mercoledì 24 giugno 2020

CORONAVIRUS: FINANZIAMENTI SI` PER LE ARMI, NO PER I RESPIRATORI

Sarà stata un’esperienza luttuosa ma inefficace se passata la pandemia andrà tutto bene, cioè’ come prima. Restando ai dati forse provvisori di metà giugno 2020 avremo 400 mila decessi nel mondo, 34 mila in Italia, 1.700 in Svizzera. Nulla cambierà se tutto si risolverà con gli slogan celebrati, con la memoria delle movide, mascherine, saponette, disinfezioni col gel, e con un eterno riposo. Non si tratta ora e nei prossimi periodi di gestire la normalità, ma di fare una seria riflessione affinché quanto avvenuto ci serva da lezione e da inversione di tendenza etica e di comportamento. Ci limitiamo all’Italia perché bisognerebbe smetterla in Tv e sulla stampa con le solite caciare e risse da ultras da stadio sugli eurobond, sui mes, sui recovery found, con i partiti politici a farsi dispetti. Bisognerebbe cessare con le reazioni e accordarci sulle azioni comuni. Ci si permetta di rimanere in Italia e aprire il capitolo tabù, ma ci pare essenziale e mai affrontato nei pubblici dibattiti, quello degli armamenti, della produzione e commercio di ordigni bellici. Sulle spese militari ci troviamo sempre e tutti d’accordo, a maggioranza trasversale, pensiero unico. Il virus ci ha trovati impreparati, gli arsenali militari no. Anche questo è un aspetto di bonifica nazionale e pure mondiale non solo per evitare ulteriori pandemie ma anche per vivere sani sia fisicamente che spiritualmente. In Italia si piange perché siamo in una crisi finanziaria desolante, la gente non arriva alla fine mese, la cassa integrazione sempre promessa mai arrivata. C’è chi fa la fame. Vittimismo o realtà, non addentriamoci. In un paese che evade 212 miliardi all’anno è difficile capirci qualche cosa. Ma una realtà è certa, che il coronavirus ha messo il dito sulla piaga. Quanto spendiamo per gli armamenti e a che cosa servono? E quanto per la sanità? Dati alla mano: le spese miliari nel mondo ammontano a 2 mila miliardi all’anno. All’Oms (Organizzazione mondiale sanità) restano le briciole. In testa gli Usa con 732 miliardi, l’Italia al dodicesimo posto con 26 miliardi. E qui si cammina sui carboni ardenti perché i numeri sono molto ondivaghi, dipende dalla fonte. Ancorché l’articolo 19 della nostra costituzione dichiari apertamente di ripudiare la guerra noi si esporta per diversi miliardi annui, pure in paesi pieni di conflitti armati nel Medioriente e in Africa, a belligeranti che poi ci ritornano a casa nostra uccidendoci con le nostre armi. La novantina di aerei F35 ci costano 13 miliardi. La Rete di disarmo e della pace ha chiesto all’Italia una moratoria per bloccare almeno il prossimo anno la produzione di questi velivoli onde risparmiare 6 miliardi. Scopo: privilegiare la spesa pubblica in funzione della sanità, della istruzione, della ricerca, della tutela sociale. Parole al vento. Ma poco da meravigliarsi se pensiamo che durante la pandemia mentre la maggior parte delle industrie rimanevano chiuse le aziende militari hanno continuato in piena attività. Quindi parole al vento. Ogni anno aumentano le spese per gli armamenti e aumentano i tagli per la sanità. Il nostro servizio sanitario ha perso negli ultimi 10 anni qualcosa come 48 mila addetti ai lavori. La spesa sanitaria subisce sempre una contrazione, quella militare gode costantemente di un balzo in avanti. In Italia su 1000 abitanti si hanno 3 posti letto a disposizione, in Germania 8. L’impatto dell’epidemia ha evidenziato la carenza del nostro sistema sanitario, crisi umana e sociale. L’Italia è più che autosufficiente sui sistemi militari, ma ampiamente dipendente dall’estero per quanto riguarda le diverse tipologie di apparecchiature medico sanitarie. In effetti per l’importazione di queste attrezzature specializzate noi investiamo 7 miliardi all’anno. Non ostante il nostro sistema nazionale sia riconosciuto come uno dei più solidi nel mondo occidentale. I nemici che mettono in pericolo il nostro paese non sono i virus, ma i soldi buttati al vento o spesi per le armi. La pandemia con i suoi purtroppo 34 mila morti in 5 mesi ci dovrebbe insegnare che i nostri nemici non si sconfiggono con le armi ma investendo sulla sanità pubblica ed approntando fra l’altro una radicale trasformazione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili perché ora ci stanno in agguato anche i cambiamenti climatici.  E se dall’Europa ci arrivasse una pioggia di soldi ci venga ribadita la condizione che non si tratta di un obolo e che tutto non vada a finire in tarallucci vino bianco e agenzie mafiose, ma di un impegno per le riforme con precedenza alla sanità. Se così non fosse avremmo perso migliaia di vita umane per nulla con il rischio di perderne sempre di più.

