A
seguire gli innumerevoli interventi sulla crisi finanziaria che attanaglia un
po' tutto il mondo, specie l'Europa e l'America, e le manovre di rigore e sangue
imposte ad ogni singolo cittadino ci sentiamo obbligati a fare il punto e a
riflettere. Si sa che a soffrirne di più sono le fasce deboli cioè i poveri, i
pensionati, quelli del reddito basso, i bisognosi della sanità, i giovani in
cerca di occupazione, gli scolari, gli studenti, gli universitari privati dei
diritti alla cultura, alla formazione, alla ricerca. Non ci sono soldi, quindi
si esigono lacrime e sangue da tutti. Recentemente in un dibattito Tv fu
chiesto agli uditori di esprimere la loro opinione sulla domanda: "La chiesa
dovrebbe essa pure rinunciare a dei privilegi per concorrere al risanamento
della situazione?". In un quarto d'ora sono piovute risposte di oltre 13
mila persone, al 99% con un chiaro e preciso sì. Lettere poi ai giornali di
varia estrazione su quest'argomento vengono pubblicate ogni giorno. Certamente
la Gerarchia della chiesa, che sull'esempio di Gesù predica la carità, l'amore
del prossimo, l'uguaglianza, i diritti dell'uomo, la scelta dei poveri e degli
ultimi non deve infastidirsi a tali proposte, né considerarsi vittima di
complotti anticlericali. Per cui varrebbe la pena ogni tanto dibattere sui vantaggi
e sugli svantaggi dei privilegi ecclesiastici non solo in TV, ma anche sulla
stampa, nelle sale parrocchiali, e perché no? anche dal pulpito. Si chiarisca
senza irritarsi quanto la chiesa riceve dallo Stato, meglio quanto i cittadini
attraverso lo Stato devolvono alla chiesa, con una conseguente riflessione
sull'impiego che essa ne fa, sempre che se ne abbia l'esatta informazione.
Risultato che non si consegue attraverso i succinti volantini alle porte delle
chiese, e le inserzioni pubblicitarie sui vari canali televisivi. Di qui a
ripetizione la domanda: dovrebbe o potrebbe la chiesa "testimoniare"
(non solo proclamare dall'ambone) la condivisione delle sue ricchezze con i
poveri? Per evitare fantanumeri in merito prendo dati e mi riferisco a risultati
analizzati da: Ares (Agenzia ricerche economie sociali 2006), B. Ballardini
(Gesù e i saldi di fine stagione), M. Politi (J. Ratzinger, Crisi di un Papato),
F. Pinotti (La Lobby di Dio), V. Mancuso (lo e Dio). Ognuno potrebbe apportare
correttivi se i miei dati risultassero imprecisi.
L’8 per mille un’operazione
tranello.
Nel
1929 si è stipulato un concordato Italia-Vaticano attraverso cui l'Italia
risarcì al secondo circa 5 miliardi di euro (attuali). Nel 1984 l'accordo fu
rimodellato. Senza qui quantificare i contributi annuali, nell’ intesa Craxi,
allora Capo del Governo e il Cardinale Casaroli segretario papale, il tutto fu
rivisto e aggiornato con l'introduzione dell'ottopermille. Cioè con
dichiarazione annuale dei redditi di ogni cittadino tale aliquota viene passata
alla chiesa italiana. La legge però, assai birichina, prevede che qualora non
si dichiari il destinarlo (né la chiesa cattolica, né altra confessione
religiosa, né lo Stato) praticamente va alla chiesa cattolica, essendo
maggioritaria. Anche qui vale il detto: "taci e paga". Quindi coloro
che affermano di non volerne con l'otto per mille sapere né dello Stato, né
della chiesa, di fatto versano a quest'ultima. Se desiderano altro destinatario
lo devono citare per iscritto espressamente. Nel 2009 la sede Centrale dei
Vescovi ha incameralo un miliardo e nove milioni di euro, che sono stati così suddivisi:
42% ad attività di culto e pastorali, 38% al sostentamento (mensile) del clero,
20% ad attività sociali e caritative. E’ su quest’ultimo aspetto che molti
cattolici pongono le loro riserve, ed alcuni hanno inizialo a preferire la
chiesa valdese, che devolve tutto o quasi ad attività sociali, rendendo
pubblico un resoconto ampio e dettagliato. Di qui si spiega anche come recentemente
l'ammontare alla chiesa cattolica sia in fase calante. Ma non è finita. A
questa cifra del miliardo all'incirca di euro annui vanno aggiunti contributi
per le scuole cattoliche, cappellani militari dell'esercito, delle carceri,
infinite agevolazioni come l'esenzione dall'lci alle attività a scopo
commerciale, a patto che accanto vi sia annessa una cappellina per pregare.
