mercoledì 26 febbraio 2025

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LA CONFESSIONE

 Se si pensa che la spiritualità fosse l’ultimo baluardo immune dall’invasione tecnologica, la Svizzera ce lo farà ricredere. Nella parrocchia di San Peterskichen, la chiesa di S. Pietro di Lucerna, il confessionale ha fatto un salto nel futuro. Al posto del classico prete, troveremo un ologramma di Gesù (un grande Gesù tridimensionale), avatar prodotto dalla tecnologia cioè un virtuale, un alter ego, un simulatore a rispondere ai dubbi delle anime, promettendo consigli e conforto come spiega la chiesa. I fedeli possono avere un’esperienza intima e sono con Cristo virtuale che ascolta e risponde dietro la grata di un classico confessionale. Tra i fori della grata è possibile è vedere il volto del figlio di Dio. In duemila anni di storia la chiesa e i fedeli ne avevano visto mai il cyber Gesù (Gesù guida) che confessa il fedele e che mancava finora. Il progetto artistico in piedi da due mesi e chiamato temporaneamente deus ex machina prevede sia Gesù proprio a confessare i fedeli grazie ad una intelligenza artificiale creata da informatici e da teologi dell’università di Lucerna. Questa viene addestrata sia sul piano del vecchio testamento, sia sulle verità quelle più indiscusse della chiesa, sia sul futuro del mondo che verrà e vivrà evitando deviazioni future e apocalissi. Il signore vi saluta tutti e con il buon giorno con” sia lodato Gesù Cristo”, vi risponde con la vostra lingua, vi precede nel vostro dire. Ognuno se ne esce consolato più che mortificato. Nulla di eretico, nulla di deviante. Nulla di intentato da intentato da parte umana, niente di abborracciato, Un semplice cartello di indicazione alla porta della Capella, una luce verde per entrare, la sistemazione di un computer e la cosa è fatta. In modo più veloce, completo e personalizzato di un agente umano.
I vantaggi della confessione: intelligenza artificiale.
Il miracolo dell’intelligenza artificiale è che Gesù sia direttamente il confessore. Come Gesù possa adattarsi ad essere rappresentato da un sacerdote e non potrebbe essere rappresentato da un avatar? Sono sempre persone limitate, o reali o virtuali, che rappresentano Dio! Dio però non si identifica con nessuna immagine. Dio è altro. Ma Dio è l’aldilà. Il fatto più terra a terra è che per esempio un penitente abita in una zona lontana poco accessibile e quindi può trovare una chiesa che ha un’istallazione ad oc. Altro elemento è che una chiesa sarebbe a disposizione sette giorni su sette mentre con un prete sarebbe un po' difficoltoso. Ci si addentra di più quando si pensa all’anonimato e ci può essere chi si vergogna di essere riconosciuto. O chi desidera avere un supporto migliore con un esame di coscienza più dettagliato perché qualche prete dalla messa frettolosa si scarica in breve tempo come oggetti da buttare e non da curare. O peggio ancora persone deboli o donne passibile o possibile di abusi.
Gli svantaggi della confessione con l’intelligenza artificiale.
Anzitutto manca l’empatia quella stima reciproca fra il penitente ed il sacerdote. La conversazione la fiducia. Non viene data l’assoluzione ameno che non si tratti delle modalità previste nel mio blog del 28.8.2015. Vi è anche qualche caso di Privacy che costituirebbe un pericolo. L’accessibilità dei fedeli per cui non tutti sarebbero d’accordo con questa confessione preferendo la tradizione con il sacerdote confessore. Indubbiamente ad altri campi che non si attengono alla confessione artificiale ci sono alcuni aspetti positivi e anche negativi che esulano come ad esempio il nuovo modello occupazionale, il trattamento dei servizi sanitari, l’aumento delle efficienze lavorative, la capacità di apprendimento continuo, l’agilità e la documentazione mentale. Ma anche dai pericoli non siamo esenti: come la permanenza nel lavoro, i licenziamenti, la violazione dei diritti umani. Ogni passione tecnologica è carica di dipendenza. L’uomo pensa e la macchina no. Questo è un discorso che si amplia e va oltre la confessione ad intelligenza artificiale. Per rientrare nel tema: i visitatori nei due mesi che hanno preceduto l’inizio hanno registrato in una forma anonima di avere sollevato temi come questi a Gesù confessore: il vero amore, l’aldilà, i sentimenti di solitudine, la guerra e la disgrazia, la solidarietà, la sofferenza nel mondo, la sessualità e l’omosessualità. La maggior parte si è descritta come appartenente ai cristiani, agli atei, agli agnostici, ai musulmani, ai buddisti, ai taoisti. Facendo un resoconto sempre anonimo un terzo dei convenuti era di lingua tedesca, inglese, ungherese, cinese, russa. La chiesa con Papa Francesco offrì il suo placet auspicando che resti sempre nelle mani dell’uomo. Vi sono pure accanto all’Avatar ed alla confessione con l’intelligenza artificiale diverse applicazioni. Programmi che fra l’altro decidono un progetto per uscire dalle diverse dipendenze. È quello di Victori che detiene il miglioramento e le battute di arresto per tali anomalie a significare che tutto è studiato al benessere comune. Il teologo parroco Marco Schmidt con la sua equipe di esperti auspicò che l’esperienza continuerà e non avrà preoccupazione di essere bloccata. L’idea era di riconoscere l’importanza crescente dell’Intelligenza artificiale nella confessione religiosa. I risultati parlano di una superiorità alle previsioni: qualcosa di Dio entra nel cuore di questa umanità.
 
Autore: Albino Michelin 19.02.2025
albin.michel@live.com

DON GIUSEPPE DIANA UCCISO DALLA CAMORRA: NEL TRENTENNIO DEL SUO MARTIRIO

 Don Peppino Diana (Casal di Principe 6.7.1958 - 19.3.1994) è stato ucciso nella sacrestia della sua chiesa dalla camorra per il suo impegno contro la malavita. Un camorrista lo affrontò con una pistola in pugno. I cinque proiettili vanno tutti a segno. Muore all’istante. Si è tentato di depistare le indagini, accusandolo di frequentare delle prostitute, pedofilo, custode delle armi destinate ad uccidere il procuratore Cordova. Il Corriere di Caserta pubblicò in prima pagina che il camorrista era lui e trovato a letto con due donne, non come vittima della camorra ma affiliato al clan dei Casalesi. Fu Giuseppe Quadrano, autore materiale dell’omicidio che si consegnò alla polizia e ricevette una condanna a 14 anni. Lo scritto più noto di Giuseppe Diana, fu la lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”. Distribuito alla porta di tutte le chiese dunque è con le precise parole che la gente deve conoscere, interiorizzare, per poi applicare e progettare. Questo nel natale del 1991. Il primo appello fu rivolto alle chiese: di risvegliare anzitutto contro la corruzione dilagante. Ai preti ed ai pastori di parlare chiaramente nelle omilie ed in tutte le varie occasioni in cui si richiede una testimonianza e coraggio. Il secondo appello alla camorra: è ormai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. Rappresenta come uno stato deviante rispetto a quello ufficiale: favoritismi, lungaggini. Un appello agli insegnanti: i diritti fondamentali dell’uomo sono ignorati: una casa, il lavoro, i servizi sociali, e l’istruzione aperta a tutti. Marcisce nell’assistenza e mortifica l’uomo e crea spazi per la violenza e oziosità della delinquenza. Alla società civile: che vivere e più onesto della disonestà e rappresenta un pubblico rispetto ed anche un benessere per tutti. Alle famiglie: dovete educare i figli verso la sensibilità per i poveri e verso l’aiuto reciproco. Ai giovani: voi siete esposti alla tentazione della violenza e del facile guadagno in una società che spesso vi offre esempi di violenza. Ma voi avete grandi risorse di generosità e di amore. In fine alle comunità cristiane: il fenomeno della camorra ci interroga in una maniera perentoria. Sul nostro modo di essere chiesa. Ci si chiede di essere non credenti ma credibili. Riviviamo le strade delle nostre antiche tradizioni. Agli aspetti qui sopra accennati segui con passione il suo comportamento. Per amore del suo popolo egli iniziava la sua missione. Diversa gente di chiesa, gli stava accanto per le strade del territorio per togliere i ragazzi dalla strada, e dare un lavoro per quanto si può ai disoccupati. In tutto essere coerente con il suo messaggio. Si comincia da dove si può. Qui un breve resoconto che dal 1838 ha iniziato a contaminare l’Italia fino ai nostri giorni. Mafia siciliana 2376 morti, ndrangheta 231, camorra 206, sacra corona unita 57 Stidda (Agrigento) 14, mala del Brenta 2. Circa 2900 i morti uccisi dalla malavita. 206 erano il compito di don Diana. Quando aveva iniziato il 27.7.1991 venne ucciso “per caso” un testimone di Geova, Angelo Riccardo nemmeno un suo correligionario ventenne. Fu quella morte che si scatenò il resto di un piccolo numero di manifestanti pubblicamente e apertamente contro la camorra. Don Giuseppe mise del suo e decise di scrivere ancora una volta e di distribuire a tutte le parrocchie: basta con il diktat della camorra. Il volantino fece il giro di tutte le case del casertano suscitando un forte consenso di cittadini. E fu che qui il vescovo Nogaro prese le difese dodici anni dopo l’assassinio il 25.4.2006 che don Peppino era un vero martire e che il sangue dei martiri è sempre vita delle nuove cristianità. Tanto che dopo un così lasso di tempo non si sia riusciti a venirne fuori chi fosse il mandante e chi l’autore, e chi il consigliere di quel delitto mafioso.
La sua memoria.
Nel 2003 nove anni dopo la sua morte alcune iniziative hanno costituito ed inaugurato con Libera, organizzazione di don Ciotti il ricupero di 80 ettari di terreno e che lo stato ha conferito in parte in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extra comunitari. Nel 2010 è stato intitolato l’istituto di scuola superiore a Morcone, (Benevento). A Termoli l’8 11.2014 l’istituto di giurisprudenza. Nel 2013 Rai 2 un dibattito sulla camorra a lui dedicato. Nel 2014 la stessa testimonianza. Infine il libro di Raffaele Sardo: “un martire in terra di camorra”. È stato il racconto del suo impegno e del suo sacrificio. Il suo testamento spirituale “don Peppino vive”. La sua non è una conclusione ma un inizio.

Autore: Albino Michelin 05.02.2025
albin.michel@live.com

S. PAOLO APOSTOLO DELLE GENTI O ENFANT TERRIBLE

 Chi si mettesse alla ricerca delle opere su Gesù sotto forma di libro, di un fascicolo, di documento non sarebbe il caso perché infinite sono le opere su Gesù. La produzione che riguarda Paolo non sarebbe molto distante. Nell’antichità l’identità delle persone era legata a tre fattori: il genere sessuale, la discendenza e la provenienza che dava direttamente il diritto all’istruzione a patto di essere di famiglia agiata, libera, non schiava. E se possibile in zone scolastiche perché la è il luogo degli scambi culturali. Inoltre bisognava pure che i genitori fossero ambizione e disponibile ad investire nella formazione dei loro figli. Andava un po’ meglio nel giudaismo che sempre ha mirato a crescere i figli nella conoscenza della Torah. Per fare parte di questa élite bisognava ipotecare che molte condizioni favorevole si realizzassero contemporaneamente. Sesso giusto, figli giusti, genitori giusti. Paolo Ha goduto di tutta questo. Cittadino romano di nascita, tutta una formazione di qualità, Tarso era una città con scuole rinomata. Nell’impero romano il pensiero scolastico comprendeva una istruzione elementare, ginnastica, retorica, ritmica, letteratura e scrittura. Al vertice di questo sistema scolastico, oggi noi diremmo a livello universitario, si trovavano le scuole filosofiche e Tarso era orgogliosa di possedere una scuola stoica di grande prestigio. E Paolo ha ricevuto una formazione comprendente i due primi livelli che li teneva lontano da influenze pagane, una sorta di scuola privata della diaspora. Egli pensava in greco e scriveva in greco. Questa scritta torrenziale eccelle in uno stile stringato. Ricco di formule stringate, di stile forse agitato come il personaggio, ma mai volgare e pesante. La scelta di scrivere questa lingua, l’inglese dell’epoca, invece dell’aramaico che egli pure parlava, denota da parte sua la volontà di diffondere il vangelo nella lingua di tutti e non in linguaggio ecclesiastico. E a Tarso in Turchia nacque Paolo nel 4 a.C. morto a Roma decapitato sotto Nerone nel 67 d.C. Di origine ellenista, greco, fariseo, zelota, persecutore dei cristiani e poi missionario. Nel corso della vita ha cambiato il nome di Paolo in Saulo che vuole dire di piccola statura. Divenne cittadino romano perché sembra abbia venduto armi all’impero. E leggendo la sua corrispondenza noi avremmo le nostre informazioni su Paolo? Dalle lettere degli atti degli appostoli di Luca e dalle sue lettere. Ma quali lettere? La questione è complessa, sette lettere possono essere senza esitazione attribuibili a Paolo: Romani, Corinti, Galati, Filippesi, Efesini, Filemone. La seconda parte: Colossesi, Tessalonicesi, Timoteo, Tito, Ebrei. Sono tardive, ma nessuno contesta il loro valore teologico. Paolo è un convertito. Probabilmente nel 37 d.C. cambierà le sue convinzioni sulla grazia di Dio, ma non cambierà la questione della Toràh, legge del vecchio testamento. Ciò nonostante quando si parla di conversione abitualmente si racconta come è passato dal bene al male o come si è abbandonato una religione per un’altra. Ora nulla di tutto questo è avvenuto a Paolo. Egli non passa dal vizio alla virtù. Paolo non esita ad affermare di essere giunto ai massimi livelli della devozione farisaica ed è per questo che ha perseguitato i cristiani a quell’epoca come una setta marginale della grande varietà di opinioni nel giudaismo. Ciò che egli va fare a Damasco è stabilire delle misure di epurazione teologica allo scopo di bandire la parte il giudaismo superato. Il cadere dal cavallo è simbolo della sua caduta suo dal sistema dei valori. Ed ecco la prima lettera di Paolo: ai Tessalonicesi. ”False voci sulla fino del mondo. Respira soddisfazione per i suoi fedeli. Lettera ai Galati ” È la libertà interiore che Dio ci giustifica, non perché siamo buoni ma perché Dio è buono. “Lettera ai Romani, salvezza di tutta l’umanità. Come dalla venuta di Adamo è arrivata a noi la perdizione, così dalla venuta di Cristo è venuta la nostra redenzione. Lettera ai Corinti:“ la messa finestra sul mondo. Famosa per il suo tempio di Afrodite e del malcostume sociale. Dogma sulla resurrezione sulla morte. Chi va al di la si porta dietro quello che aveva al di qua. Divieto alle donne di parlare in pubblico”. Lettera agli Efesini : “in Dio è la mia pienezza. “Lettera ai Filippesi: “ringraziamenti per la cura nei confronti di Paolo. Invito alla testimonianza. “Lettera ai Colossesi: prime lettere tardive. ”Polemizza con gli eretici. ”Lettera a Timoteo: “è una pastorale. Come si conduce la chiesa che diventa istituzione. Voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio. Preghiera per i governanti. Lettera a Tito: “fedeltà all’insegnamento della chiesa. “lettera a Filemone: “il diritto alla proprietà privata. Filomone è pregato di lasciare libero lo schiavo Onesimo. “lettera agi Ebrei: la più tardiva di Paolo. “Gesù non compie il sacrificio della croce per togliere i nostri peccati ma per nostro amore. “1200 della Bibbia novanta sono lettere di Paolo. La sua autorità è ormai consolidata. Da l’impressione di essere un po' autoritario, dottrinario, conservatore, intransigente, perfino anti femminista. È lo è parte in quanto la sua foga lo porta in quella direzione, quanto Dio non distrugge le caratteristiche ed i talenti umani. Per esempio a restare in questo argomento egli dice “agli stolti galati chi mai gli ha ammaliati ….” Ai Romani:” per questo Dio vi ha abbondati a passioni infami” Ai Corinti “proibisco alle donne di parlare in pubblico. “Agli Ebrei” così ho giurato nella mia vita, non entreranno nel mio riposo.”
Gesù è l’uomo della campagna e della Palestina, Paolo l’uomo della città e dei grandi spazi. Da queste figure nascerà il cristianesimo. Gesù è l’uomo del movimento cristiano, Paolo è il suo agente sacro.
 
Autore: Albino Michelin 20.01.2025
albin.michel@live.com

CHIESA: SPELONCA DI LADRI O CASA DELLA COMUNITÀ?

 Recentemente si è tenuta un’iniziativa tanto eccezionale quanto discussa: una serata speciale organizzata in una chiesa, con hamburger, fagiolini, patatine e musica. L’evento ha riscosso un notevole successo, al di là del messaggio spirituale o religioso. Si è svolto a Trissino, nella pedemontana vicentina, nei pressi della storica chiesa di san Pietro, in occasione della festa di san Giovanni Bosco, patrono dei giovani. L’organizzazione è stata curata dall’unità pastorale giovanile locale e destinata ai ragazzi e alle ragazze delle scuole medie. La novità dell’evento ha attirato l’attenzione non solo in Italia, ma anche all’estero, tanto da essere ripresa da rai tv in Svizzera, che le hanno dedicato un ampio servizio con dibattito. Lo scopo dell’iniziativa era riavvicinare i giovani alla fede, in un momento in cui molti di loro sembrano aver smarrito il sentimento religioso. Hanno partecipato circa quattrocento ragazzi, alcuni dei quali in evidente difficoltà esistenziale, segno di un disagio giovanile sempre più diffuso. Tuttavia, non sono mancate le critiche. Fuori dalla chiesa, una trentina di persone ha protestato, invocando la misericordia di Dio per quello che consideravano un gesto sacrilego. Le loro preghiere e parole risuonavano come un monito: “la casa del signore non può tollerare tanto degrado. -avete trasformato un luogo sacro in una spelonca di ladri, profanandolo con i vostri bagordi. -Lo zelo per la casa di Dio mi divora, ma la vostra presenza è una blasfemia. -La casa di Dio ha toccato il fondo dell’oltraggio. -Chi ricorda l’episodio evangelico in cui Gesù, entrando nel tempio e vedendolo trasformato in un luogo di interesse sordido, prese una frusta e scacciò i mercanti, riaffermando la sacralità della casa di Dio “. Questa reazione ha spinto alcuni a scrivere al vescovo, se non addirittura al papa, lamentando l’abbandono della chiesa. Tuttavia, in questa necessario fare una riflessione più profonda e contestualizzare l’evento. Nella storia della chiesa, ci sono numerosi esempi di luoghi sacri adibiti a scopi sociali. San Giovanni Crisostomo, ad esempio, si ribellò allo sfarzo delle basiliche e delle cattedrali per dedicarsi ai poveri. San paolo utilizzava gli spazi sacri per rispondere ai nuovi bisogni della comunità, ricordando le parole di Gesù: “i poveri li avrete sempre con voi.” Anche san Gregorio Magno trasformò una cattedrale in un rifugio per i bisognosi. E in tempi più recenti, figure come papa Francesco, il cardinale Sepe di Napoli e don Massimo Biancalani hanno dimostrato che la chiesa può e deve aprirsi alle necessità concrete delle persone, specialmente degli ultimi. Papa Francesco, durante una visita alla cattedrale di san Petronio di Bologna, non si è vergognato di sedersi a tavola con i più emarginati, mentre il cardinale Sepe non ha esitato a ripulire i vasi dei rifiuti dopo un pasto condiviso. Don Massimo Biancalani, ancora oggi, mette a disposizione chiese, sagrati e giardini per accogliere i migranti. Persino nel medioevo, la cattedrale di Chartres del 1200, con le sue vetrate splendenti, era al servizio dei poveri. Tornando all’evento di Trissino, è importante chiedersi: questa cena in chiesa è stata davvero una profanazione o piuttosto un’opera di misericordia? I poveri non sono solo quelli materiali, ma anche quelli spirituali: giovani senza ideali, senza passioni, alla ricerca di un senso. Sono proprio loro ad aver bisogno di iniziative come questa, specialmente in un’epoca in cui molti sacerdoti faticano a comunicare con le nuove generazioni e a trasmettere la fede come un tempo. Il vescovo di Vicenza, Giuliano Brugnotto, interpellato sulla questione, ha espresso una posizione equilibrata: “capisco che ci possa essere una reazione di difesa del sacro, che deve rimanere intoccabile. Tuttavia, dobbiamo ricordare ciò che dice il vangelo. Dal punto di vista ecclesiale, ritengo importante coinvolgere tutti, specialmente i giovani, che rappresentano una delle categorie più fragili della nostra società. Con le dovute attenzioni, anche i luoghi sacri possono diventare spazi di accoglienza. Gesù stesso fu etichettato come un mangione e un beone, ma se fosse qui oggi, credo che accoglierebbe ed approverebbe iniziative come questa”. Ed ora che rispondere allo smarrimento della gente? La chiesa anche oggi viene chiamata casa del popolo, anche se con le dovute restrizioni. Citiamo: “Gesù dice il sabato è fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato.” Anche ovunque la tua mano Signore mi condurrà. Poi viene Giovanni (i)” anche il verbo di Dio ha abitato un certo tempo in mezzo a noi. “Possiamo ancora citare Giovanni: “noi verremo presso di lui e faremo in lui dimora. “– Finalmente Paolo ci dirà “che noi siamo tempo di Dio”. Il tempio di Dio siamo noi, in primis è il nostro corpo e il nostro spirito. Fece bene il parroco di Trissino a dire che la domenica ha trovato la sua soluzione adeguata. La nostra chiesa -parrocchia costruita nel futuro per rimanere collegata attraverso strutture di comunicazione che potranno servire come utilizzo a cenacoli, concerti, mostre fotografiche, banchetti ad hoc. In quanto la parte della condivisione è separata dall’altare. La chiesa è sempre stata il luogo dell’accoglienza e dell’incontro. E cosi essa contribuirà nel futuro a rimanere luogo multiuso nel tempo per tutto ciò che è bello al di là delle pagliacciate o del mancato decoro. Perché la chiesa è casa di Dio, la casa della comunità.


