Mai tante parole ed espressioni sono state usate lungo il tempo per esprimere la parola “speranza”. Nell’antico concetto: la mente è come un ombrello, fare uno sforzo per aprire la speranza. Col mito di Esiodo più tardi che del mito di Pandora sarebbe rimasta solo la speranza. Fino ai tempi della bibbia quando veniva insegnata essere la chiesa la speranza che unisce il mondo di qua e il mondo di la. E l’insegnamento che saremmo tutti uguali con perché Dio è la speranza che non delude. Che il salmo della speranza è il 127, che si intitola Dio è la forza, mia speranza. Poi il detto popolare che attribuisce alla speranza due figli: la paura ed il coraggio. Che il proverbio popolare esclama: ”chi vive cantando muore sperando“Che nella chiesa delle origini la speranza veniva rappresentata dalla destra che tiene in mano un calice, mentre l’altra brandiva una croce: era il simbolo di una donna vestita di verde con lo sguardo verso il cielo. Che il protettore della speranza è S Gabriele dall’Addolorata, morto giovanissimo di tisi. Che l’ultimo viaggio della speranza è quello dell’emigrante e del profugo. Che la speranza accompagni il malato terminale con una candela simbolo di buon pellegrinaggio nell’aldilà. La storia del pensiero e il valore della speranza non è sempre stato apprezzato, ma sicuramente da sempre se ne discute. In alcuni aspetti della riflessione si è dubitato che la speranza fosse un valore negativo. Che sia un’emozione o un sentimento od altro poco importa, perché in fondo essa è presente nell’esperienza umana fin suo sorgere e qui che la psicologia se ne occupa. Una difficoltà nasce da un dato di fatto. In effetti la speranza viene chiamata la virtù debole fra quella teologali delle fede e della carità, e cioè in quanto essa ha per obbiettivo destinazione oltre tomba. In quanto alla carità e alla fede (che hanno per oggetto Dio) quel poco o tanto che pratichiamo lo si vede. La speranza invece in maggior parte è diretta nell’aldila. Qui non si vede ma si spera. Pero ci interiorizza e fa parte della nostra vita. Con un dogma si crede che Dio ci concede la fede, ma in definitiva ci si fida di lui! Tuttavia per quanto sia un discorso psicologico possiamo benissimo rifarci a Federico Faggin, scrittore di libri sulla coscienza. Egli inizia il suo incipit con una definizione di emozione che racchiude anche la speranza. Sono classificate le emozioni primarie, come la speranza, l’ansia, la tristezza, la rabbia, la suddivisione su certi aspetti secondari. In effetti i libri secondari vengono ritenuti poco psicologici. Per esempio nel suo libro “Gli irriducibili” sostiene che per anni inutilmente è stato tentato di capire come la coscienza e la speranza potessero sorgere a segnali elettrici o biochimici ed ha constatato che segnali elettrici come forza o movimento si, ma mai soltanto emozioni e sentimenti che sono qualitativamente diversi. E la coscienza che fa la differenza fra un robot e gli esseri umani. E per completezza giova qui contribuire con altre definizioni di speranza ”è un‘emozione che si attiva per raggiungere una finalità in contrapposizione alla paura che paralizza ed allontana dagli obiettivi prefissati”. Ed una seconda. “E’ una emozione esistenziale che consiste non nella attesa passiva ma con la fiducia di un esito positivo nella attività che sta per intraprendere. Infine: “è una emozione esistenziale che riveste un reale fondamento con la quale sviluppa nella persona la sua realizzazione ”Ed in riferimento a quanto si diceva sopra che il simbolo dell’ancora significava nella chiesta primitiva la connessine dei due mondi, il presente ed il futuro. Ebbene, Massime Recalcati, esimio psicanalista italiano, organizzo un coma convegno ad Ancona sul tema:” esisteremo noi dopo la nostra morte’” Egli sostiene che noi siamo immortali ossia la nostra coscienza individuale radicata nel profondo del nostro essere continua ad esistere quando la nostra biologia avrà concluso il suo ciclo. Detto autore tra i più qualificati psicanalisti ha il vantaggio di tentare un approccio fra scienza e fede attraversa la fisica quantistica. Papa Ratzinger rimane sullo stesso concetto ma lo amplia facendo un ideale excursus nell’aldilà. Egli è dell’idea e il nostro mondo futuro sarà una chiesa regno di Dio quindi non individuale ma comunitario. Perciò sarà possibile la nostro preghiera non solo “per” in defunti ma “con” i defunti e vi sarà un reciproco scambio. Ipotesi che sarebbe tutt’altro che utopica, dato che la chiesa parla di una comunione dei santi fra i due mondi. Quello di papa Bergoglio è un altro passo molto interessante. Quando dice che la speranza non va confusa con l’ottimismo. Per un cristiano la speranza è solo Gesù in persona. La speranza è un dono dato da Dio a tutti gli uomini, nessuna discriminazione. Alcuni se le meritano, altri no, questo non è di Dio. Speranza non è di chi solitamente si beve mezzo bicchiere di vino o mezzo vuoto. Quello è semplicemente ottimismo, è ottimismo unico, che può arrivare da tanti messaggi, magari anche da un’indigestione. Ma alla fine come si può alimentare la speranza? Davanti ad una persona sfiduciata e distrutta dalle traversie della vita il problema è che specie in Italia ci si trova ad un genere di tabu a parlare di psicologia, psicologia del profondo, psicosomatica, in genere le parole che iniziano con ”ps”. Il paziente viene a dirvi che matto lui non lo è. La seconda: si sa che la radice della virtù della Speranza è “vir”, quindi maschio, virile. Il che significa che non si devono abbandonare le armi e che la persona mai deve sentirsi abbandonata. Non è il caso di consultar maga Mafalda o i tarocchi o il volo degli uccelli. Si cadrebbe nel mito di Sisifo di A. Camus vivendo e morendo in perpetua rassegnazione e paura. Quando noi siamo fatti per l’amore che nuove sole e altre stelle. Come canta Dante Alighieri nella sua conclusione alla Divina Commedia.
Autore: Albino Michelin 25.11.2024
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mercoledì 18 dicembre 2024
CHE COSA SPERARE OGGI
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