lunedì 2 giugno 2025

LA PAURA DELLO STRANIERO

Si dice che già nel bambino il più profondo sentimento sia quello dell’offesa, altri quello dell’attacco. Forse sono complementari. Ma certamente tanto ancestrali è l’affermare essere “la persona dello straniero” fondamentale nell’intimo dell‘essere umano. ll va e vieni dei barconi in avaria si allineano a quelli degli emigranti carichi di sdegno. Con programmi di tolleranza nazionale in televisione votati all’ostracismo. Sarebbe interessante conoscere i pregiudizi che ci stanno alla base. L’unico rimedio alla paura dello straniero è la cultura. La paura non è una scelta personale ma una risposta poco governabile e naturale. In genere i psicologi che se ne intendono la collocano tra le cinque primarie emozioni universali che fanno seguito alla felicità, la tristezza, l’ira e la repulsione. La si definisce come stato psicologico, fisiologico, e componente indotto negli animali e negli esseri umani da una minaccia che rende attuale e potenziale al proprio benessere ed alla propria sopravvivenza. Alla paura dinanzi al diverso l’animale risponde con una certa strategia variabile. La strategia passiva che arriva soltanto quando alla minaccia non si si può sottrarre. La scelta tra l’una e l’altra dipende dalla valutazione del momento. La paura degli umani non sembra molto dissimile. Verso i sei mesi il bambino comincia a distinguere le persone famigliari dagli estranei e reagisce in modo differenziato. Ai primi con simpatia agli altri con un certo esitazione. Un fatto a dimostrazione di ciò, già il bambino prova in istinto di difesa per il modo di inserimento tra fratelli nei confronti dei genitori. Se questi preferiscono l’uno dei fratelli nei confronti dell’altro creano delle ostilità. Una considerazione che proviene da Freud è che se la madre ha avuto problemi nella vita intrauterina può darsi che essa ne risenta o i genitori nel prosieguo nella adolescenza o nella vita matura. Si parla dell’influsso che la mente può avere nel fisico e quindi la paura che può causare nel cervello la paura dello straniero. Quanto potrebbe essere di vero in queste affermazioni? Si sa che alcuni mettono a repentaglio proprio vita, altri il battito cardiaco, altri la pressione, altri la sudorazione, altri la dilatazione delle pupille, altri l’affaticamento della regione del cervello agmidaIe. In verità questi non vengono considerati degli attacchi di terrore, perché ci riferiamo a fenomeni più benigni, ma più continui. Nelle società democratiche stanno scivolando lungo questa china diversa negli anni. E le immagini degli emigrati incatenati, recentemente dalle autorità americane, avallano questo salto di livello. Parole come deportazione, remigazione, pulizia etnica. D’onde nasce questo odio? La ricerca neuroscientifica dimostra che il cervello umano registra una alterazione fisiologica di fronte a volti percepiti come estraneo al proprio gruppo. Alle volte c’è dunque uno stimolo ancestrale che distingue il simile dal dissimile. Il problema è l’elaborazione culturale di questo stimolo che va sempre di più nella direzione del razzismo e della xenofobia. Esiste anche una mentalità chiamata xenofilia la quale consiste nell’amore e nella passione per i viaggi. Per esempio della seta fra veneziani e cinesi. L’ interesse per le culture diverse, il desiderio di esplorare nuovi orizzonti. Nella storia gli scambi commerciali rappresentano un esempio di integrazione fra culture diverse basate su reciproco scambio di bene e di conoscenze. Scambi commerciali in cui si intrecciavano le varie do ut de. Quindi l’assetto d’occupazione delle terre avevano tutt’altri scopi politici ed altre motivazioni. Pensiamo a quello tra Paride. Elia, Menelao, fatti per costruire le discendenze storiche. Questa la potremo chiamare xenofilia. Oggi si oltrepassano le frontiere e le si invadono per altro scopo: la fame, la guerra. Viene in mente qui l’abate Franzoni “la Terra è Dio” pubblicato il 19.6.73 un Dio parlava del giubileo. Nella intenzione di Dio era palese parlare attraverso il profeta Osea 770 anni prima di Cristo che proclamava avere la terra diritto al riposo per un anno allo scopo di restate incontaminata nella prossima stagione. Per questo dovevano essere lasciati liberi gli schiavi e ci sarebbe stato il paradiso per tutti. Ma oggi purtroppo si sono occupati agli stranieri, agli emigrati, ai rifugiati politici le terre del petrolio e dei giacimenti di materia prime, delle loro fabbisogno vitale. E la logica, il diritto è del più forte, Lampedusa e Messico possono attendere. Ci si appella al “Gott mit uns”, o la Patria della libera America, o Paese del progresso, o Dio Patria e famiglia. Per coerenza si lasci il nome di Dio, diversamente cadiamo nel Dio violente del Vecchio Testamento. Ognuno ha il diritto della propria incolumità ma salari da capolarato è uno sfruttamento per chiunque esso sia. Temiamo per la xenofobia perché essa una affermazione esagerata della propria superiorità culturale, una denuncia della propria, una fragilità piuttosto che una forza. Potremmo illuderci ma gli stranieri, gli emigrati, i rifugiati politici saranno sempre più un fatto consistente. Quindi la xenofobia non potrà che accrescere di dimensioni. Una questione senza tempi quella dell’immigrazione. Da sempre l’uomo si è spostato alla ricerca di una vita migliore. Una vita sicura da ribattezzare la sua “casa”. Lo straniero fa parte della comunista dei Noi. La pena rimetterci al passo o continueremo sempre ad aver paura dello straniero.

