Siamo tutti d’accordo che il corpo è il bene più
prezioso ricevuto e abbiamo il dovere di rispettarlo in tutti i modi e in tutti
i sensi. Un sentimento generalmente diffuso che non concerne solo il corpo fisico,
ma tutto l'habitat in cui esso è collocato, tutti gli strumenti di cui
necessita, tutti i beni di cui ha bisogno, e tutte le esigenze che attorno ci
si crea. La ricerca del confort, la casa-villetta con il caminetto, il riscaldamento,
l'aria condizionata, il sofà, i tappeti. L'auto con tutti i suoi optional, la
roulotte, le ferie nei paesi più esotici. Ben-essere! E specificatamente
rispetto al corpo alcune delle nostre preoccupazioni sono: scegliere il cibo
senza sentirlo nemico, i tests kineseologici per la ricerca dell'intolleranza
alimentare, già perché un menù sbagliato può alterare il nostro fisico e
coinvolgere anche il nostro psichico. I tests kineseologici emozionali, la
cromoterapia, la fitoterapia (con le piante), l'ippoterapia (con il cavallo),
la cinoterapia (con il cane), la micioterapia (con il gatto), ecc. E poi chi
non ha mai sentito parlare dei messaggi emozionali con i fiori di Bach? Una
fisioterapia abbastanza recente che cura i nostri aspetti emozionali, in quanto
a lungo andare potrebbero diventare un pericolo. I suoi rimedi arrivano a 38, ma
saranno destinati ad aumentare, e stabiliscono positivi rapporti fra l'anima e
la nostra personalità. Si raggiunge così, o assai spesso, l'equilibrio:
corpo-mente-spirito. Disintossicazione, tonicità. Insomma una vera magia. Chi
pensa più alle sofferenze di Gesù sulla Croce? Essa 2000 anni fa strumento della
passione e morte del Signore, della sofferenza come parte integrante del vivere.
In effetti anche Gesù disse: "Ognuno prenda la sua croce e mi segua".
E siccome storicamente essa è stata l'asse portante della nostra civiltà
cristiana occidentale giova farsi qualche domanda in merito.
L’abuso della Croce e dei suoi simboli.
Non ritorniamo o non cominciamo sempre dalle crociate. Ma si sa che in nome
della croce ne hanno combinato di tutti i colori. Per liberare il Santo
Sepolcro, o per ammazzare i saraceni e nemici del nostro Dio. La croce posta su
molte bandiere del medioevo per farsi guerra le signorie le une contro le
altre. La croce messa sulle labbra ai condannati a morte prima delle esecuzioni
capitali o delle impiccagioni o dei roghi: punizione contro chi non voleva
convertirsi alla fede cattolica. Croce, ridotta a simbolo di partito. In
effetti bisogna chiedersi se tutta questa attuale polemica del si o no al
crocefisso nelle scuole sia dovuta alla fede verso Gesù, oppure alla rivalsa
contro gli islamici o altri nemici dei secoli passati. Croce banalizzata: che
ci sta a fare il crocefisso nei bar dove volano bestemmie di fuoco, nei
tribunali dove la legge sta al servizio di chi ha soldi per comprarsela, nelle
scuole dove si può insegnare l'ateismo più radicale, nei campi di calcio dove
giocatori si fanno uno sghiribizzo a guisa di scaccia pensieri. Croce
enfatizzata: tipo la croce pettorale d'oro sulla pancia dei prelati,
contrassegno onorifico, che ribalta la verità di Gesù nato povero e morto nudo.
Croce drammatizzata: si pensi al film di Mel Gibson in cui si esalta l'orgia
del sangue o alla “Rana crocefissa” dell'artista Martin Kippenberger in una
mostra di Bolzano di qualche anno. Ogni cosa al suo posto. E quello più adatto per
croce e crocefisso sarebbe il luogo di culto, o il cuore del credente. E
ampliamolo forse anche nell'abbigliamento, sobrietà permettendo. Comunque al di
là di questi usi o abusi della croce è legittimo porsi una seconda domanda: se
noi cioè con tutta questa nostra richiesta del ben-essere siamo dentro o fuori
del messaggio cristiano e del Vangelo cui l'occidente spesso si appella.
Dalla ricerca della
sofferenza alla lotta contro la sofferenza
Si potrebbe dividere la nostra risposta in tre
epoche storiche. La prima riguarda la fuga dal mondo e dai suoi piaceri. Già
verso il terzo-quarto secolo molti si ritiravano nel deserto, si cibavano di
erbe e cavallette, altri si assestavano sopra una colonna per non vedere le
bruttezze di questa terra, altri si flagellavano e digiunavano per partecipare
alle sofferenze di Gesù. In effetti il corpo veniva chiamato "frate
asino" e come un asino lo si doveva trattare e flagellare. Altri non
facevano mai il bagno e si lasciavano vivere nei pidocchi e tutto l’ambiente
impestavano con ogni sorta di fetore. Si pensi ad un Santo, certo Benedetto
Labre (1748-83), un tipo non tanto medioevale. E sempre in quei primi periodi
nacquero canti della Passione: “Gesù mio con dure funi chi crudele ti flagello?
