La domenica 1 maggio 2011 è stato beatificato Karol
Wojtyla, polacco, classe 1920, diventato Papa il 16 ottobre 1978, deceduto il 2
aprile 2005. Processo di beatificazione iniziato il 28 giugno poco più di due
mese dopo la morte. A bocce ferme, superata la fase estasi dei suoi devoti e
ammiratori conviene porsi delle domande e cercare delle risposte. In effetti,
una certa parte della cattolicità, supportata anche dalla pressione dei media
specie di casa nostra, ha visto il fenomeno Wojtyla come "L'uomo che ha
cambiato il mondo e la chiesa". Ma dovunque in humanis vi sono luci ed
ombre, ed anche in questo caso non si offende né i devoti, né gli ammiratori,
né la devozione popolare se si approfondisce il ruolo di questo Papa. Sempre
convinti che va distinta la sua persona, la quale non si discute per l'onestà e
la buona fede, dal ruolo che può invece prestarsi ad una analisi, consci di
quanto diceva Gesù: la pianta si riconosce dai frutti. lso Baumer, teologo
all'università di Friburgo, pone apertamente questo interrogativo nel Forum,
quindicinale cattolico della diocesi di Coira-Zurigo. Appunto con "Perché
tanta fretta?". Nel contempo sono usciti anche diversi studi e libri come
quello di Micromega dal titolo: "Wojtyla, il grande oscurantista" e
"Wojtyla segreto" di Pinotti. Il primo (anche se di esso non
condividiamo il titolo alquanto corrosivo) è una raccolta di 16 pensatori, in
parte laici, credenti, vescovi, però con toni diversi: una bella gamma di studiosi.
Il secondo si sporge a dichiarare che Wojtyla più che un santo è un
irriducibile condottiero, una star di scenografia, un eccezionale comunicatore.
E quindi si dilunga nell'esposizione del divismo tipico di questo papa. Al di
là di ogni esagerazione e riduzione, una precisazione dobbiamo farla. Le
osservazioni all'istituzione Chiesa non sono necessariamente delle critiche
eversive, né una rottura dell'unità della fede. Anzi possono essere un
contributo alla sua credibilità. E in questo senso io stesso mi ci pongo.
Perché le affermazioni oggi frequenti di certi ultras cattolici: "se non
sei d'accordo con la chiesa, devi uscirtene", manifesta solo il sapore
dell'arroganza, la grettezza del ghetto, la goduria del rogo medioevale,
l'istinto della jad islamica, il "föra dai ball" dell'oltranza
leghista-bossiana. Doverosa questa premessa.
Evento mediatico.
La potenza oggi dei media di comunicazione è
indiscutibile. Negli stessi giorni della beatificazione del Pontefice, attorno
al 1° maggio, abbiamo osservato milioni di partecipanti al matrimonio inglese
di Katy e Williams, nonché miliardi telespettatori, così avvenne alla morte di
Bin Laden, altrettanto con l'evento Wojtyla. Cioè la capacità di globalizzare
un avvenimento, di incuriosire tutto il mondo attorno ad esso. Il fenomeno
"radunarsi" e aggregarsi è sentito come un valore in sé
indipendentemente dal messaggio del mito attorno a cui ci si raduna. Anche i
molti cattolici che sono andati in piazza San Pietro non è che fossero mossi
tutti da un impulso religioso, ma anche da curiosità, dal bisogno di
aggregazione, come dire: "è bello sentirsi in tanti, parte
dell'universo". Il sentimento è positivo, terapeutico, cioè tu ti senti
diverso, un altro, più sicuro. A livello di movimento popolare indubbiamente la
chiesa italiana si è presa in ostaggio ogni televisione, con i corifei
Vespa-Missori, con attrici e veline, diventate improvvisamente figlie di Maria.
