mercoledì 22 novembre 2017

LE CONFESSIONI PUBBLICHE DELLE DONNE VIOLENTATE: VITTIME O COMPLICI?

In tempi non lontani la confessione su determinati comportamenti sessuali veniva fatta al prete e sotto segreto professionale. Oggi invece roba del genere viene divulgata in pasto al pubblico specie dalla TV che ha anche istituito il suo confessionale del Grande Fratello. Il passato mese di ottobre è stato caratterizzato da uno sciame di donne, in genere attrici, starlet, subrette, miss che si sono impadronite dei microfoni per divulgare a tutti gli stupri e le violenze subite, in genere 20 anni fa e oltre. Per alcuni un grido di allarme, per altri un boomerang, cioè una forma di suicidio. Sta diventando una vera battaglia sulla credibilità di chi denuncia e di chi è denunciato. Questa irruzione merita una riflessione culturale più che gossipara e lo spunto ci viene dato da Asia Argento che accusò di violenza sessuale il suo produttore cinematografico di 20 anni fa, certo Weinstein di Hollywood. Qui non è il singolo caso che ci interessa, ma il mondo e la mentalità in cui si inserisce. Tenendo presente che questi comportamenti avvengono ovunque: in famiglia, al lavoro, negli alberghi, nella scuola, nei ministeri. Bisogna subito fare una premessa partendo dalla base biologica uomo-donna, in riferimento alla procreazione. L’uomo è parte attiva in quanto detentore del seme. La donna parte passiva in quanto il seme lo riceve, lo gestisce, lo porta a compimento. Se non vi sono incidenti di percorso dal punto di vista educativo e psicologico l’uomo nei confronti della donna è portato a fare richieste ma se gli manca l’autocontrollo si spinge verso la conquista di lei talvolta in modo istintivo: molestie, violenza, stupro, femminicidio. D’altra parte abbiamola la psicologia della donna, quella di esibirsi, di farsi notare con il culto dell’immagine e se gli manca l’autocontrollo finisce con l’esposizione del corpo, provocazione, cattura dell’uomo ai suoi intenti. E così avviene che le persone non educate e prive di ogni etica sessuale ti vanno a gridare che tutti gli uomini sono por…, tutte le donne sono put… Per un approfondimento del fenomeno si può partire dalla posizione delle donne, come si evince da una trasmissione-intervista ad Argento e a Vladimir Luxuria, chiaramente interpreti a difesa del genere femminile. Quando la ragazza, specie se all’inizio del lavoro, viene seviziata dal “bruto laido”, teme che questi gliela faccia pagare se non scende a compromessi e di restare sulla strada. Si sente indifesa, bloccata, umiliata, le manca il coraggio di confidarsi. Sa o pensa che l’uomo è un pescecane, un predatore che aspetta la sua preda per ingoiarla e accontentare i suoi nefandi capricci. Inoltre l’uomo vuole esibire la sua potenza e superiorità maschilista, umiliando la donna considerata a torto un essere debole e inferiore. Passando invece al mondo maschile si obbietta che la donna esibisce il suo potere nei confronti dell’uomo con l’astuzia del fisico, con l’uso del vestito e dello svestito fuori luogo e in tutti i luoghi, con le sue finzioni alla Belen ad esibire la farfalla inguinale quale pudicissima ’impresa, nel nicchiare sempre a spiegare quando e che cosa intende per stupro, se il tocco, la sfiorata, l’avance, la violenza. E qualche volta la violenza pure se la inventa. E si aggiunge come mai le donne parlano solo dopo vent’anni quando hanno la pancia piena di soldi e di successo. Al momento del palpeggio o del fattaccio dov’erano? Comodo svendere la propria dignità per un pugno di dollari. Vogliono pubblicizzare a tutti il loro eroismo mai esistito? La loro illibatezza verginale scippata dall’orco di turno, quando invece era già sparita al vento nella prima adolescenza con i morosetti coetanei? Recentemente don Guidotti, un prete un po’ focoso di Bologna, ad una ragazza che denunciava una violenza da parte del “solito” marocchino grida:” se vai sempre allo sballo, te la meriti, io non sento pietà.” Anche se l’espressione non ci trova consenzienti, insinua però che chi è causa del suo mal pianga se stesso. E che spesso l’orco che induce è la donna stessa. E quanti riferiscono di ragazze e donne che al primo approccio se l’uomo non ci fa il regalino, non sdruscia con la manina lo mandano a quel paese affibbiandogli del finocchio o dell’impotente? A ben osservare i confini fra i due mondi non sono così precisi. L’uomo approfitta del suo potere sulla donna? Altrettanto la donna sull’uomo. Al di là dei due schieramenti si potrebbe tentare un’osservazione neutrale su vittime e vittimismo. Essere vittime da’ prestigio, suppone ascolto, promette e promuove riconoscimento, attiva un potente generatore d’identità, diritto, autostima. Immunizza da ogni critica, garantisce innocenza al di fuori di ogni ragionevole dubbio. Essere vittime, o inventarsi tali, conferisce potere proprio perché la vittima non risponde di nulla, non ha bisogno di giustificarsi. In questo contesto non dobbiamo certo dimenticare le colpe e le cause della storia passata. Allorché una donna rimaneva incinta fuori del matrimonio veniva vituperata e colpevolizzata perché una brava ragazza non doveva comportarsi così, mentre il maschio circolava in bello stile a testa alta. Impensabile al tempo che una donna violentata potesse denunciare e difendersi. La colpa era sempre e soltanto sua. Ovvio che oggi anche se in ritardo si voglia inconsciamente risarcire del mal tolto. Ma anche la chiesa con la sua insistenza sul binomio diavolo-donna ha le sue colpe. I libri della morale riservavano poche paginette sui doveri sociali, ma un libro intero sul comportamento sessuale. E andavano anche ai dettagli sulla vivisezione del corpo femminile: dalla testa al collo zona onesta, dal collo all’ombelico zona meno onesta, dall’ombelico alle ginocchia zona disonesta. Il tutto a scapito del sesso affettività. Nel nostro tempo andrebbe riveduta la morale del settore e in questo pansessualismo trovare un’etica ed un orientamento affinché i due poteri maschile e femminile possano reciprocamente collaborare per la formazione delle nuove generazioni, oggi vittime di   mercificazione sessuale.

