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sabato 12 marzo 2016

PRIMA VIENE L’ETICA POI LA RELIGIONE

Il titolo sembra avere il sapore di un manifesto laicista ed eretico, soprattutto se scritto da un prete cattolico. E come sempre accade bisogna spiegarsi con un po' di pazienza. Intanto per "etica" qui intendiamo: comportamento morale, rispetto dell'uomo, della sua dignità, dell'equità e tutto quanto si riferisce a questo presupposto. Subito la reazione: Ma ché? A Natale al primo posto ci sta il bambinello Gesù, la Sacra Famiglia. Dio che scende dal cielo a farsi uomo, l'adorazione dei magi. Rispondiamo ampliando l'orizzonte: non solo a Natale ma in ogni nostra stagione la priorità va data all'uomo e poi a Dio. Nel senso che non è l'uomo in funzione o al "servizio" di Dio, ma viceversa è Dio al servizio e in funzione dell'uomo. E quindi nell’identico modo non sono gli uomini al servizio della chiesa, ma è la chiesa al servizio degli uomini. Per cui se uno fra di noi è credente non deve scindere il binomio, ma comporlo cominciando dall'uomo. Ovvio mica solo a Natale. Questa è solo l'occasione per fare un certo tipo di discorsi. E qui mi riferisco a due libri interessanti: "Se non ora, adesso" di Don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di S. Benedetto in Genova, impegnato anche di notte nel ricupero degli emarginati. Reagisce a questo tempo di corruzione nel nome dell'etica e del bene comune. Il secondo libro da consigliare è del teologo, religioso dei servi di Maria, Alberto Maggi, dal titolo: "Versetti pericolosi e lo scandalo della misericordia". Naturalmente il riferimento è al Vangelo e al comportamento di Gesù. Nel mio dire mi muovo all'interno di questi due contesti.
                                Gesù non si vergogna della sua discendenza.
Anzitutto come impianto generale fa impressione la genealogia di Gesù, cioè la scheda dei suoi ascendenti ed antenati. Gesù non si è vergognato di annoverare e leggere in questa anagrafe storica della gente, tanta, di dubbia moralità e priva di ogni etica. Noi diamo molto valore al fatto o al dogma che Gesù sia nato da Maria, donna Madre vergine e da Giuseppe padre putativo illibato, cioè da una coppia bene, integra e virtuosa. Però non altrettanto si può dire dei suoi ascendenti. Leggasi il primo capitolo del Vangelo di Matteo. Da mettersi le mani nei capelli. Abramo? Santo patriarca che a Sara, moglie sterile, fece un bello sgarbo mettendo incinta la schiava badante Agar. Altro che santità del matrimonio e valori non negoziabili. Nell'elenco anche Raab, fior di prostituta in quel di Gerico, a tutti nota apprezzata "crocerossina", ausiliaria dei soldati nell'assedio alla città. E poi Davide re glorioso e potente, citato in tutti i salmi, che invaghitosi della moglie del soldato Uria, lo mandò a combatte in prima fila, lo tolse dalle spese, e si accasò con l'adultera neo vedova. Nella lista c'è pure Salomone, mecenate saggio e luminoso, che si foraggiava un harem di 300 moglie, altro che bunga bunga. E poi Manasse, un crapulone sanguinario, quello che per un pranzo squartò il figlio con un'indifferenza, nemmeno registrabile fra i boss di Corleone. Eppure Gesù non si vergognò di discendere da questa stirpe: Abramo, Raab, Davide, Salomone, Manasse ... Non li depennò dalla storia del suo blasone. Perché? Perché Gesù si e fatto uomo per condividere in tutto la razza, l'esperienza, la complessità, la miseria umana. Per aiutare ogni uomo, qualunque fedina penale esso abbia, ad umanizzarsi e quindi divinizzarsi. Per inciso aggiungiamo qui che uno fra i motivi per cui i cristiani protestanti non danno eccessivo valore alla verginità di Maria risiede nel fatto: quale importanza avrebbe che Gesù sia nato da un gettito di acqua pura, quando questa proviene da un plurisecolare canale ascendente di acqua in parte inquinata? Ma al di là di questa considerazione e prima di tutto c'è l'uomo con la sua miseria fisico-morale da sollevare e poi c'è Dio da adorare. Affermazione eretica? Solo all'apparenza. Gesù è lo scandalo della misericordia e della compassione. Gesù era ben conscio che spesso per onorare Dio si disonora l'uomo, ha quindi rovesciato la piramide affermando che quando si onora l'uomo si è certi di onorare Dio, perché l'uomo è la gloria di Dio. Di qui, tutta la sua distanza, per non dire polemica con gli scribi e farisei del tempo. Per loro Dio si manifestava attraverso la legge, l'osservanza dei 248 comandi e 365 divieti, il prestigio dell'istituzione religiosa, della casta sacerdotale. Gesù parlò di Dio in modo nuovo. Più l'individuo è umano, più manifesta il divino che è in se. Per Gesù il peccato è ciò che ferisce l'uomo, poi ciò che ferisce Dio. Per gli scribi sacra è la legge di Mosé, per Gesù sacro e l'uomo. I devoti, i turisti del sacro che si sentono più vicini a Di e ai santi, ignorando e sottovalutando l'uomo, di fatto sono da Dio i più lontani. Ed ancoro un rilievo: in Gesù non c'è l'invito alla santità, caratteristica degli scribi deI tempo e ammonimento ripetitivo che pure oggi scende dai pulpiti delle chiese. Sì, è vero che nel Vecchio Testamento si legge: "siate santi perché io sono santo" (Levitico 11,44). In Gesù invece si ripete un richiamo all'umanità, ai valori umani, etici: "Ero povero e mi avete dato da mangiare, straniero e mi avete accolto". Leggasi il brano di Matteo (25.21-31). Gesù non pone come traguardo la santità di Dio, ma la compassione per gli uomini. La vicinanza a Dio e alla sua benevolenza per Gesù non si testimonia con l'ortodossia, l'esatta dottrina, precisione dei termini, con la conoscenza dei canoni, ma nell'attenzione alle persone. E anche quando Gesù parla di verità (Vangelo dl Giovanni) non intende esattezza teorica ma fatti veri, gesti concreti, coincidenza tra il sapere-dire-fare. L'amore e la compassione che Gesù manifesta per gli uomini, non dipende dai loro meriti ma dai loro bisogni. Perciò l'assoluto della nostra vita non sta nella fede o nella religione, ma nella vita stessa, cioè nella relazione con gli altri. Gesù disse di essere venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Non significa solo la vita dopo la morte, ma prima di tutto questa nostra vita concreta. Quindi se lui è in funzione di questa vita, motivo di più perché anche la chiesa sia al servizio di questa vita (e non viceversa). Anche la politica, l'economia, la finanza, la legislazione hanno da essere al servizio della nostra esistenza presente. Spesso di Gesù ci sfugge il criterio di fondo e globale che ha caratterizzato lo sua missione, mentre ci perdiamo in elucubrazioni bizantine su dettagli ed episodi marginali.
                                 Se Dio non esiste, tutto è possibile. Proprio vero?
Di fronte a questa logica apparentemente rovesciata qualcuno obbietterà che qui si scalza Dio, si fa solo dell'orizzontalismo, cioè del buonismo, si trascura il verticalismo, il rapporto con l'alto, cioè con il trascendente: Dio prima di tutto, Dio sopra tutto, Dio dopo tutto. Alla fine dei conti non è Dio il fondamento dell'uomo, del suoi valori, della sua morale, del bene? Se cosi è, mettiamo le cose in ordine: prima la fede e la religione e poi l'etica. E questo qualcuno, o questi molti potrebbero anche citarti Dostoevskij che nel suo romanzo "Fratelli Karamazov" scrive: "Se Dio non esiste, allora tutto è possibile ... " Rispondiamo che per molte persone, anche se Dio esiste tutto è possibile. lnfatti in nome di Dio si sono compiuti nella storia i più orrendi crimini. Invece molti atei in nome dell'uomo hanno saputo rinunciare eroicamente alla loro vita. Adagio dunque con le generalizzazioni. In secondo luogo, ogni uomo che segue la sua retta ragione, non falsificata, né manipolata, fin dalla nascita, sia esso battezzato o meno, sia esso credente o ateo, porta dentro di sé un principio universale comune e tutti gli uomini sotto ogni cielo: "non fare agli altri ciò che non vuoi facciano a te" oppure "fai agli altri quello che vorresti gli altri facciano a te". Ciò significa che il primo imperativo radicato dentro di noi è l'etica, il rispetto dell'uomo. Chi non lo sente è perché lo rinnega scientemente, o inconsciamente, o forzatamente. Se poi a questo imperativo vi accomuniamo anche Dio o una fede religiosa, tutto di guadagnato: è un valore aggiunto. Sempre che sia sincero, perché purtroppo c'è chi se ne avvantaggia a scopo strumentale, commerciale, di carriera, politico, elettorale, ecc.
                                      Di ogni persona valorizzare il meglio
Un caso che sembra abbastanza attinente con l'argomento è quello di una certa Erika De Nardo, nota al pubblico tramite l’informazione mediatica. Il 21 febbraio 2001 la sedicenne con il fidanzatino Omar uccise la madre con quaranta coltellate e il fratello undicenne con 57, uscita in libertà il 6 dicembre 2011. Ovviamente c'è gente che grida alla gogna, chi di spada ferisce di spada perisce, Erika per sempre all'ergastolo. L'ultimo periodo di ricupero essa lo passò nella comunità Exodus di Don Mazzi. Egli partì dalla comprensione verso questa persona, mosso dal principio che la pena nei confronti di un colpevole e di un condannato non deve essere rancorosa ma educativa (un abominio disumano la condizione delle carceri italiane), e disse: "per il tempo che dovrò stare accanto ad Erika, cercherò di tirar fuori da lei il buono che dentro le è rimasto". Un'espressione che sintetizza tutto. Don Mazzi non si è chiesto se la ragazza abbia o meno una fede in Dio, se lui stesso abbia preso questa decisione mosso dalla fede in Dio e dalla compassione verso di lei. Parte dall'idea che ogni persona e ricuperabile, bisogna fare di tutto per ricuperarla, e ridarle la gioia di una dignità che magari essa stessa non si è meritata.
Questo episodio, come innumerevoli altri, ci porta a rivedere tutta la nostra educazione, e formazione, religiosa o laica in merito. In Italia è stato costituito un dicastero vaticano chiamato "Nuova evangelizzazione". Ci auguriamo che accanto ad una programmazione per richiamare l'obbligo alla messa, alla confessione, al matrimonio ecclesiastico, all'abolizione del divorzio, dell'aborto, del testamento biologico si faccia una vera profonda capillare educazione all'etica, cioè alla carità e all'amore del prossimo. Un catechismo per imparare con gli altri il galateo, le buone maniere, la buona educazione, il rispetto della roba, la trasparenza, la sincerità nei bilanci, la lotta contro i privilegi economici a tutti i livelli. Forse al momento è più urgente incominciare da qui che incominciare da Dio. Siamo la nazione più cattolica del mondo, ma anche fra le più illegali, le più furbastre, le più lesive nei confronti dell'equità e dei diritti altrui. Per il momento e come ipotesi di lavoro, dopo 160 anni di Unità d'Italia incominciamo da qui: dall'etica! E poi andremo alla fede.