Autore: Albino Michelin 09.01.2025
albin.michel@live.com

venerdì 21 febbraio 2025

LE LAMENTAZIONI DI GIOBBE

Hanno sempre fatto impressione almeno ad alcuni di noi le lamentele di Giobbe che osava interrogarsi sul Dio della bibbia e sosteneva: “doveri tu quando gettavi le fondamenta della terra. Dillo se hai tanta intelligenza? Chi ha fissato le sue dimensioni e ha steso su di essa la sua misura” (38.4). È insieme viene a conoscere che il Padre Eterno (Giov.10-30) sapeva già le origini del mondo insieme con Gesù suo figlio. Di fatto il Padre ed il figlio sono sullo stesso piano della conoscenza. Qui si vede che anche Gesù conosceva l’origine del mondo. E poi si passa la parola a Paolo: “in Lui sono state create le cose visibili nel cielo e sulla terra, visibile ed invisibili: Io sarò con voi tutti e giorni fino alla fine del mondo” (Matteo 28.16). Significa che anche Paolo conosceva come si era formato il mondo. Ora qui in Giobbe, in Gesù, in Paolo nessuna risposta da parte loro. Pure Gesù stesso che è venuto a presentare la buona novella ci ha lasciato sull‘origine del mondo nell’incertezza. E la corte celestiale ci ha al lasciato alla ricerca. Dio perché ci lascia all’oscuro? Perché questa conoscenza lasciata alla curiosità di ciascuno? Perché dobbiamo andare a naso tirando ad indovinare? Ci facciamo un breve excursus storico e vediamo quali sono le scoperte e le contro scoperte, le ipotesi e le contro ipotesi che ci hanno accompagnato finora dalle origini del mondo. L’uomo si è sempre chiesto dove sono le sue origini. Anche dal cielo stellato, anche dall’arcobaleno, anche dai picchi montuosi ma anche dai fenomeni di terremoto quale sia l’origine della nostra provenienza. Dobbiamo tentare di credere con passione a all’eventuale inizio del mondo. Esiodo (sesto secolo A.C.) sostiene che tutte le cose ebbero origine del caos e che in questa specie di vuoto è sorta Gaia, che ha avuto anche figli mitologici tra i quali Tenebroso che essa cacciò nei confini della terra. Altri figli come ad esempio Cronos popolarono la terra ed iniziò la religione fra i mortali. Sulla terra. Certamente teista, nel senso che si pregava Dio per ottenere protezione dagli agenti atmosferici. Una domanda a questo primo punto: come mai Dio coesisteva con queste divinità? Non poteva evitarle? Probabilmente ne avrebbe potuto nascere una gelosia insopportabile. Facciamo un salto nel tempo e siamo nell’eliocentrismo che vorrebbe dire che il sole è al centro di tutto. Ed allora ti risponde la terra e nel 1616 fu condannato Copernico, che tirava da quella parte, eretico ed assurdo. La terra è fondamentalmente decentrata dall’universo voluto da Dio. E nel contempo salta fuori il geocentrismo che dirà il contrario perché l’antico testamento è in una posizione centrale Facendo l’uomo apice più elevato della creazione. Un Dio che si lascia abbindolare dall’uomo, con rispetto sarebbe credibile? Un altro salto nel periodo di tempo che si sussegue. Una serie di materialisti per i quali esiste solo la materia e niente spirito. Engels e Marx ne siano due esempi. E abbiamo anche una bella fioritura di evoluzionisti per i quali se non altro escludono Dio dalla creazione o lo ignorano. Ora come possiamo conciliare gli atei con i gaudenti, gli utilitaristi, i gnostici per i quali Dio ha creato il mondo o che magari essi stessi ignorano? È un Dio che fa silenzio su questi argomenti lo si può immaginare? E il secondo che ti va a fare problema è della fisica quantistica. Va cozzare contro il vecchio Democrito, (del secolo terzo A.C.) e viene alla luce che esiste un sub atomo ed anche una particella più piccola chiamata energia ondulatoria. E che la materia sarebbe quasi un tutt’uno con l’ambiente spirituale. Sicché questo proverebbe nell’uomo una dimensione spirituale in un ambito materiale ed una dimensione materiale in un ambito spirituale? Ed ecco che la chiesa viene a dire nel 1950 che tutti siamo figli e figlie di Adamo ed Eva. Ed anche qui è una contradizione con la stessa bibbia. Ma è una contradizione apparente. Giobbe è un bellicoso che ha ragione. Dio in tutto si comporta all’origine del mondo da saggio insegnante. Lentamente, lentamente ci ha dato una testa e desidera che noi si lavori con quella. Non c’è da fare un processo a Giobbe, al mito, al caos, all’eliocentrismo, al geocentrismo, alla fisica quantistica, all’intelligenza artificiale solo purtroppo la tecnica è nelle mani dell’uomo. Lentamente abbiamo scoperto le pillole del raffreddore e siamo arrivati alla sostituzione del cuore come è avvenuto recentemente a Padova. Ma la scienza no, questa è nelle mani di Dio e anche nelle nostre mani. Dio ci ha chiamati ad una collaborazione affinché l’origine dell’universo con tante realtà che oggi ci sembrano misteriose possono essere rivelate. Non facciamo confusione con il Bing bang. Questo è una esplosione con cui il mondo si è prodotto, ma non la persona che l’ha compiuta. Le due realtà sono molto separate diversamente. E’ come quel tizio che va a curarsi dal dentista, mentre ha problemi di stomaco.

