazione del nessun prestigio che gli nutrono. Vale la pena darne qui un estratto anche a scopo informativo alla   gente della strada, spesso digiuna in materia e troppo carica di pregiudizi populisti e razzisti. Qui di seguito una sintesi….
” La nostra legge vieta l’uccisione dei prigionieri e tu ne hai uccisi 1.700 in giugno a Titrik,200 nel giacimento di gas in luglio,700 a Deir,200 a Raqqah in agosto, soldati curdi e libanesi e molti altri che Dio solo sa. Hai decapitato senza pietà giornalisti come Jones Folley. Tutte le religioni proibiscono di uccidere operatori umanitari e tu ciò non ostante hai decapitato David Hains. E poi l’ecatombe contro donne e bambini innocenti. L’uccisione di una sola persona è come uccidere tutta l’umanità, dice il nostro Profeta (Corano 5,32) Tu hai trasformato il nostro Dio della compassione e della misericordia in un dio sanguinario e l’Islam in una religione di crudeltà. Hai dato al mondo la peggiore arma per colpire l’Islam. Hai costretto gli arabi cristiani o alla conversione o alle tasse o alla decapitazione per spada. E così anche contro i yazidi islamici moderati che hai ucciso a centinaia e sepolti nelle fosse comuni. Non è lecita la costrizione alla religione e tu li hai costretti alla conversione e alle tue idee. I dissidenti li hai fatti fuggire dalle loro case, dalle loro famiglie, non sono dei combattenti contro di noi, sono nostri vicini, nostri amici. Hai giocato con le teste mozzate delle tue vittime. Le hai legate ed esposte sui pali, le hai prese a calci come i palloni durante la coppa del mondo, li hai derisi e divulgati con scherno su internet. L’Islam è innocente di fronte a queste nefandezze. Tratti le donne come prigionieri, devono vestirsi secondo i tuoi capricci, non sono libere di uscire di casa e di andare a scuola. E questo non ostante il Profeta abbia detto: il perseguimento della conoscenza è obbligatorio per ogni musulmano e non ostante la prima parola rivolta dal Corano sia: leggere.150 sono le espressioni del Corano che parlano di misericordia di Dio e 4 che parlano di jihad. Ma questo vocabolo significa prima di tutto lotta contro se stessi per raggiungere la pace interiore e non lotta per conquistare territori altrui. Tu estrai qua e là un versetto del Corano e non sai conciliarlo con l’insieme del messaggio, che va pure interpretato secondo l’evoluzione del tempo. Tu non conosci l’arabo di Maometto, né l’idioma, né la scrittura, né le allegorie. Quando c’è diversità di opinioni si sceglie sempre quella più misericordiosa. Ti sei costruito un califfato senza il nostro consenso, contro il 99% dei musulmani.” …
Fino a qui in sintesi l’estratto del documento del *sinodo* islamico contro l’Isis. Certamente al momento dovranno accordarsi le varie nazioni per fermare l’aggressore con modalità da studiarsi. Ma è fuori discussione che in futuro ci dovrà essere un approccio più culturale da parte degli europei e degli italiani nei confronti degli islamici, in quanto   si è troppo infarciti di pregiudizi. Nelle scuole cattoliche l’Islam viene considerato una falsa religione ed un avversario da combattere o da cui distanziarsi. Nell’attuale società   occidentale invece sta aumentando ed aumenterà sempre di più l’integrazione con questa civiltà. E l’aumento dei loro figli sta confermando la previsione. In Svizzera nell’ultimo decennio le famiglie miste con maomettani sono passate da 8 mila a 37 mila. Questo processo dopo gli inevitabili iniziali conflitti non potrà che portare vantaggi ai due mondi, un arricchimento culturale ed etnico. Al di là di tutti i movimenti, partiti razzisti e xenofobi che tenteranno inutilmente di rallentarlo.