Autore:
Albino Michelin
23.12.2011

TEMPO DI CRISI O DI BENESSERE: LA CHIESA RINUNCI AI SUOI PRIVILEGI

A seguire gli innumerevoli interventi sulla crisi finanziaria che attanaglia un po' tutto il mondo, specie l'Europa e l'America, e le manovre di rigore e sangue imposte ad ogni singolo cittadino ci sentiamo obbligati a fare il punto e a riflettere. Si sa che a soffrirne di più sono le fasce deboli cioè i poveri, i pensionati, quelli del reddito basso, i bisognosi della sanità, i giovani in cerca di occupazione, gli scolari, gli studenti, gli universitari privati dei diritti alla cultura, alla formazione, alla ricerca. Non ci sono soldi, quindi si esigono lacrime e sangue da tutti. Recentemente in un dibattito Tv fu chiesto agli uditori di esprimere la loro opinione sulla domanda: "La chiesa dovrebbe essa pure rinunciare a dei privilegi per concorrere al risanamento della situazione?". In un quarto d'ora sono piovute risposte di oltre 13 mila persone, al 99% con un chiaro e preciso sì. Lettere poi ai giornali di varia estrazione su quest'argomento vengono pubblicate ogni giorno. Certamente la Gerarchia della chiesa, che sull'esempio di Gesù predica la carità, l'amore del prossimo, l'uguaglianza, i diritti dell'uomo, la scelta dei poveri e degli ultimi non deve infastidirsi a tali proposte, né considerarsi vittima di complotti anticlericali. Per cui varrebbe la pena ogni tanto dibattere sui vantaggi e sugli svantaggi dei privilegi ecclesiastici non solo in TV, ma anche sulla stampa, nelle sale parrocchiali, e perché no? anche dal pulpito. Si chiarisca senza irritarsi quanto la chiesa riceve dallo Stato, meglio quanto i cittadini attraverso lo Stato devolvono alla chiesa, con una conseguente riflessione sull'impiego che essa ne fa, sempre che se ne abbia l'esatta informazione. Risultato che non si consegue attraverso i succinti volantini alle porte delle chiese, e le inserzioni pubblicitarie sui vari canali televisivi. Di qui a ripetizione la domanda: dovrebbe o potrebbe la chiesa "testimoniare" (non solo proclamare dall'ambone) la condivisione delle sue ricchezze con i poveri? Per evitare fantanumeri in merito prendo dati e mi riferisco a risultati analizzati da: Ares (Agenzia ricerche economie sociali 2006), B. Ballardini (Gesù e i saldi di fine stagione), M. Politi (J. Ratzinger, Crisi di un Papato), F. Pinotti (La Lobby di Dio), V. Mancuso (lo e Dio). Ognuno potrebbe apportare correttivi se i miei dati risultassero imprecisi.
                                      L’8 per mille un’operazione tranello.
Nel 1929 si è stipulato un concordato Italia-Vaticano attraverso cui l'Italia risarcì al secondo circa 5 miliardi di euro (attuali). Nel 1984 l'accordo fu rimodellato. Senza qui quantificare i contributi annuali, nell’ intesa Craxi, allora Capo del Governo e il Cardinale Casaroli segretario papale, il tutto fu rivisto e aggiornato con l'introduzione dell'ottopermille. Cioè con dichiarazione annuale dei redditi di ogni cittadino tale aliquota viene passata alla chiesa italiana. La legge però, assai birichina, prevede che qualora non si dichiari il destinarlo (né la chiesa cattolica, né altra confessione religiosa, né lo Stato) praticamente va alla chiesa cattolica, essendo maggioritaria. Anche qui vale il detto: "taci e paga". Quindi coloro che affermano di non volerne con l'otto per mille sapere né dello Stato, né della chiesa, di fatto versano a quest'ultima. Se desiderano altro destinatario lo devono citare per iscritto espressamente. Nel 2009 la sede Centrale dei Vescovi ha incameralo un miliardo e nove milioni di euro, che sono stati così suddivisi: 42% ad attività di culto e pastorali, 38% al sostentamento (mensile) del clero, 20% ad attività sociali e caritative. E’ su quest’ultimo aspetto che molti cattolici pongono le loro riserve, ed alcuni hanno inizialo a preferire la chiesa valdese, che devolve tutto o quasi ad attività sociali, rendendo pubblico un resoconto ampio e dettagliato. Di qui si spiega anche come recentemente l'ammontare alla chiesa cattolica sia in fase calante. Ma non è finita. A questa cifra del miliardo all'incirca di euro annui vanno aggiunti contributi per le scuole cattoliche, cappellani militari dell'esercito, delle carceri, infinite agevolazioni come l'esenzione dall'lci alle attività a scopo commerciale, a patto che accanto vi sia annessa una cappellina per pregare.
                                Mussolini e Berlusconi, uomini della Provvidenza.
In dettaglio: lo stipendio ai cappellani miliari. Non stiamo qui a giudicare se i soldati abbiano bisogno di un prete ad hoc, oppure non possano compiere i loro doveri religiosi nella parrocchia in cui la caserma è stanziata. Comunque si conceda pure legittima esistenza alla pastorale delle stellette. Il Vescovo militare viene equiparato al Generale d'armata con uno stipendio mensile di 9.500 euro, il suo vice (Vicario) equiparato al Generale di brigata con 6 mila euro. L'ispettore (Vicario economo) con gradi di tenente percepisce oltre 5 mila euro mensili.
Il cappellano semplice, equiparato ad un capitano, riceve 4.500 euro al mese. Il mantenimento dei 184 cappellani costa allo Stato 10 milioni di euro. Cifra a cui vanno aggiunti i fondi destinati a pagare le pensioni agli ex, che si avvicinano ai 4.500 euro. Età pensionabile 63 anni, cosi la chiesa può usufruire ancora del reverendo o del prelato spostandolo ad altro incarico dall'attività lucrosa. Pochi anni di servizio garantiscono un vitalizio rilevante. E’ il caso di Mons. Bagnasco, vescovo militare dal 2003 al 2006, poi arcivescovo di Genova e presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana). lnsomma una casta nella casta. Nel secondo dettaglio: scuole cattoliche. L'Italia non è uno stato confessionale, come certi paesi islamici, nel senso che il cattolicesimo, grazie al cielo, non è religione di Stato. L'art. 33 della Costituzione lascia ad ogni religione la libertà di costruirsi le proprie scuole, in primis alla cattolica, ma senza oneri per lo Stato. Quindi anche per quanto riguarda gli insegnanti di religione, ogni confessione si sovvenzioni i propri. E' discriminazione se un governo stipendia gli insegnanti di una chiesa e ignora quelli di un'altra, gli iman, i rabbini, ecc. In Italia invece nel 2003 Berlusconi, definito da diversi prelati ''uomo di Dio" (un po' come nel 1929 Pio Xl dopo il Concordato chiamò Mussolini "l'uomo della Provvidenza”), ha creato un organismo per 15 mila posti di insegnanti di ruolo, preti o laici non importa. Nemmeno importa se laureati. Tale decisione permette loro un successivo passaggio ad altre cattedre, mentre gli innumerevoli precari che ne avrebbero diritto attendono da anni l'assunzione a tempo indeterminato. Cosi nel 2004 (non abbiamo dati più recenti) furono stanziati mezzo miliardo di euro per gli insegnanti di religione, 260 milioni alle scuole cattoliche, 64 milioni alle università cattoliche. Aggiungi e arrotonda verso l’alto e si viaggia verso i tre miliardi di euro. Da sottolineare che gli insegnanti di religione non vengono scelti dallo stato, ma dai vescovi che possono dimissionarli da un momento all’altro, soprattutto se dotati di una cultura laica, di visione ampia, e non del tutto allineati al catechismo tradizionale, e all’impianto monoculturale del magistero antico. E allo Stato che cosa dice questa chiesa? ”Taci e paga”. Ed ancora allo Stato si batte cassa per contributi ai 504 seminari, alle 8.800 scuole (fra materne, elementari, secondarie) di proprietà della chiesa. Nella finanziaria 2012-2013 aggiudicato mezzo miliardo. Tagli ovunque, ma aumenti agli enti ecclesiastici. Questi nel totale sono 60 mila, gli immobili 20 mila per un valore di trenta miliardi. Senza i privilegi economici della chiesa, lo Stato potrebbe diminuire le tasse a tutti i cittadini. Altro dettaglio: per quanto riguarda l’Ici i comuni italiani perdono un gettito, valutato attorno ai 2 miliardi. Altro onere per lo Stato: circa 20 milioni per il mantenimento, la ristrutturazione, l’approvvigionamento delle acque del Vaticano. Somma e sottrai, alla fine lo Stato italiano dovrebbe alla chiesa qualcosa come 9 miliardi di euro annui, per cui si arriva a concludere che il tesoro della chiesa si aggira sul centinaio di miliardi. Aggiungi che in Italia alla Chiesa appartiene il 20% del patrimonio immobiliare, 50 mila edifici, di cui 30 mila non dedicati al culto. Ci darebbe accoglienza a tutti gli extracomunitari del passato, del presente, del futuro. Sul piano teorico dottrinale non è che la chiesa manchi di documenti concernenti la ricchezza al servizio del bene comune, la produzione al servizio dell’uomo. Citiamo ”Rerum Novarum” di Leone XIII(1891), la “Pacem in terris e la Gaudium et Spes” (Concilio 1965), la ”Populorum progressio “di Paolo VI (1967), la “Octogesima adveniens e la Centesimus annus di Wojtyla(1991), la “Caritas in veritate” di Benedetto XVI (2009). Belle formulazioni in solenne architettura letteraria, ma sui soldi non sempre ci arriva l’adeguata testimonianza. La gente desidera dalla chiesa anche gesti ed esempi concreti, come la rinuncia allo sfarzo, alla sontuosità dell’abbigliamento, alla spettacolarizzazione mondana dei viaggi papali nel terzo mondo, all’evasione fiscale.
                          Tasse per la salvezza dell’anima o per il bene comune?
Viene in mente l'osservazione di Prodi alcuni anni or sono, quand'era presidente del Consiglio: "lo finora non ho mai sentito in chiesa una predica che spieghi ai fedeli l'obbligo di pagare il fisco e le tasse". Al che rispose il Card. Bertone, segretario vaticano: "bisogna vedere se le tasse sono giuste...". Belle le encicliche, ma pietose le testimonianze degli addetti ai lavori. E le conseguenze ricadono sulla povera gente. Un altro aspetto in merito riguarda gli interventi della chiesa nei confronti della politica italiana. Dal momento che è a tutti noto come essa alzi la voce sui valori non negoziabili, ad esempio che la vita è sacra dal concepimento alla morte, ci si consenta un interrogativo: ”come mai la Chiesa non ha mai condannato lo spreco dello stato italiano sugli armamenti, diciassette miliardi annui per l’acquisto di caccia bombardieri F-35 da guerra, pardon per missioni umanitarie. E’ per caso sacra l’arma tesa a distruggere la vita umana? Qui ritorna alla mente il caso di P.Zanotelli che nel 1987 si permise di contestare sulla sua rivista “Nigrizia” le spese militari del nostro Stato. In un battibaleno Andreotti, capo del Governo, d’intesa col Vaticano fece spedire questo prete scomodo nel Congo a cambiare i pannolini ai pupi di una scuola materna. La forza delle amicizie potenti, il potere delle amicizie. Chiesa silente per timore vengano chiusi i rubinetti ai suoi privilegi. Ma chiesa silente anche quando si tratta di mettere in discussione i contributi statali a qualche "sua" istituzione dagli scopi discutibili. Come è il caso di Radio Maria che nel 2006 Berlusconi sovvenzionò con i soldi del Governo, cioè dei cittadini italiani, una emittente il cui direttore, prete religioso scolopio Livio Fanzaga, maleducato, sbruffone e arrogante tratta da "stupidi e imbecilli" (ricorda venerdì 2.12.11. in una delle tante trasmissioni ore 21) tutti coloro che, laici o teologi, non sono d'accordo con i suoi beceri canoni integralisti. Questi pure sono tagli che la chiesa e lo Stato dovrebbero operare a favore della gente in crisi. Non si può spendere il denaro pubblico a favore di un ente cattolico, quindi privato, che offende la dignità delle persone, le quali avrebbero tutto il diritto-dovere di costituirsi anche parte civile nei confronti di questo esagitato visionario apocalittico, sedicente devoto mariano e spacciatore di droga religiosa. Ci si ispiri un po’ di più al messaggio di Gesù: ”date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Non rubare allo stato per dare alla chiesa. Un Gesù che fa dei miracoli pur di permettere agli apostoli di pagare anche una sola moneta del tributo. Cito in riassunto un brano del Concilio Vaticano II (1965): "la chiesa non pone le sue speranze nei privilegi offertile dalla società civile, anzi rinuncerà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che iI loro uso potrebbe far dubitare della sincerità della sua testimonianza”.

