Gentile Albino Michelin,
Ho
sempre letto e continuo a leggere con interesse i suoi articoli su
"Rinascita', sui quali mi viene a discutere anche un conoscente di 80
anni. Soprattutto perché affronta i problemi di oggi, in genere quelli
religiosi con passione e dà risposte adeguate al nostro tempo, e non le solite
ripetitive e formali. E anche suscita nella gente l'interesse a seguire ed
approfondire costruendosi una doverosa apertura mentale. Le dirò con franchezza
che purtroppo io sono un ateo. Non nato così con il marchio di fabbrica, ma
diventato nell'età adulta. E per tre motivi: Papa e cardinali e prelati che
vivono nello sfarzo e nella ricchezza dell'abbigliamento in un mondo in cui si
muore di fame. In secondo: l'arroganza della chiesa, che ha sempre ragione su
tutti e su tutto. E poi l'abuso di attributi divini. Da dove salta fuori quella
legittimazione che il Papa si chiama "Sua Santità", quando solo Dio è
Santo? Non le sembra tutto questo una pomposa idolatria? E poi cose da non
finire, per cui me ne sono andato. Sarei felice comunque e con me molti altri
se sotto il patrocinio di "Rinascita" lei potesse organizzare anche
qui a Berna o dintorni delle conversazioni su temi trattati sulla stampa. Vivi
ringraziamenti. (Onori Augusto-Berna
10.3.2011).
Anzitutto
mi sono permesso di citare per intero la firma dell'intervento, anziché le
sigle iniziali. O.A. Questo per evitare il possibile dubbio fra i lettori che
l'articolista si scriva addosso e inventi "lettere ai giornali". Poi
la ringrazio di tutta una serie di complimenti: che qui tralascio, di cui però
va tenuto conto, in quanto dimostra l'utilità di queste tematiche e la loro
capacità di risvegliare la cultura, quale curiosità del sapere e delle
motivazioni di fondo che ne fanno da sostegno. Ovvio, c'è gente per le quali
non sono più sufficienti le prediche in chiesa. La gente ha bisogno di valori
aggiunti, specie quella che non pratica più o fa delle comparse stagionali. In
quanto poi ai contenuti dell'intervento, non intendo girare alla larga. Al
primo punto: è vero che aumenta sempre di più la gente che ti fa con le buone o
con le cattive questo discorso: "guardi che io sono credente, ma non
praticante. Credo in Dio, ma non nella chiesa". Tali proferimenti si sono
sempre sentiti e da sempre esistiti, ma oggi ti portano anche i motivi. Non
sono più solo scuse, ma purtroppo spesso delle vere cause. Altri poi vanno
ancora più avanti: dal momento che questa non è la chiesa, ma un potere, un
apparato, una gerarchia, un regime. Le definizioni, sia chiaro, non sono mie,
ognuno le può raccogliere dalla strada. E qui si inserisce l'aspetto
abbigliamento delle gerarchie cattoliche. L'Onori si indigna anche per le scarpe
"Prada" di Ratzinger. Il costo valutato dagli esperti di moda (si
tratta di babbucce regalate o acquistate) va sui 3.000 euro. Certamente Gesù
non si è vestito così ma povero, con il modesto e decoroso abbigliamento dei
paesani del luogo. Quanto ne guadagnerebbe oggi la chiesa se si desse un bel
taglio a tutti 'sti fronzoli, filatterie, e tube in testa.
Una
cosa è il decoro, altra cosa è il lusso.
Il
Cardinale Cusching di Boston(1944-70) diceva che lui si vestiva di rosso per i
carcerati e per i bambini. I primi perché si sentivano importanti, i secondi
perché si divertivano un mondo, come quando arriva babbo natale. Ma per non menare
il can per l’aia, intuisco che l’interlocutore vorrebbe sapere come storicamente
è nata tutta questa sontuosità. Dirò subito che si tratta di una calcificazione
plurisecolare, per cui per la chiesa è una seconda pelle. Dante nell’Inferno
spiega bene(c.19) l’origine: ”Ah, Costantin di quale male fu matre non la tua
conversion, ma quella dote che da te prese il primo patre.” Traduciamo: Ah,
imperatore Costantino, di quanto male fu causa non la tua conversione al
cristianesimo, ma quella donazione che da te prese il primo papa Silvestro. Si
riferisce al fatto che che verso il 315 d.C., alla caduta dell’impero romano,
l’imperatore Costantino regalò al papato e alla chiesa la città di Roma con i dintorni,
cioè tutta l’Italia del tempo. A parte il fatto che questa donazione è
risultata nel 1444 con Lorenzo Valla un falso storico, però si è principiato
dal IV° secolo e con tanto potere si è pervenuti per 17 secoli al nostro tempo.
