Si
chiama "secolarizzazione" il fenomeno secondo il quale la società
informa le proprie scelte di vita a comportamenti sempre meno influenzati dalla
religione. E' un processo che alcuni anni orsono divideva il mondo a metà, oggi
sempre meno. Da una parte il mondo islamico, dove questo processo non è più
però in fase regressiva, e dall'altra la società occidentale, di matrice
prevalentemente cristiana, dove invece tale processo è in crescita
velocizzandosi sempre più. In Italia il fenomeno lo si studia da un decennio
attraverso vari enti: la fondazione Critica Liberale, il Dipartimento CGL, la
Chiesa Valdese, l'Istat, la Federfarma, l'Isimm, la Conferenza episcopale italiana.
In pratica, anche se da diversi punti di vista, questi dati coincidono, per
quanto la chiesa tenda a mitigare i risultati, allorché scendono verso il basso.
Abbiamo un indice chiaro su come la società tende nel corso del tempo ad
orientare le proprie scelte rispetto ai dettami della fede, una chiara tendenza
a distanziarsi dalla religione cattolica. Una curva in discesa che si potrebbe
così tracciare. Dio si, Cristo un po' meno, Chiesa ancora meno, gerarchia verso
i minimi storici. Mentre una ricerca in aumento la si riscontra nel bisogno di
un senso della vita, di una fede, di una spiritualità fai da te. II che però
non sarebbe del tutto negativo. II pericolo maggiore per i credenti non è il
dubbio e il dissenso ma l’indifferenza.
Le scelte personali
Partiamo
da quelle relative ai sacramenti e alla messa. Aumentano gli italiani che
rimandano il battesimo dopo il primo anno di vita dei neonati. Ciò ovviamente
fa specie se pensiamo che qualche tempo fa i nostri nonni battezzavano i figli
nei primi giorni dopo la nascita, se non il giorno della nascita stessa.
Complice l'idea intimidatoria di S. Agostino (V° secolo d.C.), per il quale un
bambino deceduto senza battesimo si vedeva precluso il paradiso e doveva
parcheggiare nel limbo, una specie di anticamera fra premio e punizione eterna.
Che Papa Ratzinger abbia abolito il limbo, definendolo opinione superata, è
ininfluente alla diminuzione dei battesimi. Nell'ultimo decennio questi sono
calati da 515 mila annui a 429 mila, con una perdita di ben 19 punti. In calo
le prime comunioni da 553 mila a 428 mila. Cresime da 661 mila a 437 mila. Più
netto il calo dei matrimoni, unitamente quelli in chiesa e in civile. Meno 30%.
Da 312 mila a 230 mila. Matrimoni concordatari da 257 mila a 144 mila.
L'aspetto più drastico è la diminuzione dei matrimoni ecclesiastici in favore
del solo rito civile. Quest'ultimo è aumentato da 54 mila a 85 mila coppie. I
divorzi invece raddoppiano, passando da 23 mila a 54 mila. Nella sola città di
Milano (gli ultimi due anni 2010-11) aumentate del 10% separazioni e divorzi,
passando da 8.400 a 9.200. Aumentati del 30% i divorzi consensuali, dove entrambe
le parti arrivano ad un accordo senza andare avanti in un oneroso contenzioso
giudiziario sui soldi e sui figli. In margine a questo fenomeno già nel 2001
l'allora Cardinale di Milano Martini, cosa che fece scalpore, interrogò il
Consiglio Pastorale diocesano sulla possibilità di rileggere la proibizione dei
divorziati alla comunione. Favorevoli ad una revisione 78, contrari 2, astenuti
12. Ma con il suo successore, Angelo Scola di estrazione Comunione e
Liberazione, si ritornò agli antichi tabù. In effetti il 31.1.12 egli si oppose
a ripensare in merito, secondo un invito del Consiglio Presbiterale. Nonostante
tale divieto si registrarono 27 astenuti, 7 favorevoli, 13 contrari. Un risultato
che non rispecchia certo la sensibilità dei credenti ma il timore delle reazioni
del prelato. Altro dato interessante è quello concernente le vocazioni.