Autore:
Albino Michelin
09.12.2011

PROSSIMA LA FINE DEL MONDO? MADONNE MISERICORDIOSE, MADONNE MINACCIOSE.

Sul senso di paura, spesso diffuso ad arte, oggi profeti e profezie si sprecano. Una congerie di libri, libercoli e trasmissioni TV amplificano le previsioni di cataclismi. I siti Web sono a disposizione della curiosità di masse. Si, perché entro la data X capiterà la fine del mondo. L’ultima data è stata aggiornata, la catastrofe era prevista non si è avverata. Secondo la civiltà degli antichi Sumeri del Medio Oriente, interpretata anche dall'altrettanto antica civiltà Maya, il pianeta Mibibu entrerebbe nell'orbita solare ogni 3600 anni, e quindi di tanto in tanto anche da noi risulterebbe la scadenza esatta, e ci dovrebbe capitare in testa. Ricordiamo che secondo certi cronisti le date ufficiali della fine del mondo pare siano una ventina, tutte senza esito. L'ultima si riferisce al 10 luglio 1960, quando una folla si accampò su per le rampe del Monte Bianco in attesa del giudizio finale. Però oggi con scadenza senza data aumentano gli angosciati della fine. Si appellano chi ai vangeli, chi alle apparizioni della Madonna che dal 1500 in poi si sono moltiplicate a dismisura fino al boom di Medjugorje. Senza citare tutte quelle Madonne che veggenti, o visionari affermano di vedere e da cui ricevono messaggi in genere intimidatori. Insomma un’ossessione, una quasi nevrosi collettiva.
                          Neanche Gesù conosceva la data della fine del mondo.
Prima di passare alla Madonna ci possiamo chiedere che cosa pensasse Gesù della fine del mondo. Risulta che nemmeno lui ne conosceva la scadenza. In quanto all’ora e al giorno, ciò è nascosto sia al figlio dell’uomo come gli angeli del cielo. È noto solo al Padre celeste (Marco,13,32). Indubbiamente esistono nella bibbia passi che parlano di futuri cataclismi, ma vanno intesi come inviti alla vigilanza individuale e sociale. Fai attenzione perché ogni giorno può essere l’ultimo. Dal punto di vista fisico e della salute, dal punto di vista professionale, familiare, economico, ecc. Vedi la situazione di oggi: la fine di un certo mondo, quello della finanza, degli statarelli e nazioni, dell’ognuno per sé, del fai da te. Licenziati, precari, fallimenti, suicidi, femminicidi. In certi casi non abbiamo vigilato abbastanza, abbiamo preferito stravivere senza valori morali. Il mondo ci è caduto, addosso. Ed è ovvio che in futuro altri mondi ci cadranno addosso se non mettiamo la coscienza etico-morale al primo posto. Qualcuno obietterà che le previsioni di Gesù si sono avverate. Ad esempio sulla fine di Gerusalemme. Si, è vero che egli pianse sulla città perché di essa non sarebbe rimasta pietra su pietra. E negli anni 70 d.C. Vespasiano e Tito imperatori di Roma rasero al suolo la città santa. Ma anche questa profezia, come tutte quelle della Bibbia sono generi letterari (di tipo apocalittico), cioè profezie post factum. Sono state scritte ad avvenimenti compiuti, (questa 40 anni dopo la morte di Gesù), ma datate anni prima. Sarebbe come, ci si permetta un esempio, in data 20 novembre 2050 qualcuno facesse la cronaca della caduta del Governo Berlusconi in Italia avvenuta nel 2011. Però la datasse 40 anni prima scrivendo "e verrà un giorno, e sarà prossimo, in cui il Governo Berlusconi cadrà''. Si chiama profezia post factum. Con ciò non si vuole confondere i lettori della Bibbia, ma solo porre attenzione ai generi letterari che nel sacro libro sono innumerevoli. E passiamo quindi alle apparizioni e profezie mariane. Nelle quali si evidenzia in continuazione una costante: "Fate penitenza, perché avvenimenti catastrofici e dolorosi incombono sulle vostre teste". Dato che tali apparizioni dal 1500 in poi sembra siano oltre duemila, in quanto ogni paese e contrada se ne accaparra qualcuna, mi limito alle più note. Per evitare ogni confusione darò dapprima l'interpretazione dei favorevoli al contenuto dei messaggi, quindi l'interpretazione dei credenti critici, cioè di coloro che si pongono interrogativi seri e motivati, quindi li rifiutano, e dai primi bollati con l’epiteto di atei. Tralascio l'interpretazione dei possibilisti, cioè di coloro che dicono: "mah, può darsi, …non mi interessa".
                                                 Madonna di Guadalupe.
Il 19.12.1531 all’indù Juan Diego apparve la Madonna in abbigliamento colorato delle donne del luogo, meticcia, e chiese di costruirle una piccola casa sacra. I favorevoli interpretarono l’apparizione tirando conseguenze a loro misura. 12 anni prima era sbarcato lo spagnolo Cortès, importando europei che divulgarono il cattolicesimo e distrussero la civiltà Azteca, il cui simbolo religioso era il serpente. Altra applicazione: nello stesso periodo nasceva in Europa il protestantesimo, minando alcuni principi ritenuti base della civiltà cristiana. E la Madonna ne costituiva il baluardo. Terza applicazione: il 7 ottobre 1571 (40 anni più tardi) Papa Pio V sconfigge a Lepanto nel Mare Egeo le armate musulmane. Il capitano della flotta genovese, certo Doria, aveva affisso nella cabina un santino della Madonna di Guadalupe. Miracolo della Vergine messicana.
Rispondono i credenti critici: Si dice che Maria è Madre di tutti gli uomini, nessun escluso. Perché nulla disse delle persecuzione dei cattolici contro messicani e sudamericani di quel tempo? Di fatto, i primi imposero conversioni forzate ai secondi, al grido: o battesimo o morte. E perché la Madonna non considera suoi figli anche i protestanti e i musulmani? Quale madre di questo mondo preferisce un figlio e ne esclude un altro? Gesù andava in cerca della pecorella smarrita, Maria invece le pecore smarrite le manda a farsi benedire, al macello, e in perdizione? C'è da chiedersi se la Madonna ha parlato così a Diego, oppure se Diego l'ha fatta parlare (in sogno, o in fantasia, o in suggestione), secondo la sua mentalità e quella del suo ambiente. Diego ha capito esattamente, oppure ha capito quello che gli interessava, o desiderava capire?
                                                     Madonna della Medaglia.
Il 18 luglio 1830 Caterina Labouré nell'Istituto S. Vincenzo di Parigi vede apparire la Madonna che le raccomanda di portare una medaglia al collo per ottenere grazie importanti. Con una profezia: "Il mondo intero sarà sconvolto". I favorevoli spiegano: A Parigi esiste ancora la sedia dove si è seduta la Madonna. Essa ingiunse di portare al collo un oggetto miracoloso (medaglietta) per contrastare un altro oggetto pericoloso e satanico: il treno. In effetti nel 1830 si inaugurò il primo treno della storia in Inghilterra, simbolo di una civiltà che vuole sfidare Dio. E poi la grande catastrofe la si ravvisa nel rovesciamento di Napoleone III 1870. Posizione dei credenti critici. Madonna contro il treno? Non regge. Sono i cattolici che si pongono contro gli albori della scienza, del progresso, della tecnologia moderna, incipienti proprio in quel periodo. Una catastrofe la caduta di Napoleone III? Diremmo una fortuna. Così ha potuto sparire lo Stato Pontificio, formarsi e consolidarsi l’Unità d’Italia.
                                                   Madonna delle Lacrime
Il 19 settembre 1846 a Salette, montagna francese verso Grenoble, una quattordicenne (Melanie) e un undicenne (Maxim) videro una donna in lacrime con al collo un crocefisso, un martello ed una tenaglia che disse: "il mio popolo non vuole sottomettersi. Sono costretta a lasciar cadere il braccio di mio figlio. Esso è così forte e pesante che non posso più sostenerlo". Lamenta che la gente non frequenta la messa la domenica, lavora nei giorni di festa, mangia carne in quaresima, bestemmia. Aggiunge che il Papa subirà molte persecuzioni, ma alla fine trionferà. Chiude la visione predicendo per l'inverno il guasto delle patate. I favorevoli spiegano: in quell'inverno il raccolto delle patate andò in malora e l'anno seguente la crittogama fece marcire l'uva di tutti i vigneti. Dio attraverso Maria ci vuole salvare sia con le buone che con le cattive. Rispondono i credenti critici: Inaccettabile questo rapporto. Un Gesù che castiga, Maria che perdona: ménage in litigiosa armonia. Gesù disse: misericordia voglio e non sacrificio. Il Papa avrà da soffrire perché nel 1870 venne privato dello Stato Pontificio? Vale il discorso di poco sopra. Paolo VI un secolo più tardi ebbe a dire che quell'operazione fu vantaggiosa, in quanto la chiesa non ha da essere un potere mondano. E come si sarebbe fatta l'Unità d'Italia se Pio IX non fosse stato spogliato delle sue Regioni, Lazio, Umbria, Marche, Emilia Romagna? Sofferenza o felice segno dei tempi?
Madonna di Lourdes
L'11.2.1858 alla quattordicenne Bernadetta Soubirous apparve la Madonna e le rivelò il messaggio: "penitenza, penitenza, pregate per i peccatori”. E il 25 marzo in un'altra apparizione le rivelò "io sono l'Immacolata Concezione". Sappiamo che fino ad oggi si costatarono 68 guarigioni inspiegabili secondo le equipe mediche. Posizione dei favorevoli: quattro anni prima Papa Pio IV definì il dogma dell'Immacolata Concezione, Maria venne quindi a confermarlo. Nel contempo condannava il libro di Darwin che comparirà nel 1859 con il titolo "L'origine della specie" e con tutta la sua teoria dell'evoluzionismo. Bisogna invece tenere fede al creazionismo, dogma secondo cui Dio ha creato direttamente la coppia Adamo ed Eva, la quale messa alla prova si è ribellata. E Dio l'ha castigata causa di questo peccato originale al dolore e alla morte. Tale destino passa a tutti i bambini, i quali possono liberarsi da questa colpa tramite il battesimo. Solo Maria è stata fin dalla concezione esente dal peccato di Adamo. Solo Maria fu, è, sarà l’unica donna a non avere bisogno del battesimo per togliere quella colpa di quel progenitore: immacolata fin dal concepimento. E così viene condannato l'evoluzionismo, il quale sostiene che l'uomo compare per evoluzione e selezione dalle piante, dai pesci, dai primati, dall'homo erectus, dall'homo sapiens. E che quindi il racconto del peccato originale è un mito. La Madonna di Lourdes viene a condannare questa eresia, e conferma il tutto con i 68 ed oltre miracoli. Rispondono i credenti critici: non confondiamo le cose. I miracoli sono una realtà che va considerata da un altro punto di vista. In effetti possono capitare indipendentemente dal fatto che Maria sia Immacolata o meno. Inoltre i miracoli li possono compiere anche i comuni mortali. Però meraviglia che milioni di persone, dopo tante preghiere e penitenze a Lourdes, miracoli non ne ricevono. Qualcuno invece gratta e vinci. Non è questa una discriminazione? Per noi ci sono altre motivazioni più accessibili alla psicologia umana. In quanto all'evoluzionismo condannato a Lourdes: che dire se dopo 170 anni la chiesa si vedesse costretta ad accettarlo? Infine Maria comanda penitenza, penitenza. Ma quale penitenza dobbiamo ancora andarci a cercare, se tutta la nostra vita è costellata di penitenze? Accettiamo quelle già inerenti alla nostra natura umana, facendone un'occasione di crescita personale e sociale.
                                                       Madonna di Fatima
Con Lourdes è l'apparizione più nota e conosciuta. II 13.5.1917 la Madonna vestita di bianco e con un rosario in mano appare a tre pastorelli: Lucia (10), Francesco (9) e Giacinta (7) anni. Oltre che all'invito alla preghiera e penitenza fece vedere l'inferno nel quale piombavano i peccatori come la neve scende a gennaio. Consegnò loro un segreto in tre parti. Le prime due rivelate dopo il 1940, la terza verso il 2000. Comunque sull'apertura di questo segreto, tempo e modalità, ancor oggi si discute. Nella prima si parla di un grande segno nel cielo, nella seconda sì anticipa la consacrazione della Russia alla Vergine, dopo di che essa si convertirà. Nella terza si delinea un uomo vestito di bianco che salirà su di un monte e verrà colpito a morte. Le interpretazione dei favorevoli affermano: la notte del 25.1.1938 si notò un'aurora boreale in un cielo tinto di rosso viola. La Russia vide la caduta del comunismo, muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione degli Stati Sovietici nel 1991. Papa Wojtyla fu vittima di un attentato in piazza S. Pietro il 13.5.1981, stesso giorno dell'apparizione di Fatima. I credenti critici danno altre interpretazioni: l'aurora boreale del 1938 è stata spiegata dagli astronomi come un evento normale, che accade anche sovente sotto altri cieli. Seconda parte del segreto: la Russia non si è affatto convertita se dopo la caduta del comunismo in essa venne legittimato l'aborto, il divorzio, l'omosessualità, mafia, corruzione. Comportamenti che sotto la dittatura di Stalin venivano colpiti con la deportazione in Siberia. Che conversione al cattolicesimo e ai suoi valori non negoziabili è mai questa? Terza parte: l'uomo vestito di bianco colpito a morte? Veramente Papa Wojtyla è stato ferito in Piazza S. Pietro, ma non se ne vede una stretta connessione. Troppo nebulosa, troppo fantasiosa. I credenti critici si pongono però anche delle domande: La Madonna di Fatima non ha fatto nessun cenno alle guerre provocate dal nazismo e dal fascismo, con oltre 5 milioni di ebrei finiti nei campi di sterminio e arsi nei forni crematori. Che nel loro ventennio di potere sparsero più sangue innocente del Comunismo nei suoi 70 anni di dominio. Nessun cenno fece la Madonna di Fatima al Concordato stipulato dalla chiesa cattolica con i loro criminali dittatori Hitler e Mussolini, fascismo (1929), nazismo (1933). Il secondo interrogativo dei credenti critici: che cos'è tutta questa prassi dei segreti? Maria non può parlare più chiaro? Non disse Gesù: "sia il vostro parlare sì, sì, no no?". Certo tenendo il popolo in suspense, lo si può maggiormente addomesticare. Anche al mio paese si dice: "i carabinieri con lo schioppo e i preti con l'inferno tengono il mondo fermo”. Tali domande noi non le poniamo certo alla Madonna ma a tutti coloro (bambini, ragazzi, donne) che dichiarano aver ricevuto visioni, presentimenti, messaggi, segreti. Per motivi di spazio non ci è consentito di affrontare tante altre apparizioni specie quella recente di Medjugorje, tutt'ora in corso dal 1981. Per questa rinviamo ad altro articolo a parte. Al momento stiamo certi che, nostra vita natural durante, non capiterà nessuna fine del mondo. Una Madonna che minaccia da ogni punto cardinale non è quella del Vangelo, i cui interventi sono stati rari, sobri, ma sempre incoraggianti.