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Albino Michelin
22.10.2014                           

LA CHIESA STA CAMBIANDO LINGUAGGIO

È il tono che fa la musica ed è i linguaggio che fa la buona relazione. Che anche la chiesa stia cambiando linguaggio almeno da un anno lo dimostra Papa Francesco che alla sera della sua elezione nella primavera del 2013 salutò il pubblico con una buona sera, mi chiamo Francesco, sono il nuovo vescovo di Roma. Nessun accenno a maestose definizioni: sono il successore di Pietro, Vicario di Cristo in terra, sommo Pontefice, Sua santità. Non un linguaggio di pelosa umiltà a mimetizzare le onorificenze di sempre, ma che passa a comportamenti coerenti: residenza in una pensione, viaggi in utilitaria, si porta la borsa, dialoga in aereo rispondendo:” chi sono io per giudicare” …Pensa ad una chiesa non come fortino da difendere, ma come ospedale da campo. Vescovi e clero devono lasciare privilegi e prendere l’odore delle pecore. Linguaggio nuovo che si vede penetrato anche nell’assemblea del Sinodo sulla Famiglia del 5-19 ottobre. Papa Bergoglio l’aprì con una riflessione presa dal Vangelo dicendo che questa assemblea non serve per discutere idee belle e originali o per vedere chi è più intelligente, ma per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore. Noi non dobbiamo stare solo in ascolto di Dio, dobbiamo essere anche in ascolto del popolo. Nell’ultimo concistoro un cardinale diceva che qualcuno non ha espresso la sua opinione per non contrariare il papa. Invece si deve parlare chiaro anche se si suppone che il papa abbia un’idea diversa. Questo linguaggio fa venire in mente per contrapposizione quanto Gregorio VII emanava nel suo Dictatus del 1075:” Il papa non può essere giudicato da nessuno. Lui solo ha il diritto di dimettere un imperatore. A lui solo si deve il bacio della sacra pantofola”. Un linguaggio di potere rimasto però anche fino a tempi recenti.  Basti ricordare il Vescovo di Prato Fiordelli che negli anni 1960 apostrofò in pubblica cattedrale una coppia sposatasi solo in civile ”Concubini”. Allora era diffamazione, tant’è che citato alla Giustizia dovette fare ammenda. Qualche residuato esiste anche nel 2014. Un signore entrando in   confessionale venne accolto dal prete con:” immagino che lei si confessa perché va con le donnacce”. Gentilezze di questi giorni. Da sperare sia un caso singolo, residuato di manie divine, di megalomanie. Questo Papa in definitiva non ha cambiato solo vocabolario ma ha fatto cambiare anche atteggiamento. Lo si è capito subito dalla relazione iniziale del Cardinal ungherese P. Erdö per il quale non basta solo guardare alle statistiche su matrimonio e Famiglia, bisogna anche affrontare questioni dottrinali:” non escludiamo di toccare la dottrina. ” Questo linguaggio è nuovo nel senso che fin’ora la chiesa si è sempre ancorata al dogma:” La sua dottrina è perenne, immutabile, fondata sulla legge naturale-divina.” Di qui può scaturire un altro modo di ragionare sulla coppia, sulla famiglia, sulla comunione ai divorziati, sugli omosessuali. Delle volte viene da pensare che la morte per noi viventi è anche una fortuna. In effetti solo essa può permettere l’evoluzione del mondo e della natura. Se le precedenti generazioni non fossero scomparse non ci sarebbe stata evoluzione. La quale sarà benefica o meno a seconda della coscienza delle attuali o delle future generazioni.  Che in natura o nella società umana ci sia una costante che permane e delle variabili che mutano è inevitabile. Ma la chiesa sta capendo che non si possono chiamare costante le variabili, se vuole evitare cantonate specie nei confronti della scienza. Ricorda il dogma del sole che deve girare attorno alla terra (Caso Galileo e gli altri?). Ora se ci riferiamo al matrimonio attuale non possiamo dichiararlo frutto di una dottrina costante. È stato il meno evidente dei 7 sacramenti, la lista dei quali non fu compilata e distribuita da Gesù stesso sulle sponde del lago di Genezareth, ma si è formata lungo 13 secoli. Il matrimonio come sacramento elaborato dal 1100 in poi è stato definito al Concilio di Firenze nel 1439. In pratica per 1300 anni si celebrava senza prete, senza chiesa, ma secondo i rituali di ogni popolo, di ogni tradizione, fosse essa celtica, romana, o francone. Prima di allora esistevano solo coppie di fatto. E su queste al sinodo si è sentito un linguaggio nuovo:” il matrimonio in chiesa resta sacramento indissolubile, ma le coppie di fatto, per quanto unioni imperfette, devono essere considerate con rispetto perché possono presentare elementi di santificazione e di verità “. Questo è un linguaggio nuovo. Come quello sugli omosessuali, che anche se non vengono religiosamente accettati come coppie e come matrimonio, non vanno però discriminati. Come quello sulla coscienza. In effetti i vescovi belgi:” se dopo matura riflessione e informazione si arriva ad una conclusione diversa dalla dottrina tradizionale della chiesa, l’ultima regola cui affidarsi è la propria coscienza personale.” E anche questo è un linguaggio nuovo. Che pure media e TV laiche diano oggi tanta importanza ad argomenti di chiesa, come questo del sinodo, non è politica o bacio della sacra pantofola, ma perché Papa Francesco ha inaugurato uno stile nuovo e rispettoso. Un leader religioso accogliente, non il doganiere di Dio

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Albino Michelin
08.10.2014

CHI SONO IO PER GIUDICARE UN GAY?

Questa espressione, per tanti un vero schok, fu pronunciata da Papa Francesco in aereo di ritorno dal Brasile per la festa della gioventù 2013 in risposta ad una domanda postagli da un giornalista. Senz'altro pure in riferimento ad una lettera inviatagli alla fine di giugno u. s., un mese prima, e sottoscritta da diversi gruppi gay credenti, coordinati dal Kairos di Firenze. Parole che valgono più di qualsiasi legge parlamentare, discussione, discriminazione, spregio nei confronti degli omosessuali. Il 25 maggio 2014 Davide Tancredi, studente romano, scrive al quotidiano "La Repubblica" raccontando la sua omosessualità per superare la tentazione al suicidio. Il suicidio dei gay infatti sta diventando un fatto allarmante. Andrea nel novembre 2012 s’impicca con una sciarpa attorno al collo. Un altro sedicenne, isolato dai compagni e umiliato dalla madre perché gay, si lancia dal terzo piano dell'edificio scolastico. Sabato 26 ottobre 2014 Simone di 21 anni si getta da un palazzo di 4 piani. Dentro lo zaino un foglietto: "sono gay, non mi trovo bene in questa società. L'Italia è un paese libero, ma esiste l'omofobia. Chi ha questo atteggiamento deve fare i conti con la propria coscienza" Il 33% dei suicidi degli adolescenti deriva dalla scoperta della propria diversità, che famiglia e società colpevolizzano. Il 60% dei giovani ritiene che gli omosessuali siano discriminati. L'80% dei gay non sopporta la propria identita' "altra". Al che la gente comune, sempre portata a innocentarsi su altri aspetti delle proprie trasgressioni morali, si compensa lanciando un banale verdetto. "se sono porci vadano a curarsi, o preghino e facciano penitenza, e poi diventeranno normali come tutti." Ed è qui che vale la pena porre una distinzione. Esiste una omosessualità innata ed una omosessualità indotta. Quella innata è una tendenza legata alla nascita, alla gravidanza, alla concezione, su fino ad una ereditarietà ancestrale. Nel maschio potrebbe esservi una eccedenza di ormoni femminili, e viceversa nella femmina. O come, sosteneva lo psicologo Jung, nella personalità maschile potrebbe registrarsi un surplus di anima e in quella femminile un surplus di animus. E l’omosessualità ti può capitare come una fatto di natura. Che in un campo di trifoglio possano trovarsi anche alcune pianticella di quadrifoglio non è né anomalia, né sgorbio di natura. È semplicemente un fatto di natura. Ad uno che nasce zoppo è offensivo rampognarlo: "Cammina diritto". Diversa invece è l’omosessualità indotta, cioè causata e proveniente da particolari situazioni ambientali e sociali. Come negli istituti di soli maschi o di sole femmine. Omosessualità e lesbismo nel caso possono essere curati facilmente attraverso la reciproca convivenza e frequentazione. Conseguenza errata di queste confuse premesse è negare agli omosessuali la legalizzazione di coppia. Due gay e due lesbiche (soprattutto di omosessualità innata) non avrebbero il diritto di essere legalmente riconosciuti come coppia? Per non creare confusione distinguiamo qui coppia omosessuale, coppia con adozione, coppia genitoriale. Famiglia omosessuale. Le risse a proposito nascono perché pretestuosamente si vuole mettere tutto nello stesso sacco. Qui ci interessa solo la coppia omosessuale. Sappiamo che la coppia eterosessuale è fondata sull'amore, ma chi può negare che la coppia omosessuale non sia altrettanto fondata sull'amore? Anche il Cardinal Martini (2011) ventilava positivamente questa eventualità. Da una certa cultura si obbietta che la sessualità fra due dello stesso genere è contro natura, però in questo caso di arrischia di confondere e identificare sessualità con anatomia genitale, biologica. E se ne deduce che la diversa anatomia maschile- femminile è solo legittimata per la procreazione. Quindi due maschi o due femmine che avessero fra loro rapporti amorosi si comporterebbero contro natura. Si sottovaluta il fatto che l’amore prima di essere sessualità genitale-anatomica è coinvolgimento e presa in reciproca consegna di due esseri, di due persone. Alla base della coppia omosessuale quindi ci potrebbe essere il vero amore, che dura anche tutta una vita, mentre alla base della coppia eterosessuale dopo qualche anno d'innamoramento sempre più spesso salta tutto. E così abbiamo la contraddizione di politici e parlamentare che si accaniscono e di pseudo ben pensanti che si sbracano con dileggi contro le coppie omosessuali e loro a 70 anni ed oltre abbandonano la vecchia moglie sposata in chiesa e se la rottamano con la trentenne. Alla faccia della santità della famiglia fondata sul matrimonio uomo-donna. L'ultimo recente discorso che io ebbi con un omosessuale mi fece una sincera impressione: "io da una vita vivo con un compagno, ci vogliamo bene, ci sosteniamo, ci assistiamo. In caso di malattia e di morte non avremmo nessun riconoscimento?" Per buona memoria è giusto riassumere che la legalizzazione della coppie omosessuali vige in quasi tutta Europa. Oltre che in Svizzera, abbiamo in Olanda (2001), in Belgio (2003), in Spagna(2005), in Norvegia e Svezia(2009), in Islanda e Portogallo(2010), in Danimarca(2012), in Francia(2013). Che poi gli omosessuali recentemente si siano collegati in gruppi e associazioni, che organizzino manifestazioni pubbliche che a molti paiono tribali e carnevalesche, forse è una reazione alla loro vita di cavernicoli subita per secoli, alle persecuzioni cui furono oggetto lungo la storia. Si ricordino i roghi della chiesa e i forni crematori di Hitler. Negato ogni diritto all'accettazione e alla visibilità sociale. Persone tutte che annoveravano innumerevoli grandi artisti, inventori, letterati, filosofi. Saggi alle cui opere dovremmo un minimo di riconoscimento.