Diminuite, sempre nell'ultimo decennio, le ordinazioni di sacerdoti da 547 a
405. Mentre crescono diaconi e catechisti laici. Spiegazione semplice: questi
possono sposarsi e farsi una famiglia. Sintomo che il celibato ecclesiastico
obbligatorio è un ostacolo al farsi prete. L'annuario pontificio registra un
lieve aumento di cattolici, preti compresi, per Asia e Africa. Un mezzo gaudio,
una leggera compensazione probabilmente temporanea. Con l'avvento del
progresso, della globalizzazione, della tecnologia forse anche là subentrerà lo
stesso calo. Le messe domenicali registrano ancora una buona platea di canizie
e capelli bianchi, ma pure quelli in diminuzione, nonostante l'aumento dell'età
della vita. La percentuale di visitatori dai bambini agli anziani si aggira dal
35 al 45%, con lieve oscillazione fra nord e sud. Tengono le messe occasionali,
come quelle concomitanti con battesimi, prime comunioni, cresime, funerali. Che
la gerarchia ogni tanto annunci trionfalisticamente il ritorno del sacro, alle sante
tradizioni, all'obbedienza lascerebbe supporre chiese costantemente straripanti
di fedeli e ingorghi da stadio. Il che sarebbe consolante, ma è illusorio.
L’educazione scolastica.
Conseguenza
di quanto sopra non deve stupire in Italia anche il calo di iscritti alle
scuole private cattoliche e la diminuzione del numero delle scuole stesse sul
territorio. Il calo degli iscritti cattolici è da 11 a 8 mila. Il numero degli
studenti da 870 a 640 mila. Ciò dipende anche da un fatto di concorrenza della
scuola privata non religiosa, il cui numero invece di istituti e di alunni è in
costante crescita. Calano pure gli iscritti laici alle facoltà di teologia e
alle università ecclesiastiche, ricadendo così ad una ulteriore
clericalizzazione della cultura religiosa. Fatto che ciò non si avvera nelle
università straniere.
Le
scelte etiche
Mentre
da una parte aumentano consultori familiari e centri difesa della vita e della
famiglia da 487 a 2345, diminuiscono invece orfanotrofi e centri di tutela
dell'infanzia. Ciò nonostante si nota una cresciuta indifferenza al modello di
famiglia proposta dalla chiesa cattolica, così cambia anche il modo di vivere
la genitorialità, evidenziato dal crescente ricorso ai metodi anticoncezionali,
passato dal 10 al 19% (2003-4). Importante qui è il calo del numero degli
aborti, addirittura del 30% (dal 1991 al 2009), dovuto ad una maturità sociale
nella scelta in materia di procreazione e al maggior ricorso ai contraccettivi.
In merito è sempre da preferire il male minore (=prevenzione della maternità)
ad uno peggiore (=interruzione della maternità).
Presenza
della chiesa in TV.