Autore:
Albino Michelin
25.11.2011

COMINCIARE PRIMA DALLA TERRA E POI DAL CIELO

Fino a qualche tempo fa nei sermoni di quaresima e negli esercizi spirituali un'antifona ci risuonava agli orecchi e ripeteva: "ricordati uomo che sei polvere ed in polvere ritornerai. Un'anima sola hai, se la perdi che sarai?". Il che vuol dire, lascia stare i problemi di questo mondo, di questa terra, la tua patria è il cielo. Aggiungo per completezza anche una canzoncina, che tutt'oggi in qualche santuario mariano viene cantata con l'anima e con il corpo: "andrò a vederla un dì in cielo patria mia, andrò a veder Maria, mia gioia e mio amor. Al ciel, al ciel, al ciel, andrò a vederla un dì… al ciel, al ciel, al ciel andrò a vederla un dì "Ed ancora aggiungi alcuni contenuti della "Salve Regina": a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque avvocata nostra rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi, affinché dopo questo esilio possiamo raggiungere l'eterna felicità in cielo". Se le parole non fossero proprio cosi, il senso è questo. Ed ancora nelle apparizioni della Madonna a Fatima i tre veggenti verso il 1917 portarono la devozione popolare a formulare la prece: "preservaci dal fuoco dell'inferno e porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua misericordia". Se andiamo a Medjgorje poi si rincara addirittura la dose. La Madonna (si dice che) al 25 di ogni mese diffonde i suoi messaggi, la cui sintesi praticamente è: "fate penitenza se volete salvarvi l'anima dalle bruttezze di questa terra ... ". Non vale la pena continuare, ognuno di noi ricorda, specie se di estrazione cattolico-praticante, una grande quantità di consigli, richiami, castighi allo scopo d’evitare l’inferno e andare in cielo. Nessuno, suppongo, dubiterà che io non creda alla Maria del Vangelo, detta dal 1500 fiorentino "Madonna" (mia donna)". Il problema sta tutto anche in quel che le si fa dire, o nelle proiezioni che noi facciamo su di lei da parte di noi stessi, dei nostri desideri, delle nostre apprensioni, e paure. Però la riflessione qui non concerne la Madonna, ma il cielo e la terra. In altre parole: l'uomo religioso oggi deve dare valore solo al Paradiso, all'altra vita, al dopo morte, mentre non avrebbe nessuna importanza la terra, i suoi valori, il progresso, la tecnica, la cultura? In pratica si cade in una contraddizione, come se il creatore del cielo e della terra, dell’aldiquà e dell’aldilà non fosse lo stesso Dio.
                         Dio lo si conosce partendo dalla terra, dalla natura e dal creato
Buona parte del nostro pensiero cattolico continua ancor oggi ad essere dualista, come posto di fronte a due piani. Un piano superiore, soprannaturale, divino, eterno per il quale bisogna vivere e per il quale siamo stati creati, e sotto di esso invece un piano inferiore, maligno, tentatore, effimero, caduco. Le nostre teologie o dottrine (che continuano a chiamarsi) cattoliche, continuano ancora a parlare troppo spesso di una salvezza post morte e celestiale dell'essere umano, come se questa fosse l'unico obiettivo della nostra vita attuale. Ricordo che recentemente avendo chiesto ad una giovane signora perché aveva messo al mondo un bambino, mi rispose: "per poterlo mandare in paradiso". E qui il nocciolo del discorso: non è che si neghi l'esistenza del cielo o del paradiso, è che purtroppo si è ancora prigionieri di questa mentalità: "siamo qui di passaggio, la nostra patria è il cielo", con la conseguenza quindi di svalutare la vita presente, e specialmente questa terra sulla quale la nostra vita da milioni di anni sta sviluppandosi. Ed invece, come siamo stati educati a considerare e aspirare alla spiritualità del cielo, così dovremmo anche cominciare a riscoprire la spiritualità della terra. ln un modo poetico questo l'aveva già intuito S. Francesco con il Cantico delle Creature quando esultava: "lodato sii o mio Signore con tutte le tue creature, specialmente messer lo frate sole, sorella luna, la madre terra, ecc.". E qui non possiamo non collegarci al mito della creazione del mondo raccontatoci dal libro della Genesi: "Dio creò il cielo e la terra e vide che tutto era buono". Non sarà certo il peccato di Adamo a rompere le uova nel paniere: ciò che Dio ha creato di buono tale è e tale resta. Se guai ad Adamo capitarono, cose sue, se li è tirati addosso lui. Ma non diamo colpa alla "terra", perché essa resta sempre il giardino di Dio, e Dio non può pentirsi di ciò che fa e tanto meno maledire l'opera delle sue mani. Per cui è molto significativo il recente libro di M. Fox: "In principio era la gioia".
                               I delitti compiuti contro la spiritualità della terra.
Basti pensare alle invasioni. Che motivo c'era che i romani andassero a sfruttare mezzo mondo, la Palestina, l'Egitto, l'Africa, la Gallia? Che motivo c'era che gli arabi andassero a saccheggiare la Spagna, la Sicilia, il Regno di Napoli? Che motivo c'era che i crociati andassero a tagliare la testa ai turchi, ai saraceni, impadronendosi delle loro terre? E che andarono a fare i portoghesi verso le Filippine, verso quelle sperdute isole asiatiche? E i belgi a che pro andarono a succhiare il sangue nelle terre dei congolesi? E che ragioni avevamo noi italiani a foraggiare nel secolo scorso Libia, Eritrea, Somalia? E che motivo aveva l'America ad invadere il Kuwait ai tempi del primo Bush? Si dirà: il petrolio! Ma anche il petrolio come tutte le materie prime appartengono alla terra. E la terra non può essere sfruttata a piacimento, non può essere derubata agli abitanti del territorio. Non continuiamo con gli esempi. In definitiva tutto dovrebbe sintetizzarsi in questo concetto: la terra ha la sua spiritualità, non è in balia di ogni predatore. Ognuno ha diritto alla sua terra. Questo ci sembra un discorso importante. Perché invece di cominciare dal cielo verso il quale in passato costringevamo tutti (battezzati volenti o nolenti, col rogo o con la spada), dobbiamo incominciare dalla terra. Ognuno ne ha il diritto, perché ognuno ne ha bisogno. Di qui un passo in avanti: l'onestà delle persone non va considerata prima di tutto nel culto sacro, nella devozione alle divinità, nella preoccupazione di andare in cielo, ma nel modo di vivere la terra, di dividerla, di condividere, di rispettarla. E allora colleghiamoci pure con gli scontri sociali del nostro tempo: il nucleare, la privatizzazione dell'acqua. Non si dica che qui entriamo nella solita politica e che la chiesa deve starsene fuori. Il discorso sulla spiritualità della terra non appartiene alla religione, né a quella cristiana, né a quella islamica, né a quella buddista. Appartiene alla spiritualità, cioè allo spirito della terra, di cui tutti, credenti o no, devono prendere atto. Al limite possiamo dividerci anche sui sacramenti, sui santi, sui miracoli, sulla Madonna e le sue prerogative, sui dogmi: ma una realtà su cui tutti dobbiamo convenire da cui incominciare per andare in cielo (al nostro o a quello di ciascuno) è la terra, il rispetto della terra.
                                                     I silenzi dei cristiani
Un silenzio che ha dato da pensare ma anche impressione negli ultimi periodi riguarda l'assenza della chiesa ufficiale italiana dal referendum sul nucleare e sulla privatizzazione dell'acqua. Ricordiamo con quanto bellico furore qualche anno fa il Card. Ruini e l'episcopato italiano si scannarono per indurre gli italiani a disertare le urne dal referendum sulla procreazione assistita (argomento concernente la risaputa trilogia aborto, sesso, testamento biologico). Questa volta il nostro corpo gerarchico ha adottato silenzio tombale. Ognuno voti, o non voti secondo la sua coscienza. Proprio alla sequela del presidente Berlusconi. Fortuna e grazia di Dio volle che la gente comune abbia talvolta più sensibilità morale e biblica che non i suoi messaggeri ufficiali. Tant'è vero che molti cristiani di base, molte comunità cattoliche non aggregate alle parrocchie, molte associazioni laiche umanitarie hanno gridato: "no allo sfruttamento della terra a scopo di profitto, no alla rovina del pianeta! E questo per l'amore verso le generazioni future. Ciò significa partire dalla terra, questo è fare della terra un'abitazione umana, significa dare la precedenza ad essa, e poi al cielo, al paradiso futuro. Se si dice nella Bibbia che Dio farà cieli nuovi e terre nuove, significa che quelli e queste cominciano già da ora, qui, adesso. E in questa attenzione, rispetto, etica, spiritualità verso la terra che tutti gli uomini di oggi e di domani possono incontrarsi, dopo che per secoli anche a causa dei loro dei e delle loro religioni si sono divisi la terra sfruttandola e scannati fino all’ ultimo sangue.

