Carneade,
chi era costui! La domanda se la saranno posta anche alcuni in verità pochissimi,
che per caso la domenica 18 novembre 2007 recepirono via etere una notizia:
"oggi nella cattedrale di Novara è stato dichiarato beato Antonio Rosmini
". Eh, si Carneade! Persino Radio Vaticana della sera ha citato laconicamente
un'espressione di Papa Ratzinger all'ora di mezzogiorno, dalla sua finestra: "Antonio
Rosmini, l’uomo che ha saputo conciliare fede e ragione, un testimone della
carità culturale". Belle espressioni, ma subito archiviate. Adempiuta una
formalità informativa, ma evitata ogni risonanza. Dal momento però che Rosmini
beato fu pure fatto, ognuno di noi ha tutta la legittimità di renderlo pubblico
e di restituirgli quella carica "evangelicamente sovversiva" da cui è
stato animato. Non è un beato che abbia compiuto grandi miracoli, stile P. Pio
da Petralcina, così enfatizzati dal tam tam delle Tv nazionali e commerciali, dal
trio degli agenti pubblicitari Vespa-Socci-Missori. Pare abbia fatto una
"graziella" qualche mese prima, ma nulla di eclatante e probabilmente
nessuna più ne farà. Antonio Rosmini,
trentino nato a Rovereto nel 1797, morto a Stresa di Novara nel 1855 all’età di
58 anni. Vita breve, significati e messaggi esistenziali ad onda lunga. Prete, insigne filosofo, studioso,
scrittore. Fede profonda nel Vangelo di Gesù, profeta nella chiesa dei poveri,
nel 1828 fondò pure una congregazione religiosa: l'Istituto della Carità con un
ramo maschile di missionari, ed uno femminile di suore. Ma la sua grande e
discussa opera resta il libro delle "Cinque piaghe della Santa
Chiesa" (1832). Posto all'indice dei libri proibiti il 15.8.1859, fu
addirittura condannato dopo la morte dal Papa Leone X nel 1887. I motivi furono
diversi, fra cui anche quello di essere stato un uomo troppo intelligente per
il nostro popolo. Solo il primo luglio del 1999, dopo 140 anni, la
Congregazione della Fede, l'allora Card. Ratzinger gli restituì l'innocenza con
la chiesa: "superati i motivi di preoccupazione che ne hanno determinato
la condanna". E quindi semaforo verde alla beatificazione. Una specie di
mea culpa versione edulcorata. Vale la pena quindi dare un breve ragguaglio del
contenuto di questo libro, degli scopi, del suo influsso o meno sulle
istituzioni della chiesa. Va anticipato qui che il Rosmini non intende parlare
delle piaghe o offese causate alla chiesa dai suoi nemici, atei, anticlericali,
miscredenti ecc. Ma le piaghe che essa ha causato e sta causando al Corpo
Crocefisso di Gesù. Nell'introduzione egli apre: "qualcuno si meraviglierà
che un uomo senza giurisdizione e senza un particolare mandato della gerarchia
componga un trattato sui mali della chiesa, cosa che di diritto apparterrebbe
ai pastori di essa. Ma anche un laico, ultimo prete come me, non può essere
rimproverato se mosso dallo zelo verso di essa. San Girolamo, S. Bernardo, S.
Caterina lo dimostrano: hanno servito e cambiato la chiesa più le loro critiche
che non tutte le ordinanze papali del tempo
Prima piaga della mano
sinistra: la divisione del popolo dal clero.
Il
popolo biascica preghiere che solo il clero capisce e quest’ultimo è geloso di
tale privilegio. Segno di ciò è l’uso incomprensibile della lingua latina. E
anche quella congerie di segni sacramentali senza spiegazione, allorché Gesù disse:
”andate, prima ammaestrate e poi battezzate”. Il catechismo dei bambini sembra
più un danno che un vantaggio. Tutte formule abbreviate, dottrinali da mandare
a memoria come i pappagalli. Mancano le ragioni e le motivazioni che devono
aiutare la gente alla comprensione e all’esperienza di fede. Il clero
appartiene al ceto del patriziato colto, al popolo è proibito capire. Non c’è
purtroppo nessuna chiesa di Cristo, ma due, una superiore ed un’altra inferiore.