 
Autore: Albino Michelin 23.05.2025
albin.michel@live.com

PIETAS UMANA SULLA MORTE DI PAPA BERGOGLIO PAPARAZZI E COMPLOTTI

 Scherzi con i fanti e lascia stare i santi, cui aggiungiamo noi le salme sono le virtù dei trapassati. Deludente e quasi scandalistica è stata l’iniziativa di Fabrizio Corona ex paparazzo, esperto nelle cose di gossip, (da non con confondere la giornalista Berlinguer) destinato ai social ed all’opinione pubblica sulla morte e sepoltura di Papa Bergoglio. “Il Vaticano c’è l’ha tenuta nascosta.” Qui si tratta di una faccenda seria, seppure sbandierata ai quattro venti, sulla fine e l’occultamento di un sommo pontefice, ed è deviante. In questo caso c’è la carenza anche per quel senso di rispetto che a tutti conviene e che nessuno vuole che dopo la sua morte venga profanato. Diciamo che i complotti e le confabulerie si sono sempre state. E sempre per l’informazione agli accesi dibattiti fra i cardinali e gli addetti ai lavori di ipotizzare un papa secondo le loro aspirazioni. Basti pensare alla congiura dei Pazzi “1450 circa” quando venne ucciso un Medici e si optò per una persona di Girolamo Riario. O quando un secolo dopo venne preferito un Benedetto Accoldi, figlio illegittimo omonimo cardinale. E per venire verso di noi quando le bufere ed i conflitti vaticani venivano arrestati e sospesi per qualche tempo in vista dalle elezioni. Ma qui si trattava di una mancanza di pietas nei confronti di un Papa ammalato ma non da morir, si trattava di far morire una persona anzitempo. E nemmeno ci interessa qui il giudizio che si fanno sui diversi papi. Che per un cristiano i papi siano un Dio in terra, che per un laico si chieda quante divisione ha il Papa o che per un non credente il Papa sia un idolo cui vengano legati le mani affinché la gente gli baci i piedi. Che nel caso va fatto un discorso sulla storia dei papi. Il Papa che attualmente ha 87 anni, all’età di 21 anni è stato operato in un lobo polmonare ed è per quello che può essere soggetto a diverse crisi di bronchiti. Di fatto il Papa è stato ricoverato il 14 marzo all’ospedale Gemelli di Roma e si fece vedere in piazza S. Pietro per celebrare una messa a S. Marta il 6 di aprile. In fondo è la fede che il Papa vive ed è vivo. Si perché nelle ore del costante dubbio è la resa del complotto. Si passa più ore nel dibattito che nel dubbio. Si pretende che la morte di papa Francesco ci fa ripiombare a cinque anni fa, quando i negazionisti del covid sostenevano con convinzione che la pandemia fosse una strategia delle super potenze mondiali per controllare le masse, o peggio ancora un’invenzione per favorire gli affari milionari delle case farmaceutiche. L’abitudine di istillare il dubbio, a ritenere tutto o quasi, ad alimentare il sospetto per il puro gusto di sedersi dalla parte controversa della storia è la figlia dei media che sono totalmente in crisi soppiantati dall’anticonformismo più spinto e pericoloso. Non si crede più a niente e si finisce il credere a tutto. Il paradosso dei tempi moderni, per cui il Papa è morto ai Gemelli, e Moana Pozzi è ancora viva e si nasconde in qualche parte del mondo. Sacro e profano l’importante è dubitare. Dubitare sempre. Ed ecco qui la d’escalation a cui si abbandona Fabrizio Corona quasi a raccontare un suo mantra. Qualche giorno dopo che il Papa è stato ricoverato ecco il primo mantra “il Papa è morto ma il Vaticano lo vuole nascondere”. O dicono la verità o io mi dimetto. Dopo d’avere rilanciato il secondo mantra:” il Papa è vivo?” perché non parla? Il fatto è che il Papa si è riprodotto con l’intelligenza artificiale. Quindi è un sosia, un virtuale, un avatar. Quando il Vaticano avrà sistemato tutto comunicherà la morte. Lo ha detto il cinquantunenne amico del complotto. Il penultimo delirio è stato quando il Papa è comparso in piazza S. Pietro. Allora il terzo mantra. Se il Papa fra due mesi non dice la verità della sua figura papale io fra altrettanti mesi mi dimetterò. E qui per un po' di tempo si tacque il paparazzo. Una riflessione sulla pietà dei morti. Nella tradizione romana la pietas era la colonna portante del rapporto fra l’uomo ed i suoi simili e la dimensione divina. L’obbedienza che l’uomo dava al destino (che allora si chiamava il fato) riconoscendole come elemento più grande di lui erano le leggi che sfuggono per la loro intrinseca natura alla comprensione dei mortali. È che ciò nonostante bisogna rispettare. Poiché queste leggi hanno disciplinato in questa nostra dimensione dai primi uomini, sono state alla stella polare delle grandi civiltà che ci hanno tramandato gli elementi più nobili della nostra cultura e continueranno a condizionare quando non ci saremmo più. D’altronde non spetta all’uomo della tradizione degli esseri umani né condurre il popolo verso il sol dell’avvenire: deve vivere con pienezza il mondo che lo circonda, consapevole della presenza di un complesso di leggi che costituiscono la nostra esistenza. All’interno di queste leggi non scritte figura il rispetto dei morti. Sentimento che nasce dalla constatazione dell’inevitabile e dalla convinzione che, ferme, restando le legittime opinione che si debbono conservare nei confronti di quello che il defunto ho fatto in vita, egli sia passato oltre ed abbia compiuto il proprio destino. Il mito e la storia ci offrono una infinità di spunti al riguardo, testimonianze di rispetto verso la morte. Basti pensare ad Achille, che dopo avere fatto colpevolmente scempio del corpo di Ettore, pentito lo rende al re Priamo affinché venga sepolto con tutti li onori. O a Marco Aurelio che sui campi di Filippi copre il corpo di Bruto con la toga di porpora segno di rispetto. La morte impone gravitas, quel valore intraducibile nella nostra lingua che potremmo definire la sintesi della nostra dignità, serietà ed autocontrollo. Alcuni fra i cattolici infuriati ed anche fra i non credenti non perdonano che il proprio Papa venga così calunniato di vilipendi. Come in tanti casi di querele in cui ha superato il Rubicone e ha pagato le sue parcelle. Ma il papa buon uomo e “misericordioso” usa le parole di Striscia la Notizia.” Fabrizio, vamme a saluta’ tu sorella”.

