Parole che sembrano perdute nel discorso pubblico, e tra queste risulta una utopia. Solidarietà fra queste. Non più fatta di un discorso benevolente, ma delitto appunto di solidarietà quando il comportamento necessario sarebbe dell’amore verso la solidarietà. Era un cammino irregolare ad esempio quando venivano considerati illegittimi e si prevedevano addirittura penali allorché uno si presentava contro le istituzioni. Ma la ragione che consente a tutti di andare contro le ostilità è un principio non costituito dalla legge. Ma un contratto del principio di solidarietà che guida l’azione pubblica si presenta come criterio atto d’arbitrio come amputazione giuridica. Esso infatti compare a più riprese nel contratto di Lisbona. Potremmo quasi dire che nell’unione convivono ormai due costituzioni che incarnano un conflitto che dipende il futuro dell’Europa. La vicenda storica del conoscere molti momenti di difficoltà. Si esige una riflessione che venga il tempo della consapevolezza che incarni la solidarietà come può essere fondamentalmente legata ma che tuttavia permane un riferimento fortemente obbligato. È necessario appunto riprendere con determinazione il tema ed i principi. O questa è una pretesa anacronistica intrappolata nel sociale che diventa liquido o i principi appartengono al principio che fu delle grandi civiltà antiche. Non a caso la storia qualifica della solidarietà con principi come sociali che è stata nei tempi più recenti affiancata dal riferimento della solidarietà democratica. Un trasparente riferimento a quel che aveva detto nel 1916 alla costituente la Rosa Luxemburg, quando disse: “O socialità o barbarie “e si è confusa con solidarietà o barbarie. Vero è che i tragitti della solidarietà conoscono rifiuti e fortune. Dobbiamo concludere che è solo la difficoltà che stiamo vivendo, che è la virtù troppo difficile. Per quanto la solidarietà concernente i diritti ed i doveri vale la pena ricordare quello che avvenne a Parigi nel 1789 quando l’assemblea costituente si trova a discutere ed affiancare una dichiarazione dei doveri e la dichiarazione dei diritti. A proposito venne respinta contro 439, ma è rilevante il dato quantitativo quello diverso da contenuto. Sarà schema tipico di quella corrente, di quella italiana in particolare che si trovò senza motivi economici e quella riguardante l’iniziativa economica prima di quella privata. La riflessione diverrà più opportuna quando i diversi soggetti verranno più ripensati. Compaiono così doveri della rianimazione degli ostacoli di ordine economico e sociale. Vengono poi individuati come gratuiti agli indigenti ed in più è stato il servizio sanitarti ed sull’istituzione sanitaria in genere. Ci sono poi doveri direttamente riferiti alla persona individuale, come al dovere dei genitori all’istruzione dei figli, come la solidarietà per quanto riguarda le persone nella tutela generale della salute, per quanto riguarda il sistema pensionistico, tra i beni ambientali, tra le generazioni del passato e del futuro. Una solidarietà quasi intergenerazionale interregionale. Riservata sulla famiglia fondata sul matrimonio, con esclusione ai matrimoni di fatto, ci troviamo di fronte ad una solidarietà escludente. Quasi in contradizione con la solidarietà includente si fa una ricerca abissale. Cominciare forse con un accenno sui trapianti che provocano un argomento discusso. Si vuole evitare che da un atto di generosità corrompa il diritto alla riconoscenza, sia verso il colui che ne è il beneficiario ed anche alla comune parentela. La riflessione può ancora indicarci la giusta direzione e dare ragione del perché oggi sembrerebbe essere chiusa la parentesi con la solidarietà, che ritrova la sua forza autonoma una volta registrata l‘impossibilità di trovare il suo interlocutore nella logica del mercato? Quel che merita di essere messo evidenza è il modo con cui diversamente si congiungono spinte culturali e sociali molteplici. Maurizio Corona ha giustamente parlato di modelli di solidarietà mettendo l’accento sulle loro molteplicità e ricostruendo le diverse manifestazioni nella quale ci si esprimeva tra volere occupazionale e quello universalistico. Ma non si esaurisce qui la vicenda culturale della solidarietà, che si arricchisce variamente, diviene terreno di incontro di tradizioni diverse come la fratellanza cristiana e il pensiero socialista. Soprattutto ci distacca sempre più nettamente dalla matrice caritativa. Quando si fa solidarietà per gli oppressi che lottano per il loro cambiamento si sprigiona una forza che la trascina oltre la fraternita. Con quale ambito e quali direttive? Si pone così il limite alla individualizzazione e torniamo a prendere le funzioni giuridiche per costruire un articolato sistema di valori sociali. Proprio la differenza fra il consolidarsi del terzo settore e la presentazione del non profit impone un chiarimento sul modo in cui deve essere ricostruito il rapporta gratuità e solidarietà. L’enfasi così posta sulla solidarietà permette un carico di logica diversa di tipo assistenzialismo che non dovrebbero essere i più deboli a pagarne il prezzo.