Autore:
Albino Michelin
01.10.2014

SULLA FAMIGLIA: 5 CARDINALI IN APERTO DISSENSO CON PAPA FRANCESCO

Questa volta la reazione nei confronti di Papa Francesco non viene dagli atei, anticlericali, o islamici dell’Isis ma dallo staff dei suoi stessi collaboratori, in aperto disaccordo con lo stile di chiesa da lui instaurato. Si tratta di 5 cardinali che hanno qualche giorno fa pubblicato un libro su “Permanere nella verità di Cristo”. Ovviamente con a capo G. Müller, prefetto della Congregazione della Fede e successore di Ratzinger, due italiani C. Caffara di Bologna, V. De Paolis professore emerito di diritto ecclesiastico nelle università pontificie. Certo non solo soli ma appoggiati da una buona aliquota di sostenitori, come i cardinali T. Bertone ex segretario di Stato, A. Scola di Milano, A. Amato prefetto della Congregazione dei santi. Da aggiungere la maggioranza dei vescovi italiani, clero e praticanti tradizionalisti, ancorché questi raggiungano un numero limitato nella mappa del cattolicesimo. Prelati scelti a suo tempo da Ratzinger, cresciuti nella chiesa autoreferenziale di Wojtyla al limite della repressione. Il libro rappresenta una sconfessione di Papa Francesco nelle sue aperture per quanto riguarda la legislazione ecclesiastica sul matrimonio e comunione ai divorziati. Basta ricordare le sue frequenti osservazioni: ”bisogna incoraggiare e non condannare quanti esperimentano il fallimento di un matrimonio”. Il testo dei cinque e loro sostenitori al contrario   sostiene che in nessuna parte dei Vangeli Gesù ammette tutto ciò, nessuna eccezione. In secondo luogo che il divorzio e secondo matrimonio di un divorziato non è un peccato soltanto, singolo, ma uno stato continuo di peccato, perciò imperdonabile, né confessione, né comunione. Non è qui il caso finire in dibattiti di lana caprina, ma una risposta sia concessa. Il Vangelo di Matteo(5,31-32) ammette un secondo matrimonio in caso di “porneia”, espressione originale del testo greco che gli interpreti attuali traducono con” mancanza di valori di fondo”. Non dimenticando poi il brano di Paolo (1° Cor.7,15) in cui l’autore si assume la responsabilità di consigliare in determinati casi la separazione dopo la quale non esclude espressamente il passaggio a seconde nozze. In quanto poi allo stato di peccato va fatta una dovuta distinzione. Vi è uno stato positivamente scelto (vedi camorra, mafia, corruzione…) ed uno stato passivo in cui si è incappati, senza volerlo, ma per circostanze di incuria nei confronti dell’amore stesso. Ma come si è arrivati a questo duello teologico? Tutto ha avuto inizio nell’autunno del 2013 allorché Papa Francesco attraverso apposita commissione fece passare all’internet un questionario di 29 domande concernente la famiglia. Non tanto con lo scopo di fare un esame di catechismo alla sua gente…ma per averne delle opinioni. In pratica sondaggio d’ambiente, indirizzato a tutti gli utenti della tecnologia on line. Su matrimonio, natura umana, coppie di fatto, divorzi, convivenze, contraccezione, coppie omosessuali. Il tutto in vista di preparare un sinodo sulla famiglia, con data di apertura 5 ottobre 2014. Invitati 253 fra vescovi, preti, fedeli di alto rango, e anche 26 donne. Dopo di che un secondo sinodo nell’anno seguente, con successiva ridiscussione dei risultati fra tutte le comunità. Tra i sostenitori di questa inchiesta capillare vanno citati i cardinali P.Parolin, segretario di Stato vaticano, Kasper, Ravasi, Bassetti, Paglia. Da notare che mentre i vescovi della Svizzera e d’Europa hanno fatto pubblicare il questionario anche sui bollettini parrocchiali ed invitato tutti ad aprirsi l’internet, i vescovi italiani hanno in genere silenziato l’operazione per il solito motivo che la gente è ignorante e non deve affrontare certa problematica del genere: importante per il cattolico è obbedire. Per cui si è formato in questi due anni un vero braccio di ferro all’interno della chiesa fra prelati conservatori e prelati innovatori. Questi camminano nella scia del defunto Card. Martini “è ora di farla finita con la sessuofobia. Urge permettere alle persone ferite di guarire e riconciliarsi. In nessuna parte della Bibbia è scritto di peccati imperdonabili se non quelli contro lo Spirito Santo, riferiti a chi nega l’evidenza della verità”. Papa Francesco da sempre sostiene che Gesù è venuto non per i sani ma per i malati. E soprattutto ripete il suo leitmotiv “misericordia voglio e non sacrificio”. Ma l’espressione misericordia agli autori del libro suona male. Recentemente Bergoglio ai nuovi vescovi ha esortato a non essere custodi di un fortino blindato, a non sprecare energie per contrapposizioni e scontri. Vi sono ben altri problemi importanti per cui spendersi come quello della povertà di cui soffrono le famiglie nel mondo e che nello specifico impedisce in Europa sopratutto la costituzione delle giovani famiglie. Papa Francesco è tranquillo anche se non ignora l’opposizione crescente dentro il Vaticano e nei suoi confronti. La sua chiesa non deve essere una milizia di vigili del fuoco od un clan di buttafuori. Di qui la sua strategia di creare un clima di libero dibattito su tutto il ventaglio di problemi (di cui matrimonio e divorzio sono un aspetto fra gli altri) non tanto per portare la gente in chiesa, ma per portare la chiesa fra la gente in modo dialogico ed accogliente.