Autore:
Albino Michelin
29.06.2011

MORALITÀ E MORALISMO.

Ovvero sul comportamento degli onesti (cristiani o meno) e dei sepolcri imbiancati. Il problema in questione riguarda il semplice cittadino come il costituito in autorità. Comunque dopo quasi un ventennio, specialmente negli ultimi mesi (siamo nel 2011) si è risvegliato attorno alla figura di Berlusconi un interrogativo, seguito da uno scollamento. Anzitutto non finiremo di ripetere che il berlusconismo è diventato una filosofia di vita, un modo di interpretarla. Prima in Italia abbiamo avuto il fascismo, il comunismo, in Germania il nazismo e nell'ultimo periodo appunto il berlusconismo. Anche se la persona Berlusconi è destinata al tramonto, sta rivelando piedi di argilla, però la sua interpretazione politica, sociale, economica ha lasciato il segno. E' un antivangelo che difficilmente verrà dimenticato e archiviato. Berlusconi, come tipo ha fatto impazzire la gente. Il popolo italiano l'ha votato e rivotato perché esso incarna i desideri della gente e la gente si sente identificata con lui, il suo successo, il suo carisma. L’allora vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, così scrive: "il vero cristiano è antiberlusconiano. Buona parte del nostro popolo pensa che la corruzione e il malcostume che oggi affliggono l'Italia vennero e vengono assecondati dall'attuale Governo. La Chiesa perciò non può tenere rapporti di amicizia con esso per incontri di convivialità tra cardinali e responsabili politici. Tutto ciò lascia gli onesti nello sconcerto”. Qualcuno definì Nogaro ingenuo e moralistico. L'eterna tentazione narcisistica che provano coloro che condannando gli altri finiscono per ritenere se stessi puri ed impeccabili. Questo è moralismo bello e buono, obbiettano a Nogaro i suoi accusatori, la morale è un'altra cosa. Ma allora che cos’è la morale, ce lo possiamo chiedere? Semplice, risponde Nogaro. Non giochiamo sulle parole: immorale è l’utilizzo di un ruolo pubblico a fini privati. Moralità allora è il rifiuto di tale utilizzo.
                                                         Cavaliere, Capitan Fracassa.
Altri però ampliano un po' il discorso e arrivano a dichiarare che Berlusconi non è immorale, è semplicemente un amorale, il che è peggio ancora. In effetti, la sua filosofia è questa: "pragmatismo, fare, fare tanti soldi, presto soldi, subito soldi, non importa in quale modo. Evitare gli ostacoli, evadere il fisco, farsi leggi ad personam e ad aziendam". Arrogante ed aggressivo contro chi lo contraddice e contrasta. Chi vota a sinistra è un senza cervello (un coglione, sic…). Si scaglia contro i magistrati e la classe dei giudici, cancro della nazione. Si atteggia a perseguitato, sbattendo fuori ad esempio con tre leggi certo G.C. Caselli dalla carica di procuratore nazionale antimafia. Buona parte della maggioranza in Parlamento e nell'esecutivo è abitata per una metà dalle favorite del presidente, e per l'altra metà dai suoi avvocati. Mal digerisce la Costituzione e considera la legge uguale per tutti eccetto che per se stesso. Gigolò con le donne che considera un ottimo prodotto da cui scegliere le sue gnocche (ancora sua l’espressione) per pubbliche poltrone, alla faccia di tante altre che reclamano meritocrazia. Emblematico il saluto ricevuto dalle bancherelle di Budapest (Ungheria) in occasione dell'escursione dell'Ascensione 2011: "Italiani Berlusconi bunga". Ci esportiamo una bella operetta: mignotte e zoccole. Gira il mondo facendo ironia sui vari capi di Stato e corna alle signore in foto di gruppo. E via di questo passo. Ovvio che l'italiano comune, quello dell'Isola dei Famosi e del Grande Fratello, dei modelli sociali di sottocultura, si butti a pesce a votare i suo leader carismatico. Con un però. Anche in Italia non tutti sono italiani "comuni", esistono molte persone che si permettono un giudizio critico. Queste, grazie a Dio e per fortuna, desiderano esemplarità nel pubblico e nel privato. Quando si ricoprono incarichi di responsabilità, si tratti di preti o di laici, il contegno è inseparabile dal ruolo. Si pretende un certo tipo di linguaggio, esercizio del potere rispettoso dell'avversario, un determinato stile di vita. Diversamente non vanno accettate cariche pubbliche. La stessa Costituzione italiana, sulla quale i nostri onorevoli ministri giurano, dichiara che chiunque accetta di assumere un incarico politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta (art.54). Una Costituzione firmata il 27 dicembre 1947 dal presidente dell'assemblea Costituente Terracini, comunista inossidabile e con i contributi di Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista dell'epoca. Come dire che non è indispensabile essere cattolici battezzati e vaccinati per testimoniare la pubblica onestà. Basta essere uomini, rispettosi della dignità dei propri simili.
                                                  Meno male che Silvio c’è.
Per realizzare questa moralità pubblica i parlamentari della maggioranza centrodestra nel 2011 non contestano più di tanto il loro Premier, anzi Io assolvono e lo incoraggiano. Una lettera aperta di R. Formigoni, presidente Regione Lombardia, di M. Lupi, di M. Mauro, tutti militanti indefessi della cattolicissima Comunione e Liberazione, in data 21.1.11 attaccano quelli dell'opposizione, la sinistra "comunista", che si lascia strumentalizzare da un moralismo interessato ed intermittente, che emerge solo quando c'è di mezzo il presidente Berlusconi. Questi onorevoli per di più sono spesso sostenuti anche da una parte della gerarchia cattolica italiana. Per loro è un andare a nozze. Ad esempio il Vescovo di S. Marino, Mons. Negri, ovviamente di Comunione e Liberazione predica: "la difesa dei valori sociali va distinta dal comportamento personale". Come dire è importante che Berlusconi difenda la legge sulla famiglia, il sacramento, fondato sull'amore eterno fra un solo uomo e una sola donna. Quindi non importa poi se Io stesso è uno sfasciafamiglie, lui personalmente può sguazzare nella poligamia, importa che per legge difenda la monogamia. Oppure sempre lo stesso Vescovo che ripete il ritornello: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Si deve condannare il peccato, non il peccatore". In questo contesto non si riesce più a capire che cosa significa "testimonianza cristiana" cioè comportamento coerente con ciò che si professa, sia in privato come in pubblico. Aggiungiamo qui l'altro intervento di Mons. Fisichella che nell'autunno dello scorso anno diede l'assoluzione ad una volgare bestemmia di Berlusconi, sputata in TV, sostenendo che questa va contestualizzata, cioè va capita nel contesto e nell'ambiente. E qui due pesi e due misure, una per i poveri mortali, l'altra benevola per gli uomini di potere. Ed ancora: il discorso del Cardinale A.Scola, davanti a 10 mila persone, all'indirizzo di certi giornalisti cattolici (leggi Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana) che non avevano nulla risparmiato sul comportamento pubblico di Berlusconi e Co. Costoro sarebbero moralisti, ipocriti, gente che cerca protagonismo. Fortuna che non tutti i cattolici sono Scola e che una base consistente di laici cattolici la pensa molto diversamente da sua eminenza e da sua emittenza. Certo, fra tanto appoggio della gerarchia alla politica dell'attuale Premier, non va dimenticato l'intervento di Bagnasco, presidente dei Vescovi italiani che parla di degrado della vita pubblica e di "disastro antropologico". Ma si tratta di un intervento vago e timido che non ha svegliato can che dorme. Cioè rivela il timore di rompere certi equilibri, con il pericolo di mettere a repentaglio privilegi e finanziamenti vari, da Berlusconi elargiti a piene mani alla chiesa. Ma oggi la Chiesa deve uscire allo scoperto e assumere il suo ruolo profetico. Non limitarsi solo a picchiare contro la bioetica, la procreazione assistita, e quanto concerne la sfera sessuale, ma esporsi in modo coerente e continuativo a favore della legalità, del senso civico, della pubblica onestà.
                                                                “Io sono Dio”.
Con tutto rispetto, ai nostri governanti si potrebbe consigliare di apprende quanto avviene nei paesi protestanti, dove l'uomo pubblico anche solo sospettato di illegalità si dimette, senza fare tanto circo. I gesti esemplari sono molti. Ricordiamo il fatto della Kopp, ministro dell'Interno svizzera che per il sospetto di aver sostenuto silenziosamente il marito banchiere nel riciclaggio sporco, si dimette. Più vicino ai nostri giorni Jacqui Smith, ministra degli esteri inglese, lascia la carica perché il marito, approfittando della norme sui rimborsi ministeriali, si era fatto pagare il noleggio di due film porno (2009). Mariano Fernandez Barme, febbraio 2009, ministro della Giustizia spagnola, si dimette per essere andato a caccia con il giudice B.Garzon, che indagava sulle tangenti di oppositori del Governo. Recentemente in Giappone il ministro degli Esteri Seiji Marchar, lascia il governo per aver ricevuto in 5 anni illegalmente la somma totale di 2.180 euro da cittadini stranieri. E dichiara: "mi scuso per aver contribuito ad accrescere la sfiducia pubblica in merito al rapporto fra politica e denaro". Inizio marzo 2011 Karl Theodor zu Guttenberg, ministro della difesa tedesco, dà le dimissione perché si viene a sapere che in gioventù all'università copiò la tesi di laurea. Una lezione a tutti i nostri furbetti. In effetti, egli dichiara: "chiedo scusa a tutti quelli che ho offeso". In maggio 2011 Strauss-Kahn, presidente del Fondo monetario internazionale, si dimette, accusato (non condannato) di violenza carnale nei confronti di una cameriera dell'albergo. Ed ancora, Chris Hukne, ministro inglese dell'ambiente, traballa e sta per dimettersi, travolto da una vecchia furbata. Beccato a suo tempo dall'autovelox, aveva scaricato la colpa sulla moglie. Si dirà, altri mondi, altre mentalità. No! Altra moralità, moralità che nasce dalla coscienza. Ci si confessa in pubblico, e per penitenza riparatrice si va a casa. In Italia? Ci si va a confessare dal prete e per penitenza un'Ave Maria. Dopo di che si ritorna a trescare. Questo è il berlusconismo, la nostra filosofia di vita. Le vicende recenti pare comunque ci aprano ad un avvenire diverso. La sconfitta del carisma Berlusconi nelle elezioni amministrative del maggio 2011, l'interesse trasversale verso uomini nuovi meno arroganti e meno assetati di potere, il ritorno ai valori pubblici, come la difesa dell'acqua bene comune, la crescente reazione contro il nucleare, minaccia del pianeta e delle generazioni future. Una nuova spiritualità della terra promossa dai gruppi cattolici e laici, credenti e no: forse la speranza che un periodo più riflessivo e più legale stia maturando. Riconosciuti in parte i malanni del moralismo, c’è da augurarsi una maggiore “moralità’” nel pubblico e nel privato.

