Il nostro tempo definito civiltà dei consumi
non ha molta pazienza di riflettere sul futuro del pianeta, la nostra casa
comune. Incapace di mettere un freno al
sempre più drammatico sconvolgimento degli equilibri naturali, che causa la
distruzione del verde, delle foreste, lo scioglimento dei ghiacciai, l’erosione
delle biodiversità, il degrado del suolo, la perdita delle fonti di acqua dolce,
l’immissione di ingente quantità di gas effetto serra nell’atmosfera. Gli
adulti pensano con avidità al loro presente, i giovani invece con
preoccupazione al loro futuro. Quando i
quindicenni avranno cinquant’anni ci saranno 10 miliardi di persone concentrate
tutte nelle città, soltanto fra 10 anni l’umanità avrà bisogno del 50% in più
di energia e cibo, del 30% in più di acqua, elemento già scarso in gran parte
del mondo, fonte di reddito per le imprese private, e conseguente effetto serra. E’ in questo orizzonte che va collocata la
comparsa di una figura giovanile, una ragazza di 16 anni, proveniente dalla
Svezia, da alcuni definita la nuova messia del Signore, che nell’autunno del
2018 iniziò con gli studenti di tutto il mondo una campagna all’insegna di “salviamo
il pianeta prima che sia troppo tardi”, invitandoli ad uno sciopero scolastico e
manifestazioni di piazza. Nessuno mai avrebbe immaginato un tale successo con
centinaia di migliaia di coetanei a sostenerla scendendo per le strade con
stendardi e intelligenti slogan da Davos, dove è stata accolta nel Forum
economico dei grandi della terra, a Bruxelles nel parlamento europeo, in quello
italiano. Persino papa Francesco ha voluto riceverla e incoraggiarla. Se da una
parte la maggioranza si è identificata nel suo messaggio, una minoranza
consistente l’ha definita con ironia gettandola nel discredito. Per porre
maggiormente in risalto il consenso vale la pena accennare alle motivazioni del
dissenso. Potremmo suddividerlo in quattro gruppi. Il primo quello dei paternalismo, fisiologico, per il quale
i giovani non hanno neppure un’idea della vita reale, e che niente di serio può
uscire dalle manifestazioni da stadio a meno che non si ascoltino i grandi. Il
loro posto è a scuola, non in strada. Paternalismo e patriarcalismo la fanno
ancora da padroni, sordi ad ogni tipo di idealità che non sia quella del denaro,
della competizione, della mercificazione. Sostenitori di un’epoca del pensiero
unico ovvero del “cattivo pensiero”. Il secondo gruppo è quello della stupidità. La foto di Greta che mangia
una banana viene interpretata gesto di doppia morale. Come vuole ridurre le
emissioni di gas a effetto serra se mangia banane che vengono da tanto lontano?
Altri ironizzano sul fatto che lei sia arrivata dalla Svezia a Davos in treno,
che abbia dormito sotto una tenda, quando il treno consuma energia elettrica
generata in buona parte dal carbone. Altri la deridono perché mangia un panino
avvolto nella plastica, contribuendo così al danno provocato dalla plastica
negli oceani. Se Greta fosse rimasta a casa sua sarebbe stata più convincente
che promuovere una campagna e mobilitare migliaia di persone, di politici, di istituzioni?
Un terzo gruppo andrebbe ravvisato in quello dell’invidia. Specie degli scienziati che proclamano di aver iniziato a
lottare contro il cambiamento climatico, molto prima del 2003, anno di nascita della
“bambina” Greta. Una ragazzina non può accusare la scienza di non aver fatto il
suo dovere. Greta non ha portato avanti la sua campagna da esperta. Il suo messaggio da Davos, Bruxelles, Roma e
da ogni parte è stato:” per favore ascoltate gli scienziati”. Allora non si metta a litigare con i suoi
alleati. Non faccia l’ingenua. Lei reclama sugli effetti, ma non risana le
cause. Tipico linguaggio questo dell’invidia la quale non ha nulla da imparare
dagli altri. Il quarto gruppo potrebbe essere quello del purismo. I puristi hanno scoperto che i genitori della Greta
sarebbero ecologisti e quindi quanto sostenuto dalla figlia non sarebbe farina
del suo sacco. E poi da una bambina del genere che cosa può venire di buono? Vacci a vedere chi ci sta dietro, quali
poteri forti la influenzano, chi ha costruito questa svedesina, fenomeno fabbricato
ai limiti della banalità. E poi, continuano i puristi, vive in una condizione
mentale debilitata con sindrome di Asperger, che la rende indifferente ai
riconoscimenti, ai complimenti e agli obblighi. E’ un’autista, si faccia curare. Inoltre si chiedono, perché Greta non denuncia
la Svezia di guadagnare quattrini con la vendita di armi? E siccome non denuncia
i responsabili, questi si sentono la coscienza a posto e la sostengono. Insomma
è incomprensibile come migliaia di studenti e fans vadano a seguire una
“zombie” del genere. Queste in sintesi le critiche di discredito fatte
circolare. La dimostrazione che in un mondo come il nostro privo di valori e
dal “cattivo pensiero” non si salva nessuno. Niente ci deve essere di pulito, tutto
ha da essere inutile, effimero, protagonismo, marcio. Certo anche negli anni 1970
all’incirca si sono avuti movimenti del genere chiamati Greenpeace, ma erano
altri tempi con altre dimensioni. Oggi
invece la situazione si è fatta più acuta, persino la chiesa ha preso atto con l’enciclica
“Laudato si” del 2015 a firma di Papa Francesco, che sottolinea l’importanza di
una coscienza ecologica, dopo che per secoli la chiesa stessa si era limitata
ad insegnare e a puntare sulla coscienza individuale, cioè di pensare a salvare
l’anima propria. Non ci devono importare qui i limiti della Greta, reali o
creati ad arte, ci importa la qualità del messaggio. Che un gatto sia bianco o nero non ha importanza,
importante è che mangi i topi, dice un saggio proverbio contadino. Sono i soliti
pregiudizi degli adulti che mortificano le idealità dei giovani, i quali però possiedono
delle antenne molto più sensibili e pulite di quelle degli adulti, spesso ottuse
ed interessate. Gli adulti, a qualsiasi categoria e professione appartenenti,
dovrebbero improntare politiche del futuro a misura d’uomo e non lasciarlo
rischiosamente in eredità ai giovani. La nostra società autoprivatasi di ogni
ideale ha bisogno di anticorpi e il messaggio di Greta Thunberg assunto a tutto
campo potrebbe costituire l’inizio di un’efficace risanamento e di una
prevenzione della nostra casa comune.
Autore:
Albino Michelin
10.05.2019
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