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Albino Michelin
12.06.2020

 

martedì 23 giugno 2020

CORPUS DOMINI E RAZZISMO

L’accostamento potrebbe apparire un po’ stravagante, ma a farci una riflessione approfondita forse non lo è. Si permetta di partire da due episodi recenti: quelli di un poliziotto bianco in Usa che il 25 maggio u.s. strozza con uno scarpone sul collo l’afroamericano G. Floyd e quello dell’inglese bianco P. Hutchinson che il 13-6 salva un estremista di destra, che stava per essere linciato dalla folla. Dice il Corano al 5,12 ripetendo il testo ebraico del Talmud:” chi uccide un uomo è come se uccidesse tutta l’umanità”. E viene in mente un’espressione di Gesù nella sua ultima cena e ripetuta fino ad oggi nella messa cattolica:” questo è il mio corpo offerto in dono per voi,” che possiamo in tutta logica ampliare:” la vita mia e la vostra va condivisa con gli altri, non va ad eliminarli e sacrificarli per vendetta o per interesse.” La dottrina della presenza di Gesù nel pane della messa ha creato molti rompicapo fra i teologi con circonlocuzioni filosofiche complicate tipo transustanziazione, consustanziazione, trans finalizzazione, tran significazione, fino a scomunicare a vicenda i diversi sostenitori. Per lo meno ci si è precisato che nel pane non è presente fisicamente Gesù, cioè con la sua pelle, i suoi organi, le sue cellule, ma si tratta di presenza reale. Che cosa poi significhi presenza reale anche qui non vale la pena addentrarsi. Simbolica, mistica? Ci si mandava perfino al rogo per queste “sigle” teologiche. In tanta agitazione di spiriti ovviamente sono sorte e si sono diffuse visioni private sui miracoli eucaristici, se ne registrano nel mondo 22. Pensiamo a Lanciano (CH) quando nel 750 un prete dubbioso costatò che la particola si trasformò in un pezzo di carne sanguinante o a Bolsena (VT) quando nel 1264 un prete boemo Pietro di Praga si trovò fra le mani una particola pure sanguinante. Ed è in questo periodo 1247 che papa Urbano IV per sistemare un certo Berengario che divulgava la presenza simbolica istituì la festa del Corpus Domini (Corpo del Signore), con una solenne processione annuale nelle dimensioni di una festa cittadina e popolare con drappi alle finestre, corpi bandistici e forze dell’ordine con cappa e spada. Veramente Gesù non ha detto di chiuderlo prigioniero nel tabernacolo per adorarlo o portarlo per le strade, ma: “Prendete e mangiate e distribuitevi il pane…” Ad ogni modo anche ogni tipo di devozione può essere alimento interiore e psicologico per le