Autore: Albino Michelin 16.05.2025
albin.michel@live.com

IL DIO TRIBALE DI TRUMP

Abbiamo il primo papa nord american e il presidente Ronald Trump attribuisce all’intervento divino il provvidenziale evento della sua mancata uccisione. Accadde nell’attentato che lo fece prendere di mira in Pennsylvania il 14 luglio dell’anno scorso 2014. Questa è un’auto investitura della Provvidenza da parte di Trump che si si sente predestinato a grandi imprese salvifiche, che per noi italiani non è una novità. E’ importante riflettere su questa impresa perché questo rappresenta uno dei massimi poteri di tirare in ballo la religione dotarsi di una investitura sovrumana erigendosi a difensori nello stesso tempo (della) loro religione e dei suoi intangibili valori. (Vedi la donna-madre-cristiana-per Giorgia Meloni.) Anche se siamo nel 2050, non è solo Trump ad usare il sacro per fini di potere. La commistione tra religione e potere tre secoli abbondanti dopo la nascita dell’illuminismo e ancora tremendamente diffusa e parecchio nel mondo. Guardiamo Trump ed al suo orgoglio che ai vanta di essere scampato per l’autorità voluta da Dio. A essere precisi, dietro il dio protestante dei padri Pellegrini, colonia fondatrice nel 1600 degli Usa, dobbiamo riconoscere l’ombra del dio dei massoni, veri artefici della statualità americana. In un modo o nell’atro e sempre in nome e per conto di Dio che anche in America il potere politico celebra sé stesso: per non dire del potere del dollaro, l’arma micidiale di dominio guaio universale dell’economia planetaria. C’è scritto nel dollaro americano che in Dio è la nostra consolazione. Un Dio cinico, un feroce, o soltanto un cinico, ma che non ha avuto la gentilezza di salvare 20.000 bambini in quel di Gaza dalle le bombe di Israele. Possiamo definirlo il Dio di Trump, il Dio tribale usato per proteggere solo famiglia. Entra in conclave Probst futuro, ci si accorge di un plebiscito nei confronti degli americani. Ma c’è il blocco degli africani, c’è il blocco degli asiatici, e c’è il blocco dei cinesi che attendono l’evangelizzazione religiosa. Con costoro si può soprassedere. Per l’America il bisogno di ridare un’anima. Ecco i dati anagrafici di Probst: nato nel 1957 a Chicago (Usa), nonno di Settimo Rottfreno (To), nonna spagnola, parla diverse lingue, nato da sana famiglia, entra nel seminario degli agostiniani, laureato in matematica, fisica, diritto, per 20 anni missionario in Peru, Cardinale nel dicastero della scelta dei vescovi, polietnico, poli culturale, cosmopolita In effetti nell’introduzione all’enciclica del-15-5-1891 sotto scritta dal predecessore Leone XIII si legge” I portentosi progressi dell’industria l’essersi in poche mani accumulata la ricchezza e largamente estesa la povertà, oltre ai peggiori costumi, hanno fatto scoppiare il conflitto”. È un messaggio particolarmente forte ed innovativo. l’America di Trump, della falsa modernità. America dei muri, deportati con catene. l’America della riduzione dei diritti civili e poi c’è l’America di quei cardinali che si sono battuti per i diritti, per allargare lo sguardo, per costruire ponti. E l’altra America non il presenzialismo di Trump. Il primo pontefice americano che si permette di salutare il progetto egemonico di questa oligarchia americana. Sabotare, meglio annullare con rispettosa passione, è in questo caso la migliore risposta all’America. E per questo vi sono messaggi in un mondo che muore di fame, per un mondo sfigurato dalle guerre, con alle porte emigrati e rifugiati politici in particolare dei messicani. L’America che esercita il suo diritto della forza più che la forza del diritto. L’America caput mundi. In questi ultimi decenni fece fortuna l’espressione del Vangelo “date a Dio quello è di Dio”, e si intendeva di non fare politica né quella sfacciata né quella subdola, ma di stare ben lontani dalle cose della terra. Oggi si è capovolto tutto con il “date a cesare quello che è di cesare “A leggere il Dio dei nostri Padri si analizza l’inedito ruolo della religione dell’amministrazione Trump, tra uffici della fede, preghiere collettive e teologia della prosperità: politica ridotta a strumento della religione Per rimanere solo a casa nostra. America e Italia non sono secondi a nessuno. Il discorso è sempre il solito. Chi è nell’abbondanza ha da condividere con chi si trova in stato di bisogno. Questa è morale naturale, morale civile, morale umana, morale del cittadino del modo