E qui pure nel rispetto verso la devozione popolare ci sia consentito di
dissentire da qualche prelato che parlò di "Chiesa potente". La
potenza della chiesa non consiste nella spettacolarizzazione del sacro, ma
nella testimonianza dei suoi credenti, in cui gli ultimi (vedi Madre Teresa e
tanti onesti) sono i primi: parola di Gesù. Perché tanta fretta? I promotori
rispondono: a motivo del consenso popolare, che alla sua morte lo proclamò
"santo subito". Si può rispondere che determinante non è il consenso
popolare ma il fondamento su cui tale consenso si fonda: Anche attorno alla
morte di Michael Jackson si mobilitarono tutti i giovani del mondo. E con ciò
sembra che con questa fretta si sia strumentalizzato un certo consenso
popolare, come strategia per ridare prestigio alla chiesa, oggi in calo di
credibilità, di adesione, di identificazione. Un po’ di politica anche qui
insomma. Per una serie di motivi di cui tutti sono a conoscenza: diminuzione
del clero, calo di praticanti, aumento delle coppie "irregolari",
occultamente della pedofilia del clero, ecc. Santo subito! Però la normativa
vaticana dice che le cause di beatificazione vanno iniziate dopo 5 anni dalla
morte del candidato. Invece nel caso Wojtyla si è data la precedenza ad un
papa, mettendo in coda altri in lista di attesa, altri meno onorevoli e
prestigiosi. Come dire che la legge non è uguale per tutti, e chi fa le leggi
le può anche disfare. Il nostro autore Iso Baumer fa intendere che un uomo
complesso come Wojtyla per i suoi rapporti con la politica, con la scienza, con
le encicliche, con i viaggi, con i diritti dell'uomo avrebbe avuto bisogno non
di 5 ma almeno di 50 anni per un esaustivo processo. Però Wojtyla ha già fatto
dei miracoli ... Non entriamo in questo argomento, perché anche di questi tempi
molti ne ha compiuto l'indiano santone Sai Baba, morto il giorno di Pasqua 24
aprile 2011.
Ben inteso che questi vanno interpretati secondo il
movente, le modalità, le finalità, però non sono tout court determinanti per la
santità di una persona.
La fine del comunismo
Ma per parlare del personaggio, al suo interno e non
attorno, citiamo una delle sue da molti considerate benemerenze: egli è stato
l'artefice della caduta del comunismo. Che Wojtyla fosse un anticomunista
viscerale è a tutti noto. Anche perché da bambino ha conosciuto, subito,
sofferto la dittatura bolscevica. Però sostanzialmente il comunismo è crollato
perché il suo apparato tecnico era decisamente inferiore a quello del mondo
occidentale. La decadenza era già iniziata da un decennio. Indubbiamente
Wojtyla ci ha dato una spallata, ma in sostanza ha ucciso un uomo morto. Forse
nei primi anni del pontificato ha speso troppo per questo progetto. In effetti,
ha sovvenzionato il sindacato polacco Solidarnosch con fondi dello lor
(Istituto Opere di Religione), cioè della banca Vaticana, con intrecci poco
chiari verso il Banco Ambrosiano, il cui direttore, Calvi fu trovato impiccato
a Londra il 18.6.1982, con Marcinkus Cardinale dai facili maneggi, con il
rifiuto di consegnare nel 1979 tale addetto allo Stato Italiano per il
processo, con patteggiato risarcimento volontario. Un procedimento alquanto
oscuro, smorzatosi poi con il licenziamento dello stesso cardinale. Certo
l'anticomunismo di Wojtyla si basava sulla sua buona fede, ma i metodi furono
alquanto machiavellici. Altra espressione del suo anticomunismo è stata la
condanna della teologia della liberazione (28.1.1979) sorta nel Sud America. Un
cristianesimo cioè che si fondava su un progetto di una liberazione dalla
povertà e dalla miseria, in particolare del popolo brasiliano. Da allora nessun
prete simpatizzante del movimento fu fatto vescovo e cardinale. E quelli
aderenti furono allontanati. Altro aspetto: il rapporto di Wojtyla con la pace
nel mondo. E' nota la sua condanna della guerra in Iraq. Mentre invece degli
interrogativi restano aperti nella guerra dei Balcani dove egli fu incline ad
un intervento armato. Con i dittatori usò il criterio di non escludere nessuno
dai suoi incontri e così diede la mano a Pinochet apparendo sul balcone del
parlamento cileno. Diede la mano anche a Fidel Castro dittatore comunista
cubano, ma lasciò deluse le "Madri Piazza de mayo" cui Pinochet aveva
trucidato non si sa quanti i figli (23.2.1999). Il Pontefice non le accolse in
udienza. Innalzò agli altari Mons. Escriva, (2.6.2002), sostenitore del regime
spagnolo di Franco, fondatore della potente Opus Dei, ma rampognò Mons. Romero,
vescovo di S. Salvador, ingiungendogli di essere più ossequiente verso il
Governo. Mons. Romero ucciso sull'altare il 24 marzo 1980 dalle forze militari,
perché schierato per la giustizia a favore dei poveri. Per lui nessuna
beatificazione. Il popolo tutto però lo chiama e venera San. Romero, anche se
non è un santo romano.
Prima i diritti del cattolico, poi quelli dell’uomo.
