Giovedì 17 gennaio 2008 Papa Ratzinger era stato invitato a tenere una conferenza all'università Sapienza
di Roma. Per una serie
di circostanze vi ha rinunciato (secondo alcuni), è stato costretto a rinunciare (secondo altri). La Sapienza, università statale laica, fondata nel 1303 da Papa Bonifacio VIII, si prestava a festeggiare i 705 anni di
vita. Attualmente annovera oltre 10 mila studenti iscritti e 4500 docenti. Tentiamo
di dare una possibilmente esatta verità dei fatti. Il rettore
Guarini il 23 novembre di sua spontanea iniziativa invita il romano pontefice
quale relatore ufficiale per l'apertura dell'anno accademico. Il tema avrebbe
dovuto riguardare la pena di morte, che sarebbe poi stato sostituito
nell'acuirsi della vicenda. L'esimio docente Marcello Cini ed altri 67
cattedratici, in maggioranza esponenti dell'Istituto di Fisica, esprimono il
loro dissenso. Considerano cioè la visita inopportuna per una serie di motivi
discutibili o meno. Ad esempio: l'inaugurazione ufficiale viene in genere
affidata ad una personalità interna all'istituzione stessa. Quindi Ratzinger
avrebbe potuto intervenire in altra circostanza. L'apertura dell'anno
accademico ha un valore e significato tutto diverso da quello di un pubblico
dibattito. Poi, l'argomento di apertura "Pena di morte" non è parso
ai firmatari molto coerente e confacente, in quanto il Catechismo attuale della
Chiesa cattolica compilato da Ratzinger verso gli anni ‘90 al nr. 2266 ritiene
lecita la pena di morte. Ulteriore motivo: l'istituzione rappresentata dal Papa
ha condannato Galileo che all'inizio del 1600 affermava essere la terra a
girare attorno al sole e non viceversa, secondo l'asserto della Chiesa del
tempo basata su di una pedissequa lettura della Bibbia. Condanne poi si sono
ripetute nei confronti di Marx, Darwin, l'illuminismo, Freud e gli scienziati
in genere, specie quelli della odierna bioetica. Ora il rifiuto della scienza
non è così irrilevante per chi dovrebbe iniziare un anno accademico. I docenti,
cioè il gruppo su citato, paventavano che il Papa venisse a turbare la loro
ricerca scientifica con ipoteche fideistiche e principi autoritari. Se
Ratzinger predica che la ragione ha bisogno della fede altrimenti diventa
deriva apocalittica, tutto ciò lo esprima liberamente dalla finestra di Piazza
San Pietro, a casa sua, ma non necessariamente in una università laica, in casa
d'altri, che non dovrebbe essere messa in soggezione dai poteri forti religiosi
a pensiero unico, senza possibilità di dialettica. Che poi il testo della
conferenza papale avesse atri contenuti sul tipo "il Papa non vuole
imporre la fede a nessuno" è costatazione verificabile però dopo
l'incidente.
Un
nuovo schiaffo di Anagni.
La comunicazione del
inopportunità venne divulgata qualche settimana prima del 17 gennaio quando l'OK
papale fu definito. Di qui il sollevamento popolare degli studenti, invero
abbastanza limitato a qualche centinaio. Come al solito manifesti e
megalenzuoli vengono esposti un po' dovunque attorno agli edifici
dell'università "Il sapere non ha bisogno né di papi né di preti, la
scienza è laica. Fra Giordano è stato bruciato, Galileo ha abiurato noi resistiamo
contro il Papato. "Annuntio vobis gaudium magnum, non habemus papam (vi
annuncio una' grande gioia, non abbiamo il papa)", e avanti su questo
tono. Inoltre vengono previsti pranzi sociali antipapali a pane e porchetta,
una frocessione (=processione), una via Frocis (Via Crucis), francamente con
troppa irriverenza goliardica. Furono appuntate forze di polizia e tutti gli
strumenti per la sicurezza. Ma il Governo in un dispaccio della presidenza ha
escluso ogni problema di ordine pubblico non ostante una campagna allarmistica
montata dal quotidiano dei vescovi italiani "L'Avvenire". Di qui la
rinuncia del Papa all'inaugurazione onde evitare e subire disordini. E qui
tutta l'Italia si desta fagocitata specialmente dai parlamentari di destra.
Stampa e Tv si stracciano le vesti per il nuovo schiaffo di Anagni, per
l'oltraggio imperdonabile, per il boicottaggio al teologo più illustre del
nostro tempo, per l'anticlericalismo di quattro imbecilli verso il santo Padre,
il dolce Cristo in terra. Subito il Cardinal Ruini lancia un appello per la
domenica 20 gennaio, tutti in piazza S. Pietro all'ora dell'Angelus, per dimostrare
affetto e solidarietà al Papa. Insomma una chiamata alle armi, una imponente
manifestazione della forza cattolica: le porte dell’inferno non prevarranno
contro di essa.
Montato un caso mediatico
politico
Fino a qui la
cronaca. Qualche osservazione, limitata alla minoranza dei credenti che ama
andare al di là delle emozioni di un giorno, effimere e facili a sciogliersi
come neve al sole. Anzitutto nessuno ha messo la mordacchia al Papa per
proibirgli di esprimere libera opinione. Solo si è consigliata la sua relazione
in altra circostanza, non all'inaugurazione ufficiale. Un tempo la scienza
studiava la materia morta, oggi studia quella vivente. Per questo il docente
Cini si espresse: "non abbiamo piacere in tale occasione ufficiale sentire
un relatore, per quanto emerito, capo di una confessione religiosa, che ha
offeso e offende questa ricerca". Ovviamente, esagerato il Cini, troppo
geloso della sua autonomia. Ma un dubbio a proposito non nuoce. ln effetti non
corrisponde a verità che al Papa sia negata in Italia la libertà di opinione.