Autore: Albino Michelin 09.05.2025
albin.michel@live.com

IL CORPO GRAMMATICA DI DIO

Noi siamo un corpo, nasciamo con il nostro corpo, dal corpo di nostra madre e prima ancora dell’amore di due corpi. È attraverso il corpo che impariamo a realizzare l’altro per raggiungerlo con un sorriso, con un abbraccio, per accettarlo, o per accoglierlo o respingerlo. La vita biologica come quella razionale nasce dall’incontro di due corpi. Viviamo con il nostro corpo e attraverso il nostro corpo. Il senso di questa mistica rimanda alla relazione con colui che si è incarnato Gesù di Nazareth e ha vissuto con pienezza nella corporeità umana. Tuttavia sebbene questa mistica sia vicino, in qualche modo continua ad essere ancora sconosciuto. Ci si chiede allora se il corpo umano possa essere la via di accesso che con noi comunica e noi con Dio. È il cristianesimo ad avere sollevato tale questione del rapporto con Dio, dal momento che si è fatto carne. In questo senso Ireneo e Tertulliano nei primi secoli della chiesa si sono opposti allo gnosticismo che considerava il corpo e la materia (la ciccia) cose cattive e spregevoli. E si sono allontanati dalla teoria di Platone nella quale si professava un dualismo fra due mondi: da una parte quella del corpo e dall’altra quella dello spirito. Oggi si ritiene che il corpo e anima sono energia unitaria, e non distinzione di corpo e anima. Capita infatti che alcuni concetti siano capaci nella storia e cultura di resistere per secoli e millenni, improntando il modo di pensare di molte generazioni: alcuni paradigmi di pensiero insomma viaggiano nel tempo senza essere mai messi veramente in discussione. Diventano assiomi indiscussi del linguaggio e dell’immaginario collettivi, obbligano intere comunità a pensare in quel certo modo, a vedere l’esistenza attraverso quelle lenti. E possono essere lenti che deformano, offuscano, ingannano la nostra visione. Eppure queste sono ancora oggi le lenti che spesso condizionano la nostra visione del mondo quando usiamo parole ed immagini legati alle questioni religiose. Viene qui in aiuto aiuto il vangelo di Giovanni all’inizio quando dice in stile greco ellenistico che il Logos si è fatto carne. Il termine dice l’aspetto materiale più concreto e fisico dell’essere umano. Indica una reale sua sensibilità, la sua fragilità, la sua gentilezza e sofferenza. Ciò significa che nella situazione diversa della storia personale di ciascuno, attraverso alcune attenzioni di fondo, e l’ascolto intellettuale, Dio è capace di assumere la carne umana. Come l’uomo di assumere quella di Dio. Nella generazione fino alla morte e nella rigenerazione dopo la morte. Anche Paolo di Tarso dice: Cristo ha avuto una carne vera e non apparente mediante la quale egli è entrato nella nostra umanità. Egli dirà pure: “non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo. Voi non appartenete più a voi stessi. Glorificate Dio nei vostri cuori.” Essere vissuti per secoli e secoli immersi in un continua dualismo e separazione carne/spirito, anima/corpo, divino/umano ci ha fatto perdere il contatto con la nostra natura più profonda. In parole semplici Gesù non è un santone, un ciarlatano, un imbonitore in cerca del proprio successo personale. Egli annuncia invece che il regno di Dio è in mezzo a voi. Invia l’uomo e la donna malati, incerti, affaticati, disperati a percepire la presenza di una novità radicale di salvezza, e una nuova energia vitale scaturisce nelle persone mentre queste aderiscono al suo invito a fare spazio dentro di sé. Dio per l’uomo sarebbe disincarnato o separato che sta da un’altra parte e lo si raggiunge con la mente, l’idea, Il pensiero. Sembra paradossale, ma la fede in un Dio incarnato avrebbe partorito un Dio disincarnato. E per poter far esperienza sarebbe necessario rifuggire dai sensi, magari consumandosi nel tentativo di trasformarsi in angelo. I nostri cinque sensi sono la nostra fonte di conoscenza, son finestre aperte sul mondo che può così fare irruzione in noi del divino e verso il quale ci permettono di esprimere la nostra interiorità. E poi giunge la scienza a dirci che in realtà tutto è energia e la materia come la intendiamo noi non esiste. Che cosa si perde quando si subordina il corpo all’anima, lo spirituale al materiale? Si perde di fatto la fede biblica. Nell’antropologia biblica la creatura può vivere solo nella piena unità tra corpo e l‘anima. Si pensi solo ai termini con cui si allude all’unità tra il corpo e l’anima. Si pensi solo ai termini a quelli che communente chiamiamo anima con rimando al corpo, alla gola, alla voce, al respiro. Dio ci salva prima di tutto i nostri corpi, tocca. Li tocca, ascolta, chiama, guarisce. Salvezza e salute hanno una radice in comune. Anche la salvezza ultima attesa con la resurrezione che non ha nulla a che vedere con la con l’immortalità dell’anima e la distruzione dei corpi. Se siamo energia siamo salvati come corpo e come spirito, Pure qui uno sguardo mistico e non dualistico sulla nostra esistenza. Ci può entrare qui anche un discorso sulla sessualità con il corpo di Cristo. La sessualità è spesso pensata come conseguenza del peccato d’origine. Invece è una creatura benedetta da Dio, una cosa bella, per strappare l’uomo: dalla solitudine, “non è bene che l’uomo resti da solo”. La sessualità à il dono che supera questo male. Senza la sessualità non c’è relazione reciproca non c’è esperienza umana. Bisogna procedere al definitivo congedo dal pensare che l’esperienza sessuale possa sottrarre qualcosa a Dio. La Bibbia è esperienza di corpi sessuati. Infatti in essa esiste una parola” toledot” che tradotto in italiano significa “Storie partorite” o delle partorienti. La grammatica di Dio nell’uomo significa anche la grammatica dell’uomo in Dio.
 