Per quanto riguarda il riconoscimento politico dei
nuovi Stati, vediamo che dopo la scomparsa di Tito nella Ex Jugoslavia, Wojtyla
caldeggiò l'autonomia della Slovenia e della Croazia perché cattoliche,
(27.6.1988), mentre lasciò a se stessa la Serbia, e ai massacri che i croati le
perpetrarono, perché etnia ortodossa non cattolica. E qui si innesta il
discorso sui diritti dell’uomo. La richiesta di libertà e religione per i
cattolici, meno esigente nei confronti degli altri. Come sopra detto, vedi
Croazia e Slovenia. Netta fu la sua denuncia contro la mafia e la criminalità
organizzata, ricorda nel 1984 quando tuonò ad Agrigento nella Valle dei Templi
contro boss e malavitosi. Però nessun accenno di encomio o di beatificazione
nei confronti di Don Diana, parroco di Casal di Principe (Caserta), eliminato
dalla camorra il 19 .3. 1994. E così dicasi di Padre P. Pugliesi ucciso dalla
mafia a Palermo il 15.9.93. Il rapporto con le altre religioni, a livello di
dialogo, lo affrontò con grande apertura. Organizzò la marcia della pace ad
Assisi nell'86, ha visitato il ghetto ebraico (ottobre 86) e moschee (13.4.86).
D'altro lato il 6.8.2000 emanò l'enciclica "Dominus Jesus" in cui
considera le altre religioni come "associazioni religiose". In
pratica la vera religione resta il cattolicesimo che aspetta a braccia aperte
il ritorno dei figli prodighi. In tutti i casi se all'esterno della chiesa tentò
aperture, all’interno della stessa adottò e ritornò al più severo rigorismo.
Egli ha chiesto sì perdono delle colpe compiute nei secoli contro la libertà e
l'incolumità, però mettendole in conto ai singoli membri, non alla chiesa. Gli
uomini sbagliano, ma la chiesa in pratica non sbaglia mai. Wojtyla è stato
fedele alla sua educazione religiosa. E cioè il mondo attuale è impostato
nell'errore, nell'antropocentrismo, frutto dell'illuminismo. L'uomo legge, e
morale a se stesso. Wojtyla sposta il baricentro sul
"Cristocentrismo". Senza Cristo il mondo e l'uomo non ha salvezza.
Quindi senza Cristo non c'è umanesimo, senza cattolicesimo, senza Papa non c'è
chiesa. Come si vede un disegno piramidale e autoreferenziale.
Una chiesa sotto
tutela.
Per questo Wojtyla non amava il pensiero
"diverso", la ricerca teologica, le aperture verso il futuro. Di qui
la sua emarginazione, deposizione, esclusione, allontanamento dalle cattedre di
insegnamento di una serie di teologi di grande statura e preparati, circa una
trentina, una vera epurazione. Di qui l'obbligo del giuramento a rispettare la
voce del magistero papale nell'insegnamento e nella catechesi. Di qui la sua
proibizione irriformabile del sacerdozio alle donne (Enciclica Mulieris
Dignitatem del 15.8.98). Di qui il divieto della comunione ai divorziati.
Praticamente all'interno della chiesa si è ritornati indietro di un
quarantennio, pensiero e ricerca bloccati al periodo preconciliare. E anche l'aver
coperto i crimini di pedofilia addebitati al fondatore dei Legionari (detti i
milionari) di Cristo, Padre Dellogado Macial, in parte dipende dal fatto che
per Wojtyla l'onorabilità della chiesa aveva la precedenza sui diritti dei
bambini. La chiesa è nostra madre e non va imbrattata con la diffamazione.
Sotto ogni profilo Wojtyla ha preferito veicolare la
religione cattolica più con il cuore che non con la testa. Cioè meno con la
ragione, la discussione, il rendersi conto e più con il culto emotivo, devozioni,
miracoli, apparizioni, giornate della gioventù, show di massa con il battere di
tamburelli e il fischiar di pifferielli.
Che ci sia riuscito a cambiare il mondo? Difficile
quantificare. C'è un fatto però su cui riflettere: molta gente che lo ha applaudito
e osannato, poi nella vita si è comportata totalmente all'opposto. Pratica
domenicale, coppie di fatto, i giovani e i preservativi, libertà sessuale,
illegalità, mancanza di senso civico, rispetto dell'ambiente. Uno scarto
inspiegabile. Wojtyla dunque uomo, papa, pontefice per 27 anni, un ruolo
complesso. Un processo di beatificazione più scrupoloso e più prolungato nel
tempo ci avrebbe dato una figura più limpida e più vera.
Autore:
Albino Michelin
20.05.2011
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