Autore:
Albino Michelin
22-11-2017

giovedì 2 novembre 2017

L'ISIS CATTOLICA VA DI BRUTTO SULL'"ERETICO" PAPA FRANCESCO

Si potrebbe chiamare Isis cattolica non certo quel pezzo di Stato terrorista siro-irakeno, quasi si fosse infiltrato come quinta colonna nell’istituzione chiesa cattolica, ma una dura resistenza formatasi da molti cattolici di ogni ceto, cultura e appartenenza politica contro la missione di Papa Bergoglio. Per quanto egli sia il rappresentante della cattolicità solo dal 2013, le reazioni in breve tempo si sono coalizzate talvolta in modo soft, tal altra sotterraneo, tal altra vistoso, fondamentalista, integralista, conflittuale. Il suo dire e agire viene dai cattolici dello zoccolo duro considerato lassista e causa della deriva dell’ultimo periodo, una globalizzazione dell’indifferenza e del relativismo, reo anche di aver abolito il vocabolario sacro di “Sia lodato Gesù Cristo, Sua Santità, Sommo Pontefice, Vicario di Cristo” con il laico “buona sera, buon giorno, buon appetito, cari fratelli.“ Basta leggerne i sintomi: non si è mai avuto sin ora una così consistente concentrazione di profezie che prospettano un futuro catastrofico. Parlano di guerra finale, di cielo contro la terra e viceversa, distruzione, castighi planetari di Dio contro un mondo diventato ateo come non mai. SOS, si salvi chi può. Basta aprire il cellulare per vedersi arrivare ogni giorno messaggi sul tipo:” oggi dalle ore 9 per un giorno continuato inizia il digiuno con la recita del rosario perché la Madonna ci eviti i castighi di suo Figlio”. In questo sono trainanti le emittenti cattoliche, tipo Radio Maria, che con sicumera e sadismo spirituale condanna all’ inferno eterno gli impenitenti di ogni categoria. Dall’alto si è già dovuto procedere ad una epurazione nello staff dirigenziale allorché dopo il terremoto di Amatrice nell’agosto del 2016 certo P. Cavalcoli venne licenziato per aver dichiarato che tale disgrazia è castigo di Dio contro le coppie di fatto. Ma fu come lavare la testa all’asino. Passato l’episodio, lo staff imperterrito e noncurante continuò con arroganza nel suo terrorismo Isis, pilotato dal suo direttore Livio Fanzaga. Capofila dei profeti di sciagura è Antonio Socci, esponente di Comunione e Liberazione e Opus Dei, scrittore per altro forbito e accattivante, che inviò al Papa il Suo libro “Profezia finale”, in cui aggiungeva una “filiale” letterina mettendo in discussione la validità della sua elezione. E come scrive in altro libro “Non è Francesco” gliele canta e gliele suona, ribadendogli che sta dividendo la chiesa, sta umiliandola, svalutando i suo dogmi e i suoi fondamenti divini. Bergoglio gli risponde brevemente ma rispettosamente: ”caro fratello Antonio, anche le critiche ci aiutano a camminare” (17.4.15). Col passare dei mesi monta l’onda della contestazione, contro un Bergoglio che fra l’altro avrebbe un solo chiodo fisso: i profughi, il dialogo con i musulmani, i morti di fame. Un caso tipico è il gruppo dei “Dubia”, capeggiato da 4 cardinali Caffara, Meisner, (nel frattempo deceduti) Burke, Brandmüller che il 22 aprile scorso organizzano un’assemblea, affollata di cattolici integralisti all’Hotel Colosseum di Roma, in pratica annullando le strutture portanti dell’enciclica “Amoris laetitia” di