Questo
comando di Dio che noi leggiamo nella Bibbia (Genesi 4, I 5) ci riporta
ovviamente ad uno dei tanti casi clamorosi avvenuto negli Stati Uniti: ad
esempio l'esecuzione di O'Dell mediante Iniezione letale Il 25.7.1997, e quindi
ad una riflessione sulla pena di morte. Nella canea vociferante di milioni di
persone sulla terra, né gli interventi del Papa e di Madre Teresa di Calcutta
hanno spostato di un pelo le decisioni di Allen, governatore della Virginia.
"O'Dell, brucia in pace", gridavano gli americani davanti alla camera
della morte, e al mondo Intero: "noi ci siamo fatti i fatti nostri e voi
fatevi i vostri.” Ora altri 3000 attendono la morte là, In un continente
"cristiano", che ritiene somma giustizia il farsi vendetta. Le ceneri
di O'Dell ora riposano nel cimitero di Palermo, cosi ha deciso Il sindaco
Orlando. E forse non a torto, perché O'Dell non è un eroe ma un simbolo. Non
Importa se fosse innocente o colpevole, quando si uccide si commette sempre un
crimine. È come Il monumento del Milite Ignoto a Roma. Non importa a chi sia
dedicato, ma è li monumento contro la follia della guerra, di tutte le guerre.
La tomba di Palermo è la condanna contro ogni società convinta che uccidere sia
l'unica reazione possibile contro chi uccide. Al tempo di Elisabetta la Grande
(1570) in Inghilterra era consuetudine che gli assassini venissero portati In
piazza, dove Il boia, fra I cachinni della plebaglia, strappava loro Il cuore
dal petto vivo, per mostrarlo trionfante alla regina. Morbosa, sadica, arcaica
barbarie. Oggi sono cambiate le tecniche del patibolo, l'ago, Il cianuro, la
"poltrona" elettrica, ma non la logica del cuore che suona tale e
quale: "chi uccide deve essere ucciso". Assurdo contrastare un
omicidio compiendone uno ancor più grave. A mente fredda, con lucido calcolo.
Come avvenuto per Norlo Nagoyama, detenuto In carcere per trent'anni e alla fine
giustiziato nel progredito Giappone (31.8.97), un mese dopo O'Dell, senza che
nessuno della pubblica opinione muovesse un dito. Si vede che anche il buonismo
delle masse si era presto sgonfiato. Si sa che alcuni invocano la pena di morte
quale deterrente contro delinquenza e delinquenti. Ma è solo spaventapasseri,
accertato che essa non diminuisce i casi di malavita e criminalità. Sappiamo
anche dell'argomento di qualche cattolico "arrabbiato" appellantesi
alla tradizione della chiesa, dimostratasi assai prodiga nella pena di morte,
sino ad abolirla in Vaticano nel 1976, Cardinale Casaroli e Paolo VI. Uno degli
ultimi Stati, persino dopo l'Italia (1941). Per via dello slogan che la chiesa
è sempre all'avanguardia, asserto ovviamente riferito al cattolici di cui
sopra. Orbene, le scelte sbagliate di allora non sono una giustificazione per
ripeterle oggi. La giustizia moderna, che senza tanto scalpore si identifica
con il Vangelo, tende oggi ad educare ed a redimere. Chi nega la vita nega e
sopprime ogni possibilità di redenzione. Questo è il frutto del nostro
penalista Cesare Beccarla (1738·94) con il suo libro "Dei delitti e delle
pene", che la chiesa del tempo mise all'Indice, come si dice
"scomunicò", in quanto essa stessa in quel tempo alimentava santi
roghi, sante forche e sante mannaie.
È di
questi giorni la stesura ultima e definitiva del Catechismo della Chiesa
Cattolica. Strano: la pena di morte viene ancora ammessa, sia pure come estremo
rimedio al bene pubblico. Paura di rompere con una certa tradizione o
compromesso (politico) con i vescovi USA, suggestionati dall'amore che il loro
gregge nutre per la sedia elettrica? Si sa che questo catechismo l'hanno
compilato i teologi e non il Papa in persona. Immerso nel suoi viaggi planetari
non si può pretendere che trovi il tempo per concentrarsi su una enciclopedia
di 800 pagine ad esaminare punti e virgole. Speriamo che gli vengano però a
fischiare sulle orecchie questi cedimenti e queste ambiguità. E ci auguriamo
che dal balcone di San Pietro, oltre a chiedere perdono per le vittime dei
vecchi carnefici vaticani, consigli o ordini come suo stile a tutti i cattolici
di finirla con questa pena di morte. Un Papa così forte nelle sue sfide, cosi terribile
nelle sue Invettive, così guerriero nel difendere l'embrione umano sin dal seno
materno, a lanciare tale dichiarazione non farebbe altro che un atto di
coerenza. Dio rispettò la vita di Caino, gli diede una chance: lo condannò in
giro per li mondo e per tutta la vita al lavori forzati. Cosi Caino da animale
diventò ancora un uomo.
Autore:
Albino
Michelin
22.10.1997
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