In Svizzera si parla di Turismo della morte: se ne
parla perché esiste. Mi limito a citare due istituzioni ammesse dalla legge,
una neIla Svizzera francese "Exit" ed un’altra in quella tedesca
zurighese chiamata "Dignitas". Morire con dignità. In parole povere è
l 'offerta di assistenza passiva al suicidio. Quando le sofferenze diventano insopportabili ed incompatibili con la dignità dell'uomo, se un paziente, non coatto né
costretto chiede liberamente di porre fine ai suoi giorni, allora familiari o
chicchessia possono procedere ad esaudire il drammatico SOS. Tale pratica non è
consentita negli ospedali, ma privatamente ed in alcune fondazioni istituite ad
hoc. Poiché il suicidio assistito e passivo potrebbe nascondere in realtà un
vero omicidio, attivo e intenzionale, perseguibile con la prigione, la legge
svizzera pone delle clausole ben specifiche. Anzitutto che si tratti di persone
che si vedono davanti ad un destino segnato, irreversibile, disperato. Non si
può ad esempio inserire in questa ipotesi un ragazzo che ha preso una delusione
amorosa. Costui va sì preso con attenzione, ma avviato ad un processo di
recupero. In secondo luogo la legge richiede che ogni Cantone controlli caso pe
caso affinché venga eliminata qualsiasi interpretazione abusiva. Infine si
permette tale suicidio a patto che l'assistente di turno ed altri agenti non
traggano vantaggi personali di qualsiasi natura. Ma si sa, tutto il mondo è
paese, e fatta la legge trovato l'inganno.
Ho citato due istituzioni: l “Exit” opera solo per i domiciliati in
Svizzera. Nel 2006 hanno chiesto l'intervento 60 persone, gli aderenti erano 11
mila e versavano la quota annua di Frs. 35. Il suicidio era gratuito, o almeno così
doveva apparire secondo lo statuto. Si assume un cocktail, 15 grammi di natrio
penta barbiturico, mezz'ora di coma indolore per finire tutto in una dolce
morte. L'altra istituzione invece, Dignitas, ha sollevato proprio recentemente
dei grossi dibattiti, specie sulla stampa.
Dignitas,fondata nel 1998 dall'avvocato L. Minelli,ufficialmente viene fatta passare come associazione, ma in pratica è l'opera di una sola persona, del Minelli appunto, unico padrone, contabile, revisore dei conti. Pur presentandosi come club non lucrativo, va detto che ogni prestazione costa dai 3.000 agli 8.500 Frs. Il suo fondatore partito da zero, oggi maneggia qualcosa come un milione di franchi e ben oltre. Quindi assistenza gratuita messa pesantemente in dubbio, attività più commerciale che caritativa. Se veramente caritativa fosse perché il proprietario non ha designato un 'autorità di sorveglianza indipendente? Per dovere di cronaca diremo che nel 2006 sono state registrate 200 esecuzioni. Uno degli ultimi casi, il 19 settembre, è quello dell'attrice francese Maia Sirnon, 67 anni, che, affetta da un male incurabile, non riusciva più a sopportare il suo stato di vita e la sua umiliazione. Anche qui per beneficiare dei servigi Dignitas bisogna essere soci, con tessera annuale di Frs. 100. Gli attuali aderenti sono 5.000, sparsi in 50 paesi. La maggior parte stranieri, di cui circa l'80% tedeschi, i quali non potendo usufruire in patria di una legge permissiva in merito se ne vengono in Svizzera. Oppure, ma più di rado, se ne vanno in Belgio e in Olanda, unici paesi d'Europa a depenalizzare l'aiuto al suicidio. Le reazioni della gente comune sono comprensibili. In effetti ad esempio gli abitanti di Stafa e di Forch hanno reclamato presso le autorità. Non sopportavano il macabro corteo di persone che entravano nelle varie Dignitas in sedia a rotelle per le vie del paese e dopo due ore uscivano nella bara, trasportate via dai furgoni mortuari. Un vero e proprio turismo della morte. E talvolta per ovviare a questo pubblico macabro balletto si finisce per esercitare questa attività negli hangar, nei garage, negli scantinati. Sorge proprio la domanda se questa sia civiltà, e soprattutto dignità. Al di là della cronaca sul fenomeno è però doveroso aprire un dibattito sul valore della vita, della morte, delle modalità scelte per affrontare gli ultimi giorni. In un confronto sincero anche con l'etica del Vangelo.
Dignitas,fondata nel 1998 dall'avvocato L. Minelli,ufficialmente viene fatta passare come associazione, ma in pratica è l'opera di una sola persona, del Minelli appunto, unico padrone, contabile, revisore dei conti. Pur presentandosi come club non lucrativo, va detto che ogni prestazione costa dai 3.000 agli 8.500 Frs. Il suo fondatore partito da zero, oggi maneggia qualcosa come un milione di franchi e ben oltre. Quindi assistenza gratuita messa pesantemente in dubbio, attività più commerciale che caritativa. Se veramente caritativa fosse perché il proprietario non ha designato un 'autorità di sorveglianza indipendente? Per dovere di cronaca diremo che nel 2006 sono state registrate 200 esecuzioni. Uno degli ultimi casi, il 19 settembre, è quello dell'attrice francese Maia Sirnon, 67 anni, che, affetta da un male incurabile, non riusciva più a sopportare il suo stato di vita e la sua umiliazione. Anche qui per beneficiare dei servigi Dignitas bisogna essere soci, con tessera annuale di Frs. 100. Gli attuali aderenti sono 5.000, sparsi in 50 paesi. La maggior parte stranieri, di cui circa l'80% tedeschi, i quali non potendo usufruire in patria di una legge permissiva in merito se ne vengono in Svizzera. Oppure, ma più di rado, se ne vanno in Belgio e in Olanda, unici paesi d'Europa a depenalizzare l'aiuto al suicidio. Le reazioni della gente comune sono comprensibili. In effetti ad esempio gli abitanti di Stafa e di Forch hanno reclamato presso le autorità. Non sopportavano il macabro corteo di persone che entravano nelle varie Dignitas in sedia a rotelle per le vie del paese e dopo due ore uscivano nella bara, trasportate via dai furgoni mortuari. Un vero e proprio turismo della morte. E talvolta per ovviare a questo pubblico macabro balletto si finisce per esercitare questa attività negli hangar, nei garage, negli scantinati. Sorge proprio la domanda se questa sia civiltà, e soprattutto dignità. Al di là della cronaca sul fenomeno è però doveroso aprire un dibattito sul valore della vita, della morte, delle modalità scelte per affrontare gli ultimi giorni. In un confronto sincero anche con l'etica del Vangelo.
Sull’argomento esiste una inchiesta condotta in
Svizzera.
1) Lei si immagina di ricorrere al suicidio
assistito? R.53% si, 35% no, 12% non so.
2) Bisogna permettere l’assistenza al suicidio
assistito? R.53% solo in caso di necessità, 27% sì per principio, 15% no per
principio, 5% non so.
3) La Svizzera deve continuare a tollerare il
turismo della morte? R.54% deve essere proibito, 38% deve restare possibile, 8%
non so.
4) Chi deve prendersi a carico il turismo della
morte? R.45% Lo Stato negli istituti specializzati, 24% Organizzazioni private,
22%Lo Stato negli ospedali, 8% non so.
Autore:
Albino Michelin
19.10.2007
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