Nella notte fra il 2-3 marzo 2008 nella chiesa
Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo (Foggia) dopo 40 anni dalla morte è stata
riaperta la tomba di Padre Pio chiusa il 27.9.1968. Si vuole effettuare una ricognizione canonica per verificare
lo stato di conservazione, garantire condizioni ottimali per procedere alla venerazione dei fedeli in una teca di vetro a partire dal 24 aprile. L'esibizione
del corpo del Santo attirerà
molta gente, così da superare i 7 milioni di visitatori
annui. Questo almeno nelle intenzioni dei
frati custodi
e della chiesa di competenza. Dopo due giorni un altro cadavere eccellente
(ricordate il film degli anni 70 "Cadaveri eccellenti?") è stato
portato alla luce. Si tratta di Pier Giorgio Frassati, torinese 1901-25, morto
all'età di 24 anni, figlio di Alfredo, fondatore del quotidiano "La Stampa",
membro attivo dell'Azione cattolica, atleta, sepolto nel duomo di Torino e beatificato
nel 1990. Chiamato anche il "Santo dei giovani ", probabilmente in
seconda battuta, riserva di S. Luigi Gonzaga. Poi i suoi resti verranno riordinati,
ripuliti a manicure per essere trasportati in Australia, a Sydney, dove saranno
esposti alla devozione dei fedeli per la giornata della gioventù nel prossimo
mese di luglio. I due casi ravvicinati ci permettono di fare una
considerazione: in primo luogo sul rapporto che noi vivi abbiamo con i defunti
e con i cadaveri, in secondo luogo sulla moralità o meno di tale rapporto. Non
vogliamo qui soffermarsi sui costumi antichi: però giova ricordare che allora
di fronte ai morti oltre alla consueta sepoltura o per cremazione o a terra si
avevano due riti significativi. La Comunione sacra e la negromanzia. Il primo
veniva praticato in alcune tribù: allorché moriva un eroe del proprio gruppo
oppure un eroe catturato dal gruppo avversario, lo si sezionava, lo si faceva a
pezzettini e lo si mangiava allo scopo di appropriarsi delle virtù e delle
forze divine del defunto stesso. Una forma di cannibalismo sacro, di necrofagia
(nutrirsi del morto). In fondo, (non è dissacrazione) come la nostra comunione
nella messa cattolica in cui si mangia il corpo di Cristo allo scopo di
diventare partecipi della sua vita. Come si vede, in tutte le religioni esiste
un fondo di comune denominatore. Altro rito era la negromanzia, cioè l'arte di
evocare gli spiriti e gli spettri del defunto per indovinare iI futuro,
conoscere l'ignoto, affrontarlo, padroneggiarlo.
Riesumare i resti dei defunti
non ha da essere un’operazione di folklore
Oggi siamo di fronte ad altri rapporti con i cadaveri.
Forse esistevano anche nell'antichità, ma il riviverli ci lascia una forte
impressione. Ad esempio l'occultamento dei cadaveri. È frequente trovarsi di
fronte malavitosi che uccidono e poi gettano la vittima in un pozzo o la
sotterrano in un bosco per far perdere le tracce dell'assassinato e dell'assassino
ad un tempo. Così anche il trafugamento dei cadaveri, come se fosse un
rapimento di persone vive, onde ottenere un riscatto per la liberazione. Altro
rapporto è quello della profanazione delle tombe. Persone violente e rancorose
che vanno notte tempo a ribaltare lapidi, spezzare pietre, sfregiare croci per
vendicarsi di sgarri ricevuti dallo scomparso o dai familiari. Infine questo
rapporto che ci interessa nei confronti di Padre Pio: lo sfruttamento di
cadaveri. È ovvio che il sacro folclore e furore attorno al frate di
Pietralcina si ricollega al suo vissuto da una parte e al carattere degli
italiani dall'altra. Non serve qui, per restare nel tema, metterci a raccontare
tutta la sua vita e analizzarne gli episodi. Ma qualcosa va detto, in quanto ci
aiuta a comprendere questo nostro atteggiamento di necrofori. Su Padre Pio si è
sviluppata dal 1918 una storia di amici e di nemici. C'è chi lo definisce
l'italiano più importante del secolo ventesimo. Per i suoi fans un taumaturgo
dai miracoli a gogò, per i suoi detrattori un personaggio losco. Persino gli
ultimi cinque Papi si sono trovati a causa sua divisi e in contraddizione. Pio
XII (+1958) lo lasciava vivere, Giovanni XXIII (+1963) lo considerava un
isterico pericoloso, Giovanni Paolo II, il Papa polacco nel 2002 lo fece
addirittura santo. Se già i papi si contraddicono fra di loro, sarà anche
permesso che il popolo di Dio faccia al loro indirizzo qualche osservazione.
Non ci si venga a dire: chi tocca il Papa muore. Padre Pio venne denigrato dal
frate confratello P. Gemelli, fondatore dell'Università S. Cuore di Milano, perseguitato
dal S. Ufficio, d'altra parte ebbe potenti difensori fra il Partito Nazionale Fascista
Italiano di Benito Mussolini. Sostenuto anche da clan di mafiosi italo-americani
si fece esentare dal voto di povertà onde maneggiare montagne di soldi, fuori
di ogni controllo dei superiori e dei revisori di conti. Costruì un ospedale
fra i più attrezzati del Sud, soffrì le piaghe di Cristo, ma voleva
risparmiarle agli altri.
Padre Pio una
persona difficile da decifrare.
