Inutile
raccontarci qui l'ennesimo episodio criminale operato dalla Mafia, Ndrangheta e
Camorra. Sui fatti di cronaca tutti siamo informati, ne proviamo disgusto e
sdegno. Ma penso non basti. Esaminando la sequenza dei morti caduti sotto le
lupare in questi ultimi decenni del dopoguerra, pare di non riscontrare un
prete, un vescovo, e tanto meno un cardinale. Con ciò non mi auguro di vedere
gambizzato al più presto qualche ecclesiastico. Però un discorso fra Chiesa e
Mafia va approfondito e a questo punto oggi una chiara e netta presa di
posizione della Chiesa ufficiale si impone. Essa nel passato ha scomunicato dei
sedicenti cattolici per motivi molto meno gravi, magari solo perché
osteggiavano i suoi privilegi e poteri temporali. Pensa alla scomunica
comminata dal Vescovo di Vercelli nel 1291 contro tutta la popolazione del
Biellese, colpevole di resistere al prepotente feudale. Pensa alla scomunica
inferta da Papa Clemente XIII contro l'infante di Parma nel 1768 per aver
contestato l'immunità dei beni ecclesiastici. Pensa alla scomunica generale
lanciata da Pio IX nel 1870 contro quelli che attraverso la Breccia di Porta
Pia gli hanno ridimensionato un po' il suo Stato Pontificio. In un documento
del 1967 (solo 25 anni orsono), il card. Ruffini, allora arcivescovo di
Palermo, dichiarava che "I mafiosi non sono scomunicati.
Era
quella l'epoca benedetta che conosceva la scomunica in Sicilia e in tutta
Italia dei comunisti e l'autore scriveva appunto: "A differenza dei
comunisti i mafiosi non sono scomunicati e i parroci siciliani possono
impartire loro ogni sacramento richiesto e intrattenere con loro aperti e
cordiali rapporti". Nessun ecclesiastico, dicevo sopra, ci ha lasciato le
penne in Sicilia e in Italia per essersi opposto con la forza del Vangelo alla
onorata società. E come lo si sarebbe potuto, specialmente nel Sud, dove chiese
e santuari sono stati in maggioranza costruiti con il denaro dei mafiosi, più o
meno pulito, riciclato o sporco? Le feste di S. Rosalia o delle varie Madonne
del Carmine, dei Santi Gennaro, Calogero e Oronzo, ecc. costano. I poveri si
cavano il pane dalla bocca, ma per pagare il grosso delle spese e le luminarie
del Bengala ci vuole ben altro denaro, quello dei mafiosi appunto, sempre in
prima fila ai primi banchi della chiesa. Fino a poco tempo fa tutti o quasi i
capimafia siciliani avevano un parente prete. Il clero dell'isola e per il modo
con cui veniva reclutato e per i limiti della sua cultura, e per le condizioni
stesse in cui esercitava il suo ministero era totalmente alienato dalla vita e
dalla problematica del popolo. Gli interessi della sua categoria lo portavano a
vivere meglio con le classi che hanno nella mafia il loro codice civile e
morale. Parlo del passato prossimo, sul presente è prematuro esprimersi. Ma
bisogna rompere questo concubinaggio.
Forse
avremo meno luoghi sacri, meno campanili, meno sagre (mancando appunto le
sovvenzioni della Mafia e Camorra) ma avremo più pulizia e daremo chiara
testimonianza evangelica di rispetto e amore per la vita degli innocenti.
Inutile occupare la Sicilia con soldati e poliziotti, si solleva un polverone
per creare un alibi ai politicanti: la mafia va colpita alla base, togliendole
alle radici la sua forza vitale: il potere economico in questo senso agirebbe
la scomunica ufficiale a tutti i mafiosi, camorristi, ndranghetisti, da
ritenersi fuori dalla comunità religiosa, privati di matrimonio e funerale
ecclesiastico. Scomunica anche a quei cattolici preti che si permettono di
intrattenere rapporti d'affari con i mafiosi. Il primo passo per isolarli sia
religiosamente e soprattutto economicamente. E niente più reintegrazione nella
comunità della chiesa se il pentito non confessa le sue colpe al microfono
della TV, non restituisce, non espia con la giusta galera.
È
passato il tempo delle scomuniche? Sì, di quelle fatte per salvare i privilegi
della chiesa, ma di quelle comminate per salvare e moralizzare l'ambiente
sociale, no! Il Canone 1398 del Diritto Ecclesiastico scomunica chi procura
l'aborto: giusto proteggere la vita umana dalla sua nascita. Ma è altrettanto
doveroso proteggere la qualità della vita adulta e civile. Purtroppo la parola
"Mafia" (al contrario dell'Aborto) non esiste nemmeno nell'indice del
diritto Canonico. Non basta qui il coraggio del Vescovo di Crotone, Mons.
Agostino, che nega i sacramenti ai padrini e loro picciotti. Anche la Chiesa
ufficiale deve mandare al mondo di oggi un segno chiaro, preciso,
inequivocabile in questo senso.
Autore:
Albino
Michelin
05.09.1992
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