Parlare di coscienza è come sempre affrontare il mistero complesso ed universale della storia sia recente che passata. In pratica vi è il salto dualistico del materialismo in cui si spiega il fenomeno che essa proviene dai neuroni quindi un prodotto della materia che con essa morirà, o invece il tentativo di dare una risposta più globale. Vi sono i primi che vi diranno contro essere la religione oppio del popolo, e che siamo un tubo digerente, e che la vita dell’uomo è una favola narrata da un imbecille. Ma vi è anche chi trascende questa opinione limite con argomenti altrettanto che confinano l’ultimo argomento. Il più recente di costoro è che batte la via degli scienziati è Federico Faggin, in California, laureato in tecnologia e recentemente premiato dal presidente Mattarella. Prima di accedere al suo pensiero dobbiamo limitare un po’ il piano della coscienza, tralasciando le varie particolarità. La coscienza in neurologia, che cura il coma, la coscienza psicologica che si adopera sull’inconscio e sullo sdoppiamento della personalità, la coscienza psichica in quanto concerne il rapporto con il mondo, la coscienza etica che distingue il bene dal male, l’etica a quella filosofica ed a quella di classe. Lasciamo questo discorso a parte. Ne qui ci soffermiamo sulla dichiarazione del 19 luglio 2024 che anche gli animali hanno una coscienza, in dipendenza di un décalage fra un cavallo ed un mollusco, però c’è un problema di linguaggio, che l’uomo parla e l’animale no ed allora c’è un handicap biologico. Altra è la distinzione fra anima e corpo, che l’anima sarebbe il sostegno del corpo, mentre lo spirito sarebbe la parte più nobile dell’anima. Evitiamo tanta complessità e ci rimettiamo come nasce, come si sviluppa, a quali disturbi va incontro e ci fermiamo sull’autocoscienza. La coscienza e l’autocoscienza si definisce come consapevolezza di se, degli altri, dell’ambiente che ci circonda. Il filone preliminare è già presente nella donna incinta, ed attraverso il cordone ombelicale. C’è sempre una maggior relazione e formazione del neonato. Nel cervello abbiamo una corteccia ed è la sede della nostra attività mentale. Una prima tappa è il bambino al di sotto dei tre anni. Già all’inizio del concepimento: è qui che possiamo innestare le ricerche del nostro Faggin. E si riferisce a Francesco Redi di Arezzo del 1623, famoso biologo del tempo che andava dicendo “vivum ex vivo”. Non può nascere un essere dotato di vita da un altro essere inanimato. Cioè da un sasso non può nascere una coscienza. Faggin ha pubblicato due libri con una esposizione. Prima categoria è quella cognitiva o conoscenza che deriva dalla perfezione di un mondo fisico, il gusto del cibo, il profumo di una rosa, il suono della musica, il senso del colore. La seconda categoria riguarda le emozioni come la curiosità, l’amicizia, la compassione, la fiducia, la paura, la rabbia, la tristezza, l’orgoglio, l’ostinazione, l’invidia, l’avidità e così via. La terza è costituita dal pensiero. La quarta contiene i sentimenti spirituali, di amore intenso disinteressato, il sentimento di unità con l’universo, con una persona trascendente più grande di noi, ne ineffabili esperienze mistiche riportate nel corso dei secoli. È un’esperienza non clonabile, non sono secondo Faggin trasferibili da una persona ad un’altra, resta nell’interiorità e nell’intimità. Infine la nostra anima verrebbe assunta dai neuroni ed infine ritornerebbe donde era partita. Questa è la conclusione provvisoria come nessuna lo è sulla ricerca della ricerca sulla fisica quantitativa. Nulla di apodittico e nessuna lo è sulla ricerca del passato nei riguardi della origine della coscienza. E si basa ovviamente sulla quantità infinitamente più piccola dell’atomo attuale. Si ipotizza che l’immagine del sub atomo che essa confina totalmente con l’elemento spirituale della materia che coincide con essa. Ci interessa questa volta come si sviluppa la coscienza. Essa potrebbe andare dalla cura del respiro al superamento della depressione, del pessimismo e della misoginia. Esso per forza di cose comprende l’aspetto fisico e mentale e spirituali nel contempo. Un respiro profondo e tranquillo è quello che ti ricrea l’organismo ,una giusta alimentazione è quella che ti crea un benessere, una passeggiata all’aria aperta quella che ti garantisce una belle ossigenazione e ti invita alla meditazione, cosa purtroppo rara nel nostro ambente, non tante per portarci da noi gli orientali quanto per ricuperare il più profondo io e senza del quale non è possibile conoscere sé stesso, massima antica della malattia della coscienza e si arriverebbe al superamento di quello che si potrebbe chiamare la malattia dello spirito. Ed abbiamo il pessimismo sempre a considerare gli avvenimenti continuamente in modo sfavorevoli. Inguaribile, anche tu sei un inguaribile. Tutto è fallimento. Non avete, c è salvezza. Delle volte è congenito, talvolta è una persona che vuole farsi del male o qualche volta c’è un modo di farsi perdonare e quindi avrebbe bisogno di una cura di ottimismo. Casi difficili quando si tratta di una lunga durata. Ed abbiamo anche persone infelici costantemente malati tutta la vita. Senz’altro un Giacomo Leopardi è uno di questi. Nel suo capolavoro “Il sabato del villaggio” non vi è traccia di passione per le vita. E’ un caso limite. Non si può essere lieti quando tutto ti gioca storto. Infine sul sadismo o misantropia che trova il suo fascino attraverso il dolore, quello proprio e quello degli altri. Questo è un aspetto abbastanza inusitato ma non troppo. Si sa Gide ha scritto un libro per celebrare nel 1950 un ragazzo morto per l’ebbrezza di essere travolto dal treno. E non ci si dimentichi che tra Scilla e Cariddi, fra consapevolezza e pessimismo, la coscienza deve rimanere vigile per trovare un suo sano equilibrio.
Autore: Albino Michelin 07.10.2024
albin.michel@live.com
martedì 10 dicembre 2024
LA COSCIENZA, FRA CONSAPEVOLEZZA E PESSIMISMO
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