Seconda piaga della mano
destra: l’insufficiente educazione del clero
Sembra in
contraddizione con la prima, ma
non lo è. Il clero pur vantandosi di esprimersi in latinorum, di fronte alla
massa degli incolti, però non ha una profonda cultura propria della teologia, della
Bibbia, della storia ecclesiastica. Solo dogmatismo ossessionato ed
ossessionante. Non sa fare con competenza il suo mestiere. Meno di un medico
condotto, mentre dovrebbe essere in materia un vero specialista della salute
pubblica. Povertà di idee e di sentimenti. Un privilegiato che vive dei proventi
dell'altare. E questo non da ieri, ma da 13 secoli. Messa e sacramenti sono
diventati un mercato, al popolo si insegna solo la dottrina del suffragio,
delle benedizioni e delle indulgenze. Il seminarista non vede l'ora di uscirne
prete per contendersi il beneficio parrocchiale più redditizio.
Terza piaga del costato di
Gesù: la divisione dei vescovi
I Vescovi ai primi tempi della chiesa si
conoscevano personalmente, si facevano visita, tenevano scambi epistolari. Si
riunivano in concili provinciali e regionali. Poi si divisero, perché ognuno
diventò il tesoriere particolare dell'imperatore, del signorotto, del feudale
di turno. Così come ci fu da sempre contesa tra i signori la ci fu pure tra
vescovi e loro sostenitori. Come esistevano sovrani per eredità così esistevano
pure vescovi destinati a ciò già dalla nascita. Il nobile si sentiva padrone
del vescovo perché lo riempiva di regalie, e a causa di ciò il vescovo diventava
concorrente del suo viciniore.
Quarta piaga del piedi destro:
nomina dei vescovi da parte del potere laicale.
Conseguenza
e causa ad un tempo della piaga precedente. Qui il Rosmini si dilunga assai
sulla necessità della libertà da parte della chiesa nei confronti del potere politico.
Non solo il Vescovo ma anche il clero va scelto dal popolo, eliminando ogni
interferenza di correnti e pressioni partitiche. Secondo la prassi della prima
chiesa in cui erano i cristiani ad eleggere i propri pastori. Diversamente si
obbliga il popolo all'indifferenza e al disinteresse verso questi candidati.
Non concedere una diocesi od una parrocchia al miglior offerente economico, ma
al più degno. Vescovi e parroci non devono essere imposti senza una previa
conoscenza e consenso da parte dei fedeli interessati. Il candidato di tutti
deve essere da tutti eletto. E qui Rosmini giustamente distingue la sua
critica: è di diritto divino morale scegliere i propri pastori anche se
l'esercizio di tale diritto però non sempre diventa possibile. Vedi i casi di
conflittualità fra il popolo o l'inadeguatezza dei mezzi. Il Rosmini pone così
un certo limite alla "democrazia" nella elezione dei vescovi e dei parroci,
pure apprezzando la prassi introdotta in Francia o esistente nei paesi protestanti.
Quinta piaga del piede
sinistro: la servitù dei beni ecclesiastici.
Il
clero ha diritto di possedere beni temporali, ma non attraverso costrizioni dei
fedeli, tipo decime, primizie, ecc. Esso deve trattenere per il suo
sostentamento solo il necessario, il resto devoluto ai poveri. Chi si fa prete,
si fa messaggero e profeta della carità. Va budgettata la quantità dei beni da
devolversi secondo priorità. Tutto sia chiaro agli occhi del popolo con
resoconto annuale. L’uomo e quindi anche il prete quando non può peccare di
nascosto pecca di meno. È questo è un vantaggio per i poveri. La chiesa non
pretenda privilegi, paghi gravezze e balzelli (tasse) allo Stato a meno che non
si tratti di proventi direttamente destinati ai poveri.