Autore:
Albino Michelin
10.06.2011

PAPA WOJTYLA SANTO SUBITO: PERCHÉ TANTA FRETTA.

La domenica 1 maggio 2011 è stato beatificato Karol Wojtyla, polacco, classe 1920, diventato Papa il 16 ottobre 1978, deceduto il 2 aprile 2005. Processo di beatificazione iniziato il 28 giugno poco più di due mese dopo la morte. A bocce ferme, superata la fase estasi dei suoi devoti e ammiratori conviene porsi delle domande e cercare delle risposte. In effetti, una certa parte della cattolicità, supportata anche dalla pressione dei media specie di casa nostra, ha visto il fenomeno Wojtyla come "L'uomo che ha cambiato il mondo e la chiesa". Ma dovunque in humanis vi sono luci ed ombre, ed anche in questo caso non si offende né i devoti, né gli ammiratori, né la devozione popolare se si approfondisce il ruolo di questo Papa. Sempre convinti che va distinta la sua persona, la quale non si discute per l'onestà e la buona fede, dal ruolo che può invece prestarsi ad una analisi, consci di quanto diceva Gesù: la pianta si riconosce dai frutti. lso Baumer, teologo all'università di Friburgo, pone apertamente questo interrogativo nel Forum, quindicinale cattolico della diocesi di Coira-Zurigo. Appunto con "Perché tanta fretta?". Nel contempo sono usciti anche diversi studi e libri come quello di Micromega dal titolo: "Wojtyla, il grande oscurantista" e "Wojtyla segreto" di Pinotti. Il primo (anche se di esso non condividiamo il titolo alquanto corrosivo) è una raccolta di 16 pensatori, in parte laici, credenti, vescovi, però con toni diversi: una bella gamma di studiosi. Il secondo si sporge a dichiarare che Wojtyla più che un santo è un irriducibile condottiero, una star di scenografia, un eccezionale comunicatore. E quindi si dilunga nell'esposizione del divismo tipico di questo papa. Al di là di ogni esagerazione e riduzione, una precisazione dobbiamo farla. Le osservazioni all'istituzione Chiesa non sono necessariamente delle critiche eversive, né una rottura dell'unità della fede. Anzi possono essere un contributo alla sua credibilità. E in questo senso io stesso mi ci pongo. Perché le affermazioni oggi frequenti di certi ultras cattolici: "se non sei d'accordo con la chiesa, devi uscirtene", manifesta solo il sapore dell'arroganza, la grettezza del ghetto, la goduria del rogo medioevale, l'istinto della jad islamica, il "föra dai ball" dell'oltranza leghista-bossiana. Doverosa questa premessa.
                                                                         Evento mediatico.
La potenza oggi dei media di comunicazione è indiscutibile. Negli stessi giorni della beatificazione del Pontefice, attorno al 1° maggio, abbiamo osservato milioni di partecipanti al matrimonio inglese di Katy e Williams, nonché miliardi telespettatori, così avvenne alla morte di Bin Laden, altrettanto con l'evento Wojtyla. Cioè la capacità di globalizzare un avvenimento, di incuriosire tutto il mondo attorno ad esso. Il fenomeno "radunarsi" e aggregarsi è sentito come un valore in sé indipendentemente dal messaggio del mito attorno a cui ci si raduna. Anche i molti cattolici che sono andati in piazza San Pietro non è che fossero mossi tutti da un impulso religioso, ma anche da curiosità, dal bisogno di aggregazione, come dire: "è bello sentirsi in tanti, parte dell'universo". Il sentimento è positivo, terapeutico, cioè tu ti senti diverso, un altro, più sicuro. A livello di movimento popolare indubbiamente la chiesa italiana si è presa in ostaggio ogni televisione, con i corifei Vespa-Missori, con attrici e veline, diventate improvvisamente figlie di Maria. E qui pure nel rispetto verso la devozione popolare ci sia consentito di dissentire da qualche prelato che parlò di "Chiesa potente". La potenza della chiesa non consiste nella spettacolarizzazione del sacro, ma nella testimonianza dei suoi credenti, in cui gli ultimi (vedi Madre Teresa e tanti onesti) sono i primi: parola di Gesù. Perché tanta fretta? I promotori rispondono: a motivo del consenso popolare, che alla sua morte lo proclamò "santo subito". Si può rispondere che determinante non è il consenso popolare ma il fondamento su cui tale consenso si fonda: Anche attorno alla morte di Michael Jackson si mobilitarono tutti i giovani del mondo. E con ciò sembra che con questa fretta si sia strumentalizzato un certo consenso popolare, come strategia per ridare prestigio alla chiesa, oggi in calo di credibilità, di adesione, di identificazione. Un po’ di politica anche qui insomma. Per una serie di motivi di cui tutti sono a conoscenza: diminuzione del clero, calo di praticanti, aumento delle coppie "irregolari", occultamente della pedofilia del clero, ecc. Santo subito! Però la normativa vaticana dice che le cause di beatificazione vanno iniziate dopo 5 anni dalla morte del candidato. Invece nel caso Wojtyla si è data la precedenza ad un papa, mettendo in coda altri in lista di attesa, altri meno onorevoli e prestigiosi. Come dire che la legge non è uguale per tutti, e chi fa le leggi le può anche disfare. Il nostro autore Iso Baumer fa intendere che un uomo complesso come Wojtyla per i suoi rapporti con la politica, con la scienza, con le encicliche, con i viaggi, con i diritti dell'uomo avrebbe avuto bisogno non di 5 ma almeno di 50 anni per un esaustivo processo. Però Wojtyla ha già fatto dei miracoli ... Non entriamo in questo argomento, perché anche di questi tempi molti ne ha compiuto l'indiano santone Sai Baba, morto il giorno di Pasqua 24 aprile 2011.
Ben inteso che questi vanno interpretati secondo il movente, le modalità, le finalità, però non sono tout court determinanti per la santità di una persona.
                                                                  La fine del comunismo
Ma per parlare del personaggio, al suo interno e non attorno, citiamo una delle sue da molti considerate benemerenze: egli è stato l'artefice della caduta del comunismo. Che Wojtyla fosse un anticomunista viscerale è a tutti noto. Anche perché da bambino ha conosciuto, subito, sofferto la dittatura bolscevica. Però sostanzialmente il comunismo è crollato perché il suo apparato tecnico era decisamente inferiore a quello del mondo occidentale. La decadenza era già iniziata da un decennio. Indubbiamente Wojtyla ci ha dato una spallata, ma in sostanza ha ucciso un uomo morto. Forse nei primi anni del pontificato ha speso troppo per questo progetto. In effetti, ha sovvenzionato il sindacato polacco Solidarnosch con fondi dello lor (Istituto Opere di Religione), cioè della banca Vaticana, con intrecci poco chiari verso il Banco Ambrosiano, il cui direttore, Calvi fu trovato impiccato a Londra il 18.6.1982, con Marcinkus Cardinale dai facili maneggi, con il rifiuto di consegnare nel 1979 tale addetto allo Stato Italiano per il processo, con patteggiato risarcimento volontario. Un procedimento alquanto oscuro, smorzatosi poi con il licenziamento dello stesso cardinale. Certo l'anticomunismo di Wojtyla si basava sulla sua buona fede, ma i metodi furono alquanto machiavellici. Altra espressione del suo anticomunismo è stata la condanna della teologia della liberazione (28.1.1979) sorta nel Sud America. Un cristianesimo cioè che si fondava su un progetto di una liberazione dalla povertà e dalla miseria, in particolare del popolo brasiliano. Da allora nessun prete simpatizzante del movimento fu fatto vescovo e cardinale. E quelli aderenti furono allontanati. Altro aspetto: il rapporto di Wojtyla con la pace nel mondo. E' nota la sua condanna della guerra in Iraq. Mentre invece degli interrogativi restano aperti nella guerra dei Balcani dove egli fu incline ad un intervento armato. Con i dittatori usò il criterio di non escludere nessuno dai suoi incontri e così diede la mano a Pinochet apparendo sul balcone del parlamento cileno. Diede la mano anche a Fidel Castro dittatore comunista cubano, ma lasciò deluse le "Madri Piazza de mayo" cui Pinochet aveva trucidato non si sa quanti i figli (23.2.1999). Il Pontefice non le accolse in udienza. Innalzò agli altari Mons. Escriva, (2.6.2002), sostenitore del regime spagnolo di Franco, fondatore della potente Opus Dei, ma rampognò Mons. Romero, vescovo di S. Salvador, ingiungendogli di essere più ossequiente verso il Governo. Mons. Romero ucciso sull'altare il 24 marzo 1980 dalle forze militari, perché schierato per la giustizia a favore dei poveri. Per lui nessuna beatificazione. Il popolo tutto però lo chiama e venera San. Romero, anche se non è un santo romano.
                                              Prima i diritti del cattolico, poi quelli dell’uomo.
Per quanto riguarda il riconoscimento politico dei nuovi Stati, vediamo che dopo la scomparsa di Tito nella Ex Jugoslavia, Wojtyla caldeggiò l'autonomia della Slovenia e della Croazia perché cattoliche, (27.6.1988), mentre lasciò a se stessa la Serbia, e ai massacri che i croati le perpetrarono, perché etnia ortodossa non cattolica. E qui si innesta il discorso sui diritti dell’uomo. La richiesta di libertà e religione per i cattolici, meno esigente nei confronti degli altri. Come sopra detto, vedi Croazia e Slovenia. Netta fu la sua denuncia contro la mafia e la criminalità organizzata, ricorda nel 1984 quando tuonò ad Agrigento nella Valle dei Templi contro boss e malavitosi. Però nessun accenno di encomio o di beatificazione nei confronti di Don Diana, parroco di Casal di Principe (Caserta), eliminato dalla camorra il 19 .3. 1994. E così dicasi di Padre P. Pugliesi ucciso dalla mafia a Palermo il 15.9.93. Il rapporto con le altre religioni, a livello di dialogo, lo affrontò con grande apertura. Organizzò la marcia della pace ad Assisi nell'86, ha visitato il ghetto ebraico (ottobre 86) e moschee (13.4.86). D'altro lato il 6.8.2000 emanò l'enciclica "Dominus Jesus" in cui considera le altre religioni come "associazioni religiose". In pratica la vera religione resta il cattolicesimo che aspetta a braccia aperte il ritorno dei figli prodighi. In tutti i casi se all'esterno della chiesa tentò aperture, all’interno della stessa adottò e ritornò al più severo rigorismo. Egli ha chiesto sì perdono delle colpe compiute nei secoli contro la libertà e l'incolumità, però mettendole in conto ai singoli membri, non alla chiesa. Gli uomini sbagliano, ma la chiesa in pratica non sbaglia mai. Wojtyla è stato fedele alla sua educazione religiosa. E cioè il mondo attuale è impostato nell'errore, nell'antropocentrismo, frutto dell'illuminismo. L'uomo legge, e morale a se stesso. Wojtyla sposta il baricentro sul "Cristocentrismo". Senza Cristo il mondo e l'uomo non ha salvezza. Quindi senza Cristo non c'è umanesimo, senza cattolicesimo, senza Papa non c'è chiesa. Come si vede un disegno piramidale e autoreferenziale.
                                                                 Una chiesa sotto tutela.
Per questo Wojtyla non amava il pensiero "diverso", la ricerca teologica, le aperture verso il futuro. Di qui la sua emarginazione, deposizione, esclusione, allontanamento dalle cattedre di insegnamento di una serie di teologi di grande statura e preparati, circa una trentina, una vera epurazione. Di qui l'obbligo del giuramento a rispettare la voce del magistero papale nell'insegnamento e nella catechesi. Di qui la sua proibizione irriformabile del sacerdozio alle donne (Enciclica Mulieris Dignitatem del 15.8.98). Di qui il divieto della comunione ai divorziati. Praticamente all'interno della chiesa si è ritornati indietro di un quarantennio, pensiero e ricerca bloccati al periodo preconciliare. E anche l'aver coperto i crimini di pedofilia addebitati al fondatore dei Legionari (detti i milionari) di Cristo, Padre Dellogado Macial, in parte dipende dal fatto che per Wojtyla l'onorabilità della chiesa aveva la precedenza sui diritti dei bambini. La chiesa è nostra madre e non va imbrattata con la diffamazione.
Sotto ogni profilo Wojtyla ha preferito veicolare la religione cattolica più con il cuore che non con la testa. Cioè meno con la ragione, la discussione, il rendersi conto e più con il culto emotivo, devozioni, miracoli, apparizioni, giornate della gioventù, show di massa con il battere di tamburelli e il fischiar di pifferielli.
Che ci sia riuscito a cambiare il mondo? Difficile quantificare. C'è un fatto però su cui riflettere: molta gente che lo ha applaudito e osannato, poi nella vita si è comportata totalmente all'opposto. Pratica domenicale, coppie di fatto, i giovani e i preservativi, libertà sessuale, illegalità, mancanza di senso civico, rispetto dell'ambiente. Uno scarto inspiegabile. Wojtyla dunque uomo, papa, pontefice per 27 anni, un ruolo complesso. Un processo di beatificazione più scrupoloso e più prolungato nel tempo ci avrebbe dato una figura più limpida e più vera.

