Gesù di Nazareth ha un vantaggio rilevante che non si presenta come un capo popolo che vuole sconfiggere i propri avversari, né qualche potente per debellarlo ai suoi scopi, ma semplicemente quale uomo per cui Dio si è fatto tutto per tutti, per i quali ha usato tanta misericordia e con i quali deve soffrire per portare avanti il suo regno di salvezza per tutti. Ripugna quindi si faccia mago e stregone per soggiogare con miracoli prodigi e portenti fino all’ossessione tale da costringere anche un incredulo alla fede. E qui sta un dosaggio fra ciò che si intende miracolo oppure segno. Fra i due termini c’è una distanza abissale, come oggi convengono gli esegeti ed i teologi attuali, per i quali la cultura di duemila anni fanno storia. Uno degli ultimi di questi esegeti si chiama Robert Bultmann (1984-1976 a C) secondo la sua teoria poi diffusasi ampiamente su tutti gli altri autori del vangelo. E specialmente su Giovanni andrebbero utilizzati quali fonti di tradizione orale ed un racconto di manoscritti miracolosi di Gesù. E sarebbero sarebbe stati indipendenti dagli scritti degli evangelisti da questi utilizzati. La sua teoria risulta accettata da quasi tutti, o in parte ed è una teoria di alcuni più rilevanti. Ed in questi casi che la teoria va discussa se Gesù è l’uomo dei miracoli o dei segni. Il concetto di miracolo è altrettanto vago come quello di rivoluzione. Si parla di miracolo della natura, di miracolo economico, di miracolo della tecnica. Miracoli tutti questi compiuti dalla natura ma non da Dio. Una frana che provoca in una miniera una decina di morti dovrebbe essere paragonata allo stato di stregua di minatori salvatisi? Per quale ragione si attribuiscono i casi fortunati e non gli si addebitano anche le disgrazie? Si viene a svuotare completamente il concetto di miracolo. Considerando il miracolo nel suo significato strettamente moderno in violazione delle leggi naturali da parte di Dio simili interventi soprannaturali sono concepibili? Certa gente non gli trattiene dal prendere tutti i miracoli alla lettera, come si fossero verificati allo stesso modo in cui vengono descritti. Chiamarli così illusi si offenderebbero ma è la pura verità. La storia dei miracoli nel loro complesso (non i singoli casi) fa parte del substrato della tradizione. Quella di Gesù non è una critica di principio ai miracoli. Non è la fede del miracolo quella che respinge, ma è la sete del miracolo. Non il miracolo in sé stesso, ma nella sua spettacolarità e nella sua teatralità. Il pensiero scientifico e quello storico non erano ancora arrivati. Mezzi espressivi come il mito, la saga non avrebbero dovuto presentarsi come opera di Dio? Gli evangelisti non vogliono penetrare l’evento ma riferirlo. Non una spiegazione ma una trasfigurazione. Va fatta una premessa per i racconti sui miracoli. Essi non sono un reportage, ne protocolli storici, né medici. Sono racconti popolareschi inseriti nei dettagli scritti con lo scopo di provare uno stupore da tradurre in atteggiamenti di fede. E l’errore consiste nel mettere su uno stesso piano tutti i racconti di miracoli, ancorché ci si trovi nella maggior parte delle malattie allora non conosciute. Febbre, paralisi, sordomutismo, idropisia. Tutti riescono da tutti questi casi uscirne fuori. Con un tocco da parte di Gesù, con un bacio, con la saliva, con il lasciarsi abbracciare. Ovvio che tanti miracoli non sono avvenuti così. Nemmeno si sa quanti Gesù ne ha compiuto. Che parla di una trentina e chi di 124. Comunque prendiamo i più salienti e più manifesti all’opinione pubblica. Gesù ha camminato sulle acque: simbolico. Significa che Gesù è il re vedi morte. Gesù alle nozze di Cana non intendeva farsi la cooperativa del vino. Al là del messaggio spirituale sacramentale Gesù desiderava vivere una gioia con gli sposi in un giorno di letizia, lui era venuto a portare la gioia e che la gioia è il principio di ogni creazione. Gesù infestato dai diavoli e dai demoni. Anche lui è stato apostrofato che era un figlio di Belzebù capo dei demoni. Questa mentalità tipica degli indemoniati ed era sorta storicamente quando il popolo ebraico rimasto dal 532 al 391 a, Ch. era vissuto in Assiria e da quella zona aveva recepito anche la cultura religiosa e ove esistevano due principi: il male ed il bene. Qualsiasi ammalato di carattere psichico veniva considerato indemoniato. Anche il caso della Maddalena posseduta da sette demoni. Sette era il simbolo ebraico della totalità, il che significa che Maria di Magdala era piena di demoni. Eternamente depressa, a dirla con la psicologia moderna. Ecco che al seguito di Gesù ha trovato la sua guarigione diventando una sua seguace. La risurrezione di Lazzaro. L’ultimo miracolo che Gesù ha compiuto prima della sua passione ed è anche il miracolo più discutibile. Anche il cardinale Ravasi dubita che il testo di Giovanni l’abbia tradotto lui e seguendo i di lui principi teologici. Anche per il fatto che secoli prima esisteva in Grecia ad Epidauro un santuario ad Asclepiade dove si registravano guarigioni di ogni sorta, resurrezioni dai morti comprese. Alla luce di queste considerazioni, possiamo affermare che Gesù non era semplicemente l’uomo dei miracoli, bensì dei segni. I suoi gesti non erano spettacoli per stupire, ma messaggi di fede e di trasformazione interiore. Egli era più di un uomo straordinario: era il Figlio di Dio, venuto non per dimostrare potere, ma per rivelare il volto autentico dell’amore divino.
Autore: Albino Michelin 20.03.2025
albin.michel@live.com
domenica 20 aprile 2025
GESÙ UOMO DEI MIRACOLI O DEI SEGNI?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento