A scanso di equivoci
per evitare confusioni dirò che
il presente articolo nel riferirsi alla Chiesa italiana non intende esprimersi su
argomenti concernenti i dogmi, la fede, la SS Trinità, Gesù Cristo, la Sacra
Scrittura, ma riguarda l'attuale posizione politica dei vescovi. Usiamo pure la
sigla, Cei (Conferenza episcopale italiana), e quindi trattandosi di argomenti
politici ci sentiamo pure autorizzati ad esprimere un’opinione anche se diversa.
Ovvio che anche la Chiesa ha tutto il diritto di presentare i propri punti di
vista di fronte alle varie legislazioni, nonché il dovere di educare i credenti
alla formazione di una corrispondente coscienza in politica, però non ha il diritto
di interferire. Ma ciò che sta facendo nell'ultimo periodo la sua non è nemmeno
interferenza è sostituzione al ruolo proprio dei cattolici. Essa infatti non
deve essere un partito ma un laboratorio di formazione, lasciando poi la
libertà di scelta ai singoli. Una volta avevamo la democrazia cristiana, da De
Gasperi ad Andreotti, che godevano di ruoli autonomi, oggi abbiamo il partito "Cei",
mentre i cattolici sono ritornati in ordine sparso ad attendere l'imboccata
come gli uccellini nel nido e baciare la sacra pantofola. Anche in Svizzera abbiamo
una gerarchia cattolica la quale non è muta né asservita allo Stato. Quando
tempo fa ci fu lo scandalo dei lingotti d'oro confiscati dalle banche agli
ebrei deportati dai nazisti in Germania, l'episcopato elvetico ha espresso
pubblicamente la sua posizione contestativa. E allorché si effettuò la consultazione
referendaria sulla bioetica, caso procreazione assistita, trattamento degli embrioni,
ecc., pure questa gerarchia si espresse con documento sfavorevole, cui la
nostra prassi pastorale si attiene. Ma in Italia non è così. C'è una insistenza
di chiesa a pestaggio. Molti credenti non ne possono più, e molti indifferenti
ritornano ad essere anticlericali. E non si può dare loro del tutto torto.
Perché la chiesa sta sempre con la destra?
Se non facciamo attenzione a queste premesse finiamo con
l 'inquinamento mentale e morale, pericolo che tutti vogliamo evitare. Da parecchi
anni a questa parte la Chiesa italiana, salvo rare eccezioni di qualche vescovo
fuori del coro, si è schierata per la destra, cioè per il trio Berlusconi-Fini-Casini.
Ma dopo il "Mastellum"' di gennaio 2008 (Mastella pare sia stato usato
come miccia dalla Cei scoppiata poi nelle sue mani), tutto il quadro politico si
è scompaginato. Il binomio cardinalizio trainante, Ruini-Bagnasco attuale, si
vide fallire il pressing su Berlusconi affinché accettasse l'apparentamento con
l'Udc destra Casini. Così ora la Chiesa si trova a cercare un'altra strategia e
giocare su 4 tavoli diversi in cui la partitocrazia italiana si è liquidata. 1)
Popolo delle libertà. Accusa però
un deficit culturale, in quanto tale popolo privo di una adeguata cultura si trova
identificato con il suo unico leader ideatore Berlusconi. 2) L’Udc, unione democratica di centro
o centro cattolico moderato di Casini, sollecitato ad unirsi superando il
frazionamento post democrazia cristiana e ad un incollamento alla Rosa Bianca, neonato
partito pure degli ex democristiani. 3) Partito
democratico di Veltroni. Visto dalla Cei come il fumo negli occhi; un
po' cattolico, un po' laico specie dopo l'accoppiata con i Radicali di Pannella-Bonino.
Gruppo cui la Chiesa non darà nessun sostegno. 4) Sinistra Arcobaleno: tavolo lasciato deserto, dai vescovi
nemmeno preso in considerazione se non per lanciarle qualche scomunica. Come
quella di "assassine" (alle donne che abortiscono), o di incestuosi
(agli omosessuali). Il partito poi di Giuliano Ferrara: moratoria contro la
strage degli innocenti, arrischiando una minoranza di aderenti, verrebbe dalla
Chiesa aggregato a Casini. La domanda: giova ai vescovi scendere in campo con
le stesse armi? Si ha un bel dire da tutti i pulpiti e convegni che compito
della Chiesa non è quello di fare politica, ma di dare indicazioni di coscienza.
