Sarà
stata un’esperienza luttuosa ma inefficace se passata la pandemia andrà tutto
bene, cioè’ come prima. Restando ai dati forse provvisori di metà giugno 2020
avremo 400 mila decessi nel mondo, 34 mila in Italia, 1.700 in Svizzera. Nulla
cambierà se tutto si risolverà con gli slogan celebrati, con la memoria delle
movide, mascherine, saponette, disinfezioni col gel, e con un eterno riposo. Non
si tratta ora e nei prossimi periodi di gestire la normalità, ma di fare una
seria riflessione affinché quanto avvenuto ci serva da lezione e da inversione di
tendenza etica e di comportamento. Ci limitiamo all’Italia perché bisognerebbe
smetterla in Tv e sulla stampa con le solite caciare e risse da ultras da
stadio sugli eurobond, sui mes, sui recovery found, con i partiti politici a
farsi dispetti. Bisognerebbe cessare con le reazioni e accordarci sulle azioni
comuni. Ci si permetta di rimanere in Italia e aprire il capitolo tabù, ma ci
pare essenziale e mai affrontato nei pubblici dibattiti, quello degli armamenti,
della produzione e commercio di ordigni bellici. Sulle spese militari ci troviamo
sempre e tutti d’accordo, a maggioranza trasversale, pensiero unico. Il virus
ci ha trovati impreparati, gli arsenali militari no. Anche questo è un aspetto
di bonifica nazionale e pure mondiale non solo per evitare ulteriori pandemie
ma anche per vivere sani sia fisicamente che spiritualmente. In Italia si
piange perché siamo in una crisi finanziaria desolante, la gente non arriva
alla fine mese, la cassa integrazione sempre promessa mai arrivata. C’è chi fa
la fame. Vittimismo o realtà, non addentriamoci. In un paese che evade 212
miliardi all’anno è difficile capirci qualche cosa. Ma una realtà è certa, che il
coronavirus ha messo il dito sulla piaga. Quanto spendiamo per gli armamenti e
a che cosa servono? E quanto per la sanità? Dati alla mano: le spese miliari
nel mondo ammontano a 2 mila miliardi all’anno. All’Oms (Organizzazione
mondiale sanità) restano le briciole. In testa gli Usa con 732 miliardi, l’Italia
al dodicesimo posto con 26 miliardi. E qui si cammina sui carboni ardenti
perché i numeri sono molto ondivaghi, dipende dalla fonte. Ancorché l’articolo
19 della nostra costituzione dichiari apertamente di ripudiare la guerra noi si
esporta per diversi miliardi annui, pure in paesi pieni di conflitti armati nel
Medioriente e in Africa, a belligeranti che poi ci ritornano a casa nostra uccidendoci
con le nostre armi. La novantina di aerei F35 ci costano 13 miliardi. La Rete
di disarmo e della pace ha chiesto all’Italia una moratoria per bloccare almeno
il prossimo anno la produzione di questi velivoli onde risparmiare 6 miliardi. Scopo:
privilegiare la spesa pubblica in funzione della sanità, della istruzione, della
ricerca, della tutela sociale. Parole al vento. Ma poco da meravigliarsi se
pensiamo che durante la pandemia mentre la maggior parte delle industrie rimanevano
chiuse le aziende militari hanno continuato in piena attività. Quindi parole al
vento. Ogni anno aumentano le spese per gli armamenti e aumentano i tagli per
la sanità. Il nostro servizio sanitario ha perso negli ultimi 10 anni qualcosa
come 48 mila addetti ai lavori. La spesa sanitaria subisce sempre una
contrazione, quella militare gode costantemente di un balzo in avanti. In
Italia su 1000 abitanti si hanno 3 posti letto a disposizione, in Germania 8. L’impatto
dell’epidemia ha evidenziato la carenza del nostro sistema sanitario, crisi
umana e sociale. L’Italia è più che autosufficiente sui sistemi militari, ma
ampiamente dipendente dall’estero per quanto riguarda le diverse tipologie di
apparecchiature medico sanitarie. In effetti per l’importazione di queste
attrezzature specializzate noi investiamo 7 miliardi all’anno. Non ostante il
nostro sistema nazionale sia riconosciuto come uno dei più solidi nel mondo
occidentale. I nemici che mettono in pericolo il nostro paese non sono i virus,
ma i soldi buttati al vento o spesi per le armi. La pandemia con i suoi
purtroppo 34 mila morti in 5 mesi ci dovrebbe insegnare che i nostri nemici non
si sconfiggono con le armi ma investendo sulla sanità pubblica ed approntando fra
l’altro una radicale trasformazione dai combustibili fossili alle energie
rinnovabili perché ora ci stanno in agguato anche i cambiamenti climatici. E se dall’Europa ci arrivasse una pioggia di
soldi ci venga ribadita la condizione che non si tratta di un obolo e che tutto
non vada a finire in tarallucci vino bianco e agenzie mafiose, ma di un impegno
per le riforme con precedenza alla sanità. Se così non fosse avremmo perso
migliaia di vita umane per nulla con il rischio di perderne sempre di più.
Autore:
Albino Michelin
12.06.2020