Autore:
Albino Michelin
17.09.2014

DONNE MARTIRI ANONIME

Tristi notizie ci sono pervenute domenica 7 settembre 2014. Assassinate tre suore italiane nel Burundi. Olga Raschietti di 83 anni, insegnante vicentina, Bernardetta Boggian 79 anni, infermiera padovana, Luciana Pulici 76 anni milanese. Autori e moventi qui non interessano. Se per rubare un orologio o per complotto. Tre persone sconosciute, schive di notorietà, ma con la febbre di fare del bene. Con un accostamento forse un po’ forzato viene in mente Totò nella sua poesia “La livella”, in cui racconta di un marchese pluriblasonato sepolto accanto alla tomba di un netturbino, fetido e puzzolente. I loro due fantasmi nottetempo vengono alle mani. Il marchese schifato di tale vicinanza fra morti lo insulta:” Lei non sa chi sono io”. Oppure sempre di Totò lo sketch” L’onorevole Trombetta”, in cui ridicolizza il borioso di turno con una serie di epiteti ironici:” ma mi faccia un piacere…”. Comportamento molto comune nei bar, sulla strada, nelle contese, nei tamponamenti, nei controlli di polizia di chi si mette a scranna:” lei non sa chi sono io.” Orbene tre missionarie, o meglio tre persone di questo mondo, hanno dedicato la loro vita nelle periferie della nostra terra senza mai divulgare né il loro nome, né i loro meriti. Proprio per questo meritano riconoscimento ed ammirazione. Alcuni indugiano a spiegare questa strage con il movente odio di religione. Sembra da escludersi perché il Burundi per quanto politicamente agitato è in maggioranza 87% cattolico. Quindi le tre missionarie non sono delle martiri dal punto di vista istituzionale. Cioè non sono state uccise esplicitamente a causa della loro religione. Vedi gli ebrei che venivano martirizzati nel medioevo dai cattolici, o nella seconda guerra mondiale da Hitler, o come in Nigeria i cristiani che vengono uccisi dai musulmani, o come attualmente gli yazidi nel nord dell’Iraq dagli islamici. No, in pratica le tre missionarie sono state massacrate a causa della loro testimonianza personale. Quindi il loro è un martirio esistenziale come quello di Socrate (399 a.C.), di Gesù, di S. Stefano della prima chiesa, di Ippazia d’Alessandria, (filosofa pagana martire fatta a pezzi e bruciata dai cattolici con il beneplacito di S Cirillo). Un martirio che ha a che fare con la loro specifica dedizione alla gente, più che non riferirsi ad un episodio di persecuzione contro i cristiani. Non sono state uccise perché anagraficamente e genericamente cristiane, ma perchè agivano concretamente da cristiane, o semplicemente da persone oneste, amanti del prossimo. Questa è la sorte che il bene radicale subisce nel nostro mondo. Sono andate in Africa con la febbre di fare il bene, tornavano di rado nei paesi di origine per qualche problema di salute, ma subito riemergeva in loro il mal d’Africa. Partivano e ripartivano senza scadenze, scelta un po’ difficile da comprendere al nostro tempo, in cui anche il matrimonio stipulato “finché morte non ci separi” salta per aria alla prima difficoltà. Nella loro morte vi è un’accettazione che contiene previsione e volontarietà. Il tutto senza altoparlanti e sponsor pubblicitari. Conosciute solo dai loro famigliari o dai gruppi di appartenenza, aggregazione o congregazione.” Chi mai sapeva chi erano loro?” Di qualche caso nel passato abbiamo avuto conoscenza mediatica, come delle due Simone, Torretta e Pari, assistenti dei bambini in Iraq per una campagna dell’acqua pulita, sequestrate e liberate dietro riscatto. Fatto che nulla toglie al merito della loro iniziale decisione coscientemente a rischio. Ma si spera non le facciano sante perché verrebbero a discriminare tutto un esercito di persone anonime, preti, suore, laici dedicati alla vita dei poveri senza volto. Secondo le ultime statistiche vi sono dieci mila missionari italiani nelle terre d’Africa e di altri continenti. Da una parte con una diminuzione di religiosi fra cui l’età media è oltre i 63 anni, dall’altra con un aumento di laici, singel, sposati, con famiglie, di cui 56% donne, età media sotto i 40 anni. Sperduti un po’ ovunque che hanno scelto di fare il bene, perché questo è già premio a se stesso.  Non tanto per guadagnarsi il paradiso, ma per la soddisfazione che il bene è sempre meglio del male, è seme di speranza. Con la convinzione, e qui Totò con i suoi sketch e ironie ci aveva ragione, che il rumore non fa mai bene, il bene non fa mai rumore. Grazie Olga, Bernardetta, Luciana.