Pura teoria, in pratica è contesa aperta. Come se Spagna e Zapatero non avessero
insegnato nulla. Noi pensiamo che oggi la migliore politica della Chiesa italiana
sia quella di cominciare a fare della preevangelizzazione di base, di riformarsi
essa stessa, e di dare per prima il buon esempio. Su tutto i giornalisti
Stella-Rizzo hanno pubblicato mesi or sono un libro interessante, il bestseller
degli ultimi anni: "La Casta". Sui costi e sui privilegi della classe
politica. I due, se avessero il coraggio del Beato Rosmini che nel 1832
pubblicò il libro sulle "Cinque piaghe di Santa Madre Chiesa'', ne
dovrebbero divulgare uno dal titolo eloquente: "Casta: Chiesa cattolica Italiana
anni 2000". Etica pubblica, trasparenza, giustizia fiscale, abolizione dei
privilegi, costi delle strutture confessionali cattoliche, e quant'altro di cui
tutti sono al corrente.
Politica sulla casa: gli sfrattati dal Vaticano e dalla Cei.
La Cei difende su tutto la precedenza della famiglia.
Scelta sacrosanta. Però a Roma il più grande proprietario di immobili nel
centro storico, appartiene alla S. Sede, ovvero alla "Apsa"
Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica. A metà ottobre 2007 la nostra
proprietaria ha dato lo sfratto agli inquilini, non più in grado di pagare
l'affitto. Per 200 famiglie sfratto esecutivo. Le loro abitazioni trasformate o
da trasformarsi in lussuosi locali breakfast o appartamenti da affittare a
scopo clientelare. Altro che solidarietà con le povere famiglie che non arrivano
a fine mese con uno-due pupi a carico. Altro che attenzione agli immigrati e
romeni che vivacchiano con cani e gatti nelle baraccopoli lungo il Tevere. E
chi li fa i figli quando manca un tetto, e quello che si aveva viene trasformato
in sontuoso attico per i ricchi epuloni? Papa Wojtyla domenica 16.6.1996
all'Angelus parlava sul diritto urgente alla casa, come luogo di socializzazione,
cultura, spiritualità. Stesse belle
parole ripetute anni dopo dal suo successore Benedetto XVI. Il vescovo G.
Bonicelli, membro della Cei sui problemi sociali, lodevole eccezione, il 29.10.07
sottolineò che è inutile parlare di sostegno alle famiglie e poi mancare
dell'essenziale. Ma questo è il partito dei vescovi. "Family Day" intende
organizzare prossimamente una manifestazione per un fisco a misura di famiglia.
Raccolte due milioni di firme. Postilla della manifestazione è l’esclusione dei
figli nati fuori dal matrimonio, perché le coppie di fatto non possono
diventare soggetto di diritto. Come dire, meglio non fossero mai nati, oppure
meglio che le madri avessero abortito? La risposta va agli apostoli del Family
day. E già che ci siamo passiamo al rispetto per la vita. Si continua a picchiare
contro l’aborto e contro la legge 194. Si ricordi che lo Stato Pontificio fino
al 1870 era infestato più da prostitute che da briganti. Non ci mandò in giro a
bonificare il territorio né don Benzi di venerata memoria, né i carabinieri. Si
fece una legge per regolamentarla. Si dirà con ciò che Papa e Curia vaticana
erano prostituzionalisti? E quindi si concluderà che una chiesa che tollera una
legge sull’aborto sarebbe abortista? A riguardo di questo problema si sostiene
e giustamente che il debole (il feto) va sempre rispettato con priorità sul più
forte (la madre). Allora si permetta una rinfrescatina alla memoria. Il
Cardinal Ruini, nella omelia funebre pro 19 assassinati italiani in Iraq così
si pronunciò: ”Signore benedici i nostri soldati, combatteremo il terrorismo, continueremo
nella nostra missione di pace.” Le morti dei bambini innocenti, donne, civili
inermi furono, sono e saranno a migliaia. Si può giustificare questo male, perché
minore, onde salvare un bene maggiore, l’amicizia con gli Usa e la guerra
preventiva? La guerra contro l’aborto sta diventando il pallino fisso per spostare
l’attenzione da altri problemi ben più gravi. Da quando è entrata in vigore la legge,
gli aborti sono diminuiti del 40%, i morti nelle guerre sono invece aumentati a
dismisura. E perché il partito dei vescovi non prende posizione chiara e netta
contro le fabbriche di armi e le banche armate d'Italia che esportano
all'estero milioni di ordigni di morte?
I Dico, i
Pacs, i Cus e le coppie di fatto.