Mussolini e
Berlusconi, uomini della Provvidenza.
In
dettaglio: lo stipendio ai cappellani miliari. Non stiamo qui a giudicare se i
soldati abbiano bisogno di un prete ad hoc, oppure non possano compiere i loro
doveri religiosi nella parrocchia in cui la caserma è stanziata. Comunque si
conceda pure legittima esistenza alla pastorale delle stellette. Il Vescovo
militare viene equiparato al Generale d'armata con uno stipendio mensile di
9.500 euro, il suo vice (Vicario) equiparato al Generale di brigata con 6 mila
euro. L'ispettore (Vicario economo) con gradi di tenente percepisce oltre 5
mila euro mensili.
Il
cappellano semplice, equiparato ad un capitano, riceve 4.500 euro al mese. Il
mantenimento dei 184 cappellani costa allo Stato 10 milioni di euro. Cifra a
cui vanno aggiunti i fondi destinati a pagare le pensioni agli ex, che si
avvicinano ai 4.500 euro. Età pensionabile 63 anni, cosi la chiesa può
usufruire ancora del reverendo o del prelato spostandolo ad altro incarico
dall'attività lucrosa. Pochi anni di servizio garantiscono un vitalizio
rilevante. E’ il caso di Mons. Bagnasco, vescovo militare dal 2003 al 2006, poi
arcivescovo di Genova e presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana).
lnsomma una casta nella casta. Nel secondo dettaglio: scuole cattoliche.
L'Italia non è uno stato confessionale, come certi paesi islamici, nel senso
che il cattolicesimo, grazie al cielo, non è religione di Stato. L'art. 33
della Costituzione lascia ad ogni religione la libertà di costruirsi le proprie
scuole, in primis alla cattolica, ma senza oneri per lo Stato. Quindi anche per
quanto riguarda gli insegnanti di religione, ogni confessione si sovvenzioni i
propri. E' discriminazione se un governo stipendia gli insegnanti di una chiesa
e ignora quelli di un'altra, gli iman, i rabbini, ecc. In Italia invece nel
2003 Berlusconi, definito da diversi prelati ''uomo di Dio" (un po' come
nel 1929 Pio Xl dopo il Concordato chiamò Mussolini "l'uomo della Provvidenza”),
ha creato un organismo per 15 mila posti di insegnanti di ruolo, preti o laici non importa. Nemmeno importa se
laureati. Tale decisione permette loro un successivo passaggio ad altre
cattedre, mentre gli innumerevoli precari che ne avrebbero diritto attendono da
anni l'assunzione a tempo indeterminato. Cosi nel 2004 (non abbiamo dati più
recenti) furono stanziati mezzo miliardo di euro per gli insegnanti di
religione, 260 milioni alle scuole cattoliche, 64 milioni alle università
cattoliche. Aggiungi e arrotonda verso l’alto e si viaggia verso i tre miliardi
di euro. Da sottolineare che gli insegnanti di religione non vengono scelti
dallo stato, ma dai vescovi che possono dimissionarli da un momento all’altro, soprattutto
se dotati di una cultura laica, di visione ampia, e non del tutto allineati al
catechismo tradizionale, e all’impianto monoculturale del magistero antico. E
allo Stato che cosa dice questa chiesa? ”Taci e paga”. Ed ancora allo Stato si
batte cassa per contributi ai 504 seminari, alle 8.800 scuole (fra materne, elementari,
secondarie) di proprietà della chiesa. Nella finanziaria 2012-2013 aggiudicato
mezzo miliardo. Tagli ovunque, ma aumenti agli enti ecclesiastici. Questi nel
totale sono 60 mila, gli immobili 20 mila per un valore di trenta miliardi. Senza
i privilegi economici della chiesa, lo Stato potrebbe diminuire le tasse a
tutti i cittadini. Altro dettaglio: per quanto riguarda l’Ici i comuni italiani
perdono un gettito, valutato attorno ai 2 miliardi. Altro onere per lo Stato: circa
20 milioni per il mantenimento, la ristrutturazione, l’approvvigionamento delle
acque del Vaticano. Somma e sottrai, alla fine lo Stato italiano dovrebbe alla
chiesa qualcosa come 9 miliardi di euro annui, per cui si arriva a concludere
che il tesoro della chiesa si aggira sul centinaio di miliardi. Aggiungi che in
Italia alla Chiesa appartiene il 20% del patrimonio immobiliare, 50 mila
edifici, di cui 30 mila non dedicati al culto. Ci darebbe accoglienza a tutti
gli extracomunitari del passato, del presente, del futuro. Sul piano teorico
dottrinale non è che la chiesa manchi di documenti concernenti la ricchezza al
servizio del bene comune, la produzione al servizio dell’uomo. Citiamo ”Rerum
Novarum” di Leone XIII(1891), la “Pacem in terris e la Gaudium et Spes” (Concilio
1965), la ”Populorum progressio “di Paolo VI (1967), la “Octogesima adveniens e
la Centesimus annus di Wojtyla(1991), la “Caritas in veritate” di Benedetto XVI
(2009). Belle formulazioni in solenne architettura letteraria, ma sui soldi non
sempre ci arriva l’adeguata testimonianza. La gente desidera dalla chiesa anche
gesti ed esempi concreti, come la rinuncia allo sfarzo, alla sontuosità dell’abbigliamento,
alla spettacolarizzazione mondana dei viaggi papali nel terzo mondo, all’evasione
fiscale.