Autore:
Albino Michelin
20.05.2011

TERREMOTO E TSUNAMI IN GIAPPONE. IPOTESI CATTOLICA: LA VENDETTA DI DIO

Venerdì 11 marzo 2011 ore 14,46 il Giappone ha vissuto una delle pagine più drammatiche della sua storia. Oltre 12 mila morti, 15 mila dispersi, la rottura della centrale nucleare di Fukushima, 230 km a nord di Tokio. Incombente il pericolo per la sicurezza nazionale. La concentrazione dello iodio radioattivo in mare 4385 volte superiore alla media. In tanta tragedia che ha lasciato in eredità lutto, pianto, miseria c'è chi si è permesso di dire, di scrivere e di straparlare attraverso la Tv che questo è un intervento della giustizia divina. Colui che lancia una tale bestemmia chiamiamolo pure "cattolico doc", per intenderci, e non è un caso singolo, è il capofila, l'interprete di una abbastanza folta corrente di cattolici malati della cultura della morte e del sadismo. Si ricordi ad esempio l’intervento a Radio Maria (vero laboratorio delle vendette di Dio) da parte di R.Mattei, vicedirettore del Consiglio Nazionale ricerche, nei giorni seguenti. Per cui una considerazione in merito non è gettata al vento. Di fatto si sente spesso oggi di fronte ad una disgrazia, ad un incidente, ad una morte improvvisa: "hai visto, c'è un Dio per tutti. Dio non paga solo al sabato!" E avanti di questo passo. Come si vede, esiste anche, e spiace dirlo, un "sadismo cattolico", nonostante ci si stia faticosamente impegnando ad educare la nostra società verso una nuova sensibilità attenta ai sacrosanti diritti dell'uomo, sulla salute e solidarietà compassionevole verso tutti i colpiti dalla sventura. Certo molti si domanderanno da dove storicamente nasce questa mentalità di gente che rimane ancora megafono di formule rigide di un catechismo tonitruante e terribilista. Non esageriamo nell'affermare che dovremmo ritornare non al medioevo, ma alla preistoria. Il cattolico doc intanto dice di avere dalla sua la Parola di Dio, la Santa Bibbia. E ti cita il secondo dei 72 libri, l'Esodo, capo 20,5: "Perché io sono un Dio geloso che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti". Allora tirate le somme: per il nostro cattolico doc a causa dei peccati dei suoi avi, dei suoi pro antenati, dei primi omuncoli sapiens dell'età della pietra il popolo giapponese del 2011 si è tirato addosso il conto: terremoto e tsunami. Giustizia (di Dio) è fatta.
Dio fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti
Non si vorrebbe lasciare il lettore desideroso di verità senza spiegazione. Il brano su citato rispecchia la mentalità del tempo antico, nel quale il capo­tribù o il re godeva sul suddito diritto di vita e di morte. Tempo antico nel quale il povero suddito per ingraziarsi il potente doveva tributargli onore, gloria, i migliori doni della terra, gli animali, e talvolta la vita umana delle persone più care. Questa mentalità l'uomo dell'antichità la trasferiva anche dal potente della terra alla divinità celeste, non importa se egiziana, persiana, azteca o ebrea. Anche quella aveva bisogno dei sacrifici tuoi, delle tue proprietà, delle tue persone care. E se ti rifiutavi vivendo una vita a tua misura e a tuo piacere, allora arrivava lui (il dio) e pareggiava il conto con disgrazie e con la stessa morte e perfino strage di popoli. Ma il nostro cattolico doc e i suoi adepti dimentica il messaggio fondamentale di Gesù che disse: "il Padre mio celeste fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, e manda la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti". E così Gesù evolve e corregge la dottrina alquanto disumana contenuta nel brano su citato. Che probabilmente era di Mosè o di chi per lui, ma sempre specchio di tempi e civiltà superate. Però queste affermazioni di rottura con la precedente mentalità giustiziera e punitrice non è stata più di tanto recepita dai suoi contemporanei. In effetti anche Paolo dopo la morte di Gesù ci ritorna. E ci ritornano·pure gli evangelisti, che mandano per iscritto i loro testi, allorché talvolta mettono in bocca a Gesù espressioni di un credente che si dà alla morte per placare la giustizia di Dio e di evitarla in modo sostitutivo alla gente, quasi con patteggiamento contrattuale con Dio Padre stesso. Chi ha letto Paolo ai Romani può restare interdetto "Gesù è stato messo a morte a causa dei nostri peccati (4.24). Noi siamo riconciliati con Dio per mezzo della morte di suo Figlio (5, 10) Gesù morì per gli empi nel tempo stabilito (5, 6). Per l'opera di giustizia di uno solo (= Gesù) viene a tutti gli uomini la giustificazione (5, 18) E nella 2° lettera ai Corinti: ”Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccatore in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio(5,21)
                                Ma perfino Dio ha voluto la morte di Gesù in croce?
Anche in queste espressioni va detto che Paolo rispecchia un po' la mentalità del tempo e va interpretato. In effetti considerando con uno sguardo globale e non parziale, non a frasi estra­polate, la figura e la missione di Gesù, si tira la conclusione che egli non presentò mai suo Padre come un Dio che chiedeva da lui la morte perché il proprio onore offeso dal peccato di Adamo, degli uomini o di chi sia venisse restituito, e così Dio potesse poi per questo sacrificio perdonare gli esseri umani. Non lo si vede mai offrire la propria vita come un'umiliazione al Padre allo scopo di ottenere clemenza per il mondo. Gesù è morto perché lui ha scelto di essere un testimone di Dio, per essere coerente con la sua vocazione, convinto che per l'affermare proprie idee giuste e sacrosante si deve essere disposti anche a dare la propria vita. Per questa coerenza Gesù è finito in Croce, non tanto per soddisfare l'ira divina e fermare la mano vendicativa o giustiziera di Dio verso gli uomini. Al limite Dio noi uomini ci avrebbe sempre amati con o senza Gesù Cristo. Il discorso è estremizzato, ma rende. Il nostro cattolico doc, che parla di esigenza della giustizia di Dio nel terremoto e nel tsunami avvenuti in Giappone, è proprio fuori strada, ma non va colpevolizzato. Anche lui come tanti cattolici siamo stati abbeverati a questa educazione. Si sa, l'intimidazione e la paura tengono la gente più suddita che non l'amore verso Dio. Al mio paese si dice che i carabinieri con lo schioppo e i preti con i castighi di Dio e l'inferno tengono il mondo fermo. Anche la rima ci hanno fatto. L'altra espressione poi complementare alla prima, e cioè che si tratta di "un battesimo di sofferenza per i bambini innocenti morti nella catastrofe" fa proprio gelare il sangue. Il nostro cattolico doc è convinto che per questi piccini morti nel grembo materno, la disgrazia del terremoto ha costituito il prezzo del perdono dal peccato di Adamo e l'ingresso al paradiso. Dunque lo tsunami per loro è stata una grazia di Dio, un'espiazione allo stato inconscio del peccato originale. Soggiace in fondo al nostro DNA il concetto sacrificale ed spiatorio del Cristianesimo: Dio si placa solo con la croce di Gesù e con la nostra. Dio si tacita con i nostri sacrifici e con le nostre sofferenza. Diversamente Egli si compenserà mandandoci i suoi castighi. Il fatto anche di sopravalutare la messa solo come sacrificio redentivo di Cristo e sottovalutare eccessivamente il suo significato di banchetto in cui si divide il pane e la vita con tutti gli esseri del mondo rafforza questa mentalità.
          L’educazione cattolica ha costruito l’adesione alla chiesa attraverso il dolorismo.
Noi in Italia abbiamo una dovizia di media cattolici. Non solo Radio, come Radio Maria, Radio Oreb, Radio Mater ma pure anche diversi satellitari: TV 2000, Telepace, Tele P. Pio, TBNE, TRSP, Sender neu Jerusalem, Telenova, ecc. Una potenza da divulgare ogni tipo di informazione, di cultura religiosa, etica, morale. Occasione d'oro per aprire la mente anche a certi cattolici volutamente imbranati, fanatici e fanatizzati: Ed invece è occasione gettata al vento, potenza effimera. Tutti questi media convengono ancora nell'inculcare il dolore e il sacrificio allo scopo di consolare il cuore di Gesù sofferente, e di Maria addolorata, di riparare i peccati dell'umanità, allontanare le disgrazie e la giustizia divina e ottenere copiose grazie e benedizioni. Ancora Vecchio Testamento su tutta la linea. E culto del dolorismo. A fronte di tanto astio del cattolico doc si potrebbe ribaltare questo tipo di impianto. E cioè perché una volta tanto non ci mettiamo anche a ringraziare il buon Dio misericordioso che ci ha regalato l'intelligenza, l'ingegno che, ad esempio con i progressi della medicina, cura e guarisce tante sofferenze e con la tecnica costruisce ponti, dighe, abitazioni antisismiche. E quant'altro. Perché non ringraziare Dio che nei secoli ha pure suscitato la sollecitudine dei cristiani o degli uomini sensibili (non malati sadomaso) che hanno messo in piedi ospedali, ostelli, ricoveri, ospizi, orfanotrofi onde alleviare le sofferenza di tanta gente.
                                                  Il benessere divide, la disgrazia unisce.
Ma abbandonando i profeti di sventura vorremmo anche sottolineare il positivo emerso dopo la tragedia giapponese. Non dobbiamo dimenticare momenti importanti: templi di ogni religione, moschee, pagode, chiese trasformate in centri profughi. Gruppi religiosi di ogni ceto, islamici, cattolici, buddisti, scintoisti uniti nell'aiutare chi ha perso tutto, in piena crisi nucleare·. Una mobilitazione religiosa di massa! La catastrofe nipponica non ha risparmiato le religioni: molti templi sono andati distrutti, molti monaci, iman, sacerdoti sono morti o dispersi. Le comunità di fede avrebbero potuto ripiegarsi nel dolore. Invece hanno assolto con prontezza la loro funzione sociale, spirituale, rituale. Soprattutto hanno soccorso. I centri religiosi sono diventati alloggi, magazzini, snodi di informazione. Il benessere divide, il dolore unisce. In un paese dove solo il 10% degli universitari si dice religioso, ma dove le tradizioni e i riti pesano ancora, i credenti hanno scoperto l'impegno comune, l'etica dell'amore verso l'uomo. Quando il governatore di Tokio, pure lui ha parlato di punizione divina, è stato subito isolato e ha dovuto scusarsi. Anche le rivalità fra religioni e interessi di gruppo hanno dovuto cedere il passo. Gli altri invece, come il nostro cattolico doc e suoi fans, quelli dello tsunami giustizia di Dio, sguazzino pure nel brodo del loro rancore.