Nell'ambito
della fede e della religione aveva il senso dell'arcano e dell'esoterico, del
misterioso e dell'incomunicabile. Benché il Concilio Ecumenico universale del
1965 avesse obbligato alla messa in lingua italiana, lui con permesso o senza
permesso se ne esentò e continuò con la messa in latino. Cioè attorno a sé
aveva creato un mondo di suggestioni difficilmente spiegabili. Con la conseguenza
di un diffuso devozionalismo anarchico e anarcoide. Qualche caso emblematico:
si disse ad esempio che attorno a lui esistesse certa devota dispensatrice pure
di grazie di nome "Donna Bisodia". Chi era costei? Nessuno. Era la
personificazione di una frase del Padre nostro latino: "dona nobis hodie“
(dona a noi oggi il nostro pane quotidiano ecc.). Le pie devote contadine hanno
pensato trattarsi di "Donna Bisodia" e le hanno dato un'anagrafe, un
corpo, un’esistenza, una vocazione. Potenza della suggestione collettiva. E
ancora, riferimento al miracolo nr. 31: "ci era una suora che gli si ruppe
una gamba e era un altro miracolo de Padre Pio perché sennò se le poteva rompe
tutte e due". Traduzione: una signora si ruppe una gamba, e questo è un
altro miracolo di P. Pio, perché avrebbe potuto rompersele tutte e due. Qui non
ci interessa ripetere tutta la vita del Santo. Si legga a proposito il libro in
merito, quello di Sergio Luzzatto "Miracoli e politica nell'Italia del
900". Un contributo critico, e per nulla retorico, per capire come questo
frate si inserisce nella parabola nazionale dell'Italia novecentesca, un Paese
in travaglio fra arcaismo e modernità. Quindi con tutti i suoi conati e le sue
contraddizioni. Un'osservazione comunque qui è fuori discussione: che la povera
gente è sempre sotto paura "Povera" da intendersi non solo dal punto
di vista materiale, finanziario, della salute, ma povera e priva di sicurezze
interiori. Una povertà e fragilità psicologica presente in tutti i ceti sociali:
analfabeti, zotici, intellettuali, colti e quant'altro. A tutta questa gente i
santi e l'odore dei santi servono solo per ricevere miracoli: o materiali o
morali. D'altronde questa è la nostra situazione di uomini. Non c'è, non ci
sarà mai nessuna secolarizzazione o laicizzazione che ci tolga questa pelle
nella quale siamo contenuti. E per collegare tutto ciò al tema che ci interessa
dobbiamo riaffermare che una cosa è la devozione a questo e ad altri santi ed un'altra
è il fanatismo, la psicosi, la nevrosi del prodigioso e del portentoso. La
devozione ai santi non è l'elemento fondante della fede cristiana, è un
optional. Effetto placebo. Vanno rispettati i sentimenti di chi ne ha bisogno.
Ma c'è anche modo e modo.
Sotto sequestro
preventivo il sepolcro di Padre Pio?
Lo spazio esorbitante per esempio dato a Padre Pio
dalla Tv e dai media non giova alla causa di una appropriata pedagogia religiosa.
Moderatori, attori, star, vedette, politici, ministri che si assiepano attorno
alle transenne, all'urna, o alla piazza di San Giovanni Rotondo è quasi tutta
sagra per la loro pubblicità. Astuti e pronti nell'inserirsi nella fuga
vincente, nel salire sul cavallo in testa, sfruttando la credulità popolare ai
loro interessi. Perché nessun terreno è più fertile per ottenere consensi come
quello della fragile emotività religiosa delle masse. E qui pure si inserisce
la chiesa, quella che gestisce il settore Padre Pio che avendo avocato a sé il
controllo finanziario l'ha trasformato in un colossale affare all'italiana: una
cava d’oro! Al di là delle apparenze, questa è una chiesa che si svende, perché
accetta di stare al gioco, anzi di alimentarlo. È su questa linea che qualcuno
mi raccomandò: "non scrivere nulla contro la riesumazione di Padre Pio,
perché anche il sud deve decollare. E questa è un'occasione propizia. Non è
giusto che i business li facciano solo i santi del Nord, Sant’ Antonio di
Padova, oppure il santuario di Lourdes, di Fatima. Anche noi in Puglia vogliamo
con Padre Pio le nostre chance". Comprensibile la preoccupazione, discutibile
il metodo. In merito al quale invece ci si permetta di schierarci con
l'Associazione Padre Pio di Torino che ha chiesto il sequestro preventivo del sepolcro
del frate per impedire non solo un eventuale trasferimento dei resti, ma anche
l'esposizione ai fedeli. Questi sono devoti da elogiare, da imitare. Con loro potremmo
essere d'accordo che la riesumazione è un oltraggio ai normali sentimenti di
ogni uomo. Grazie al piccolo gregge dei devoti di Padre Pio ci viene insegnato
essere di cattivo gusto esibire cadaveri eccellenti, circolare con l'urna per
le piazze e le cattedrali gremite da folle infatuate, esibendo in vetrina
scheletri mummificati, per quanto sacri possano essere. Giova qui rievocare una
preghiera ad hoc di antica tradizione ecclesiastica: "L'eterno riposo dona
a loro Signore, e splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace,
amen". Gliela dedichiamo a Padre Pio: riposo, pace, discrezione. O se
preferiamo, facciamo nostro un saggio proverbio popolare: "scherza con i
fanti, ma lascia stare i santi".
Autore:
Albino Michelin
13.03.2008
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