Bergoglio, nella quale questi ammette la possibilità della comunione ai divorziati, previo discernimento di coscienza. I convenuti stilano un documento, lo inviano al papa sostenendo che il matrimonio non va banalizzato, è sacramento indissolubile, che i divorziati si estromettono essi stessi volontariamente dalla comunione. Il Papa non risponde in quanto la sua posizione è già a tutti nota da tempo. Il 23 settembre u.s., firmata da Gotti Tedeschi, ex presidente della banca vaticana Jor dimesso nel 2012 viene spedita una lettera con 62 aderenti, membri di gruppi cattolici tradizionalisti, in primis i seguaci di Lefebvre. Accusano Bergoglio di sette eresie, praticamente lo estromettono dalla chiesa, come nei primi secoli lo furono gli eretici Papa Liberio e Onorio. Ancorché ci tengono a ripetere il solito logo ”amore filiale”. Per oggettività bisogna sottolineare che accusano il suo comportamento perché condurrebbe i fedeli all’eresia. In pratica Bergoglio sarebbe il cocchiere che conduce la chiesa allo sbando. Non è qui il caso di dettagliare il contenuto delle 7 eresie. In succinto:” non sempre per l’uomo è possibile seguire la legge di Dio, la sua misericordia è più grande del nostro peccato. Niente proselitismo, solo testimonianza, Dio non è cattolico, quindi dialogo con le tutte le religioni…” Queste accuse vengono bene accolte ampliate, interpretate e divulgate da tutta una stampa di destra con i suoi corifei come il Giornale, il Foglio, Libero, Verità. Non passa giorno che non pubblichino nelle tribuna dei lettori una fiera di dissensi e attacchi contro un papa così indigesto. Non sembra difficile individuare i motivi di tanta acredine e delineare la tipologia dei cattolici che ne fanno parte. Anzitutto i conservatori per i quali scostarsi dalla tradizione significa tradimento, anziché evoluzione. Pensare anche con la propria testa si sentono persi, hanno bisogno di un ombrello protettivo, per pigrizia mentale incapaci di usare anche la propria coscienza. Aggiungi i fondamentalisti: quelli che hanno bisogno di autorità, di paletti, di divieti, proibizioni per sentirsi al sicuro, e garantiti da ogni rischio identificando fedeltà con testardaggine, quindi si difendono con ogni arma anche con la calunnia. Aggiungi i narcisisti, quelli del culto verso la propria immagine, che si sentono importanti allorché possono opporsi ad ogni novità. Tipi detti normalmente “bastian contrari” di professione, per ritagliarsi uno spazio di pubblicità’. Per costoro ed altri di questa tipologia è fissa, quasi maniacale l’idea che la chiesa appartiene a loro, e loro ne sono i proprietari. Indubbiamente anche la chiesa in 2000 anni ha avuto le sue colpe allorché si è barricata in un castello monolitico, chiuso a doppia mandata, e come impero sulle anime e sui corpi, spesso con terrorismo psicologico. Per cui adesso un po’ di mea culpa le fa bene perché raccoglie in parte ciò che ha seminato. Lo ammette anche Papa Francesco, consigliando i credenti ad esporre le proprie opinioni con libertà di parola. Certo che gli integralisti francescofobi cattolici non usano le armi e le bombe come l’Isis, ma un linguaggio intollerante e insolente sì, senza pensare che spesso ne uccidono più la lingua e la penna che non la spada.

Autore:
Albino Michelin
02–11-2017