Autore: Albino Michelin 07.04.2025
albin.michel@live.com
domenica 20 aprile 2025
SOLIDARIETÀ, UNA UTOPIA NECESSARIA
LA PARABOLA DAL DIO "VIOLENTO" AL GESÙ MISERICORDIOSO
Può darsi che articolo del genere non godano il più ampio dei consensi, perché potrebbe essere anacronistico. La bibbia è senza dubbio uno dei libri più letti al mondo. Tramandato di generazione in generazione, ha un valore storico, altre volte religioso altre volte letterario da quando Gutenberg ha stampato il primo libro il 23 febbraio 1453. Nei secoli ha subito subito moltissime modifiche che lo fanno più complesso. Scopriamo anzitutto chi ha scritto la bibbia e perché le risposte più comuni (Dio, Gesù, gli apostoli) siano errati. È ben distante dalle mani di un solo uomo e di un’epoca soltanto. La bibbia è ispirata da Dio (Timoteo 3.16) ma non è stata dettata da Dio, perciò è espressa in modi umani, quindi limitata. Nel caso viene ritratto colui che ordina guerre (Dio), pianifica gli stermini, che ordina i genocidi (sempre Dio). Tutte queste ignominie vengono attribuite a Dio in quanto la mentalità del tempo gli si addebitava tutto, anche le più orrende iniquità. Progressivamente ci si è accorti che la nequizia umana era di ciò responsabile. Non è che poi la bibbia si la porti avanti con questi discorsi. La maggior parte riguardano la libera guarigione, la grandezza di Dio, la liberazione da ogni tormento umana che erano in suo potere. Non si dimentichi, come detto, che la bibbia è stata scritta nell’arco di 1500 anni. Che è stata redatta in grande spazio di tempo, in aramaico, in ebraico, in greco, in Koinè. Che alcuni sono in pubblicati in contesto storico, altre in contesto euforico per le gesta compiute da Israele in epoca preistorica, altre in contesto apocalittico, altre contesto sapienziale. Quando di parla di bibbia non si può mettere tutto nello stesso sacco. Per molti credenti è un dogma di fede, è autorevole, e capace di profonda interiorità. Ma anche con un certo margine di errore. Di trascrizione, di traduzione, per esempio di dittografia (notte per note), per omofonia (l’oro invece di loro), per metastasi (torta per trota). Talvolta per difficoltà di traduzione, per esempio in Samuele 24, si legge che per accampamento vengono spesi 600 sicli, mentre nelle Cronache si legge per 50 Scicli. Ed un altro esempio di città storiche che in Giosue sembravano 29, mentre nelle Cronache risultavano 26. Altre volte si devono mettere in conto qualche pisolino che prendevano gli amanuensi stanchi del proprio lavoro. Si trovano nella bibbia circa 82 parole sconnesse, ma che Adel Schmidt ne abbia trovato 500, forse per una questione di prestigio. È per una ricerca equilibrata ci sono 98.5 di vocali imprecise. Il mondo fino alla nostra epoca (verso il 1950) non ha cambiato l’idea di Dio perché egli camminava con le gambe della gente. E’ stata proibita la lettura biblica da parte della chiesa fino ad epoca recente, quando un Papa Bergoglio si mette a parlare di un Dio misericordioso. Prima la bibbia era tabu dei libri proibiti, e da quando Dio si era pentito da aver fatto l’uno e la donna già nel Paradiso terreste. Ed ecco allora alcune espressioni pronunciate da Dio (o a Dio “violento” messigli in bocca) tolte da libri dell’antico Testamento Gioele, Samele, Numeri e Cronache. Dice il Dio di Israele: “ognuno di voi si metta la spada al fianco, percorrendo l’accampamento dall’uno all’altro verso, e uccidere ciascuno il suo fratello, ciascuno il suo amico, il suo vicino. I figli di Levi eseguiranno nell’ordine. In quel giorno caddero del popolo circa tremila uomini. Cosicché egli ha posto oggi su di voi la sua benedizione… Ogni maschio tra i bambini, uccidete ogni donna che ha avuto rapporti sessuali, ma tutte le fanciulle che non hanno avuto