martedì 26 aprile 2016

FALLIMENTO DELLA BANCA VICENTINA: UN PARROCO INTERPELLA LA COSCIENZA DEL PRESIDENTE

Ogni anno Vicenza assurge agli onori della cronaca per la fiera dell’oro con espositori ed acquirenti da tutto il mondo. Ora è nell’occhio del ciclone e nell’abbominio di oltre 110 mila italiani messi sul lastrico per il fallimento della Banca Popolare Vicentina, causa il suo presidente Gianni Zonin, dottore, esimio enologo, re dei vini omonimi, proprietario di immensi vigneti sparsi in tutto il territorio nazionale. Si pensava che la sarabanda dei fallimenti bancari fosse limitata all’Etruria, Marche, Chieti, Ferrara, Centro Veneto. Pia illusione, la corruzione si è propagata a macchia d’olio. Vicenza fin’ora isola felice del Veneto bianco, sagrestia d’Italia, dove sempre affari, politica, partiti si sono stretti in amoroso abbraccio fra sacro e profano. In questo ambiente è nato, cresciuto, si è arricchito con un ventennio alla presidenza della Banca Gianni Zonin, tipico esemplare cattolico, sempre prono al bacio dell’anello delle varie eccellenze, delle riverenze verso gli ecclesiastici che contano, e che imbonì con beneficenze pro chiese ed oratori. I termini del suo delinquere sono a tutti noti: nel 2015 annus horribilis della Banca sono spariti 5 miliardi di risparmi. I titoli hanno perso il 90% del valore. Se un titolo valeva 62 euro, nel settembre scorso è caduto al 48%, ed ora al 6% o qualcosina di più. In media i soci hanno perso 42 mila euro a testa. Famiglie rovinate, aziende distrutte, pensionati alla carità. E pensare che nel 2014 Gianni Zonin lanciava un proclama: ”fuori c’è la crisi, ma le nostre azioni salgono. In Italia i titoli delle banche hanno perso il 60% del loro valore, mentre quello nostro è cresciuto delle 33%. Abbiamo avuto ragione e i nostri 110 mila soci ce ne sono grati”. Una faccia di tolla da mandare a quel paese con il gesto dell’ombrello. In dissesto una banca storica sorta 150 anni fa, agli albori dell’unità d’Italia, quando contadini e braccianti del territorio si aggregavano fra di loro per investire e mettere al sicuro i propri soldini. Diventata poi una fra le 120 banche più importanti d’Europa e l’ottava assoluta in Italia. Il bravo presidente indagato dalla Procura per associazione a delinquere si è dimesso il 23.11.15 con la modica parcella di un milione tondo tondo, alla faccia dei poveri bidonati, becchi e bastonati, derubati dei risparmi di una vita. Lo slogan da sempre rivendicato dai leghisti: ”Vicenza ai vicentini” si è purtroppo deteriorato in “Vicenza ai vicentini corrotti e corruttori”. Una reazione e presa di coscienza coraggiosa l’ha pubblicamente lanciata un parroco della città, don Marco Bedin, il quale nel frontespizio del foglietto domenicale del 3 aprile u.s. divulgò la seguente lettere aperta.
*Signor Zonin, Le racconto una storia.
Un giorno Gesù passò a Gerico e alzando gli occhi al cielo vide un uomo arrampicato su un sicomoro. Lo fissò e lo autoinvitò a mangiare a casa sua. Durante il pranzo questo ricco, ma non tanto onesto signore di nome Zaccheo, si alzò e disse: ”ecco Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto”. Vede, Signor Zonin, la soluzione a tutti i Suoi guai è semplice. Lei è ricco, ricchissimo per la precisione. E siamo tutti abbastanza smaliziati per capire che può cedere quote, reintestare, riassettare, ma Lei da questa storia non ne esce comunque povero. Restituisca un po’ dei suoi soldi a chi ne ha persi tanti per colpa Sua. Non lo faccia perché glielo impone la giustizia di uno Stato, ma perché nella Sua coscienza è maturato qualcosa. Stia tranquillo: facendo quattro conti da massaia anche restituendo tutto ai piccoli risparmiatori che avevano creduto nel titolo della Banca Popolare (proprio perché popolare), Lei non andrà mai a finire a vivere con mille euro al mese. E’ un’avventura che non fa per Lei, lo sappiamo, ma vuole continuare a vivere nella Sua città camminando a testa alta? Restituisca quello che con la menzogna ha rubato. Scelga Lei se passare alla storia come un farabutto o come un uomo con un minimo di dignità. Non guardi alle porticine che i potenti di questo mondo aprono e chiudono sentendosi come Dio in terra, al di sopra del bene e del male. Lo sa che le porte del regno dei cieli le aprono i giusti e i poveri. Se li faccia amici finché può. Quello che Lei sente nei suoi confronti dalla gente che ha frodato non è odio: è senso della giustizia e viene direttamente da Dio, non si lamenti e lo ascolti. La soluzione è semplicissima, è scritta da duemila anni nel vangelo: ”Signore io dò la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto. ”Solo così potranno risuonare e finalmente per la prima volta alle sue orecchie e in mezzo ai suoi sterminati vigneti le beate parole di Gesù a Zaccheo: ”Oggi la salvezza è entrata in questa casa-“.(Vicenza 3.4.2016 Don Marco Bedin).

Fra tante prediche dorate e devote ecco un annuncio dirompente come sono tutti quelli del vangelo e che in questo caso diventa denuncia. Però attenzione: troppo comodo depistare le responsabilità della crisi italiana sui profughi, sugli extracomunitari, sugli immigrati. Ancora una volta si dimostra che essa ha una sola causa: la corruzione dei settori pubblici, della politica, delle banche, del fisco e di tutti quei cittadini che, in tale sistema complici, volentieri ci guazzano.

Autore:
Albino Michelin
13.04.2016