Autore: Albino Michelin 30.04.2025
albin.michel@live.com

FRATELLO SOLE SORELLA LUNA

È morto un Papa e ovviamente se ne fa un altro. Al di la di quello che sarà il futuro successore importa vedere di quale messaggio è stato portatore. Fra queste senz’altro anche quello dell’ecologia. Questo papa ha appreso ed interiorizzato il grido che viene dalla terra, dal suolo, dall’agricoltura, dall’acqua e dall’ambiente che sembrava lontano dal nostro vestito, che invece fa addirittura parte della nostra vita. Il linguaggio della terra è il primo che ci concerne perché noi siamo fatti da elementi chimici, acqua, di sole. Perché Dio Padre o l’essenza che ci ha originati ha messo come avamposto la morale della terra. Non c’è bisogno di un profeta e di una morale eteronoma, ma morale autonoma che ci viene dettata da una legge nei nostri cromosomi. Una legge morale naturale per cui non c’è obbligo di nessun che ci comandi: come non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, o trattare il coniuge come oggetto di possesso anziché relazione. Ma una morale abitativa senza che nessun Dio che ci costringa o ci castiga. Bergoglio ha sentito subito il richiamo della casa comune, dell’ambiente e l’ha professato. Per dare a ciascuno la sua paternità fu Ernesto Haechel, fondatore o meglio fautore della ecologia che nel 1866 si interesso dell’ambiente, e più precisamente di tutta la scala della vita, dal momento che anche i batteri fanno l’ecologia e relativo contra colpo a beneficio della vita umana. Con questa introduzione va reso ad uno che si è prodigato in primis ad una difesa dell’ambiente, del suolo, della terra, dell’acqua non ostante i molti interessi di parte: Papa Franceso. Per completezza passiamo dal territorio italiano a quello mondiale e viceversa La terra è il nostro hardware, sito concreto, bacino di utenza. Sotto i nostri piedi palpita un corpo vivo. Un ettaro del suolo contiene 15 tonnellate di organismi, pari ad un chilo e mezzo di vita e al metro quadrato. Avvengono nel mondo cose che fanno del suolo il sistema senza dubbio il più complesso della terra. Qualcosa che ci sostiene, che ci nutre, che ci fa respirare. Un numero impressionante si traduce in una cifra che ha dell’interdetto. Ma dal 2013 al 2015 sono andati persi 250 Km quadrati di territorio al ritmo di 4 metri al secondo. Dal 1971 al 2010 quasi 5 milioni di ettari di superfice agricola utilizzata è andata ugualmente perduta. Una grande area insieme come la Lombardia, Liguria e ’Emilia è stata dissestata da un disastro idrogeologico per opera di capannoni, supermercati e aree di cemento. La terra svolge molte mansioni e non è sostituibile da nessun altro supporto. È l’ambiente su cui girano molti sistemi operativi e senza di essa molte delle nostre attività cesserebbero all’istante. Parliamo della funzione più produttiva del suolo agricolo: la funzione produttiva primaria, la produzione di biomasse vegetali, la produzione del cibo per gli esseri viventi. Nel 1991 avevamo un’autonomia alimentare, pari al 92 per cento, in vent’anni l’abbiamo vista continuamente scendere. Inoltre l’Italia è il terzo paese in Europa, il quinto nel mondo nella classifica del deficit del suolo. Oggi non disponiamo di meno 13 milioni di ettari, pertanto ce ne mancano 49 milioni per coprire il fabbisogno. La popolazione del modo è in costante aumento. Le stime del 2050 arrivano a quasi nove miliardi di abitanti. Numeri che mettono in difficoltà per sfamare tutti i propri governati. Riguardo all’Italia dobbiamo aggiungere un indicatore di tipo qualitativo strettamente connesso con il cibo: le terre italiane sono le più fertili del pianeta ed il loro prodotto potrebbe essere di qualità eccezionale. Quindi le esperienze del suolo ne potrebbero guadagnare. Il radicchio rosso di Treviso ha bisogno della