rapporti sessuali con uomini lasciatele in pace Dice il Signore: prendi tutti i capi del popolo e fagli appendere in faccia al sole per il Signore e l’ira del Signore si ritirerà da Israele. Ed ecco la nascita di Gesù. Che cosa rappresenta? Un aggiustamento, una virata, un completamento? Egli si presenta alla sinagoga e compare la bontà e l’umanità del Santo di Dio, come lo chiama l’evangelista. Sono venuto a portare la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la libertà ai prigionieri e grazia per tutti. Il tempo della misericordia è iniziato. E venne la buona novella. Ci ha parlato in genere dell’inferno che ci pare una grave antinomia e che fa pensare (Vangelo 25-41 di Matteo). Quado disse: avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere, ero prigioniero e non mi avete visitato, andate voi pure nel fuoco eterno dove è stato preparato dagli angeli suoi e dal diavolo. E qui nasce il grande dibattito sull’inferno. Alcuni dicono che si tratti di un inferno simbolico, il fuoco che bruciava nella valle di Gerusalemme per smaltire i rifiuti. Il fatto si è che anche sul credo è rimasto il dogma di fede. Sull’inferno molta gente pensa che si tratti di qua, così per Sartre per cui l’inferno sono gli altri. O come tanti teologi che parlano si che l’inferno c’è ma è vuoto. O che l’inferno c’è come intensità ad tempus ma non come continuità nel tempo. Altri teologi che parlano dell’ultima opzione in cui Dio si manifesterà dopo la morte proponendo l’inferno l’ultima scelta e nessuno vi aderir, perché un ergastolo eterno sarebbe impensabile. Altri pensano alla pecora smarrita o il l’adrone sulla croce. Se noi siamo figli di Dio l’inferno eterno non ha senso. Se lo fosse, rappresenterebbe una sconfitta di Dio. Allora non vale parlare del castigo eterno di Dio, perché Dio sarà misericordioso e tutta l’umanità sarà salvata.
Autore: Albino Michelin 29.03.2025
albin.michel@live.com
GESÙ UOMO DEI MIRACOLI O DEI SEGNI?
Gesù di Nazareth ha un vantaggio rilevante che non si presenta come un capo popolo che vuole sconfiggere i propri avversari, né qualche potente per debellarlo ai suoi scopi, ma semplicemente quale uomo per cui Dio si è fatto tutto per tutti, per i quali ha usato tanta misericordia e con i quali deve soffrire per portare avanti il suo regno di salvezza per tutti. Ripugna quindi si faccia mago e stregone per soggiogare con miracoli prodigi e portenti fino all’ossessione tale da costringere anche un incredulo alla fede. E qui sta un dosaggio fra ciò che si intende miracolo oppure segno. Fra i due termini c’è una distanza abissale, come oggi convengono gli esegeti ed i teologi attuali, per i quali la cultura di duemila anni fanno storia. Uno degli ultimi di questi esegeti si chiama Robert Bultmann (1984-1976 a C) secondo la sua teoria poi diffusasi ampiamente su tutti gli altri autori del vangelo. E specialmente su Giovanni andrebbero utilizzati quali fonti di tradizione orale ed un racconto di manoscritti miracolosi di Gesù. E sarebbero sarebbe stati indipendenti dagli scritti degli evangelisti da questi utilizzati. La sua teoria risulta accettata da quasi tutti, o in parte ed è una teoria di alcuni più rilevanti. Ed in questi casi che la teoria va discussa se Gesù è l’uomo dei miracoli o dei segni. Il concetto di miracolo è altrettanto vago come quello di rivoluzione. Si parla di miracolo della natura, di miracolo economico, di miracolo della tecnica. Miracoli tutti questi compiuti dalla natura ma non da Dio. Una frana che provoca in una miniera una decina di morti dovrebbe essere paragonata allo stato di stregua di minatori salvatisi? Per quale ragione si attribuiscono i casi fortunati e non gli si addebitano anche le disgrazie? Si viene a svuotare completamente il concetto di miracolo. Considerando