Autore:
Albino Michelin
29.04.2011

lunedì 7 marzo 2016

ATEI ANCHE PER SFIDUCIA VERSO LA CHIESA

Gentile Albino Michelin,
Ho sempre letto e continuo a leggere con interesse i suoi articoli su "Rinascita', sui quali mi viene a discutere anche un conoscente di 80 anni. Soprattutto perché affronta i problemi di oggi, in genere quelli religiosi con passione e dà risposte adeguate al nostro tempo, e non le solite ripetitive e formali. E anche suscita nella gente l'interesse a seguire ed approfondire costruendosi una doverosa apertura mentale. Le dirò con franchezza che purtroppo io sono un ateo. Non nato così con il marchio di fabbrica, ma diventato nell'età adulta. E per tre motivi: Papa e cardinali e prelati che vivono nello sfarzo e nella ricchezza dell'abbigliamento in un mondo in cui si muore di fame. In secondo: l'arroganza della chiesa, che ha sempre ragione su tutti e su tutto. E poi l'abuso di attributi divini. Da dove salta fuori quella legittimazione che il Papa si chiama "Sua Santità", quando solo Dio è Santo? Non le sembra tutto questo una pomposa idolatria? E poi cose da non finire, per cui me ne sono andato. Sarei felice comunque e con me molti altri se sotto il patrocinio di "Rinascita" lei potesse organizzare anche qui a Berna o dintorni delle conversazioni su temi trattati sulla stampa. Vivi ringraziamenti. (Onori Augusto-Berna 10.3.2011).
Anzitutto mi sono permesso di citare per intero la firma dell'intervento, anziché le sigle iniziali. O.A. Questo per evitare il possibile dubbio fra i lettori che l'articolista si scriva addosso e inventi "lettere ai giornali". Poi la ringrazio di tutta una serie di complimenti: che qui tralascio, di cui però va tenuto conto, in quanto dimostra l'utilità di queste tematiche e la loro capacità di risvegliare la cultura, quale curiosità del sapere e delle motivazioni di fondo che ne fanno da sostegno. Ovvio, c'è gente per le quali non sono più sufficienti le prediche in chiesa. La gente ha bisogno di valori aggiunti, specie quella che non pratica più o fa delle comparse stagionali. In quanto poi ai contenuti dell'intervento, non intendo girare alla larga. Al primo punto: è vero che aumenta sempre di più la gente che ti fa con le buone o con le cattive questo discorso: "guardi che io sono credente, ma non praticante. Credo in Dio, ma non nella chiesa". Tali proferimenti si sono sempre sentiti e da sempre esistiti, ma oggi ti portano anche i motivi. Non sono più solo scuse, ma purtroppo spesso delle vere cause. Altri poi vanno ancora più avanti: dal momento che questa non è la chiesa, ma un potere, un apparato, una gerarchia, un regime. Le definizioni, sia chiaro, non sono mie, ognuno le può raccogliere dalla strada. E qui si inserisce l'aspetto abbigliamento delle gerarchie cattoliche. L'Onori si indigna anche per le scarpe "Prada" di Ratzinger. Il costo valutato dagli esperti di moda (si tratta di babbucce regalate o acquistate) va sui 3.000 euro. Certamente Gesù non si è vestito così ma povero, con il modesto e decoroso abbigliamento dei paesani del luogo. Quanto ne guadagnerebbe oggi la chiesa se si desse un bel taglio a tutti 'sti fronzoli, filatterie, e tube in testa.
                                            Una cosa è il decoro, altra cosa è il lusso.
Il Cardinale Cusching di Boston(1944-70) diceva che lui si vestiva di rosso per i carcerati e per i bambini. I primi perché si sentivano importanti, i secondi perché si divertivano un mondo, come quando arriva babbo natale. Ma per non menare il can per l’aia, intuisco che l’interlocutore vorrebbe sapere come storicamente è nata tutta questa sontuosità. Dirò subito che si tratta di una calcificazione plurisecolare, per cui per la chiesa è una seconda pelle. Dante nell’Inferno spiega bene(c.19) l’origine: ”Ah, Costantin di quale male fu matre non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo patre.” Traduciamo: Ah, imperatore Costantino, di quanto male fu causa non la tua conversione al cristianesimo, ma quella donazione che da te prese il primo papa Silvestro. Si riferisce al fatto che che verso il 315 d.C., alla caduta dell’impero romano, l’imperatore Costantino regalò al papato e alla chiesa la città di Roma con i dintorni, cioè tutta l’Italia del tempo. A parte il fatto che questa donazione è risultata nel 1444 con Lorenzo Valla un falso storico, però si è principiato dal IV° secolo e con tanto potere si è pervenuti per 17 secoli al nostro tempo. Molti studiosi cattolici arrivano a dire che il vero cristianesimo, sano e genuino fino a questo imperatore, si è poi in parte perso per la strada. In quel periodo di trapasso la chiesa si appropriò di tutti gli onori, titoli, abbigliamenti tipici degli imperatori stessi. Autori antichi asseriscono che la Grecia, conquistata dai Romani, finì a sua volta per riconquistare i romani stessi. E più di un teologo storico si permise di affermare che l’impero romano, convertito per tre secoli dalla chiesa, alla fine esso stesso convertì la chiesa all’impero. Forse un po’ di verità c’è. Ad esempio “Sommo Pontefice” era un’onorificenza riservata al sommo sacerdote pagano, che Graziano nel 380 abolì, ma fu subito rivendicata dal vescovo di Roma. Ed ancora “Vicario di Cristo” appellativo tenuto stretto dall’imperatore Costanzo d’Oriente(340), preteso poi dal papa. E il titolo “Eminenza” dei cardinali? Fino al Medioevo riservato ai re di Francia. Ed il titolo “Eccellenza” dei vescovi? Riservato ai sovrani ancora dal tempo dei Longobardi (VI° secolo). Veramente ci fu un sussulto di contestazione al concilio di Aix La Chapelle(816) in cui si dichiarò che l’umiltà del cuore per gli ecclesiastici lasciava molto a desiderare se la si metteva in paragone con la prassi superficiale del tempo. Parole sante, ma subito dopo si ritornò ai vecchi amori. E il titolo “Sua santità?” Versione sacrale e festiva dell’appellativo “Servo dei servi di Dio” a cui Paolo II nel 1470 vi aggiunse la tunica color bianco, con baciamano della pantofola e dell’anello, gesto tipico degli imperatori nei confronti degli schiavi.”
                                                Un po’ troppa troppa arroganza.
Significativo per tutti il “Dictatus Papae” (Dettato del Papa), documento di Gregorio VII(1075), quello davanti a cui si inginocchiò penitente e confesso Enrico IV a Canossa. Fra i 27 principi ne elenchiamo alcuni: al papa compete deporre gli imperatori senza appello e il diritto del bacio dei piedi. Più precisamente, il papa è il solo uomo a cui tutti i principi baciano i piedi (9). Le sue sentenze non possono essere riformate da nessuno, ed egli solo può riformare quelle di tutti (18). La chiesa romana non ha mai sbagliato e come attesta la Scrittura non potrà mai sbagliare (22). Il sommo Pontefice, se è stato ordinato canonicamente, diventa senza ombra di diritto santo per i meriti di Cristo, ecc. Insomma una bella interpretazione autoreferenziale dell'espressione di Gesù "Ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli", dimenticando la forte ingiunzione del Maestro: "ma voi non siate come i principi di questo mondo, siate come il Figlio dell'uomo che è venuto per servire e non per essere servito".
Infine, il nostro lettore lamenta che la chiesa sia troppo arrogante e che tale arroganza abbia costituito per lui una concausa al suo ateismo e al disinteresse verso la fede in Dio. Indubbiamente il ruolo della chiesa è quello di essere testimone e propositiva del messaggio evangelico. Probabilmente oggi la pretesa dell'assolutismo di infallibilità troppo conclamata di fronte a tutto il mondo non le fa un buon servizio. La gerarchia non dovrebbe dare l'impressione che solo i suoi valori non sono negoziabili e quelli dei laici invece si. Oppure che quando lei chiede scusa lo fa meglio di tutti gli altri. Anche il chiedere perdono degli errori di 500 anni fa è abbastanza facile e pubblicitario. Mentre il chiedere scusa dei "peccati" di oggi è più complicato. Molta gente, cosa a tutti nota, è uscita dalla chiesa e si è allontanata da Dio per il caso pedofilia del clero. Ma non ci sfugga un aspetto del comportamento. Le alte cariche vaticane hanno condannato fortemente questi abusi. Però ci si attende ancora la richiesta di perdono alla società per una certa omertà da parte delle supreme autorità stesse. In effetti nel 2001 (19 maggio) Ratzinger, allora prefetto della Congregazione della Fede, emanò il decreto "De delictis gravioribus" (dei delitti più gravi) in cui si proibiva di deferire i pedofili alla magistratura e si obbligava i vescovi al silenzio. In quanto l'onore della Chiesa sarebbe stato da anteporre al diritto dei bambini. Ecco un po' più di umiltà nel chiedere perdono di questo sbandamento attuale, le avrebbe dato più credibilità in quanto chiesa confessante e avrebbe perso meno adepti. E' quello che noi tutti ci auguriamo e che il recente documento di 230 teologi pure si augura per aprire una nuova stagione del dialogo e urgente rinnovamento.
                                   Incontri culturali sotto l’egida di “Rinascita”?
In conclusione il signor A. Onori propone che argomenti e tematiche sollevate dal sottoscritto su "Rinascita" possano essere anche organizzate nel suo territorio. Io farei una proposta: sotto il patrocinio di questa rivista e da essa promulgata, lanciare una serie di incontri con relatori (due-tre per ogni argomento) che aprano un po' alla cultura e alla discussione i nostri lettori o una più vasta platea. Dal momento che "Rinascita" non ha sponsor né laici, né cattolici, non è sostenuto finanziariamente né dalla chiesa svizzera né da quella italiana, ma dagli abbonati e inserzionisti, i relatori potrebbero o dovrebbero offrire gratuitamente le loro prestazioni. Anche questo sarebbe un bel gesto in favore della elevazione culturale del nostro popolo, quello per il quale le prediche in chiesa ormai stanno troppo strette, o perché troppo aeree, o perché il nostro "buon" popolo stesso in chiesa ci va sempre meno. E questo non è un motivo per abbandonarlo, ma per trovare metodi ed energia rinnovabile e riallacciare interesse e credibilità.

Autore:
Albino Michelin
01.04.2011