terra, della chimica, del clima e delle proposte del suolo che si trovano in quello viciniore. Il formaggio Parmigiano Reggiano che avrebbe avuto bisogno di una irrigazione appropriata si vede disseminata da raccordi stradali, dai soliti baracconi. L’importanza della biodiversità: ricchezza sulla terra. Milioni di piante, di animali, di micro organismi, geni che fanno l’ecosistema. Lo scozzese Alexander Fleming (1881-1955) nel 1928 notò da un batuffolo di muffa inibiva la crescita batterica di cultura contaminata. È fu l’avvento della penicillina. La muffa è biodiversità. È la biodiversità ha salvato milioni di vite umane. Extrativismo, alto appellativo riferito alla terra. E’ un neologismo che ci viene dall’America Latina, dove facilmente alligna e in cui Bergoglio è di casa, là dove il fenomeno ha raggiunto forme estreme. Il grosso errore è di considerare l’extra attivismo un tipo di società affine al capitalismo. L’economia estrattiva è un’economia di devastazioni ambientali, una conquista, un furto, una rapina del capitalismo nella sua fase più avanzata. Significa quindi capitalismo con molte cose: estrazione di ricchezze naturali dal sottosuolo, materiale con relativo esaurimento della fertilità del suolo, monoculture iniziative senza riposo di terra, deforestificazione per produrre cellulosa. Il marmo di Carrara in Italia celebrato per i suoi calcari si palesa fatale nelle industrie che per cinque milioni di tonnellate vengono estratte ogni anno. Nella Pianura di Lucca per le industrie cartarie il numero dei tumori polmonari cresce perché la falda acquifera si deteriora sempre di più. La chimica italiana ha lasciato in cimitero di morti, avvelenati negli anni del boom. Senza terra non ci sarebbe né coltivazione né cibo. Abbiamo bisogno di tenere e di coltivare luoghi vivibili. La cementificazione ha eroso aree di pianura che rappresentano il 25 per cento dell’intera superfice del nostro paese, un quarto esatto, pensare che un pezzo di cemento impiega migliaia di anni per tornare suolo fertile. Lungo sarebbe discorso sulla estrazione del petrolio e carburanti e che diverse guerre hanno causato. Lodato si mio signore per sorella nostra acqua. L’accesso all’acqua ed alla terra è legato in modo preponderante alla qualità della vita. Oggi 200 milioni di ettari di terra sono soggetti a processi di accaparramento che rappresentano diritti della maggioranza di agricoltori, degli abitanti dell’insediamento urbani e rurali, dei pastori e dei nomadi spogliati delle terre e sussistenza per intimidazioni e torture. L’OCSE nel 2030 prevede che due terzi che l’umanità vivrà in grande centro urbani e in particolare per quanto riguarda la distribuzione dei servizi sarà un problema destinato a crescere e costituirà un fenomeno senza precedenti. La tragedia dell’accorpamento dell’acqua non colpisce solo le regioni più povere e vulnerabili del pianeta, ma anche le regioni più industriali. Pure nel sud Italia si è trattato nel 2017 nel convegno di Avellino la stessa carenza idrica. Nei prossimi 15 anni non si è assunti a livello di Nazioni Unite nessun impegno per garantire il diritto all’acqua. Anche con Papa Bergoglio si è avviato un movimento popolare a Roma accompagnato da proposte con il diritto alla terra, al lavoro, alla casa. Erano alcuni messaggi dall’ecologia all’ambiente che questo Papa ha tentato di sollevare. Più un atto di riconoscimento che un atto di omaggio. Ecco altri messaggi cui egli non è riuscito e restano fra i più importanti: la misericordia di Dio, la fame nel mondo, contro la guerra, per i rifugiati, per gli emigranti, per i carcerati. Un santo per i credenti e per i cristiani? Ma i santi piuttosto che pregarli vanno imitati. Un grande uomo dalla sensibilità umana? Ognuno può completare di Papa Francesco rimasta incompiuta.
 