persone, quindi va rispettato o incoraggiato. Quando Gesù disse quella espressione intendeva molto di più’:” identificatevi con me, con il mio corpo che siete pure voi. Io ho dato il sangue per voi da quanto vi voglio bene, voi siete la mia passione, però altrettanto fate voi per amore degli altri.” Sconvolgente, non si dimentichi quanto dice Paolo (1 Cor.12,27):” voi siete il corpo di Cristo.” Lo ripeteva Gesù: quello che fate ad un vostro simile lo fate a me. L’ostia è il corpo reale di Gesù nel senso che si identifica con la comunità, con il mondo sociale, addirittura con il mondo cosmico (Th.de Chardin): da rispettare, condividere, amare. Mancando questo concetto le nostre messe, le nostre comunioni, prime o ultime, cambiano poco o niente il nostro rapporto sociale. Conseguenze: quando i cristiani sono andati a fare le crociate contro i musulmani, le hanno fatte contro il corpo di Cristo, e quando i terroristi musulmani fanno saltare le torri Gemelle di New York fanno a brandelli il corpo di Cristo. E quando i bianchi europei vanno a confiscare gli africani confiscano il corpo di Cristo. E quando affogano nel mare i disperati affogano il corpo di Cristo. E quando andiamo a rapinare le materie prima nel terzo mondo noi rapiniamo il corpo di Cristo. E quando incendiamo le foreste dell’Amazzonia, noi bruciamo l’ossigeno al corpo degli indigeni, al corpo di Cristo. Si dice che la devozione popolare veneri 33 chiodi della passione di Gesù, tutti con la pretesa dell’autenticità, e sparsi in 29 città del mondo, ma i veri chiodi che noi si pianta sul corpo di Cristo sono le torture, le sofferenze, le discriminazioni sul corpo di miliardi di poveri cristi della terra. Ogni tanto come in questo periodo divampano reazioni contro il razzismo, vedi nei due casi all’inizio citati. Come in Svizzera le manifestazioni di oltre diecimila persone nelle piazze il 14 giugno u.s., come nei campi di calcio della Germania che prima di ogni partita i giocatori si sono messi in ginocchio al centro del campo in memoria delle vittime del razzismo. Non entriamo a citare gli eccessi di decapitazione dei monumenti dedicati a personaggi del passato rei di razzismo come C. Colombo, A. Escher, Churchill, ecc. perché andrebbero contestualizzati storicamente. Fermiamoci all’oggi: cattolici o non cattolici, credenti o non credenti, questo può essere un segno della sensibilità verso il corpo sociale, verso tutta l’umanità umiliata, implicitamente verso il corpo di Cristo. Non andate in pace perché la messa continua. Fate questo in memoria di me.