il miracolo nel suo significato strettamente moderno in violazione delle leggi naturali da parte di Dio simili interventi soprannaturali sono concepibili? Certa gente non gli trattiene dal prendere tutti i miracoli alla lettera, come si fossero verificati allo stesso modo in cui vengono descritti. Chiamarli così illusi si offenderebbero ma è la pura verità. La storia dei miracoli nel loro complesso (non i singoli casi) fa parte del substrato della tradizione. Quella di Gesù non è una critica di principio ai miracoli. Non è la fede del miracolo quella che respinge, ma è la sete del miracolo. Non il miracolo in sé stesso, ma nella sua spettacolarità e nella sua teatralità. Il pensiero scientifico e quello storico non erano ancora arrivati. Mezzi espressivi come il mito, la saga non avrebbero dovuto presentarsi come opera di Dio? Gli evangelisti non vogliono penetrare l’evento ma riferirlo. Non una spiegazione ma una trasfigurazione. Va fatta una premessa per i racconti sui miracoli. Essi non sono un reportage, ne protocolli storici, né medici. Sono racconti popolareschi inseriti nei dettagli scritti con lo scopo di provare uno stupore da tradurre in atteggiamenti di fede. E l’errore consiste nel mettere su uno stesso piano tutti i racconti di miracoli, ancorché ci si trovi nella maggior parte delle malattie allora non conosciute. Febbre, paralisi, sordomutismo, idropisia. Tutti riescono da tutti questi casi uscirne fuori. Con un tocco da parte di Gesù, con un bacio, con la saliva, con il lasciarsi abbracciare. Ovvio che tanti miracoli non sono avvenuti così. Nemmeno si sa quanti Gesù ne ha compiuto. Che parla di una trentina e chi di 124. Comunque prendiamo i più salienti e più manifesti all’opinione pubblica. Gesù ha camminato sulle acque: simbolico. Significa che Gesù è il re vedi morte. Gesù alle nozze di Cana non intendeva farsi la cooperativa del vino. Al là del messaggio spirituale sacramentale Gesù desiderava vivere una gioia con gli sposi in un giorno di letizia, lui era venuto a portare la gioia e che la gioia è il principio di ogni creazione. Gesù infestato dai diavoli e dai demoni. Anche lui è stato apostrofato che era un figlio di Belzebù capo dei demoni. Questa mentalità tipica degli indemoniati ed era sorta storicamente quando il popolo ebraico rimasto dal 532 al 391 a, Ch. era vissuto in Assiria e da quella zona aveva recepito anche la cultura religiosa e ove esistevano due principi: il male ed il bene. Qualsiasi ammalato di carattere psichico veniva considerato indemoniato. Anche il caso della Maddalena posseduta da sette demoni. Sette era il simbolo ebraico della totalità, il che significa che Maria di Magdala era piena di demoni. Eternamente depressa, a dirla con la psicologia moderna. Ecco che al seguito di Gesù ha trovato la sua guarigione diventando una sua seguace. La risurrezione di Lazzaro. L’ultimo miracolo che Gesù ha compiuto prima della sua passione ed è anche il miracolo più discutibile. Anche il cardinale Ravasi dubita che il testo di Giovanni l’abbia tradotto lui e seguendo i di lui principi teologici. Anche per il fatto che secoli prima esisteva in Grecia ad Epidauro un santuario ad Asclepiade dove si registravano guarigioni di ogni sorta, resurrezioni dai morti comprese. Alla luce di queste considerazioni, possiamo affermare che Gesù non era semplicemente l’uomo dei miracoli, bensì dei segni. I suoi gesti non erano spettacoli per stupire, ma messaggi di fede e di trasformazione interiore. Egli era più di un uomo straordinario: era il Figlio di Dio, venuto non per dimostrare potere, ma per rivelare il volto autentico dell’amore divino.
Autore: Albino Michelin 20.03.2025
albin.michel@live.com
sabato 19 aprile 2025
È PREFERIBILE UNA RAGAZZA MADRE O UNA MADRE LESBICA?