Autore: Albino Michelin 22.04.2025
albin.michel@live.com  

domenica 20 aprile 2025

SOLIDARIETÀ, UNA UTOPIA NECESSARIA

Parole che sembrano perdute nel discorso pubblico, e tra queste risulta una utopia. Solidarietà fra queste. Non più fatta di un discorso benevolente, ma delitto appunto di solidarietà quando il comportamento necessario sarebbe dell’amore verso la solidarietà. Era un cammino irregolare ad esempio quando venivano considerati illegittimi e si prevedevano addirittura penali allorché uno si presentava contro le istituzioni. Ma la ragione che consente a tutti di andare contro le ostilità è un principio non costituito dalla legge. Ma un contratto del principio di solidarietà che guida l’azione pubblica si presenta come criterio atto d’arbitrio come amputazione giuridica. Esso infatti compare a più riprese nel contratto di Lisbona. Potremmo quasi dire che nell’unione convivono ormai due costituzioni che incarnano un conflitto che dipende il futuro dell’Europa. La vicenda storica del conoscere molti momenti di difficoltà. Si esige una riflessione che venga il tempo della consapevolezza che incarni la solidarietà come può essere fondamentalmente legata ma che tuttavia permane un riferimento fortemente obbligato. È necessario appunto riprendere con determinazione il tema ed i principi. O questa è una pretesa anacronistica intrappolata nel sociale che diventa liquido o i principi appartengono al principio che fu delle grandi civiltà antiche. Non a caso la storia qualifica della solidarietà con principi come sociali che è stata nei tempi più recenti affiancata dal riferimento della solidarietà democratica. Un trasparente riferimento a quel che aveva detto nel 1916 alla costituente la Rosa Luxemburg, quando disse: “O socialità o barbarie “e si è confusa con solidarietà o barbarie. Vero è che i tragitti della solidarietà conoscono rifiuti e fortune. Dobbiamo concludere che è solo la difficoltà che stiamo vivendo, che è la virtù troppo difficile. Per quanto la solidarietà concernente i diritti ed i doveri vale la pena ricordare quello che avvenne a Parigi nel 1789 quando l’assemblea costituente si trova a discutere ed affiancare una dichiarazione dei doveri e la dichiarazione dei diritti. A proposito venne respinta contro 439, ma è rilevante il dato quantitativo quello diverso da contenuto. Sarà schema tipico di quella corrente, di quella italiana in particolare che si trovò senza motivi economici e quella riguardante l’iniziativa economica prima di quella privata. La riflessione diverrà più opportuna quando i diversi soggetti verranno più ripensati. Compaiono così doveri della rianimazione degli ostacoli di ordine economico e sociale. Vengono poi individuati come gratuiti agli indigenti ed in più è stato il servizio sanitarti ed sull’istituzione sanitaria in genere. Ci sono poi doveri direttamente riferiti alla persona individuale, come al dovere dei genitori all’istruzione dei figli, come la solidarietà per quanto riguarda le persone nella tutela generale della salute, per quanto riguarda il sistema pensionistico, tra i beni ambientali, tra le generazioni del passato e del futuro. Una solidarietà quasi intergenerazionale interregionale. Riservata sulla famiglia fondata sul matrimonio, con esclusione ai matrimoni di fatto, ci troviamo di fronte ad una solidarietà escludente. Quasi in contradizione con la solidarietà includente si fa una ricerca abissale. Cominciare forse con un accenno sui trapianti che provocano un argomento discusso. Si vuole evitare che da un atto di generosità corrompa il diritto alla riconoscenza, sia verso il colui che ne è il beneficiario ed anche alla comune parentela. La riflessione può ancora indicarci la giusta direzione e dare ragione del perché oggi sembrerebbe essere chiusa la parentesi con la solidarietà, che ritrova la sua forza autonoma una volta registrata l‘impossibilità di trovare il suo interlocutore nella logica del mercato? Quel che merita di essere messo evidenza è il modo con cui diversamente si congiungono spinte culturali e sociali molteplici. Maurizio Corona ha giustamente parlato di modelli di solidarietà mettendo l’accento sulle loro molteplicità e ricostruendo le diverse manifestazioni nella quale ci si esprimeva tra volere occupazionale e quello universalistico. Ma non si esaurisce qui la vicenda culturale della solidarietà, che si arricchisce variamente, diviene terreno di incontro di tradizioni diverse come la fratellanza cristiana e il pensiero socialista. Soprattutto ci distacca sempre più nettamente dalla matrice caritativa. Quando si fa solidarietà per gli oppressi che lottano per il loro cambiamento si sprigiona una forza che la trascina oltre la fraternita. Con quale ambito e quali direttive? Si pone così il limite alla individualizzazione e torniamo a prendere le funzioni giuridiche per costruire un articolato sistema di valori sociali. Proprio la differenza fra il consolidarsi del terzo settore e la presentazione del non profit impone un chiarimento sul modo in cui deve essere ricostruito il rapporta gratuità e solidarietà. L’enfasi così posta sulla solidarietà permette un carico di logica diversa di tipo assistenzialismo che non dovrebbero essere i più deboli a pagarne il prezzo.