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Albino Michelin
29.05.2020

lunedì 22 giugno 2020

PER ECCLESIASTICI E CREDENTI DAL CORONA VIRUS TANTE OPPORTUNITÀ

Già all’Inizio della pandemia circolavano gli slogan, io resto a casa, andrà tutto bene, distanti ma uniti, con il folklore dell’inno d’Italia. Fra autocensura, clausura, assunzione di responsabilità, con un sentimento di fondo chiamato impazienza. Dentro a questa esperienza c’è passata anche la chiesa. Come l’ha vissuta e soprattutto come ne esce se lo chiedono con molti. Ritornare come sempre o ripartire in modo nuovo? Intanto bisogna dare atto senza suono di trombe agli oltre 120 preti caduti sul campo vicino alla propria gente e in modo particolare al bergamasco di Casnigo, 72 anni G. Berardelli che prima di morire ha donato il proprio respiratore ad un degente più giovane, perché aveva un futuro davanti, diede la vita per gli altri. Accanto a questa ovviamente vi sono stati comportamenti variati come quello del Vescovo di Ascoli Piceno G. D. il quale intimò al governo o ci apre le chiese o ce le prendiamo noi e che lo stato non ha nessun diritto di proibire il culto, a parte che si batte per quell’esigue minoranza del 20% in genere anziani che frequentano la domenica, o quella del Cardinale R.B, che non indossò la mascherina perché il Signore è più forte del virus, o di qualche ecclesiastico che in chiesa litigò con l’ordine pubblico perché si era permesso di officiare in trasgressione alle regole, o dei diversi preti nel sud che hanno abbozzato processioni con Madonna lacrimose a memoria  dei presunti miracoli delle pesti nere, o di quel prete che salì in elicottero con l’ostensorio a benedire la città o la Cei Conferenza Episcopale italiana che ritornò a lamentarsi col governo esigendo l’apertura delle chiese in anticipo  cui il  papa rispose di pregare il Signore affinché ci dia la pazienza di osservare le prescrizioni civili (indirettamente una predica agli italiani in genere carenti di senso civico), e aggiungendo in altra occasione che in chiesa in mancanza del segno di pace con la mano si può benissimo fare un sorriso a distanza guardandosi negli occhi piuttosto che darsi la mano guardando per  terra. O qualche dibattito fra teologi di alta levatura come quello Fra il Cardinale Koch e Magnus Street, il primo a sostenere che è fanatismo affermare che la scienza possa sostituire la preghiera in queste disgrazie e il secondo a ribadire che è fanatismo pretendere che la preghiera sostituisca la scienza, che anzi la preghiera non cambia le leggi di natura create da Dio ma serve solo a cambiare l’atteggiamento interiore della persona. Cioè è emersa una parte di chiesa materialista, ritualista, quella dell’ex opere operato (basta il gesto formale, magico per compere il miracolo) anziché dell’ex opere operantis, cioè la necessità del cuore da parte del richiedente. D’altra parte è emersa anche un’altra chiesa quella domestica, in famiglia, con i propri congiunti. E qui abbiamo avuto dei credenti, che hanno concelebrato la messa on line, Instagram o fb. E ci pare secondario l’intervento di qualche vescovo o parroco che ha raccomandato di tralasciare le loro preghiere allorché celebrava il papa, il pastore della diocesi, il parroco, quasi a temere una concorrenza all’autorità. In tutti i casi si è riscoperto accanto al culto in comunità anche quello della coscienza personale secondo quanto diceva Gesù di raccogliersi a pregare nella propria stanza. Si sono avuti casi meravigliosi in famiglia che riferendosi al vangelo: “dove due o tre persone sono riunite nel mio nome là ci sono io” hanno avuto esperienze stupende. Come chi durante la settimana santa ha organizzato la via crucis con un bambino che ritagliava la grande croce, l’altro Pilato, l’altro il Cireneo. Oppure il giorno di Pasqua in cui qualche famiglia celebrò la cena del Signore: un ragazzino a preparare la tavola, l’altro le candele, l’altro il pane e il vino, i genitori ad estrarre il racconto del vangelo e le preghiere del messale, tutti a ripetere la cena del Signore. Nessuna dissacrazione perché non si trattava della messa del sacerdote, ma della esperienza pasquale e domenicale. Nessuna intenzione di simulare il sacramento, ancorché un momento del genere può avere per la coscienza personale più sacralità del rito codificato. E tante altre iniziative fatte in famiglia con l’ausilio dei catechisti che passavano il materiale didattico. Questa si può chiamare chiesa in uscita, quella che finora ci è mancata, nel senso che invece di entrare nella parrocchia istituzionale si rientra nella parrocchia familiare. Questa pandemia è stata una risorsa anche per Papa Francesco che ha rilanciato per tutto l’anno studio e attenzione alla sua Enciclica “Laudato Si” di quattro anni fa sul rispetto della terra, delle sue leggi, dei suoi equilibri. Giusto perché noi di questo virus diamo la colpa al cinese o al bavarese, il vero virus invece è l’uomo che non rispetta il creato. Per cui il papa ci apre uno sguardo universale. Non c’entra il castigo di Dio. Il virus ha messo ogni cosa al suo posto per insegnarci ad evitare guai peggiori.