Qualche anno fa mi ero trovato a Provaglio d’Iseo per una conversazione-conferenza sull’argomento in testata. Per casa mi arrivano dentro due signore facendo le loro meraviglie e con una tranquillità disarmante. ” oh anche noi siamo di loro” Ho pensato si trattasse, dalla foggia del vestito, a due aderenti alla squadra di calcio femminile allora emergenti della vicina Brescia. Ed invece si erano annunciate come due lesbiche. Personalmente ero abbastanza stanco di tutto questo vociare che si faceva attorno a questo arcobaleno e non mi sembrava vera anche l’occasione di fare un discorso al di là delle solite circostanze. Personalmente ero abbastanza stanco che queste lesbiche fossero da schifare e ho pensato che ormai era anche giunto il momento di ascoltare queste persone di cui si sentiva tanto parlare. E con l’atteggiante di ben pensanti. Ero rimasto molto sui banchi della scuola nel senso che non andavo più in la di qualche notiziola, ad esempio che le femmine avevano cromosomi il 26 xx e i maschi il 26xy, che questa erano le componenti del nostro destino futuro. Che era una variante della normale sessuale e nulla di più. Che nostra casa comune era identica Infatti noi abbiamo lo stesso scheletro, gli stessi muscoli, gli stessi organi respiratori degli altri animali. E si suppone che secondo una stima non siano molte di più un migliaio di persone con tale attitudine. E che non esiste alcuna terapia curativa, nessuna terapia di conversione. Che l’impresa è praticamente senza successo per trasformare un omossessuale in etero perché essa non è una malattia. Conosciamo queste brevi come, dicevo nozioni, sui banchi della scuola. Ma il sacrificio che fanno queste donne noi non lo mettiamo in conto. Noi continuiamo a dire che è una pagliacciata e che queste manifestazioni mai sapremo quanto siano umiliante per il loro spirito e per il loro corpo. Ora facciamo un po’ di conti con l’ambiente attorno a noi. In Italia abbiamo 51 milioni di donne e il 28 per cento con tendenza al lesbismo omosessuale, o bisessuale. Matrimonio civile o religioso (2022) arrivano al 4,8 pe cento. Le cifre europee in continua diminuzione uguagliano l’italiana. Ci sono molte ragazze che preferiscono non farsi un figlio. E qui mi riferisco a quelle nubili, a quelle che non vogliono il figlio, a quelle che accettano solo protezione giuridica per il figlio, e hanno il coraggio di mantenersi da sole. Questa per fare un limite alla nostra ricerca a quelle che, detto con brutta espressione, in poco tempo licenziano il marito, se mai l’abbiano avuto. E di queste ve ne sono molte. Esistono altre alternative. Si pensi agli animali domestici, a un amico a quattro zampe. Si pensi anche al turismo, alla moda delle escursioni. Quindi diminuito l’intesse per il matrimonio sia civile come religioso. Alla base ci si sposa alquanto alla leggera senza conoscere il proprio partner, quel agnoscere te ipsum, quel conoscere te stesso e che comprende anche la conoscenza del partner. E che spesso vale di più del conoscere con se stessi. Non si pensa al domami, al bastone della vecchiaia. E qui si aggiunge anche lo stato sociale che spesso non collabora con le famiglie. Una serie di fattori che incidono sul farsi un figlio. Attraverso l’educazione di scuola nasce anche l’amore psicologica, per cui si diventa culturalmente omosessuali. Si va in Olanda al banco dello sperma. Si farà la prova di fertilità. Nel caso sarà possibile accordarsi con il donatore affinché vi sia il consenso di entrambe le parti. E si troverà il modo più psicologico e più adatto per farsi chiamare papi o mami. E di qui che lesbiche ed omosessuali si troveranno sempre un di più vivere la famiglia insieme. Di quelli che vivono la famiglia in senso pieno. Che non lasciano il bambino in mezza ad una strada o non lo parcheggiarlo dai nonni. Ed in ultimo, come viene giudicata dalla società questa eventuale esperienza? Non tutte le vacche sono grasse non tute sono magre. Vi son gente per bene, sposati in chiesa e praticanti il cui figlio di butta dalla finestra o quella ragazza che si impicca per un difetto al naso o perché non obbedisce al codice estetico ed altri che vivono tranquillamente la loro esistenza. Il professor Baiocco all’università di Roma fece una ricerca su 70 ragazzi omo ed etero e costatò che i risultati si equivalevano. Simili risultati si ebbero anche nella vicinia Germania dove anni fa venivano sterminati padri e figli arcobaleno. A Parigi altra ricerca su 50-50. Pochi risultavano vittime di un sentimento di colpa o di discriminazione. Tutto sta nella cultura del rispetto. Non basta appiccicare sulle tribune dello stadio o nei rioni di periferia o sull’avambraccio degli sportivi. Ci vuole un cambio di mentalità. A nulla servono quegli slogan di politici che schiamazzano sulle strade: “Dio ci ha creato per un papa ed una mamma” Se a questo punto dovessimo chiederci: ma Dio che preferisce? La ragazza madre o la madre lesbica? La risposta è che Dio non preferisce nessuno e che tutti ha in predilezione. Ma se dovessimo passare attraverso gli uomini, sono essi a garantirci che i genitori avranno cura di questo bambino. Che verrà amato nella permanenza e nel tempo nella gioia e nella sofferenza. In questo caso si avvera quanto Dio dice nel Cantino dei Cantico. Che i due amanti si amino con tutto il cuore, indipendentemente dalla loro gioventù o dalla vecchiaia. Che dio è il donatore della vita e della morte, che Dio è l’autore di quella vita e quel bambino.
