Ricevo
e trascrivo:” Ecco un sconcertante e scandaloso paradosso: i diritti umani
riconosciuti a tutti nel mondo dal papa attuale Wojtyla, ma sistematicamente
negati a molte categorie di persone all'interno della Chiesa Cattolica. Come è
possibile questa strabica dicotomia? Don Albino Michelin, missionario di
Affoltern, descrive con precisa conoscenza dei fatti e con profonda
partecipazione personale l'emarginazione e la disperazione dei sacerdoti che
sono stati costretti ad abbandonare il ministero sacerdotale e l'umiliazione,
l'amarezza e la rabbia delle loro compagne. È opportuno precisare che il
"tassello;" di cui parla il missionario nel suo intervento non è solo
un piccolo neo, ma una serie cospicua di "buchi neri" dentro la
stessa Chiesa. Infatti, non solo gli ex sacerdoti, ma anche i divorziati
risposati, gli omosessuali, le lesbiche, i giovani fidanzati conviventi, i
teologi scomodi, le comunità di base, ecc. sono continuamente rimproverati, perseguitati,
isolati o allontanati. Non c'è posto nella Chiesa per chi non condivide con lo
parole e con i comportamenti, la linea ufficiale, non solo dettata ma imposta
da papa Wojtyla. Certamente un uomo straordinario, dalle energie inesauribili e
dalla fede incrollabile, esempio di coraggioso di dedizione e di coerenza
assolute. Ma che appare anche autoritario, intransigente, refrattario a un vero
dialogo col mondo laico, arroccato dentro una visione unilaterale del Vangelo e
della Chiesa. Peccato.” (Mario Brunelli).
E’
fuori discussione che Wojtyla passerà alla storia come il papa dei diritti
umani. In effetti la sua condanna si alza sempre più decisa e precisa contro ogni
tipo di ingiustizia a favore degli oppressi. Si tratti delle vittime dei
massacri come in Algeria, dei sequestri di persone come Soffiantini, degli stupri
come nella Ex Jugoslavia, del mercato dei bambini come in Tailandia, della sedia
elettrica come negli Usa. Inoltre attraverso una serie ininterrotta di
"mea culpa" questo Papa, quale compensazione retroattiva, vuole
restituire i diritti umani anche ai tartassati dalla chiesa nei secoli passati:
vedi la richiesta di scuse per gli eretici al rogo, la riabilitazione totale o
parziale dei vari Lutero, Savonarola, Giordano Bruno, e la riappacificazione con
gli scienziati come Copernico, Galileo, Darwin. È un'ondata di sentimenti umani
che tenta di rappacificare risentimenti.
Affascinante,
evangelico! In questo mosaico di splendore si nota tuttavia un tassello nero.
Cioè ad una rivendicazione dei diritti umani al di fuori della chiesa, non
sempre ne corrisponde altrettanta al suo interno. Ci riferiamo ad un caso
specifico, molto limitato, ma eloquente: il trattamento dei sacerdoti che,
lasciato il proprio ministero si sono sposati. E' un banco di prova che può
rendere credibile o meno gli
atteggiamenti positivi sopra elencati. Solo per restare in Italia è noto che i
preti si aggirano sui 60 mila circa, di cui 38 mila diocesani e 19 mila religiosi!
Negli ultimi 30 anni si sono ritirati circa 10 mila (16%), la maggioranza per
sposarsi. Percentuale approssimativamente identica anche nelle altre nazioni
europee. Una circolare vaticana emanata dalla Congregazione per il Culto Divino
del 6.6.1997 pone delle condizioni ben precise per concedere a questi ex
(l'appellativo è improprio) la dispensa dal celibato, il diritto a sposarsi,
cioè a sentirsi pienamente uomini e cristiani. La prima procedura in materia
risale ancora agli anni 70 al tempo di Paolo VI, molto rispettoso e comprensivo
delle scelte di chi, cammin facendo, si dichiara stanco. Disposizioni invece
diventate molto più rigide sotto papa Wojtyla, fino al punto che molti interessati
in prima persona parlano di dietrologia e di progresso del gambero. Ecco la casistica.
Se un prete è al di sotto dei 40 anni deve accertare l'esistenza di situazioni
prima dell’ordinazione in grado di invalidare la scelta: in pratica farsi passare
un po' per handicappato mentale. Se un prete, uscito dal ministero, si sposa
civilmente senza la dispensa papale, in caso di pentimento la può richiedere in
punto di morte anche via fax(?'). La situazione economica, morale, religiosa
dei preti usciti e sposati è oggi specialmente in Italia fra le più umilianti,
bubboni pestiferi gettati nella spazzatura comunale. Le loro mogli trattate
come una di "quelle" e sottoposte al linciaggio morale. Poco tempo fa
un cattolico arrabbiato mi sbraitò: "Bell'esempio, preti che si sposano. Sporcaccioni
traditori e poi vengono ad insegnare a noi la fedeltà nel matrimonio". Rispondo,
adagio Biagio. Questa espressione tradisce tanta cattiveria oltre che una
settaria disinformazione. La fedeltà dell'uomo verso la donna nel matrimonio e
viceversa non va posta sullo stesso piano della fedeltà del prete al proprio
celibato: per Gesù la prima è vincolante, la seconda no. Nel senso che il
rapporto uomo-donna è un diritto di natura, il celibato no. Difatti mentre
propone la fedeltà indissolubile nel matrimonio non esige dai suoi apostoli,
presbiteri, preti il celibato, ma li lascia liberi di esercitare scegliendo
l'una o l'altra forma di vita. La chiesa ha tutta la libertà (discutibile o
meno, qui non è il caso) di porre le sue leggi e di escludere dal ministero
preti sposati, ma una volta che questi presentano ufficiali dimissioni dall'incarico
vanno rispettati. Mandarli al diavolo o all'inferno, negare loro la
misericordia di Dio con tutte le eventuali conseguenze sull'occhio sociale,
esigere un fax di pentimento in punto di morte, diciamolo chiaro: al di là
delle buone Intenzioni del potere religioso questo non è un gran rispetto dei
diritti umani. In tutta Europa si sono costituiti dei gruppi di ex preti per
vivere la loro fede come sposati o per rivendicare le loro scelte senza
ostracismi. In Italia ne abbiamo uno dal nome "Vocatio" con una
propria rivista "Sulla strada" ... In Svizzera due gruppi a Ginevra e
a Berna, portati avanti dalle spose degli ex preti. Opportuno sarebbe che anche
i vari consigli di Missione e i liberi credenti venissero informati
sull'argomento. Significativo pure un legame fra gruppi e persone interessate
per raccogliere una petizione da presentare al Papa al Giubileo del 2000 onde
ottenere l'abolizione di questa procedura. Il Cardinale Ratzinger preposto alla
Dottrina della Fede, conosciuto come il "presidente di ferro", il 25
settembre '97 al Congresso di Bologna annunciò: "La Chiesa non deve più
fare dei martiri". Logiche le conseguenze: riconoscimento dei diritti
umani a tutti, ex preti compresi.
Autore:
Albino
Michelin
04.03.1998
Un commento a questo articolo, scritto da Mauro Delnevo, è riportato in „Diritti umani per tutti anche per gli ex preti (una testimonianza)“ pubblicato sul Blog a ottobre 2015.
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