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Albino Michelin
14.05.2020

domenica 21 giugno 2020

LA RISURREZIONE DELLA CARNE E L'ETERNO RIPOSO

Ricevo mail da V. R. di Bologna il quale in succinto chiede il significato di quel “dogma “credo nella risurrezione della carne e del corpo” in quanto nell’aldilà potrebbe non sentirsi a suo agio senza il corpo con il quale ha convissuto”. Qui per rispondere bisogna limitare il vasto problema, domanda semplice risposta complessa. Nel senso che non è opportuno chiudere la bocca ingiungendo di credere e tutto si risolve, cioè far calare dall’alto come una mannaia la parola di Dio, le lettere di Paolo, i canti nelle messe da funerale come “io credo, risorgerò”. Si può tentare di partire anche dall’esperienza pratica (includendo così pure i non credenti). Cioè dall’ipotesi che l’uomo sia stato pensato e voluto da Dio, non importa se per creazione o evoluzione. E’ nella logica che ogni artista lasci nell’ opera l’impronta del suo genio per cui non avrebbe senso parlare della risurrezione del nostro corpo se non costatassimo dentro di noi predisposizioni, tensioni, aneliti verso la sopravvivenza, l’angoscia di dover sparire. Siamo come un chicco di frumento sotto terra che contiene tutto il DNA per diventare spiga o una pianticella per diventare un grande frondoso albero. Qui bisogna riferirsi ai predecessori greci che per dire vita usavano due espressioni: Zoe, che significava la ciccia dell’uomo, la pelle degli animali, la scorsa delle piante, tutte vite destinate alla stessa fine e corruzione. L’altra espressione era Bios che significa “il senso” della vita, cioè la felicità, l’intuizione, l’amore, l’’estasi, l’arte, la musica, la luce, lo slancio verso il futuro. Questa è un’altra vita, fa parte della persona, dell’individuo, che la zoe, vita animale non possiede. E chi può con certezza asserire che non possa continuare dopo la morte? Ciò premesso si osserva che la vita eterna non ripugna alla nostra attuale esistenza, anzi ne sembra quasi una premessa. Qui si presenta la realtà della morte nella quale il corpo zoe fa una fine come l’animale, come l’erba del campo e lo dice pure bene il Cohelet della Bibbia. Ma è cosi scontato che la Bios segua la stessa sorte? Considerando la nostra struttura dal punto di vista psicologico potremmo dire che non è una contraddizione. La morte potrebbe considerarsi come un passaggio da una tipo di vita peritura ad un altro imperitura. Inoltre: se dopo la morte fisica si parla di risurrezione del corpo, come la mettiamo? Intanto non può trattarsi di una rianimazione del nostro cadavere ed una ripresa del corpo di prima. Con quale corpo? Chi è morto senza una gamba se la riprende? Chi abbrutito dalle intemperie riprende la sua pelle essiccata? Aggiungi poi che avere il corpo è un bel vantaggio, ma anche un limite. Io non posso volare perché questo mio corpo non ha le ali, ma il mio pensiero arriva in un attimo ai confini del mondo proprio perché non ho le ali. Inoltre si pensi a eventuali miliardi di corpi ammassati in cielo. Un caos, peggio che un immenso Maracanà. Nell’aldilà la persona viene integrata nella pienezza di Dio o dello Spirito Universale. E qui viene in aiuto Gesù il quale dice:” chi crede in me ha la vita eterna”. Non dice avrà la vita eterna. Eternità per Gesù non significa durata temporale senza f fine, ma intensità e pienezza qualitativa. Questa vita c’è già qui, in pienezza nel credente, e dopo la morte continuerà in ulteriore sovrabbondanza. Un concetto che ci avvicina all’affermazione che nella sopravvivenza l’uomo non avrà questo corpo, perché richiederebbe spazio è quello di V. Mancuso, il quale ricorre al bosone di Higgs, chiamato particella di Dio, origine di tutta la natura creata. E’ particella reale con massa zero, attestando una dimensione più reale di quella materiale. Tentativo di approccio al fatto che il corpo risorto potrebbe essere reale senza occupare spazio. E qui una domanda complementare: ma che fanno quegli esseri risorti tutta l’eternità: Contemplare il volto di Dio? Sarà anche meraviglioso, ma che pizza direbbe il biblista A. Maggi. L’eterno risposo. Non viene la voglia di cambiare canale? Quella preghiera non sembra quasi una condanna alla noia eterna, agli arresti domiciliari, all’ergastolo? Questo studioso stesso si risponde riferendosi all’atteggiamento di Dio nella Bibbia che crea sempre cose nuove.  Dio è novità, non ripetitivo, né monotono. E noi non siamo qui sulla terra on tensione verso la creatività infinita? Così sarà nel post mortem, dove si potrà realizzare all’infinito tutte le qualità implicite nella nostra esistenza. Né si deve attendere la fine del mondo, perché quella avviene già alla nostra morte. E’ descrizione di un rinvio temporale di ciò che avviene nel momento del nostro trapasso. Riflessioni queste che non vogliono essere pensieri piosi e devoti, frutto di una religiosità consolatoria, ma di ragionevoli ipotesi che nascono da una riflessione sull’essere uomo e sul suo destino.

