mercoledì 26 febbraio 2025

CHIESA: SPELONCA DI LADRI O CASA DELLA COMUNITÀ?

 Recentemente si è tenuta un’iniziativa tanto eccezionale quanto discussa: una serata speciale organizzata in una chiesa, con hamburger, fagiolini, patatine e musica. L’evento ha riscosso un notevole successo, al di là del messaggio spirituale o religioso. Si è svolto a Trissino, nella pedemontana vicentina, nei pressi della storica chiesa di san Pietro, in occasione della festa di san Giovanni Bosco, patrono dei giovani. L’organizzazione è stata curata dall’unità pastorale giovanile locale e destinata ai ragazzi e alle ragazze delle scuole medie. La novità dell’evento ha attirato l’attenzione non solo in Italia, ma anche all’estero, tanto da essere ripresa da rai tv in Svizzera, che le hanno dedicato un ampio servizio con dibattito. Lo scopo dell’iniziativa era riavvicinare i giovani alla fede, in un momento in cui molti di loro sembrano aver smarrito il sentimento religioso. Hanno partecipato circa quattrocento ragazzi, alcuni dei quali in evidente difficoltà esistenziale, segno di un disagio giovanile sempre più diffuso. Tuttavia, non sono mancate le critiche. Fuori dalla chiesa, una trentina di persone ha protestato, invocando la misericordia di Dio per quello che consideravano un gesto sacrilego. Le loro preghiere e parole risuonavano come un monito: “la casa del signore non può tollerare tanto degrado. -avete trasformato un luogo sacro in una spelonca di ladri, profanandolo con i vostri bagordi. -Lo zelo per la casa di Dio mi divora, ma la vostra presenza è una blasfemia. -La casa di Dio ha toccato il fondo dell’oltraggio. -Chi ricorda l’episodio evangelico in cui Gesù, entrando nel tempio e vedendolo trasformato in un luogo di interesse sordido, prese una frusta e scacciò i mercanti, riaffermando la sacralità della casa di Dio “. Questa reazione ha spinto alcuni a scrivere al vescovo, se non addirittura al papa, lamentando l’abbandono della chiesa. Tuttavia, in questa necessario fare una riflessione più profonda e contestualizzare l’evento. Nella storia della chiesa, ci sono numerosi esempi di luoghi sacri adibiti a scopi sociali. San Giovanni Crisostomo, ad esempio, si ribellò allo sfarzo delle basiliche e delle cattedrali per dedicarsi ai poveri. San paolo utilizzava gli spazi sacri per rispondere ai nuovi bisogni della comunità, ricordando le parole di Gesù: “i poveri li avrete sempre con voi.” Anche san Gregorio Magno trasformò una cattedrale in un rifugio per i bisognosi. E in tempi più recenti, figure come papa Francesco, il cardinale Sepe di Napoli e don Massimo Biancalani hanno dimostrato che la chiesa può e deve aprirsi alle necessità concrete delle persone, specialmente degli ultimi. Papa Francesco, durante una visita alla cattedrale di san Petronio di Bologna, non si è vergognato di sedersi a tavola con i più emarginati, mentre il cardinale Sepe non ha esitato a ripulire i vasi dei rifiuti dopo un pasto condiviso. Don Massimo Biancalani, ancora oggi, mette a disposizione chiese, sagrati e giardini per accogliere i migranti. Persino nel medioevo, la cattedrale di Chartres del 1200, con le sue vetrate splendenti, era al servizio dei poveri. Tornando all’evento di Trissino, è importante chiedersi: questa cena in chiesa è stata davvero una profanazione o piuttosto un’opera di misericordia? I poveri non sono solo quelli materiali, ma anche quelli spirituali: giovani senza ideali, senza passioni, alla ricerca di un senso. Sono proprio loro ad aver bisogno di iniziative come questa, specialmente in un’epoca in cui molti sacerdoti faticano a comunicare con le nuove generazioni e a trasmettere la fede come un tempo. Il vescovo di Vicenza, Giuliano Brugnotto, interpellato sulla questione, ha espresso una posizione equilibrata: “capisco che ci possa essere una reazione di difesa del sacro, che deve rimanere intoccabile. Tuttavia, dobbiamo ricordare ciò che dice il vangelo. Dal punto di vista ecclesiale, ritengo importante coinvolgere tutti, specialmente i giovani, che rappresentano una delle categorie più fragili della nostra società. Con le dovute attenzioni, anche i luoghi sacri possono diventare spazi di accoglienza. Gesù stesso fu etichettato come un mangione e un beone, ma se fosse qui oggi, credo che accoglierebbe ed approverebbe iniziative come questa”. Ed ora che rispondere allo smarrimento della gente? La chiesa anche oggi viene chiamata casa del popolo, anche se con le dovute restrizioni. Citiamo: “Gesù dice il sabato è fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato.” Anche ovunque la tua mano Signore mi condurrà. Poi viene Giovanni (i)” anche il verbo di Dio ha abitato un certo tempo in mezzo a noi. “Possiamo ancora citare Giovanni: “noi verremo presso di lui e faremo in lui dimora. “– Finalmente Paolo ci dirà “che noi siamo tempo di Dio”. Il tempio di Dio siamo noi, in primis è il nostro corpo e il nostro spirito. Fece bene il parroco di Trissino a dire che la domenica ha trovato la sua soluzione adeguata. La nostra chiesa -parrocchia costruita nel futuro per rimanere collegata attraverso strutture di comunicazione che potranno servire come utilizzo a cenacoli, concerti, mostre fotografiche, banchetti ad hoc. In quanto la parte della condivisione è separata dall’altare. La chiesa è sempre stata il luogo dell’accoglienza e dell’incontro. E cosi essa contribuirà nel futuro a rimanere luogo multiuso nel tempo per tutto ciò che è bello al di là delle pagliacciate o del mancato decoro. Perché la chiesa è casa di Dio, la casa della comunità.


Autore: Albino Michelin 09.01.2025
albin.michel@live.com

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