Siamo per il matrimonio cristiano,
ma anche per il rispetto di tutti gli altri tipi di matrimonio. Le Eccellenze del
nostro Episcopato pare facciano zapping e giochino su diverse tastiere. Cito perché
risponde a verità. Pier Ferdinando Casini è il premier divorziato più
sponsorizzato e amato dai vertici della Cei. Ricevuto in pompa magna persino da
Papa Ratzinger. L'Avvenire che non è un rotocalco gossip, ma il quotidiano dei
vescovi, il 28.10.2007 uscì con un servizio mondano-dovizioso sul nuovo matrimonio
del nostro Piero con Azzurra Caltagironi. Marito e moglie per la legge italiana
e per il partito dei vescovi. Ma per il Diritto Canonico si tratta di un
secondo matrimonio, illecito, invalido. In chiesa sono da cacciare dietro la
lavagna e da negare loro la comunione. Domanda: la pena scatta solo se si tratta
di povere coppie provinciali? A.Plotti, vescovo di Pisa, altra lodevole
eccezione, in una intervista sul quotidiano La Stampa del 24.1.2008 disse che
la chiesa sta commettendo un grave errore. Accettando di farsi sostenere dagli
atei devoti, teodem, teocom, sul tipo del già citato Giuliano Ferrara, rischia
di svendere e ridurre la fede a strumento di potere. Opportunisti che
approfittano della situazione di crisi per i loro interessi. Ma così sono quasi
tutti i politici italiani. Anziché combattere o distanziarsi dalla chiesa
preferiscono furbescamente annettersela. E il partito dei vescovi dentro ci
casca. A questo delle coppie vi è connesso l’altro aspetto: l’omofobia e
l’omosessualità. Dal 20 al 24 febbraio 2006 all’Università Pontifica Laterano
di Roma fu tenuto un convegno su “Questione omosessuale”. Invitati soltanto
relatori di stretta osservanza papale-Cei. M.Bagnasco psichiatra, Crowford
giurista, J.J.Perez teologo, T.Anatrella monsignore. Nessun relatore
omosessuale, e ve ne sono parecchi di competenti e rispettosi, fu lasciato
intervenire al dibattito. Dov’è la libertà di opinione e l’attenzione ai
diversi? Si è fatto un cancan del diavolo per il rifiuto a Ratzinger di tenere
una prolusione all’Università La Sapienza di Roma il 17.1 08 allo scopo di
inscenare un caso politico e di piazza. Ma nel Laterano si trattò proprio di
una inquisizione medievale, di una gogna culturale alla Giordano Bruno. Il
Partito dei vescovi italiani deve chiedersi il perché di queste contraddizioni.
E qui si annida anche il problema della libertà religiosa. In Italia esiste una
legge risalente al 1929 con Benito Mussolini che privilegia la religione cattolica.
Le altre non vengono prese in considerazione, il tutto sulla base di un Concordato,
il quale però potrebbe anche essere riveduto dalle due parti consenzienti. Ma
siccome la Chiesa consenziente non sarà mai, ecco che il Concordato mai cambierà.
Con ciò essa potrà continuare ad usufruire di un sacco di privilegi e di
esenzioni sulla groppa degli italiani contribuenti. Perché il partito Cei non
si adopera almeno per aprire una discussione sul Concordato allo scopo di dare
a tutte le confessioni religiose uno statuto paritetico? Inoltre perché non
proporsi affinché lo stato istituisca facoltà di teologia nelle sue proprie
università come in tanti paesi d’Europa? Forse si preferisce tenere i cattolici
ad un livello di sottosviluppo, con una religione e monocultura, senza
confronto e apertura alle altre teologie?
Moralità pubblica totalmente carente
Qui il discorso diventa interminabile
se ci riferiamo alla collusione fra politica-mafia-chiesa. La rimozione del vescovo
Bregantini da Locri parla da sé. Il primo marzo 2008 sempre a Locri 5 mila
persone provenienti da tutta Italia, non "cammellate" organizzarono un
corteo "Alleanza per la Calabria", promosso dalle Cooperative Bregantini.
Tre grandi urne a simboleggiare il clientelismo, i poteri occulti, le massonerie
deviate. Dentro migliaia di schede che ognuno era invitato a riprendersi.
Consegna: nessun scambio fra voto e bisogni delle persone. Assente o quasi la
Chiesa, nessun vescovo, pochi i parroci presenti. Padre Zanotelli lamentò: "quello
che manca alla Chiesa italiana è la santa collera contro tutto ciò che è ingiusto".
Questo è un discorso assente nell'orizzonte della Cei. R. Nogaro, vescovo di Caserta,
una terza eccezione illustre, nel Convegno Acli il 23.2.08 criticò l'istituzione
ecclesiastica che anziché a Cristo e al Vangelo dà la precedenza alla Chiesa.
Società ricca, prestigiosa, coreografica. Dopo questa analisi non si salva
niente del "Partito dei vescovi"? Non sarei dell'avviso del campione
ciclistico Gino Bartali che sportivamente reclamava: "tutto da rifare".
Piuttosto "tutto da ripensare". Questo forse sì.
Aurore:
Albino Michelin
28.03.2008
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