Lo dimostra il fatto che la nostra Televisione dà ampio spazio ai suoi
interventi, ai suoi pontificali, alle sue esortazioni. Ogni giorno! Anche se
applaudite apparentemente da tutti e quasi da nessuno interiormente condivise.
Se pensiamo al torto che stiamo facendo alle altre religioni, come ai valdesi e
ai protestanti ridotti ad un'ora di trasmissione, una volta la settimana, dopo
mezzanotte, nessun cattolico italiano ha il diritto di lamentarsi che al Papa
venga tolta la parola e non gli si lasci la libertà di opinione. AI contrario:
è un'autentica invasione! Conseguenza: un solo menu cattolico, cultura a senso
unico. Altra considerazione: il Papa avrebbe dovuto ugualmente andare alla
Sapienza a tenere il suo discorso, ancorché prevedesse la contestazione di uno
sparuto drappello di studenti e docenti. Gesù ci sarebbe andato, anche se
qualche volta nella discussione con i suoi avversari ha dovuto scappare per non
essere linciato. Quindi pure un papa sull’esempio di Gesù non deve andare solo
là dove le folle lo acclamano, dove l’applauso è unanime, dove può raccogliere
solo osanna e successi. Ma anche là dove la contestazione, specialmente
giovanile, necessita di risposte prive di apparati, di verità definite, in un
processo di dialogo.
Riclericalizzazione
dell’Italia
Ancora: questo
incidente pone una domanda. Quando il papa parla, lo fa in qualità di teologo,
come servo dei servi di Dio, come capo della chiesa cattolica, come governatore
dello stato vaticano, come monarca del sacro romano impero stile antico regime?
Una chiarifica ce la dobbiamo pure fare, non può essere una popstar
pigliatutto. E’ questo è un grande vantaggio per la credibilità della chiesa
stessa, soprattutto per diminuire l’anticlericalismo. Non vorremmo dettagliare
troppo singolarmente questi aspetti. Servo dei servi di Dio? Gesù gli disse:
Pietro, conferma i tuoi fratelli nella fede. Teologo? Allora potrebbe pure
accettare il dibattito per una ricerca comunitaria della verità. Governatore
dello Stato Vaticano? Qui la faccenda si complica: entrando in politica deve
pure allora accettare le contestazioni. Quando Pietro voleva instaurare la
forza politica d'Israele Gesù gli rispose: "vai indietro da me Satana, tu
non sai di che spirito sei". La reazione dell'università Sapienza, per quanto
sparuta, forse ha pure qui una radice. Anche perché il clima di quei giorni era
di alta tensione. In effetti il Papa Ratzinger aveva fatto osservare al sindaco
Veltroni il degrado di Roma. Forse valeva la pena di evitare ciò che venne
considerato un affronto. Il Vaticano non deve dimenticare tutte le regalie
economiche che l'Italia e Roma gli riserva. Tutti (e sono parecchi) gli edifici
della chiesa esenti da tasse, dal fisco, insegnanti di religione nelle scuole
pagati dallo Stato, così pure cappellani militari. La bonifica delle acque
vaticane costate all'Italia 360 milioni di euro qualche anno fa. Ovvio che
questi interventi causano incidenti diplomatici. Oppure monarca del Sacro
romano impero? Grazie per quanto la chiesa ha fatto nel Medioevo, ma non
dobbiamo nutrire nostalgie dei passati cimeli. Invece continua a tutt'oggi il
bacio dell'anello papale, ad esempio. Che se da una parte potrebbe
rappresentare un culto della personalità fuori tempo, dall'altro potrebbe costituire
un pericolo di diffusione di malattie infettive, certamente un accumulo di
sbavature poco igieniche. Ma i nostri parlamentari, a scopo elettorale, arrischiano
tutto e di più, sono sempre in prima fila non solo al bacio del sacro anello,
ma anche della pantofola, se lo potessero. L'osservazione non ci sembri
peregrina: in effetti il rettore dell'università della Sapienza aveva invitato
i docenti al bacio dell'anello. Pure questo in alcuni ha suscitato reazioni e
rifiuto. Infine per quanto concerne il rispetto delle opinioni altrui che il
Papa ha reclamato e ci trova consenzienti, va anche detto che eventuale
reciprocità in merito non guasterebbe. Cioè sarebbe disponibile la gerarchia ecclesiastica
romana ad invitare all'università Pontificia, per l'inaugurazione dell'anno
accademico, un relatore tipo Bertinotti, marxista doc, oppure un Cecchi Paone
per una lezione sull'omosessualità, quella innata, quella indotta, quella affettiva?
Dopo aver definito assassine le abortiste e dopo aver equiparato gli
omosessuali agli incestuosi, chissà quante pietre tirerebbero loro addosso i
cattolici teocom e teodem, Opus Dei, Comunione e liberazione, i miliziani di
Cristo, Focolarini, via via. Tutti all'insegna della libertà di opinione, di
parola, di stampa. Ovviamente, quella loro. Come si vede, l'incidente papale
della Sapienza aprirebbe un discorso più importante di quello che non si pensi,
anche se la contestazione è stata innescata da una minoranza apparentemente
insignificante
Autore:
Albino
Michelin
31.01.2008
Nessun commento:
Posta un commento