Quali le reazioni?
Le
reazioni a quest’opera almeno per un secolo furono catastrofiche. A parte la
condanna all’indice del libro e della persona, come detto sopra, ci basti un giudizio
di P.Spina, rappresentativo in tutto questo percorso. “Un parricidio, un
attentato, una piaga mortale quella che l’abate Rosmini ha cercato di fare alla
santa, cattolica, apostolica, romana chiesa, sua e nostra madre comune, con il
suo velenosissimo opuscolo” Le cinque Piaghe (Napoli 1859). Eppure dopo un
secolo questo libro è servito da bestseller per i Padri del Concilio Ecumenico (1965)
alla stesura delle costituzioni sulla riforma della Chiesa. Nonostante il
silenzio della chiesa ufficiale su questa beatificazione del 18 11.07 la
componente innovativa invece si è liberata ed auto rivalutata parlando e
scrivendo addirittura di “un atto di riparazione storica, resa giustizia a
Rosmini, la rivincita di Rosmini, traguardo di vittoria". Lasciando da
parte queste reazioni emotive ci sia permessa una domanda: Come sono prese in
considerazione oggi le sue osservazioni e le sue contestazioni? Un po' di
cammino si è fatto, molto resta da fare. Ad esempio per quanto concerne la
prima piaga: è di questi mesi il ritorno, sia pure opzionale alla messa in
latino, e ricorrente il silenziatore imposto a laici. Sulla terza piaga: l'elezione
dei vescovi è top secret del Vaticano, quello dei parroci top secret del Vescovo.
Ai fedeli è chiesto solo di pregare perché lo Spirito Santo scelga lui la
persona giusta. Ne fa testo la rimozione (18.10.07) del Vescovo di Locri
Gabriele Bregantini, amato dal popolo calabrese ed ora lo stesso popolo che si
sente orfano e abbandonato al potere mafioso.
Il terrore
di disorientare i “semplici”
Ma
lo spirito che soggiace e supporta questo libro come viene oggi recepito?
Dipende! In Svizzera il settimanale Cattolico Nazionale (Schweizer Kirche
Zeitung) ha riservato alcuni numeri ad hoc in senso positivo, in Italia abbiamo
invece il Quotidiano "Avvenire”, portavoce dei vescovi, che a firma di E.
Guerriero in data 20.1.07 sbotta: "col suo modo di scrivere il Cardinal
Martini disorienta i semplici” Al posto di Martini possiamo scrivere e leggere Rosmini
tanto i due hanno lo stesso identico
filone culturale, lo stesso identico amore ad una chiesa strutturalmente
diversa da quella attuale. È la prima piaga della mano destra di Gesù: ”non si
deve dire la verità, la gente è ignorante, ad essa è proibito capire, ad essa è
fatto obbligo di creder e obbedire, rinunciando al diritto di ragionare con la
propria testa”. Quando invece Gesù disse: ”La verità vi farà liberi”. Nella
vicenda Rosmini un merito va dato alla costanza dei suoi missionari delle suore
da lui fondate, che cocciutamente hanno salvato questo umile grande uomo dalla
rimozione culturale ed ecclesiale, dalla reiezione e dall’oblio. E qui grazie anche
alla corrente conservatrice dell’attuale chiesa, la quale anziché decapitarlo
come aveva fatto con Giordano Bruno, ha accettato di beatificare questo eretico
e di porlo sul candelabro. Fra tanto spazio dato dalla TV all’Isola dei Famosi
e ai reality da analfabeti ci auguriamo pure qualche briciolo di dibattito sul
pensiero e la figura di questo uomo eccezionale. Ancora oggi la sua opera pubblicata
nel 1848 preannuncia intuizioni importanti per quel rinnovamento che ha da
essere caratteristica continua della nostra chiesa.
Autore:
Albino
Michelin
14.12.2007
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