Nella settimana fra
il 13-20 aprile 2008 il Papa si è recato negli Usa anche per dare seguito all'invito
dell'Onu in occasione dei festeggiamenti dei 60 anni dalle dichiarazioni
universali dei Diritti umani (1948). Anche qui come dovunque accolto a furor di
popolo; ovviamente, da un "certo" popolo, forse decine, forse
centinaia di migliaia di persone, gli zeri contano poco. Un'accoglienza
trionfale, ancorché sia legittimo porsi il dubbio se questa e tutte le altre
testimonianze popolari consimili siano segno di conversione al Vangelo oppure
di curiosità nei confronti di vip e star eccellenti. Non ci interessa qui la
cronaca dei singoli avvenimenti quanto il rilevare alcuni aspetti salienti con
relative analisi. Al primo posto ci metterei la visita del Pontefice al
"Ground Zero", il luogo dove sorgevano le Torri Gemelle distrutte
nell'attentato dell'11.9.01 con la morte di 2826 persone. Non fece un discorso
quanto piuttosto una preghiera toccante che giova riportare: "Dio, volgi
lo sguardo su di noi riuniti in questo luogo, scenario di incredibile violenza e
dolore. Volgi il tuo sguardo verso coloro che hanno il cuore e la mente
consumati dall'odio”. Una preghiera piena di pathos e di umanità che tutti da
ogni sponda possiamo condividere. Al secondo posto ci potremmo situare il suo
intervento all'Onu ed in altre platee, concernente i preti pedofili. Con tono
di voce chiara e accorata, ma decisa confessò di provare vergogna per quanti si
erano macchiati di atti gravissimi, per la copertura di alti prelati, che
avevano messo in ginocchio diverse diocesi, ma soprattutto avevano procurato scandalo
al mondo intero. Pure su questo intervento si è pienamente d'accordo, anche se
molti lo ritengono tardivo e proferito costretto da una smaccata evidenza, per
necessità ineludibile, però per lunghi anni tenuto nascosto. In effetti già da
tempo alcune voci cattoliche avevano inoltrato interrogativi in materia (allora
da ambienti africani) ma erano state indotte al silenzio. Pure il sottoscritto
si era permesso di aggregarsi con qualche larvata osservazione, ma venne da Roma,
tramite i superiori della Congregazione di appartenenza, invitato a non
denigrare la chiesa. Con tre quesiti: "che cosa scrivi, perché scrivi, per
chi scrivi..." Ora in pochi anni scopertasi la pentola con tutto il
maleodorante contenuto le supreme autorità lanciano una severa crociata contro
i nuovi infedeli: tolleranza zero. Ma dubitiamo ciò sia sufficiente,
bisognerebbe invece apportare rimedi preventivi e alternativi a monte. Ad esempio
un libero celibato dei preti contribuirebbe anche se non ad annullare, certo a
diminuire questo scempio. Con il Cardinal Martini molti si augurano che la
nostra chiesa apra al riguardo un franco e sincero dibattito.
Delusi
dal silenzio del Papa
Il terzo elemento saliente della visita del Papa in
Usa è stato il suo ribadire il diritto alla vita, il rispetto della vita dal concepimento
alla morte naturale. È questa una tematica ricorrente nel Magistero
dell'attuale Pontefice. Ci sia concesso a proposito di riportare un intervento
del signor Giampaolo Mortoni, pubblicato nella rubrica "Lettere al
Direttore" Giornale di Vicenza del 21.4.08 "Il silenzio del Papa".
"La chiesa contempla ancora la pena di morte (Catechismo, art. 2267 anno
1997). Ciò che disturba e offende non è tanto la pena capitale, quanto il non
volerne parlare, proprio come ha fatto il Papa in America. Apparentemente
appagato dalla sintonia con Bush e dal modello America. Al Papa dobbiamo
ricordare che ha colpa se non mobilita giuristi, prelati, giornalisti ecc. a
togliere dal Nuovo Catechismo quell'articolo che disonora la sua augusta
persona e l'intero popolo ecclesiale". Sullo stesso tenore innumerevoli
sono stati gli interventi in quotidiani e riviste. Intanto vorrei liberare il
signor Mortoni da una preoccupazione burocratica. Per cambiare o togliere un comma
dal Catechismo e dal Diritto canonico non è necessario convocare una corte di
giuristi, impiegare anni di dibattimenti. Nella Chiesa (almeno sino ad oggi)
chi fa una legge (= il Papa) può anche cambiarla. Dalla sera alla mattina. In
effetti il 30.6.1998 Papa Wojtyla senza tanti travagli annunciò la revisione
del Canone 750 del Diritto canonico, dal titolo "A difesa delle
fede". Così potrebbe fare anche Papa Ratzinger la prossima domenica dalla
finestra di Piazza S. Pietro. Questo non dipende da nessuna Corte di
Cassazione, solo da lui. Ciò che comunque desta impressione dopo questo
discorso in Usa è la divulgazione contrastante data dai giornali e settimanali
cattolici italiani. Alcuni scrissero: "Benedetto XVI per il diritto alla
vita, contro l'aborto, l'eutanasia, la pena di morte". No, falso.