Il
"Mistero di Maria", "Santo subito" (K. Wojtyla) e ancora
"Beato K. Wojtyla", i "Miracoli del Papa Wojtyla" sono
soltanto alcuni dei titoli delle puntate di Porta a Porta, salotto televisivo
di Bruno Vespa. La presenza della Chiesa in TV è straripante e incontenibile,
lasciando da parte messe domenicali, Angelus del Pontefice, viaggi papali, nel
qual caso non c'è spazio per nessuno. Pur possedendo la Chiesa italiana il suo
Canale Sky 2000, si arroga il diritto di mettere le mani sulla TV pubblica come
e quando essa crede opportuno. Limitandoci solo alle presenze religiose, tipo
annuncio o catechesi, essa conta 92% di presenze contro il 3% dell'Islam del 2%
di quella ebraica, dell'1 % di quella buddista. A farla da padrona, manco a
dirlo, Rai Uno, rete ammiraglia del servizio pubblico, che offre tra "Uno
Mattina e Porta a Porta" il grosso della visibilità televisiva nazionale
della chiesa cattolica. Terza a discreta distanza è "Matrix". Le tre
trasmissioni hanno offerto rispettivamente 58, 28, 14 puntate nel periodo in
questione: tutte le altre seguono a distanza siderale. La TV italiana produce
un vulnus alle altre religioni esistenti nel territorio, esibendo un tipo di
predicazione culturale, che più tradizionale non si può e che emargina tutti
coloro che tutto ciò non condividono. E poi il tipo di ecclesiastici
selezionati, sempre le stesse facce, nonché le modalità di comunicazione, il
genere delle tematiche: voce unica del magistero e dibattiti a soliloquio senza
un confronto con teologi laici dal pensiero diverso ed arricchente. Tutto a
conclusione scontata. Agli spettatori viene tappata la bocca, così è se vi
pare. Da ciò si distanzia alquanto Rai 3 ad esempio con la trasmissione
"Uomini e profeti". Ma il resto è TV adulatoria dello status quo e
dell'establishment ecclesiastico, selezionatore narcotizzante sui vari
problemi. Le rivelazioni di G.L. Nuzzi in gennaio-febbraio 2012 nella
trasmissione "Gli Intoccabili" sulla fuga di notizie compromettenti
il Vaticano, e il predicozzo di Celentano al Festival di S. Remo sulla chiesa
che dovrebbe fare meno politica all'italiana e più la politica di Gesù, ha scatenato
un finimondo nei palazzi alti e richiesto pubbliche scuse e ritrattazioni. Nella
Tv italiana si preferiscono fiction a vago sfondo pseudoreligioso, retorica
devozionale, visione mariane, da Fatima a Medjugorje, piaghe di P. Pio di
Pietralcina, conversioni shock, tipo quella della diva C. Koll e del drogadipendente
Paolo Brosio. Ma è sconosciuto e sottovalutato il fenomeno dello smisurato
scisma sommerso, che coinvolge una parte maggioritaria dello stesso mondo cattolico
praticante. E' solo propaganda ripetitiva e scontata, ostacolo
all'apprendimento e alla coscienza critica. Si rimane in uno stato di ignoranza
pietosa. Con buona pace del pluralismo religioso, che approfondirebbe ogni identità
diversa e aprirebbe ad orizzonti più ampi. Spiriti laici talvolta scrivono
sulla stampa che la Tv nazionale italiana è pilotata, anzi è monopolio del
Vaticano. Si è pure letto che il Cardinal segretario di Stato Bertone ha
proposto i suoi "buoni uffici" affinché Marco Simeon e Lorena Leo assumessero
la direzione Rai. Possono essere chiacchiere malevole, ma con i tempi che
corrono, e la varie implicazioni della chiesa italiana nella politica nazionale,
il dubbio potrebbe esser legittimo.
Finanziamenti alla chiesa
L'8
per mille, contributo dei cittadini erogato dallo Stato alla chiesa, è passato
dai 210 milioni del 1991 ai 967 del 2009. Ma in calo nell'ultimo anno. E' una
legge trabocchetto stipulata nel 1984 fra Stato-Chiesa per cui a questa vanno
devoluti anche contributi di italiani cattolici che non hanno sotto firmato in
favore di essa. Ma la tendenza sta invertendosi, perché aumenta il numero di
coloro che sottoscrivono per altri destinatari, tipo chiesa valdese o enti a
scopo sociale benefico. In definitiva tutti i dati e gli aspetti su citati dimostrano
che l'Italia è sempre meno cattolica e più secolarizzata. La chiesa dovrebbe
studiare altre forme di approccio per non perdere ulteriormente pezzi per
strada, e soprattutto riacquistare credibilità.
Autore:
Albino
Michelin
27.04.2012
Nessun commento:
Posta un commento