Autore: Albino Michelin 03.01.2025
albin.michel@live.com

mercoledì 18 dicembre 2024

PROIBITO OGNI RUMORE PER GIULIA

È un anno che l’efferato femminicidio di Giulia Cecchettin si è consumato. Filippo Turetta con 75 coltellate si è disfatto della sua ex fidanzata seppellendo in un mucchio di sabbia lasciando nell’orrore tutta l’Italia. Era precisamente l’undici novembre 2023. Era stata la sorella di Giulia, Elena, che chiedeva di fare un po' di rumore. Non basta il silenzio, dobbiamo farci sentire. Dobbiamo urlare la nostra collera ed il nostro dolore, dobbiamo denunciare il patriarcato che si nasconde dietro ad ogni femminicidio. Fare rumore tutti insieme quindi perché il dramma di Giulia non è soltanto un dramma personale ma è la punta dell’eisberg di un problema sistemico, ed il prodotto di una cultura dello stupro come oggetto di possesso a disposizione di chi o persona consumata o semplicemente un narciso che pensa di poter decidere destino il delle donne. Il minuto di silenzio diventa simbolo della lotta contro la violenza di genere. Invocare il silenzio rispettoso quasi che il silenzio rispettoso e parole fossero inconciliabili. E’ difficile capire come tanti adulti possano credere di cosa sia il giusto fare meglio dei ragazzi della ragazzi. Che oggi sanno perfettamente muoversi all’interne di un universo in cui quando si tace si viene cancellati. I giovani sanno meglio di qualunque altro il vero problema che oggi sono le parole che mancano. Sono proprio le parole che mettono ordine nel caos, sono loro che possono disinnescare la violenza che distrugge. Perché quando le parole mancano o si perdono è la brutalità che trionfa. E venne il primo anniversario del femminicidio 11 novembre 2024. Ci si doveva accordare con l’edificio scolastico per suonare una campanella e dare inizio all’evento. Allora tutti gli studenti e studentesse sarebbero stati pronti avrebbero dovuto a far rumore sbattendo sul tavolo chiavi, libri, borracce, righelli. Un tumulto per dimostrare la loro indignazione per una coscienza collettiva. Se non che il preside della scuola del Tito Livio, Luca Piccolo, dove aveva studiato la Giulia e dove a suo tempo era stato anche studente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, decide di inviare una circolare dichiarando che per il caso Giulia intendeva non concedere il consenso perché l’esperienza poteva essere interiorizzata lo stesso con rispetto per la famiglia e che ciascuno avrebbe potuto accendere una candela a casa sua e lasciarla bruciare per intero. Al che l’indignazione della famiglia, soprattutto del padre Gino e della sorella Elena che avevano intuito trattarsi di un tema politico anziché sociale. Di fatti è intervenuto anche il ministro dell’educazione Valditara che con un’espressione sibillina:” massimo rispetto per quello che fanno le scuole. Non entro in merito” schivando così ogni polemica. Lo sdegno anche del movimento “Bruciamo tutto”, movimento di liberazione dal sistema patriarcale nato dalla rabbia viscerale da tutti provato per il femminicidio di Giulia l’11 -11-23. Sorto proprio in quella circostanza dalla sensibilità di Gloria Carollo quale movimento non violento per ottenere il cambiamento. Inoltre attiviste e attivisti si sono dati appuntamento alle facoltà di lettere e filosofia di Roma e hanno ricordato all’ingresso Giulia imbrattando di nero le panchine rosse, simbolo della violenza di genere. Ma tantissime sono state in Italia le manifestazioni della triste circostanza. Secondo una dichiarazione della L. Boldrini, ex presidente della Camera, sono state 90 le vittime del femminicidio proprio ad un anno di distanza uccise per lo stesso motivo. Le nostre generazioni sembrano incapaci di trovare una direzione che aiuti a superare in questo momento i giovani per entrare nel mondo adulto. Il contesto familiare gioca un ruolo essenziale in questa pubertà anticipata che arriva già a dieci anni e rende difficile la crescita. Da qualche anno quotidiani e media ci riportane affermazione allarmanti sul modo degli adolescenti e dei giovani, violenze, stupri, sopraffazione, suicidi. Sono segnali di un grande malessere che percorre le nuove generazioni che stanno vivendo un grande smarrimento. Perdendo di vista una prospettiva futura i giovani sono costretti a vivere in una dimensione contingente. In questo quadro stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo che dovremmo cercare di mettere a fuoco e comprendere. Questi episodi allarmanti di violenza non coinvolgono solo ragazzi e ragazze della maggiore età, ma interessa anche ragazzini e ragazze dell’adolescenza più giovani sui 12.13 anni. Infatti la pubertà, la grande trasformazione corporea e sessuale che prepara la maturità adulta, arriva con grande anticipa rispetto alle generazioni precedenti, esponendo gli adolescenti ad una esperienza difficile da fronteggiare. Quando si acquisiscano queste potenzialità si arrischia di diventare vittime della propria fragilità soprattutto all’interno del proprio gruppo compromettendo la propria vita e quella degli altri. La violenza di genere è un continuum che inizia con i commenti sessisti e arriva fino al femminicidio. La violenza fisica arriva sempre dopo quella verbale e quella psicologica. Può cominciare con una banale “stai zitta” e trasformarsi in una pugnalata. E per questo che non ha senso vietare il rumore e che vietarlo significa avvalorare il cumulo degli stereotipi che che portano ogni tre giorni ad ammazzare una donna al femminicidio. E per questo motivo che Elena Cecchettin aveva raccomandato un minuto di rumore e questo per farsi sentire, uno dei tanti modi per fermare questo genere dii violenze.