Autore: Albino Michelin 07.04.2025
albin.michel@live.com

LA PARABOLA DAL DIO "VIOLENTO" AL GESÙ MISERICORDIOSO

 Può darsi che articolo del genere non godano il più ampio dei consensi, perché potrebbe essere anacronistico. La bibbia è senza dubbio uno dei libri più letti al mondo. Tramandato di generazione in generazione, ha un valore storico, altre volte religioso altre volte letterario da quando Gutenberg ha stampato il primo libro il 23 febbraio 1453. Nei secoli ha subito subito moltissime modifiche che lo fanno più complesso. Scopriamo anzitutto chi ha scritto la bibbia e perché le risposte più comuni (Dio, Gesù, gli apostoli) siano errati. È ben distante dalle mani di un solo uomo e di un’epoca soltanto. La bibbia è ispirata da Dio (Timoteo 3.16) ma non è stata dettata da Dio, perciò è espressa in modi umani, quindi limitata. Nel caso viene ritratto colui che ordina guerre (Dio), pianifica gli stermini, che ordina i genocidi (sempre Dio). Tutte queste ignominie vengono attribuite a Dio in quanto la mentalità del tempo gli si addebitava tutto, anche le più orrende iniquità. Progressivamente ci si è accorti che la nequizia umana era di ciò responsabile. Non è che poi la bibbia si la porti avanti con questi discorsi. La maggior parte riguardano la libera guarigione, la grandezza di Dio, la liberazione da ogni tormento umana che erano in suo potere. Non si dimentichi, come detto, che la bibbia è stata scritta nell’arco di 1500 anni. Che è stata redatta in grande spazio di tempo, in aramaico, in ebraico, in greco, in Koinè. Che alcuni sono in pubblicati in contesto storico, altre in contesto euforico per le gesta compiute da Israele in epoca preistorica, altre in contesto apocalittico, altre contesto sapienziale. Quando di parla di bibbia non si può mettere tutto nello stesso sacco. Per molti credenti è un dogma di fede, è autorevole, e capace di profonda interiorità. Ma anche con un certo margine di errore. Di trascrizione, di traduzione, per esempio di dittografia (notte per note), per omofonia (l’oro invece di loro), per metastasi (torta per trota). Talvolta per difficoltà di traduzione, per esempio in Samuele 24, si legge che per accampamento vengono spesi 600 sicli, mentre nelle Cronache si legge per 50 Scicli. Ed un altro esempio di città storiche che in Giosue sembravano 29, mentre nelle Cronache risultavano 26. Altre volte si devono mettere in conto qualche pisolino che prendevano gli amanuensi stanchi del proprio lavoro. Si trovano nella bibbia circa 82 parole sconnesse, ma che Adel Schmidt ne abbia trovato 500, forse per una questione di prestigio. È per una ricerca equilibrata ci sono 98.5 di vocali imprecise. Il mondo fino alla nostra epoca (verso il 1950) non ha cambiato l’idea di Dio perché egli camminava con le gambe della gente. E’ stata proibita la lettura biblica da parte della chiesa fino ad epoca recente, quando un Papa Bergoglio si mette a parlare di un Dio misericordioso. Prima la bibbia era tabu dei libri proibiti, e da quando Dio si era pentito da aver fatto l’uno e la donna già nel Paradiso terreste. Ed ecco allora alcune espressioni pronunciate da Dio (o a Dio “violento” messigli in bocca) tolte da libri dell’antico Testamento Gioele, Samele, Numeri e Cronache. Dice il Dio di Israele: “ognuno di voi si metta la spada al fianco, percorrendo l’accampamento dall’uno all’altro verso, e uccidere ciascuno il suo fratello, ciascuno il suo amico, il suo vicino.  I figli di Levi eseguiranno nell’ordine. In quel giorno caddero del popolo circa tremila uomini. Cosicché egli ha posto oggi su di voi la sua benedizione… Ogni maschio tra i bambini, uccidete ogni donna che ha avuto rapporti sessuali, ma tutte le fanciulle che non hanno avuto rapporti sessuali con uomini lasciatele in pace   Dice il Signore: prendi tutti i capi del popolo e fagli appendere in faccia al sole per il Signore e l’ira del Signore si ritirerà da Israele. Ed ecco la nascita di Gesù. Che cosa rappresenta? Un aggiustamento, una virata, un completamento? Egli si presenta alla sinagoga e compare la bontà e l’umanità del Santo di Dio, come lo chiama l’evangelista. Sono venuto a portare la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la libertà ai prigionieri e grazia per tutti. Il tempo della misericordia è iniziato. E venne la buona novella. Ci ha parlato in genere dell’inferno che ci pare una grave antinomia e che fa pensare (Vangelo 25-41 di Matteo). Quado disse: avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere, ero prigioniero e non mi avete visitato, andate voi pure nel fuoco eterno dove è stato preparato dagli angeli suoi e dal diavolo. E qui nasce il grande dibattito sull’inferno. Alcuni dicono che si tratti di un inferno simbolico, il fuoco che bruciava nella valle di Gerusalemme per smaltire i rifiuti. Il fatto si è che anche sul credo è rimasto il dogma di fede. Sull’inferno molta gente pensa che si tratti di qua, così per Sartre per cui l’inferno sono gli altri. O come tanti teologi che parlano si che l’inferno c’è ma è vuoto. O che l’inferno c’è come intensità ad tempus ma non come continuità nel tempo. Altri teologi che parlano dell’ultima opzione in cui Dio si manifesterà dopo la morte proponendo l’inferno l’ultima scelta e nessuno vi aderir, perché un ergastolo eterno sarebbe impensabile. Altri pensano alla pecora smarrita o il l’adrone sulla croce. Se noi siamo figli di Dio l’inferno eterno non ha senso. Se lo fosse, rappresenterebbe una sconfitta di Dio. Allora non vale parlare del castigo eterno di Dio, perché Dio sarà misericordioso e tutta l’umanità sarà salvata.

Autore: Albino Michelin 29.03.2025
albin.michel@live.com