Autore:
Albino Michelin
29.04.2020

sabato 20 giugno 2020

DIO CRESCE INSIEME CON GLI UOMINI


Oggi non mancano persone religiosamente agnostiche o anche praticanti legati a formule tradizionali che dichiarano: non c’è più religione. In realtà invece teologi di diversi paesi e studiosi professionalmente preparati contribuiscono ad un'altra visione di Dio. Se l'immagine di Dio non tiene il passo c con la realtà in evoluzione allora l'interesse per Dio potrebbe affievolirsi o scomparire. In certo senso Dio è pensato a nostra immagine e somiglianza, per cui non è Dio a mutare, ma la sua figura nei confronti dei devoti. In questo senso si può affermare che Dio cresce, si rivela, si vela con il cammino degli uomini. Per cui i libri sacri, Bibbia, Corano. Veda hanno bisogno continuamente di essere reinterpretati, se non nel nucleo del messaggio, certo nelle loro applicazioni. Non occorre qui iniziare sempre dalla preistoria per rendersi conto come l’immagine di Dio si è evoluta. Quando il primo dio non era maschio ma femmina, la dea madre terra, quando Dio si confondeva con le divinità pagane del politeismo, quando si accasò sul Monte Olimpo a lanciare fulmini e strali contro i malvagi, quando 2500 anni fa con Mosè si ebbe i primo parziale suo volto: "io sono colui che sono (per te)" della strada se ne è fatta tanta e non ci si è fermati lì. Perché anche quello dell'Antico Testamento era mescolato con diverse divinità pagane E' cresciuto ancora, basta pensare a Gesù. E qui bisogna fare il punto anche se provvisorio. Egli non è venuto nemmeno a portarci una religione in quanto tutti gli uomini una religione se non ce l'anno se la creano. Gesù ci ha fatto crescere Dio, perché anziché una religione ci ha portato una fede. Nella religione l'uomo si rivolge verso Dio per ottenere la benevolenza, nella fede invece è Dio che prende l'iniziativa e l'uomo ha soltanto da accoglierla. Nella religione c'è la categoria del nostro merito, nella fede invece la categoria del suo dono. L'amore Dio ce lo dona gratuitamente, all'uomo il compito soltanto di accettarlo. E anche la cosiddetta osservanza dei comandamenti o la si fa per amore, che poi è nel nostro interesse, o non serve per accaparrarsi meriti per l'aldilà, cioè per egoismo. Però anche oggi dopo 2 mila anni questo concetto rimane sommerso in una farragine di paganesimo e ancora non ci si è liberati dal Dio Giudice, padre-padrone, Ad esempio anche noi continuiamo ancora a pregare nell'atto di dolore: "mi pento perché ho meritato i vostri castighi", o nella Salve Regina a gemere nella valle di lacrime. Dimenticando persino il messaggio di Gesù':" misericordia voglio e non sacrifici". Molti sono convinti che Dio consegna a ciascuno la sua croce, come se stesse tutto il giorno a fabbricare croci per assegnarle sulle spalle dei neonati. Finché si ha il concetto che Dio impartisca castighi e sofferenze continuiamo a confinare Dio ancora nella preistoria e nel paganesimo. Quasi un dio famelico, esigente la nostra autolesione per sentirsi gratificato. Il concetto di Dio del dolorismo e del sacrificio della croce è tutt'ora il leitmotiv della nostra messa cattolica. Quando verso il 1965 ebbe luogo la riforma liturgica si formarono due schieramenti di vescovi. L'uno che sosteneva la messa come sacrificio della croce, l'altro come cena del Signore. Prevalse la prima tendenza, con la conseguenza che oggi solo in ltalia e nelle tradizioni ad essa affiliate abbiamo l’espressione "questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi", mentre in tutta Europa si usa l’espressione: "questo è il mio corpo offerto in amore per voi". E anche in Svizzera per chi pone attenzione si dice" das ist mein Leib der für euch hingegeben wird". A conferma si osservi come nei racconti della cena di Matteo, Marco, Luca, Paolo 1a lettera ai Corinti non si usa mai questa espressione, ma si accentua che il pane spezzato è la condivisione della vita con il prossimo. Il “sacrificio” ce l'abbiamo solo in ltalia, e non è qui il caso di approfondirne i motivi storici. Che Gesù nel vangelo ripeta 5 volte "prendere la propria croce", certo non intende tenersi la pandemia, la polmonite, la paralisi, ma" sopportare la perdita della propria reputazione”, protagonismo, potere a causa del bene che si compie. Sì perché la tentazione è sempre quella di fare il bene per interesse, vantaggi, plauso. ln questo ambito Dio deve crescere ancora molto fra gli uomini. Accontentiamoci del poco che abbiamo raggiunto e che possiamo raggiungere. Un caso fra gli innumerevoli? II Concilio di Firenze nel 1442 stabilì che l'uomo si salva solo se appartiene alla chiesa cattolica. Cinque secoli dopo nel 1965 col decreto del Concilio Ecumenico: "Dio salva ogni uomo che si comporti secondo la retta ragione". Un abisso-Con un decreto si passa dall’inferno al Paradiso. Non c’è da perdere nessuna fede. E' il volto di Dio che cresce e si svela lentamente con gli uomini di buona volontà, quelli che per stare alla visione biblica credono con fiducia a cieli nuovi e terre nuove.

Autore:
Albino Michelin
14.04.2020