mercoledì 26 febbraio 2025

DON GIUSEPPE DIANA UCCISO DALLA CAMORRA: NEL TRENTENNIO DEL SUO MARTIRIO

 Don Peppino Diana (Casal di Principe 6.7.1958 - 19.3.1994) è stato ucciso nella sacrestia della sua chiesa dalla camorra per il suo impegno contro la malavita. Un camorrista lo affrontò con una pistola in pugno. I cinque proiettili vanno tutti a segno. Muore all’istante. Si è tentato di depistare le indagini, accusandolo di frequentare delle prostitute, pedofilo, custode delle armi destinate ad uccidere il procuratore Cordova. Il Corriere di Caserta pubblicò in prima pagina che il camorrista era lui e trovato a letto con due donne, non come vittima della camorra ma affiliato al clan dei Casalesi. Fu Giuseppe Quadrano, autore materiale dell’omicidio che si consegnò alla polizia e ricevette una condanna a 14 anni. Lo scritto più noto di Giuseppe Diana, fu la lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”. Distribuito alla porta di tutte le chiese dunque è con le precise parole che la gente deve conoscere, interiorizzare, per poi applicare e progettare. Questo nel natale del 1991. Il primo appello fu rivolto alle chiese: di risvegliare anzitutto contro la corruzione dilagante. Ai preti ed ai pastori di parlare chiaramente nelle omilie ed in tutte le varie occasioni in cui si richiede una testimonianza e coraggio. Il secondo appello alla camorra: è ormai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. Rappresenta come uno stato deviante rispetto a quello ufficiale: favoritismi, lungaggini. Un appello agli insegnanti: i diritti fondamentali dell’uomo sono ignorati: una casa, il lavoro, i servizi sociali, e l’istruzione aperta a tutti. Marcisce nell’assistenza e mortifica l’uomo e crea spazi per la violenza e oziosità della delinquenza. Alla società civile: che vivere e più onesto della disonestà e rappresenta un pubblico rispetto ed anche un benessere per tutti. Alle famiglie: dovete educare i figli verso la sensibilità per i poveri e verso l’aiuto reciproco. Ai giovani: voi siete esposti alla tentazione della violenza e del facile guadagno in una società che spesso vi offre esempi di violenza. Ma voi avete grandi risorse di generosità e di amore. In fine alle comunità cristiane: il fenomeno della camorra ci interroga in una maniera perentoria. Sul nostro modo di essere chiesa. Ci si chiede di essere non credenti ma credibili. Riviviamo le strade delle nostre antiche tradizioni. Agli aspetti qui sopra accennati segui con passione il suo comportamento. Per amore del suo popolo egli iniziava la sua missione. Diversa gente di chiesa, gli stava accanto per le strade del territorio per togliere i ragazzi dalla strada, e dare un lavoro per quanto si può ai disoccupati. In tutto essere coerente con il suo messaggio. Si comincia da dove si può. Qui un breve resoconto che dal 1838 ha iniziato a contaminare l’Italia fino ai nostri giorni. Mafia siciliana 2376 morti, ndrangheta 231, camorra 206, sacra corona unita 57 Stidda (Agrigento) 14, mala del Brenta 2. Circa 2900 i morti uccisi dalla malavita. 206 erano il compito di don Diana. Quando aveva iniziato il 27.7.1991 venne ucciso “per caso” un testimone di Geova, Angelo Riccardo nemmeno un suo correligionario ventenne. Fu quella morte che si scatenò il resto di un piccolo numero di manifestanti pubblicamente e apertamente contro la camorra. Don Giuseppe mise del suo e decise di scrivere ancora una volta e di distribuire a tutte le parrocchie: basta con il diktat della camorra. Il volantino fece il giro di tutte le case del casertano suscitando un forte consenso di cittadini. E fu che qui il vescovo Nogaro prese le difese dodici anni dopo l’assassinio il 25.4.2006 che don Peppino era un vero martire e che il sangue dei martiri è sempre vita delle nuove cristianità. Tanto che dopo un così lasso di tempo non si sia riusciti a venirne fuori chi fosse il mandante e chi l’autore, e chi il consigliere di quel delitto mafioso.
La sua memoria.
Nel 2003 nove anni dopo la sua morte alcune iniziative hanno costituito ed inaugurato con Libera, organizzazione di don Ciotti il ricupero di 80 ettari di terreno e che lo stato ha conferito in parte in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extra comunitari. Nel 2010 è stato intitolato l’istituto di scuola superiore a Morcone, (Benevento). A Termoli l’8 11.2014 l’istituto di giurisprudenza. Nel 2013 Rai 2 un dibattito sulla camorra a lui dedicato. Nel 2014 la stessa testimonianza. Infine il libro di Raffaele Sardo: “un martire in terra di camorra”. È stato il racconto del suo impegno e del suo sacrificio. Il suo testamento spirituale “don Peppino vive”. La sua non è una conclusione ma un inizio.

Autore: Albino Michelin 05.02.2025
albin.michel@live.com

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