Autore: Albino Michelin 07.03.2025
albin.michel@live.com
CALUNNIATE, CALUNNIATE QUALCHE COSA RESTERÀ
È questa una massima di Voltaire- Bacone proferita verso il 1716. Opera messa in piedi da G. Rossini il secolo seguente. Interpretata da Don Basilio, eseguita dal Barbiere di Siviglia dice testualmente “La calunnia è un venticello assai gentile, un’Auretta che leggermente, dolcemente incomincia, incomincia a sussurrar “……… Questo vuol dire che la calunnia, come le fake news, come le bugie, le menzogne fanno il giro mondo o si respirano con l’acqua. Forse per questo è stata scoperta anche la macchina della verità, un nuovo metodo di analisi delle risposte fornite da soggetti per separare la verità dalle della menzogne. Antica quanto il mondo se è vero che questo interdetto di non imbrogliare il prossimo esisteva già nell’antico Testamento “con proibizione non dire falsa testimonianza.” Sta di fatto che la calunnia nel suo gigantesco apparato o nella sua Auretta nacque come si dice un’ora prima di noi. Un convegno tenuto all’università di Padova portava il titolo “Comunicare il vero ed il falso”. Affronta con approccio multidisciplinare “dalla filosofia, all’etica, alla teologia” il tema della comunicazione in un’epoca segnata dal disinteresse per la verità. Un uso massiccio delle fake news (falsità), come strumento di condizionamento dell’opinione pubblica, della irrilevanza istituzione deputata alla trasmissione del sapere e della verità (come la religione, la famiglia, la scuola). E dalla denigrazione della scienza e della statistica come strumento di conoscenza in modo accettabile. Perché la scienza e persino la memoria oggi vengono messe in discussione, denigrate per finalità comunicative-propagandistiche-ideologiche? Come mai hanno perso di autorità? Perché dietro la sacrosanta difesa del valore assoluto di ogni persona umana, essa finisce in realtà per difendere il diritto all’ignoranza di fronte alla conoscenza scientifica. E dall’altra parte la ricaduta sociale della conquista tecnico scientifica riguarda una popolazione sempre più deprivata sul piano culturale. Ma la povertà culturale dimostra che è una povertà culturale etica. Considerando un residuo di passato anacronistico c’è la spudoratezza dell’affermazioni di sé. Della propria attività del gruppo o del gruppo sociale o del proprio popolo come unico valore. Il vento del popolo soffia sempre più verso una parte non certo coinvolgendo anche gruppi sociali, che da questo sono danneggiati. In questo contesto risalta puntualmente la grande perdita della memoria si se. Che oggi colpevolizza molti giovani esperti infinitamente nel campo sociale. Sono strumenti di propaganda. Come funzionano le fake news nella manipolazione emotiva dell’opinione pubblica? Pare che anche questa sia una notizia clamorosamente sbagliata, sentito comunque l’effetto per infiammare le piazze. Dato che questa menzogna è vecchia quanto l’uomo potremmo essere pronti a considerare che le fake news non rappresentino un fenomeno nuovo, ma si sottolinea che rappresentino un fenomeno del tutto innovativo legato alla comunicazione digitale. Tutti abbiamo letto sui giornali come gli hacker utilizzati da alcune nazioni per influenzare risultati delle elezioni politiche operate su larga scala. E sui media per attestare l’inflazione ed i risultati delle elezioni favorendo i candidati legati ad un regime del paese. Tale operazione non presenta attualmente studi scientifici credibili e accettabile sul modo dei social media e dell’intelligenza artificiale. E questo quanto alla produzione dei contenuti e notizie che non hanno la verità come faro. Riconosciuta e vantaggiosa nel proprio interesse. In fondo si tratta di non lasciare alle macchine ormai capaci si separare la verità dalla menzogna la decisione fondamentale del nostro destino ultimo. E in più con l’aggiunta della volontà dell’uomo che, superata la calunnia, la fax news, la bugia, la menzogna, la falsa testimonianza, potrebbe in questo mondo guadagnarsi in po’ di pace.
Autore: Albino Michelin 28.02.2025
albin.michel@live.com