Tasse per la salvezza
dell’anima o per il bene comune?
Viene
in mente l'osservazione di Prodi alcuni anni or sono, quand'era presidente del
Consiglio: "lo finora non ho mai sentito in chiesa una predica che spieghi
ai fedeli l'obbligo di pagare il fisco e le tasse". Al che rispose il
Card. Bertone, segretario vaticano: "bisogna vedere se le tasse sono giuste...".
Belle le encicliche, ma pietose le testimonianze degli addetti ai lavori. E le
conseguenze ricadono sulla povera gente. Un altro aspetto in merito riguarda
gli interventi della chiesa nei confronti della politica italiana. Dal momento
che è a tutti noto come essa alzi la voce sui valori non negoziabili, ad
esempio che la vita è sacra dal concepimento alla morte, ci si consenta un
interrogativo: ”come mai la Chiesa non ha mai condannato lo spreco dello stato
italiano sugli armamenti, diciassette miliardi annui per l’acquisto di caccia
bombardieri F-35 da guerra, pardon per missioni umanitarie. E’ per caso sacra
l’arma tesa a distruggere la vita umana? Qui ritorna alla mente il caso di
P.Zanotelli che nel 1987 si permise di contestare sulla sua rivista “Nigrizia”
le spese militari del nostro Stato. In un battibaleno Andreotti, capo del
Governo, d’intesa col Vaticano fece spedire questo prete scomodo nel Congo a
cambiare i pannolini ai pupi di una scuola materna. La forza delle amicizie
potenti, il potere delle amicizie. Chiesa silente per timore vengano chiusi i
rubinetti ai suoi privilegi. Ma chiesa silente anche quando si tratta di
mettere in discussione i contributi statali a qualche "sua"
istituzione dagli scopi discutibili. Come è il caso di Radio Maria che nel 2006
Berlusconi sovvenzionò con i soldi del Governo, cioè dei cittadini italiani,
una emittente il cui direttore, prete religioso scolopio Livio Fanzaga,
maleducato, sbruffone e arrogante tratta da "stupidi e imbecilli"
(ricorda venerdì 2.12.11. in una delle tante trasmissioni ore 21) tutti coloro
che, laici o teologi, non sono d'accordo con i suoi beceri canoni integralisti.
Questi pure sono tagli che la chiesa e lo Stato dovrebbero operare a favore
della gente in crisi. Non si può spendere il denaro pubblico a favore di un
ente cattolico, quindi privato, che offende la dignità delle persone, le quali
avrebbero tutto il diritto-dovere di costituirsi anche parte civile nei
confronti di questo esagitato visionario apocalittico, sedicente devoto mariano
e spacciatore di droga religiosa. Ci si ispiri un po’ di più al messaggio di
Gesù: ”date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Non rubare
allo stato per dare alla chiesa. Un Gesù che fa dei miracoli pur di permettere
agli apostoli di pagare anche una sola moneta del tributo. Cito in riassunto un
brano del Concilio Vaticano II (1965): "la chiesa non pone le sue speranze
nei privilegi offertile dalla società civile, anzi rinuncerà all'esercizio di
certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che iI loro uso
potrebbe far dubitare della sincerità della sua testimonianza”.
Autore:
Albino
Michelin
09.12.2011
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