Autore:
Albino Michelin
10.09.2014

SPAVENTI E RUMORI NOTTURNI

Molta gente durante la notte non riposa tranquilla. C’è chi sente strani rumori, voci, vibrazioni, scricchiolii, chi vede ombre e presenze estranee, chi respira inusitati profumi. Ad alcuni sopraggiungono anche dei malesseri, brividi di freddo, tachicardie, ansietà, paure, specie se temono di parlare con i morti o viceversa. Altri dichiarano di vedere oggetti spostarsi, cuscini volare, luci accendersi e spegnersi. Ovviamente ciò che non riusciamo a spiegarci è un fenomeno strano, ma in genere ogni fenomeno per quanto strano ha la sua spiegazione senza bisogno di ricorrere alla frode, alla magia bianca o nera, allo spiritismo o a prodigi soprannaturali. Molti decidono di chiamare anche il prete a benedire la casa, ogni stanza, ogni angolo sebbene, si dice, la benedizione passi sette muri, per allontanare queste infestazioni inospitali e maligne. Limitiamoci qui al discorso sui rumori, sulle “voci”. Un tentativo di spiegazione abbastanza scientifico ci viene dalla psicologia che ci parla di schizofrenia. Si tratta di un’alterazione del pensiero, del comportamento, dell’affettività.  In pratica di mente separata dalla realtà, la quale induce il soggetto a sentire voci e rumori che sono diversi a seconda dei retaggi culturali che altri non sentono, a convincersi che gli altri possono leggere il suo pensiero, o complottare di fargli del male. E quindi allucinazioni di natura visiva, uditiva, olfattiva. Da attribuirsi all’inconscio di persone con forte componenti psichiche.  Le quali interagiscono a loro insaputa con il mondo materiale circostante. La nostra mente se posta sotto un forte stimolo di stress potrebbe creare delle illusioni di vario genere, diverse da persona a persona. Campi elettromagnetici in grado di interagire col mondo fisico e creare fenomeni spontanei simili a quelli su citati possono generare frequenze sonore. Se riescono ad interagire con le nostre onde cerebrali, possono anche simulare rumori e voci di persone. Molti allorché subiscono tali disturbi invitano magari parenti e vicini ad accertarsi del fenomeno. In genere nessuno sente nulla al di fuori degli interessati, ma qualche volta taluni o molti vengono investiti dalla stessa esperienza. Cioè sentono le stesse voci e brusii. Allora subentrano le allucinazioni collettive, anche queste abbastanza frequenti, che si verificano quando un individuo psicologicamente forte in caso di eccessivo stress trasmette telepaticamente il rumore registrato nel suo cervello. Scientificamente più comprovata è l’opinione che l’allucinazione collettiva sia spesso frutto di suggestione da parte di alcuni componenti del gruppo o della folla che con il loro comportamento finiscono per suggestionare gli altri. Gli ultimi studi in merito sostengono che le voci percepite dagli schizofrenici e dai sedicenti sani che ignorano di avere tale disturbo sono diversi a seconda delle tradizioni culturali, degli ambienti, delle nazionalità. Ad esempio gli africani e gli indiani raccontano di sentire rumori e voci tranquille, giocose e benigne, facili da accettare. Gli americani invece si sentono sottoposti ad un bombardamento molesto vissuto come un’incursione nella vita privata. Presso gli occidentali le voci sono più aggressive e violente e potrebbero però essere evitate con una migliore formazione ad un dialogo interiore. Oppure vale la pena convincersi che le voci in pratica esistono solo nella loro teste e conviene imparare a conviverci e a farsele amiche.

Autore:
Albino Michelin
03.09.2014

PERDONARE FA BENE ANCHE AL CUORE

Qualche mese fa in un paesino del bergamasco un indiano accoltella un connazionale. Una signora di 44 anni, Eleonora Cantalamessa , di professione infermiera mentre parla con il centralino 112 per chiedere soccorsi intenzionalmente viene aggredita dallo stesso indiano che la travolge ed uccide. La madre della vittima, Mariella Armati, scrive una lettera al Corriere della Sera in cui fra l’altro dichiara: ”non provo rabbia, non dò appellativi alla persona che ha investito mia figlia, la giustizia faccia il suo corso. Penso ad un vero disgraziato come tanti altri. Lo chiamo disgraziato, senza spregio, è un disgraziato come me.” Esistono persone capaci di così grande forza interiore e di un grande amore per il prossimo per cui “per-dono” non è messo lì per fare bella figura, ma un modo di vivere. Pensare ad un’offesa subita con approccio di perdono limita anche sul piano fisiologico l’aumento dell’adrenalina e della pressione sanguigna rispetto a quanto avviene allorché la stessa offesa è pensata con un approccio di rabbia e di vendetta, che potrebbe causare anche disturbi circolari e cardiaci. E così può avvenire quando si continua a ruminare un’offesa. Fenomeno che capita spesso nei diverbi fra gruppi e all’interno della stessa famiglia, ad esempio nei casi di divorzio, nei quali se non vi è altra via d’uscita bisognerebbe separarsi senza odiarsi, pena di guastarsi il sangue per tutta la vita col pericolo anche di accorciarsela. Gandhi diceva che la vendetta è segno di debolezza, il perdono segno di forza. Questo al di là del Vangelo, cui uno potrebbe credere o meno. La vendetta è un sentimento che una volta instillato inquina la mente della persona e la fa diventare ossessiva ed ossessionata. Allarghiamo un po’ la visuale. Tutti conosciamo l’odio infinito esistente fra israeliani e palestinesi, persino atrocità inaudite contro i civili e i loro bambini. Da entrambi le parti. Però mai si è parlato di un piccolo seme di speranza: Fra tanta barbarie esiste un “Forum delle Famiglie”, associazione non politica ma umanitaria, composta esclusivamente da famiglie delle due parti con i propri familiari morti a causa del reciproco conflitto. Non sono tanti, arrivano a 500. Al centro del gruppo ci sta il dialogo, che a molti pare una soluzione perdente perché inutile. L’idea centrale: il riconoscimento dell’umanità dell’altro, che poi è il nemico. E la conclusione: anche se ci vendichiamo i nostri morti non ritornano più. Anzi ne aumenteremo. Ciò può far superare la violenza ed il lutto. Il poeta libanese Kahlil Gibran nel suo libro “Il profeta” scrive:” se vuoi vendicarti, dovrai scavare due fosse, una per il nemico, e un’altra per te.” Questa esperienza del perdono verso gli altri vale anche nel perdonare se stessi per sbagli, errori, colpe, peccati, comportamenti vergognosi. Il che non significa giustificazione, quindi col pericolo di cadere nelle dipendenze che rendono il singolo indifferente, ottuso e sordo ai nobili sentimenti. Non va sottovalutato che all’interno di ogni persona esiste una coscienza con un ”io agente” che compie l’azione ed un “io vittima” che la subisce. Perdonare se stessi piuttosto che essere perdonati dagli altri può essere uno strumento per superare momenti di sconforto e di depressione. Un esempio fra i tanti ci può venire dagli alcolisti. Talvolta il senso di colpa è così profondo da lasciare le persone sopraffatte e senza speranza. Si è constato in centri di disassuefazione come alcoolisti che riescono a perdonarsi siano poi stati in grado di evitare ricadute e sentimenti di colpa e depressioni. E qui può collegarsi anche il perdono che viene attraverso la confessione dei cattolici. Semplicistico pensare che il perdono dei propri peccati venga dato dal prete. Il perdono o viene prima dato a se stessi nella propria coscienza o quella del prete è solo una illusione, devozione rituale decorativa. I protestanti sostengono che bisogna confessarsi e chiedere perdono alla propria coscienza, perché se sinceri da quella non si sfugge. Se non si è sinceri non c’è prete né frate, manica larga o stretta, che ti possa assolvere. La pratica della confessione da parte dei cattolici italiani è in discesa libera. Cinquant’anni fa avevamo 60 mila preti ed uno sparuto gruppuscolo di psicologi. Oggi abbiamo 40 mila preti (un calo vistoso) e 90 mila psicologi (una crescita esponenziale) con diverse specializzazioni. Fra le altre viene citata anche una concausa da parte di chi abbandona: il prete tende a giudicarti, a colpevolizzarti, ad umiliarti. Lo psicologo invece tende ad aiutarti, analizzarti, incoraggiarti all’autostima.  Significa che arrivare a riconciliarsi con se stessi è terapeutico e sanante. Fa bene al cuore ma anche alla mente. Ricordando che il perdono lo può ricevere solo chi ha compiuto una colpa. Chiedere perdono per gli altri, a meno a che non si tratti di minorenni, come quando la Chiesa di oggi chiede perdono per la chiesa del 1600 che condannò Galileo, potrebbe essere solo operazione mediatica e pubblicitaria. Non fa bene né al cuore, né alla mente, né alla coscienza dei veri colpevoli.