Rivediamo i palinsesti del discorso. "Pena di morte", nemmeno
pronunciata, nemmeno sussurrata. Qualche altro settimanale cattolico batté una
strada opposta: "Sulla pena di morte il Papa non si pronunciò in quanto
volle dare priorità ad altre esigenze". Qui siamo sul grottesco, come se
pronunciare tre parole (tre, non una di più) avesse rubato tempo e spazio al
protocollo cerimoniale. Non si dimentichi che nella coincidenza di questa visita
proprio in Usa sono tate emanate sei condanne a morte, eseguite due giorni dopo
il ritorno in Vaticano (martedì 22.4.2008). Dopo 8 mesi di stop sono andate
così deluse le speranze degli abolizionisti americani che speravano in un atto
di clemenza. Certo chiedere al Pontefice di esprimere una difesa della vita con
una condanna chiara della guerra Usa contro l'Iraq sarebbe stato troppo. Nella
tana dell'orso avrebbe arrischiato un linciaggio, se non qualche blitz fatale.
Però un intervento propositivo ed esplicito contro la pena di morte sarebbe stato
in coerenza con il suo magistero. Diversamente si cade nel relativismo, cioè
che la vita è sacra a seconda delle circostanze e a seconda dei destinatari
(poteri più o meno forti) cui ci si rivolge. Ed il relativismo è uno dei deficit
etici contro cui l'attuale Papa prende continuamente posizione. Sono silenzi
che possono creare scandalo nei "semplici", cioè impasse e
confusione, come appunto scandalo patito si riscontra nel disagio del signor
Mortoni e di innumerevoli altri con lui. E non hanno torto.
L’ambiguità dei
conduttori radiofonici e televisivi.
Oltre che mano forte
al relativismo si blocca anche il processo di amore e rispetto alla vita in
altri settori dei media. Pensiamo ad esempio ad una trasmissione radiofonica di
Aldo Forbice in cui questo conduttore lancia ogni sera sottoscrizioni per
l'abolizione della pena di morte in Arabia Saudita, o nel Quatar ecc. per
salvare una donna, povera adultera "Amina". Mai questo giornalista si
peritò di fare una campagna radiofonica contro la pena di morte in Usa e per l'abolizione
della pena capitale nel catechismo. Cattolici clero dipendenti, di nessuna
coerenza con il Cristianesimo che di facciata esibiscono. Di fronte a questo
silenzio papale, per nulla notato o preso in considerazione dalle folle
osannanti, la stampa Usa si è schierata in due reazioni contrapposte. Una
conservatrice che ha definito il Pontefice guru di Bush. Preceduto da voci sulla
sua presunta durezza ideologica ed umana, fu riscontrato invece essere uomo di
grande calore, candore, compassione, di forti convinzioni morali, di grande
stile ed onestà. Di segno diverso invece altra stampa. "Il gregge cattolico
americano non si riconosce in questa chiesa né in questo Papa. Al di là del
gigantesco show multimediale rimane il problema centrale di una chiesa
cattolica gravemente retrograda e fuori dei tempi". Forse anche per queste
contraddizioni il settimanale americano "Time" uscito il 3.5.08 nella
Hit Parade dei personaggi più influenti del pianeta, stilata ogni anno divisa
in 5 sezioni con 20 nomi per gruppo (leader, eroi, scienziati, artisti, costruttori)
non ha incluso Papa Ratzinger nella "Top 100" dei potenti. D'accordo
con l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, che sono stati "usati
criteri assolutamente estranei a valutazioni sull'autorità religiosa e morale
del Pontefice", però almeno un posticino fra i leader religiosi accanto al
primo menzionato Dalai Lama, premio Nobel per la pace, sarebbe stato
giustificato. Ma forse va anche riconosciuto che il peso morale sul piano
concreto, cioè dei valori umani e cristiani sembra modesto. Nessuno dei due è
riuscito a convincere l'altro. Né il papa gli Usa, e nemmeno gli Usa (cioè i
credenti cattolici) il Papa. Punto a capo. Ma non bisogna scoraggiarsi. C’è
sempre tempo davanti a noi per rileggere il senso delle visite papali in giro
per il mondo.
Autore:
Albino Michelin
09.05.2008
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