Molti studiosi cattolici arrivano a dire che il vero cristianesimo, sano e
genuino fino a questo imperatore, si è poi in parte perso per la strada. In quel
periodo di trapasso la chiesa si appropriò di tutti gli onori, titoli, abbigliamenti
tipici degli imperatori stessi. Autori antichi asseriscono che la Grecia,
conquistata dai Romani, finì a sua volta per riconquistare i romani stessi. E
più di un teologo storico si permise di affermare che l’impero romano,
convertito per tre secoli dalla chiesa, alla fine esso stesso convertì la
chiesa all’impero. Forse un po’ di verità c’è. Ad esempio “Sommo Pontefice” era
un’onorificenza riservata al sommo sacerdote pagano, che Graziano nel 380 abolì,
ma fu subito rivendicata dal vescovo di Roma. Ed ancora “Vicario di Cristo” appellativo
tenuto stretto dall’imperatore Costanzo d’Oriente(340), preteso poi dal papa. E
il titolo “Eminenza” dei cardinali? Fino al Medioevo riservato ai re di
Francia. Ed il titolo “Eccellenza” dei vescovi? Riservato ai sovrani ancora dal
tempo dei Longobardi (VI° secolo). Veramente ci fu un sussulto di contestazione
al concilio di Aix La Chapelle(816) in cui si dichiarò che l’umiltà del cuore
per gli ecclesiastici lasciava molto a desiderare se la si metteva in paragone
con la prassi superficiale del tempo. Parole sante, ma subito dopo si ritornò
ai vecchi amori. E il titolo “Sua santità?” Versione sacrale e festiva
dell’appellativo “Servo dei servi di Dio” a cui Paolo II nel 1470 vi aggiunse la
tunica color bianco, con baciamano della pantofola e dell’anello, gesto tipico
degli imperatori nei confronti degli schiavi.”
Un po’ troppa troppa arroganza.
Significativo
per tutti il “Dictatus Papae” (Dettato del Papa), documento di Gregorio VII(1075),
quello davanti a cui si inginocchiò penitente e confesso Enrico IV a Canossa. Fra
i 27 principi ne elenchiamo alcuni: al papa compete deporre gli imperatori senza
appello e il diritto del bacio dei piedi. Più precisamente, il papa è il solo
uomo a cui tutti i principi baciano i piedi (9). Le sue sentenze non possono
essere riformate da nessuno, ed egli solo può riformare quelle di tutti (18).
La chiesa romana non ha mai sbagliato e come attesta la Scrittura non potrà mai
sbagliare (22). Il sommo Pontefice, se è stato ordinato canonicamente, diventa
senza ombra di diritto santo per i meriti di Cristo, ecc. Insomma una bella
interpretazione autoreferenziale dell'espressione di Gesù "Ciò che
legherai sulla terra sarà legato nei cieli", dimenticando la forte
ingiunzione del Maestro: "ma voi non siate come i principi di questo mondo,
siate come il Figlio dell'uomo che è venuto per servire e non per essere
servito".
Infine,
il nostro lettore lamenta che la chiesa sia troppo arrogante e che tale
arroganza abbia costituito per lui una concausa al suo ateismo e al disinteresse
verso la fede in Dio. Indubbiamente il ruolo della chiesa è quello di essere
testimone e propositiva del messaggio evangelico. Probabilmente oggi la pretesa
dell'assolutismo di infallibilità troppo conclamata di fronte a tutto il mondo
non le fa un buon servizio. La gerarchia non dovrebbe dare l'impressione che
solo i suoi valori non sono negoziabili e quelli dei laici invece si. Oppure
che quando lei chiede scusa lo fa meglio di tutti gli altri. Anche il chiedere
perdono degli errori di 500 anni fa è abbastanza facile e pubblicitario. Mentre
il chiedere scusa dei "peccati" di oggi è più complicato. Molta
gente, cosa a tutti nota, è uscita dalla chiesa e si è allontanata da Dio per
il caso pedofilia del clero. Ma non ci sfugga un aspetto del comportamento. Le
alte cariche vaticane hanno condannato fortemente questi abusi. Però ci si
attende ancora la richiesta di perdono alla società per una certa omertà da
parte delle supreme autorità stesse. In effetti nel 2001 (19 maggio) Ratzinger,
allora prefetto della Congregazione della Fede, emanò il decreto "De
delictis gravioribus" (dei delitti più gravi) in cui si proibiva di
deferire i pedofili alla magistratura e si obbligava i vescovi al silenzio. In
quanto l'onore della Chiesa sarebbe stato da anteporre al diritto dei bambini.
Ecco un po' più di umiltà nel chiedere perdono di questo sbandamento attuale,
le avrebbe dato più credibilità in quanto chiesa confessante e avrebbe perso
meno adepti. E' quello che noi tutti ci auguriamo e che il recente documento di
230 teologi pure si augura per aprire una nuova stagione del dialogo e urgente
rinnovamento.
Incontri
culturali sotto l’egida di “Rinascita”?
In
conclusione il signor A. Onori propone che argomenti e tematiche sollevate dal
sottoscritto su "Rinascita" possano essere anche organizzate nel suo
territorio. Io farei una proposta: sotto il patrocinio di questa rivista e da
essa promulgata, lanciare una serie di incontri con relatori (due-tre per ogni
argomento) che aprano un po' alla cultura e alla discussione i nostri lettori o
una più vasta platea. Dal momento che "Rinascita" non ha sponsor né
laici, né cattolici, non è sostenuto finanziariamente né dalla chiesa svizzera né
da quella italiana, ma dagli abbonati e inserzionisti, i relatori potrebbero o
dovrebbero offrire gratuitamente le loro prestazioni. Anche questo sarebbe un
bel gesto in favore della elevazione culturale del nostro popolo, quello per il
quale le prediche in chiesa ormai stanno troppo strette, o perché troppo aeree,
o perché il nostro "buon" popolo stesso in chiesa ci va sempre meno.
E questo non è un motivo per abbandonarlo, ma per trovare metodi ed energia
rinnovabile e riallacciare interesse e credibilità.
Autore:
Albino
Michelin
01.04.2011
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