Autore:
Albino Michelin
27.08.2014

PLATI, CUORE DELLA 'NDRANGHETA, SEMI DI SPERANZA

Conoscere un paese ed una popolazione dalla stampa e dai media non è la stessa cosa che conoscerlo attraverso contatti personali e di convivenza. Per questo motivo il sottoscritto dal 1978, per un periodo estivo di 20 giorni, visita i paesi del Sud ltalia, dalla Sicilia attraverso la Calabria, la Basilicata, la Puglia, la Campania, il Molise, fino all'Abruzzo incluso. Paesi di provenienza di tanti nostri emigrati in Svizzera dove risiedo e nel mondo. Tralasciando centri turistici e balneari dove i vacanzieri sono di tutt'altra esperienza dei residenti. Ogni anno con tematica diversa per uno studio d'ambiente e del suo vissuto. Nel 2014 quella scelta era: "Fra tanta corruzione e illegalità esistono semi di speranza?" Dunque un tentativo di ricerca sul positivo e non un dilungarsi solo sul negativo già fin troppo noto. Una trentina di visitati, mi limito al paese di Plati, situato sull'Aspromonte orientale, in provincia di Reggio Calabria. Dallo Jonio dovrebbe partire una superstrada e collegare con un lungo tunnel sotto l'Aspromonte il Tirreno a Bagnara. Ma iniziata per qualche chilometro la si vede già abbandonata e in deperimento, uno scheletro. Partire dal dato di fatto è indispensabile per riuscire ad intravedere spiragli di luce. Purtroppo il dato di fatto è desolante. Sui 3.800 gli abitanti, buona parte emigrati verso l'Australia. Limitati i cognomi di famiglia, quindi ramificati in numerosa parentela: Catanzariti, Zappia, Perre, Marando, Pangallo, Sergi, Trimboli ... Un paese a due piani: quello sotterraneo con bunker di lusso e cunicoli di qualche centinaio di metri, centro operativo e residenza dei capi della 'ndrangheta. Sopra il piano urbano, invaso tutto il giorno da ragazzini e adolescenti che scorazzano con il motorino senza patente e senza casco. I pochi occupati si dedicano all'agricoltura, all'allevamento del bestiame, alla forestale. Stipendio sotto i 10 mila euro annui. Di riscontro sulle strade sono parcheggiate e circolano auto di grossa cilindrata, la mafia come metastasi è infiltrata in ogni settore. Il consiglio comunale perciò è stato più volte sciolto e anche dopo le elezioni del maggio scorso, annullate per mancanza di quorum, è stato imposto il commissario prefettizio Luca Rotondi. Dal sequestro di persona di qualche decennio fa si è passati al traffico internazionale di droga e di cocaina, Plati arriva fino alla Colombia . È del 26 agosto 2014 la notizia che anche nella nostra Svizzera è stato scoperto un commercio Frauenfeld Gioiosa Jonica. E così i giornali elvetici si sbizzarriscono nel pubblicare notizie che ci feriscono tutti: la 'ndrangheta conterebbe nel mondo 7 mila affiliati e 90 clan. Cinque per cento gli accusati di associazione mafiosa nel comune di Plati, a dire circa 200 persone, un rione di una grossa città. Visitando il cimitero e osservando le tombe si nota che i morti per faida o resa dei conti sono oltre la decina, e tutti in giovane età, fra i trenta e i cinquant'anni. Qualche dedica sulle lapidi: ... "il destino amaro ha voluto spegnere il tuo sorriso. Resterai sempre nei nostri cuori."- "La tua sete di libertà che purtroppo la vita ti ha negata resterà "-Colto da morte crudele in età non ancora matura lasciò un grande vuoto. "-"Grazie ... per aver creduto non ostante tutto in questa terra che così poco ti ha dato" … E molte altre iscrizioni dello stesso tenore. L'ultimo caduto sotto i colpi di lupara il 13 dicembre 2013 fu il benzinaro Pasquale Crico. AI bar centrale, riuscendo a contattare qualche cliente, mi si disse che Plati è un paese onesto, laborioso e maltrattato. Ma, ironia dell'informazione, il giorno prima, 30 luglio, era stato arrestato Bruno Trimboli per coltivazione abusiva di droga. E la religione, la chiesa locale, che ruolo gioca? Qualche anno fa ebbi una conversazione con l'allora parroco quasi novantenne Ernesto Gliozzi (+2008), ultimo rampollo di una lunga casta di preti locali Gliozzi, il quale affermò candidamente che Plati è un paese molto religioso, tutti frequentano la chiesa dedicata alla Madonna di Loreto, con una grande processione alla festa patronale della seconda domenica di agosto. Ma si sa, i mafiosi sono essi stessi i primi religiosi, sostengono e finanziano attività sacre, molti hanno anche i loro padri confessori, perché tutto ciò fa presa sulla popolazione e ne raccoglie i consensi. Anche oggi girando per il paese si vedono volantini affissi ovunque, ad esempio „Pellegrinaggio a don Lorenzo per ottenere benedizioni .. ",oppure "Pellegrinaggio a Medjugorje". Fino a qui il dato di fatto. Da alcuni anni la parrocchia è stata affidata a due missionari della Consolata. Visitando la chiesa si nota che all'interno nelle pareti d'ingresso non è esposta nessuna immagine sacra, né programmi religiosi, né pubblicità di riviste come "Famiglia cristiana". Esposti invece in bella vista cartelloni con lista di ragazzi e giovani partecipanti a squadre di calcio per tornei sportivi organizzati dalla parrocchia. Ed è qui che l'opinione pubblica dell'altra Italia cattolica si divide: alcuni possono considerare questa pubblicità una profanazione del luogo sacra, la chiesa è la casa di Dio, Gesù non tarderà a scacciare i mercanti dal tempio. Altri invece all'opposto sostengono che a Plati bisogna cominciare così. Dai bambini, dagli adolescenti, dai giovani, toglierli dalla strada, aggregazione del tempo libero, socializzazione attraverso il gioco, educazione al senso civico, al rispetto reciproco, alla collaborazione e alla solidarietà sul piano umano. Poi sarà possibile anche il resto. Passai pure questa opinione al parroco Ettore Violo, schivo alle interviste: "Fra tanta corruzione e illegalità questa iniziativa per Platì è un seme di speranza".

