Il
nostro tempo postmoderno forse viene troppo frettolosamente definito, ateo indifferente,
relativista. L’affermazione può rispecchiare buona parte del mondo occidentale.
Una costatazione però oggi è fuori discussione: l’attenzione a fenomeni che si
potrebbero chiamare paranormali, tipo veggenti, stigmate ed altro. Negli ultimi
50 anni sono aumentate a dismisura le apparizioni mariane. Con ciò non si vuole
insinuare che la Madonna sia veramente comparsa, ma che aumentano persone che
dichiarano essere destinatari di messaggi celesti. Tutto questo ci induce ad
una domanda più profonda su Dio e il divino. Esistenza, certezza, prova, indizio,
illusione? Nei tempi passati esisteva soltanto la teologia (cioè scienza su Dio).
Abbiamo avuto i pensatori greci da Aristotele in poi seguiti da quelli
cristiani specie Tommaso d’Aquino, i quali dimostravano l’esistenza di Dio
partendo dall’ordine ammirato nell’universo, nella natura, nella creazione, nella
stessa biologia con le loro leggi perfette e concludevano che se esiste l’orologio
ci sarà anche l’orologiaio. Oppure altri partivano dal nostro sentimento
interiore espresso molto bene da S. Agostino:” O Signore tu ci hai fatto per te
e inquieto è il cuor nostro fino a che non risposa in te”. E si tirava la
conclusione che se l’uomo desidera l’esistenza di Dio significa che Dio esiste.
Un passo un po’ più lungo della gamba. Quello che poi hanno ripreso i filosofi come
Feuerbach (1804-72), a sostenere che Dio è una proiezione del nostro io. Nel
senso che non è Dio ad aver creato l’uomo, ma viceversa, l’uomo ad aver creato
Dio. Una espressione antica sostiene che l’uomo è capax Dei”, capace di Dio. Ma
che poi Dio veramente esista ne passa. Negli ultimi decenni però è sorta la neuroteologia,
a completare quale valore aggiunto la precedente teologia. Una scienza che anziché
partire dall’ordine del creato o dal desiderio di sopravvivenza, parte invece
dal cervello dell’uomo. Tanto che molti entusiasti da questa scoperta parlano
di Dio nel cervello, del neurone di Dio, addirittura del cervello quale casa di
Dio. Contributi molto interessanti, ma bisogna fare attenzione di distinguere
il buon grano dalla paglia. Si chiama neuroteologia la scienza che studia l’attività
del cervello durante l’esperienza religiosa, dalla preghiera alla meditazione. Grazie
alle moderne tecniche di neuro immagine come la risonanza magnetica si è visto
che pensando a Dio si attivano sia nei credenti come non credenti le aree
frontali deputate all’attenzione e alla concentrazione e il sistema limbico
associato alle emozioni. In un certo senso è come se il cervello fosse predisposto
naturalmente alle esperienze del sacro o mistiche al di là delle singole
religioni e credenze. I primi a studiare l’esperienza religiosa sono stati i
neurologi trattando casi di malati di epilessia ed hanno scoperto un
collegamento fra questa patologia e il lobo temporale destro del cervello e un
improvviso manifestarsi di un interesse religioso della persona concludendo che
le esperienze spirituali sono inevitabile conseguenza della configurazione
cerebrale. Ad esempio nelle immagini cerebrali riferite ad un gruppo di suore
francescane in preghiera si notava un rallentamento delle attività nell’area
deputata all’orientamento che dava loro un senso tangibile dell’unione con Dio.
La neurologia spiega come il comportamento rituale susciti stati mentali, da
cui deriva una vasta gamma di sensazioni, dal sentirsi parte di una comunità, all’avvertire
una unione spirituale profonda con l’universo ed oltre. Le nenie, le litanie, i
mantra infondono un senso di quiete che i soggetti interpretano come serenità
spirituale. Pure le danze dei mistici provocano una ipereccitazione che può
dare la sensazione di incamerare l’energia dell’universo. Finché il nostro
cervello avrà questa struttura Dio non andrà via diceva Newbergh. Nello
specifico qui non possiamo essere casalinghi e dichiarare che la neuroteologia
tratti soltanto di esperienze del sacro riservate a persone che credono in Dio
e appartengono alla religione cattolica. Discorso discriminatorio, Dio è per
tutti indipendentemente dall’appartenenza ad una fede o a nessuna fede istituzionale.
Basti pensare al sciamanesimo, la pratica spirituale più antica nel mondo. Che
degli sciamani, o preti buddisti, abbiano esperienze spirituali, di guarigioni,
di chiaroveggenza, di stigmate come i nostri santi è fuori discussione. E non
c’è motivo di chiamarli maghi o stregoni. Un caso tipico fra gli innumerevoli,
quello di una bambina di 9 anni della California, Claretta Robertson, di
religione protestante, che nel 1972 riceve le stigmate sul tipo di quella di P.
Pio. Santa non è perché il mettere sugli altari è privilegio che la chiesa
cattolica riserva a se stessa e soltanto per i suoi. Ma l’esperienza del sacro,
del divino che è in noi è molto più ampio della chiesa cattolica e dei suoi
fedeli, è universale. Di qui una domanda: e se la trascendenza, l’aldilà, Dio
esistesse veramente? Gesù diceva:” Il regno di Dio è dentro di voi” (Lc.17.21).
Certo Dio non ha sede nel cervello umano, ma questo può essere il tramite
attraverso cui Dio si rivela all’uomo. E questo fino ad oggi è il messaggio
della neuroteologia alla quale va la nostra gratitudine.
Autore:
Albino
Michelin
24.02.2020
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