Sono stati i miei peccati, Gesù mio perdon pietà.” E si laceravano le membra,
si facevano insanguinare gambe e schiene per appropriarsi delle sofferenze di Gesù condannato a morte. E ovviamente si acquistava il
Paradiso. Alcune devozioni sono sopravvissute fino a pochi anni or sono.
Pensiamo ai primi 9 venerdì del mese. Comunione e confessione per alleviare le
sofferenze del Cuore di Gesù causate dai peccati degli uomini: paradiso
garantito come venne informata in una visione Santa Maria Margherita Alacoque
(+1690). Questa prima epoca storica non è circoscritta solo al Medioevo ma ha
pure dei residuati nel nostro tempo. Vedasi ad esempio le piaghe di P. Pio da
Pietralcina e relative spiegazioni che vengono
date. La seconda epoca riguarda non più la ricerca, ma l'accettazione
della sofferenza. E' già un passo in avanti, periodo nel quale non si parla più
del corpo come "frate asino", ma di questa terra come valle di lacrime.
Cioè sopportare per amore di Dio e per guadagnarsi meriti in cielo, data la
situazione da cui non ci si può cavar fuori. Pure oggi però abbiamo qualche
atteggiamento del genere. I devoti di Radio Maria si dilettano lo spirito
quando il veggente Padre Livio Fanzaga fa l'elogio della sofferenza umana, in
quanto chi soffre sarebbe un prediletto dalla Madonna. Il nostro tempo
comunque, e qui possiamo definirlo terza epoca, si caratterizza per la lotta
contro la sofferenza. Terapie, anestesie, pronto soccorso, analgesici, medici
di famiglia. Persino il problema tanto dibattuto sull'eutanasia ci rivela che
oggi il dolore e la sofferenza spaventano. Significativo il caso che divise
l'Italia qualche anno fa: Eluana, una giovane ragazza friulana, da oltre
quindici anni in coma, vita vegetativa, il padre che per pietà desidera
togliere la spina. Per contro invece gente che gli espone in piazza Duomo di
Milano "Bottiglie per la vita", a significare che Eluana va
alimentata nonostante tutto. Al di là però di questi casi limite bisogna
affermare che la lotta contro il dolore, la ricerca del ben-essere è un grande
cammino fatto nella storia a favore della dignità dell'uomo. Tutto ciò non ha
nulla contro croce e cristianesimo, il cui messaggio fondamentale è l’amore del
prossimo come di se stessi.
La
messa quale partecipazione al sacrificio di Cristo?
Ogni esagerazione di una realtà può essere peggiore
di una menzogna. Nessuno nega che la morte di Gesù in Croce sia stata una vera
e grande sofferenza. Però ci sia permesso di dire che oggi Gesù non soffre più.
E quindi accentuare il significato della messa sostenendo essere questa il
rinnovamento del sacrificio della Croce si arrischia l'equivoco. Come il
consigliare di andare alla messa per partecipare alla croce del Signore. Perché
in questo modo pure noi placheremmo l'ira di Dio per i peccati del mondo. Un
Dio il nostro sempre con il broncio? In debito e in attesa di risarcimento?
Indubbiamente sia Paolo come Giovanni nel Nuovo Testamento hanno usato modelli
del loro tempo per avvicinarci a questa realtà. E poi un certo Anselmo di
Cantorbery agli inizi del secondo millennio schematizzò il sacrificio di Gesù
secondo la mentalità giuridica romana. Ragionò così: "Dio Padre è stato offeso
dal peccato di Adamo e dei suoi discendenti. Dio è infinito. Quindi c'era
bisogno di una riparazione infinita. Gli uomini come avrebbero fatto essendo
essi persone limitate? Ecco: ci voleva il Figlio di Dio per ottenere il perdono
del Padre. Così iI Padre programmò la morte di Gesù, questi accettò ed in tal
modo pagò il riscatto a nome di tutti "Do ut des: O Padre, io Figlio tuo
do la mia vita sulla croce e tu mi dai il perdono a tutte l'umanità". Un
modello di ragionamento che rispecchia la mentalità antica, in cui allorché il
re o il faraone veniva offeso, chiedeva per risarcimento che l'offensore
vendesse o mandasse alla morte un figlio. E nelle civiltà antiche i quando si
fondava una città, allo scopo di ottenere la benedizione degli dei si uccideva
un figlio o un essere umano e con il suo sangue si aspergevano le fondamenta
della futura città stessa. Il fatto di Abramo che dopo di aver udito l'invito
di Dio a sacrificare suo figlio sul monte sentì una mano che gli fermò il
braccio del genocidio, indicandogli di sostituire la vittima umana con un
montone, sta a significare un cammino verso la civilizzazione e verso il
rispetto dell'uomo. Allora non andare più a messa? Anche questa è una toppa
peggiore dello sbrego. Senz'altro però una conclusione in bocca a Gesù va nel
caso ripetuta: "Misericordia voglio e non sacrifici". La nostra
ricerca di ben-essere non ha nulla da eccepire sulla Messa, né tanto meno sul
messaggio cristiano. Perciò la lotta contro il dolore, le malattie, l'Aids,
ecc. resta oggi un impegno primario e costante della nostra società.
Autore:
Albino Michelin
09.10.2008
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