Autore: Albino Michelin 5.12.2024
albin.michel@live.com
 

CHE COSA SPERARE OGGI

 Mai tante parole ed espressioni sono state usate lungo il tempo per esprimere la parola “speranza”. Nell’antico concetto: la mente è come un ombrello, fare uno sforzo per aprire la speranza. Col mito di Esiodo più tardi che del mito di Pandora sarebbe rimasta solo la speranza. Fino ai tempi della bibbia quando veniva insegnata essere la chiesa la speranza che unisce il mondo di qua e il mondo di la. E l’insegnamento che saremmo tutti uguali con perché Dio è la speranza che non delude. Che il salmo della speranza è il 127, che si intitola Dio è la forza, mia speranza. Poi il detto popolare che attribuisce alla speranza due figli: la paura ed il coraggio. Che il proverbio popolare esclama: ”chi vive cantando muore sperando“Che nella chiesa delle origini la speranza veniva rappresentata dalla destra che tiene in mano un calice, mentre l’altra brandiva una croce: era il simbolo di una donna vestita di verde con lo sguardo verso il cielo. Che il protettore della speranza è S Gabriele dall’Addolorata, morto giovanissimo di tisi. Che l’ultimo viaggio della speranza è quello dell’emigrante e del profugo. Che la speranza accompagni il malato terminale con una candela simbolo di buon pellegrinaggio nell’aldilà. La storia del pensiero e il valore della speranza non è sempre stato apprezzato, ma sicuramente da sempre se ne discute. In alcuni aspetti della riflessione si è dubitato che la speranza fosse un valore negativo. Che sia un’emozione o un sentimento od altro poco importa, perché in fondo essa è presente nell’esperienza umana fin suo sorgere e qui che la psicologia se ne occupa. Una difficoltà nasce da un dato di fatto. In effetti la speranza viene chiamata la virtù debole fra quella teologali delle fede e della carità, e cioè in quanto essa ha per obbiettivo destinazione oltre tomba. In quanto alla carità e alla fede (che hanno per oggetto Dio) quel poco o tanto che pratichiamo lo si vede. La speranza invece in maggior parte è diretta nell’aldila. Qui non si vede ma si spera. Pero ci interiorizza e fa parte della nostra vita. Con un dogma si crede che Dio ci concede la fede, ma in definitiva ci si fida di lui! Tuttavia per quanto sia un discorso psicologico possiamo benissimo rifarci a Federico Faggin, scrittore di libri sulla coscienza. Egli inizia il suo incipit con una definizione di emozione che racchiude anche la speranza. Sono classificate le emozioni primarie, come la speranza, l’ansia, la tristezza, la rabbia, la suddivisione su certi aspetti secondari. In effetti i libri secondari vengono ritenuti poco psicologici. Per esempio nel suo libro “Gli irriducibili” sostiene che per anni inutilmente è stato tentato di capire come la coscienza e la speranza potessero sorgere a segnali elettrici o biochimici ed ha constatato che segnali elettrici come forza o movimento si, ma mai soltanto emozioni e sentimenti che sono qualitativamente diversi. E la coscienza che fa la differenza fra un robot e gli esseri umani. E per completezza giova qui contribuire con altre definizioni di speranza ”è un‘emozione che si attiva per raggiungere una finalità in contrapposizione alla paura che paralizza ed allontana dagli obiettivi prefissati”. Ed una seconda. “E’ una emozione esistenziale che consiste non nella attesa passiva ma con la fiducia di un esito positivo nella attività che sta per intraprendere. Infine: “è una emozione esistenziale che riveste un reale fondamento con la quale sviluppa nella persona la sua realizzazione  ”Ed in riferimento a quanto si diceva sopra che il simbolo dell’ancora significava nella chiesta primitiva la connessine dei due mondi, il presente ed il futuro. Ebbene, Massime Recalcati, esimio psicanalista italiano, organizzo un coma convegno ad Ancona sul tema:” esisteremo noi dopo la nostra morte’” Egli sostiene che noi siamo immortali ossia la nostra coscienza individuale radicata nel profondo del nostro essere continua ad esistere quando la nostra biologia avrà concluso il suo ciclo. Detto autore tra i più qualificati psicanalisti ha il vantaggio di tentare un approccio fra scienza e fede attraversa la fisica quantistica. Papa Ratzinger rimane sullo stesso concetto ma lo amplia facendo un ideale excursus nell’aldilà. Egli è dell’idea e il nostro mondo futuro sarà una chiesa regno di Dio quindi non individuale ma comunitario. Perciò sarà possibile la nostro preghiera non solo “per” in defunti ma “con” i defunti e vi sarà un reciproco scambio. Ipotesi che sarebbe tutt’altro che utopica, dato che la chiesa parla di una comunione dei santi fra i due mondi. Quello di papa Bergoglio è un altro passo molto interessante. Quando dice che la speranza non va confusa con l’ottimismo. Per un cristiano la speranza è solo Gesù in persona. La speranza è un dono dato da Dio a tutti gli uomini, nessuna discriminazione. Alcuni se le meritano, altri no, questo non è di Dio. Speranza non è di chi solitamente si beve mezzo bicchiere di vino o mezzo vuoto. Quello è semplicemente ottimismo, è ottimismo unico, che può arrivare da tanti messaggi, magari anche da un’indigestione. Ma alla fine come si può alimentare la speranza? Davanti ad una persona sfiduciata e distrutta dalle traversie della vita il problema è che specie in Italia ci si trova ad un genere di tabu a parlare di psicologia, psicologia del profondo, psicosomatica, in genere le parole che iniziano con ”ps”. Il paziente viene a dirvi che matto lui non lo è. La seconda: si sa che la radice della virtù della Speranza è “vir”, quindi maschio, virile. Il che significa che non si devono abbandonare le armi e che la persona mai deve sentirsi abbandonata. Non è il caso di consultar maga Mafalda o i tarocchi o il volo degli uccelli. Si cadrebbe nel mito di Sisifo di A. Camus vivendo e morendo in perpetua rassegnazione e paura. Quando noi siamo fatti per l’amore che nuove sole e altre stelle. Come canta Dante Alighieri nella sua conclusione alla Divina Commedia.

Autore: Albino Michelin 25.11.2024
albin.michel@live.com