Autore:
Albino Michelin
20.08.2014

mercoledì 12 agosto 2015

L'INCHINO DELLA MADONNA AI MAFIOSI HA PRECISE ORIGINI

Cioè dalla connivenza, convivenza, reciproco sostegno fra poteri forti. Non è necessario qui ripetere tutta la cronaca che ha riempito stampa e TV per il fatto di Oppido Mamertina in quel di Reggio Calabria. Alla Festa Patronale del 2 luglio durante la processione la Statua della Madonna viene fermata e girata come una bambola verso la casa del boss Giuseppe (detto don Peppe) Mazzagatti, capo di faide sanguinose, fa un inchino di ossequio e procede oltre. Per trovare soluzioni bisogna cercare le cause. Papa Bergoglio nel suo viaggio a Crotone il 21 giugno 2014, quando proclamò che i mafiosi si sono autoesclusi dalla comunione con Dio, perché con la loro corruzione e criminalità spargono sangue innocente e distruggono i rapporti sociali, dava pure un chiaro ammonimento contro la connivenza dei poteri forti. Anche se non espresse chiaramente, sottintese sono le applicazioni. Ogni potere cerca il riconoscimento e l’alleanza con altri poteri che operano su piani diversi. Così il potere politico cerca il riconoscimento del potere economico, il culturale dello sportivo, il cinematografico del musicale e così via. Riconoscimento ma anche reciproca legittimazione. Logica che è valsa fin’ora anche per il potere ecclesiastico gemellato a quello politico. Come appare ancora ai vescovi e ai cardinali sempre presenti in importanti manifestazioni e sfilate pure militari della vita pubblica. Orbene l’inchino della statua della Madonna al capo mafioso don Beppe si inquadra in questa logica: pubblico riconoscimento di un potere mafioso costituito con quello religioso della chiesa. In questo territorio ciò avviene da secoli con benefici da parte di entrambi e consolidato nella mente della popolazione, considerata profondamente religiosa. Papa Bergoglio non vuole più continuare questa politica connivente e oggi denuncia ciò che fino a ieri altri uomini di chiesa quasi negavano. Buona novella sia per il Cristianesimo come per la società civile. Una logica però che parte da lontano e con radici ampiamente diffuse. La logica di Oppido Mamertina non è diversa da quella che ha portato Papa Pio XI a stipulare il concordato con l’Italia fascista nel I929 e con la Germania nazista nel 1933, con la dittatura franchista spagnola da parte di Pio XII nel 1952, con l’apparizione congiunta di Papa Wojtyla e il Dittatore Pinochet al balcone del palazzo governativo del Cile nel 1987.La logica della legittimazione a livello politico. Si aggiunga la legittimazione reciproca fra poteri finanziari. Vedi la revisione nel 1984 del concordato dell’8 per mille fra Governo Craxi e Vaticano, una specie di strattagemma per cui se uno non cita la destinazione religiosa finisce tutto alla chiesa cattolica. Oppure il rifiuto del Vaticano nel 1987 di consegnare all’Italia Il Cardinal Marcinkus, presidente della Banca del Clero, indagato con mandato di arresto per una serie di irregolarità che già nel 1982 avevano portato il banchiere Calvi ad impiccarsi sotto il ponte del Tamigi. Tutto silenziato e riappacificato. Fino a ieri durante il potere berlusconiano l’azione del Cardinale Ruini e specie del Cardinal Bertone, numero due della gerarchia cattolica, è stata in questa prospettiva, e oggi l’appartamento spaziosissimo che Sua Eminenza ha regalato a se stesso in Vaticano è giusta ricompensa per i servizi prestati alla Chiesa del potere amico dei potenti. Da non sottovalutare poi la connivenza a livello culturale. Basti citare il caso di Ernesto Buonaiuti, (1881-1946) esponente del modernismo cattolico, teologo e storico di grande valore, anticipatore di molti temi e sensibilità fatte proprie dal Concilio ecumenico del 1965. Professore all’Università la Sapienza di Roma, le sue opere furono messe all’indice, scomunicato. La chiesa italiana si accordò perché lo Stato gli togliesse la cattedra di insegnamento. Stanco, senza soldi, umiliato mori a a 65 anni, privato pure della sepoltura ecclesiastica: vittima di poteri forti culturali, Chiesa-Stato congiunti. A tutti i livelli i forti si alleano sempre con i forti e a soffrirne sono sempre i più deboli. In Calabria le Madonne si fermano davanti alle case dei boss, a Milano davanti alle banche, a Roma davanti ai palazzi della politica e così via in ogni altra città del mondo. Orbene è questa connivenza che Bergoglio si prodiga di far saltare accordi con il potere civile per esprimere la propria e le religioni di tutti, questo si, ma nulla di più. Da varie parti si dirà che la chiesa in Italia ha sempre condannato la mafia. Si e no, l’ambiguità c’è stata. E’ vero che i vescovi della Sicilia hanno emanato la scomunica nel 1944,52,82 ma ai mafiosi non ha sfiorato la pelle perché nel frattempo negli anni 60 il Cardinale Ruffini di Palermo disse che i comunisti sono peggio dei mafiosi, i mafiosi frequentano la chiesa, quelli no. E così i documenti dei prelati sono rimasti carta da formaggio. E vero pure che Papa Wojtyla il 9.5.1993 gridò ad Agrigento l’inferno ai mafiosi, ma quelli se ne fotterono tanto sapevano che la banca vaticana riciclava il loro denaro sporco. Condanne formali che nascondevano ancora intese fra poteri forti. Bergoglio invece a Crotone ha sconvolto l’assetto della malavita organizzata: ha tolto le loro processioni, i loro santini di Padre Pio, le loro devozioni alle varie Madonne delle Grazie. Togliere questo alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla camorra, alla Sacra Corona riunita è togliere la terra sotto i piedi, l’ossigeno, la vita. E’ un colpo da KO. A loro questo è un papa che fa paura, perché crede quello che dice, vive quello in cui crede. E se la chiesa dei prelati, del clero, dei devoti gli darà credito e lo seguirà, potremo vedere emergere lentamente un’Italia più onesta.

