La
vigilia del grande trapasso epocale viene vissuta a livelli diversi con
prospettive che nella maggior parte dei casi non ha nulla o poco a che vedere
con lo spirito della promulgazione dell'anno santo cosi come lo riscontriamo
nella formulazione delle sue origini (Bibbia, Levitico 25, 8-10). Ce n'è per
tutti, anche per quelli del "Mille non più mille", e quindi grande
battage in vista per maghi, cartomanti, veggenti, visionari, sensitivi,
giocatori dei tarocchi.
Di
giubilei o anni santi lungo la storia dal primo di Papa Bonifacio VIII nel 1300
a quello prossimo ne contiamo 28, ma nessuno come questo arrischia di finire
nell’equivoco, in un grande boom economico per manager di mercato, in una
grande operazione pubblicitaria di faccia a e di potenza per alcuni vertici di
chiesa. Come credenti vale la pena aprire gli occhi, interrogarsi e
interrogare. Anzitutto, come noto, il vocabolo giubileo deriva dall’ebraico “Yobel”.
Era il montone che guidava il gregge. Poi passò a significare il corno del montone,
quindi il suono che usciva dal corno, infine strumento musicale ad uso
liturgico. Issato sul muro più alto del tempio di Gerusalemme il trombettiere
con lo yobel dava l’annuncio della grande felicità e dei tempi particolari
destinati al giubileo universale. Il significato poi religioso e sociale del vocabolo
va preso dal testo su citato:” dichiarerete santo il cinquantesimo anno, proclamerete
la liberazione del paese per tutti i suoi abitanti.” Un anno quindi
caratterizzato dal riposo della terra, dall’affrancamento dei poveri e degli
schiavi, dalla promozione di una maggiore giustizia sociale. Per non cadere nei
soliti discorsi devozionali e piistici si faccia attenzione al messaggio che è
fondamentalmente di giustizia sociale, prima che di promulgazioni di indulgenze
plenarie atte a diminuire gli anni del nostro purgatorio dopo al morte, anche
se secondo gli esperti in materia, pare tale pericolo questa volta non sia
incombente. Si sa che nel 1995 l’allora capo del governo Berlusconi assecondò
volentieri una richiesta degli organismi della chiesa romana concedendo l’esenzione
tasse a tutti gli istituti religiosi che nel 2000 prevedono ospitare
pellegrini. Se è già una forzatura pellegrinare a Roma anziché in Palestina (la
terra di Gesù e di ogni messaggio di salvezza, giubileo compreso) è però chiaramente
partire con il piede sbagliato pretendere come chiesa l’esonero dal fisco.
È un
privilegio per i più ricchi che va sempre a scapito dei più poveri. Nessuno
dubita che gli istituti religiosi operino a fine di lucro, ma le regole sono
regole per tutti. Dal gioco della briscola a quelle socioeconomiche.
Diversamente si usa un'occasione di giustizia per incrementare l'ingiustizia. Cominciamo
innanzitutto nel dare l'esempio di risanamento della questione morale. Dopo gli
scandali d'oro degli anni '80, (c'erano le lenzuola d'oro, le cliniche d'oro,
le prigioni d'oro, gli affitti d'oro, e così via) per carità non si arrivi al
giubileo d'oro. Una comunità Cristiana dovrebbe: nel caso educare il credente
ed il pellegrino a pagare le tasse, perché la giustizia sociale a questo mondo
(obiettivo primo dell'anno santo) si raggiunge con il contributo e con il
sacrificio di tutti, non con le furbate dei soliti ignoti. Ciò premesso, sia
concesso fare un discorso a me missionario, agli altri missionari.
In
Svizzera gli addetti al culto di qualsiasi confessione sono stipendiati dalle
tasse del culto che i membri di tale confessione annualmente versano. Nel caso
non c’entrano né il vaticano né il Vescovi, ma i fedeli. Noi che operiamo nei
cantoni tedeschi viaggiamo con un mensile di circa 5.000 franchi. Tanti. Mentre
quelli che operano nei cantoni francesi arrivano ai 2.500 franchi. Troppo
pochi. Ovviamente i motivi sono noti a tutti. Nei primi i membri di ogni
confessione religiosa sono obbligati per referendum cantonale a versare le
tasse di culto, nei secondi invece no, cioè il Cantone non ha effettuato in
merito nessun referendum. E quindi abbiamo ovviamente una sperequazione, una
discriminazione sociale all'interno dello stesso corpo professionale.
La
soluzione non andrebbe ricercata nelle varie amministrazioni locali di chiesa
esigendo un aumento di stipendio per quei poveri derelitti dell'occidente
elvetico, ma va iniziata alla base, cioè con la rinuncia di 1.000 franchi
mensili da parte dei missionari della Svizzera tedesca e con il passaggio a
quelli della Svizzera Romanda: Cosi tutti si viaggerebbe sui 3.500-4.000
franchi, che nel nostro territorio rappresenta uno stipendio medio e dignitoso.
Questo potrebbe essere un segno forte per l'anno santo del 2.000. Diversamente
finisce tutto in una bella predichetta esortativa alla confessione privata,
quindi alla solita gita sfacchinata a Roma, più turistica che penitenziale,
trasformando la capitale in un megamercatone, in un traffico delirante. Con
l'immancabile abbuffata di fettuccine, tordi e bianco Frascati ai Castelli romani.
Quanto detto è solo opzione di un privato credente, ancorché di professione
Missionario italiano, ma con il vantaggio di offrire tutti insieme una significativa
testimonianza cristiana a livello comunitario.
Autore:
Albino
Michelin
09.07.1997
Nessun commento:
Posta un commento