Autore:
Albino Michelin
16.07.2014

ECOAMBIENTE, DOPO DI NOI IL DILUVIO?

Una conversazione fra due pianeti. Il Primo: ”da quando nel mio territorio è arrivato l’homo sapiens mi sono preso una malattia e non so come curarmi”. Il secondo :”la stessa malattia l’ho avuta anch’io ma poi mi è passata. Vedrai che passerà anche a te, perché l‘homo sapiens è scomparso”. E cosi’ è avvenuto, l’umanità sapiens ha fatto ammalare il suo habitat ma poi si è autodistrutta.” Il problema dell’ambiente e della attenzione ad esso dovuta è diventato prioritario nel nostro tempo. Qualche anno fa nel 1997 si è stipulato il trattato di Kyoto in Giappone, ratificato nel 2005, cui vi aderiscono circa 180 Paesi. Il documento fissa le linee guida per la riduzione delle emissioni inquinanti responsabili del riscaldamento globale e dell’effetto serra. Anche la gente comune si è accorta che stiamo producendo montagne di rifiuti, distruggendo le foreste che assorbono l’anidride carbonica, ci circondiamo di un mondo di plastica, trasformiamo i fiumi in fogne tossiche, le vegetazioni e praterie in aree sterili, le meraviglie della natura in ammassi di cemento. Gli imballaggi dei supermercati sono già rifiuti, sperperiamo l’acqua e la commercializziamo benché sia un bene comune. Le bottiglie di acqua minerale prodotte al nord e vendute al sud o viceversa sono già inquinate. La confezione di una bistecca inquina come un automobile che percorre 80 km. Ogni prodotto comperato diventa rifiuto e causa inquinamento. Viviamo come se fossimo l’ultima generazione, aprés nous le deluge, dopo di noi il diluvio. Al contrario di noi la terra smaltisce sempre i suoi rifiuti senza arrecare danno. La natura non ripudia nulla, assorbe e rimette in circolazione. Ovvio che di fronte ad una situazione del genere si cerca di correre ai ripari. E si obbliga o si consiglia la raccolta differenziata che è il modo attuale più sostenibile per smaltire i rifiuti, l’istallazione di pannelli fotovoltaici con l’energia solare, l’esportazione di energie pulite nei paesi in via di sviluppo, la ricerca di alternative possibili, il controllo degli inceneritori abusivi, principali nemici della raccolta differenziata, dei combustibili fossili, della cementificazione. Nonché la scelta di prodotti locali e biologici. Il tutto nello spirito di una canzone anni sessanta di Adriano Celentano: ”I Ragazzi della via Gluck”. A questo punto anche le religioni potrebbero dare un rilevante contributo alla bonifica del degrado ambientale. Limitandoci a quella cristiana oggi osserviamo che molti dei suoi teologi cominciano a spostare l’asse di interesse: da considerazioni sulla vita eterna a quelle sulla vita terrena. Da una morale personalista (salva l’anima tua) ad un’etica globale incentrata sull’ambiente in cui l’uomo è destinato a vivere. Sotto questo profilo è ben salutata la nuova interpretazione della Bibbia sulla creazione del mondo. Essa viene nel Genesi presentata in due racconti: il primo in cui si dice di “sottomettere” la terra, il secondo in cui la terra viene affidata all’uomo perché la “custodisca” come un giardino. Nella prima interpretazione ci si è dedicati alla terra con una mentalità predatoria, nella seconda ci si dovrebbe dedicare in atteggiamento di condivisione e di rispetto. La terra non è stata affidata a noi, ma noi alla terra. Essa non è parte di noi, ma noi parte di essa. E quando si parla di un interdetto di Dio ad Adamo di non mangiare la mela, la teologia di oggi spiega che il creato non va sfruttato, non va distrutto, non va “tutto divorato”: vi sono dei limiti ben precisi che l’uomo stesso deve porsi, pena la sua estinzione. In una rilettura attuale della Bibbia si parla chiaramente di una teologia dell’ambiente, di una ecoteologia. Un Dio dentro e non sopra la natura e il cosmo. Una stretta interconnessione a quattro: Dio- l’universo- l’umanità- la coscienza. Mancando uno dei quattro piedi di sostegno non si regge più il tavolo dell’universo. Che ci sia una parentela fra noi e la natura lo si sapeva. Difatti noi abbiamo bisogno dei suoi elementi, ferro, rame, potassio…Ma che vi fosse una interconnessione fra l’elemento soprannaturale e naturale questo ci era meno noto. Inoltre va aggiunto che anche la terra ha la sua spiritualità. Essa possiede delle linee direttrici energetiche che persino gli antichi conoscevano meglio di noi. Difatti costruivano templi, altari, luoghi sacri all’incrocio di tali direttrici. Oppure lungo i torrenti d’acqua, nella vegetazione, sulle alture, dove la terra meglio esprime la sua anima. Considerazioni che ci aiutano a non saccheggiare la terra e a costruirci nel nostro interesse un’etica dell’ambiente.

Autore:
Albino Michelin
28.05.2014