Il 7
luglio 1998 due donne cinquantenni amiche d'infanzia hanno deciso di iscriversi
come coppia al Registro Unioni civili del Comune di Pisa. Non fu, a loro dire,
una provocazione estiva ma la ferma volontà di accelerare il processo di
riconoscimento delle unioni di fatto, sia omosessuali che eterosessuali. Già
nel '97 a Napoli era sorta la Liff (Lega Italiana Famiglie di fatto), allora
senza vincoli ufficiali di coppia. Si presume che nella nostra nazione
ammontino al 2% coppie di questo tipo, di cui 70% etero e 30% omosessuali o
lesbiche: una minoranza. Il problema sorge allorché ci si chiede se, nonostante
ciò, questa sia da rispettare o da archiviare.
Attualmente
nel nostro Parlamento esistono due proposte di legge in materia, rinviate a
settembre (quale settembre?) per il dibattito. Come interpretazione estensiva dell'articolo
5° della Costituzione, che dichiara fondarsi la famiglia sul matrimonio, l'una
concerne le coppie eterosessuali (riconoscimento giuridico a quelle conviventi
legate da almeno tre anni), l'altra le omosessuali e lesbiche (riconoscimento
giuridico per registrazione, scioglimento, e disciplina di successione).
Aggiungiamo poi il caso Marino, eminente onorevole del Partito Popolare (ex
DC), che ebbe la nobile pensata di pronunciare generiche espressioni di
rispetto per le unioni diverse dal matrimonio e per la procreazione assistita. Subito
la macchina della gerarchia ecclesiastica si mise in moto a far terra bruciata
attorno a quelle frasi e alla paventata legalizzazione delle coppie di fatto. Il
riferimento è alla gerarchia italiana, in quanto le altre europee (svizzera,
tedesca, ecc.) pur conoscendo la dottrina in merito rimangono nella prassi
pastorale più sfumate. E anche a riguardo dì quella italiana va precisato che
si tratta di maggioranza, non di unanimità, in quanto una minoranza con a capo
il Card. Martini di Milano si esprime su posizioni più soft e più articolate.
Questo va chiarito per non far di ogni erba un fascio. Una consistente
percentuale è dunque per bandire nuove crociate. Il Card. Saldarini di Torino:
"Ribadisco la dottrina cattolica della famiglia fondata sul matrimonio, quale
unione stabile fra l'uomo e la donna, in cui si escludano le convivenze sia omo
che eterosessuali, grave destabilizzazione della vita sociale." E Il
Vescovo di Pisa Plotti: "principio inaccettabile questo riconoscimento
civile con relative tutele concesse a coppie che vivono sulla precarietà, su
vincoli imprecisati, su ambigui rapporti affettivi. La loro registrazione
civile è strumento perverso, disgregazione dell'autentico modello familiare. Lo
Stato ha l'obbligo di tutelare il bene comune e non queste immondezze".
E
Maggiolini vescovo di Como si spinge oltre a togliere addirittura la pagnotta
di bocca ai parlamentari cattolici: "Uscite da un governo che va contro la
famiglia!". E qui stiamo proprio tornando indietro di un secolo
abbondante, al "Non expedit" (= Non è lecito ...) del 1868, quando
Pio IX proibì ai cattolici di votare per l'unità d'Italia e partecipare
attivamente alla politica del paese. Dopo ben oltre 130 anni la solfa si
ripete, si vuol mandare tutti sull'Aventino. Operazione che senz'altro
favorirebbe la chiarezza (... ma perché solo in questo caso dal sapore di
ricatto?), però renderebbe la presenza di cattolici sempre meno influente e la
loro testimonianza meno credibile. Come mettere un po' di ordine in tanto
bailamme? Anzitutto i credenti secondo la nostra formazione cristiana conoscono
bene in teoria il tipo di famiglia loro proposto. Nessuno vieta loro di
praticarlo. Ma non possono pretendere di imporlo a tutti gli italiani, che
magari cristiani non lo sono più, se non solo di nome. In effetti italiani si
nasce, ma cristiani si diventa o si sceglie di diventarlo. Né pretendere dallo
Stato una costituzione cattolico-confessionale, e al rogo chi si discosta. La
nostra è una società democratica, non più teocratica, quando cioè l'autorità
religiosa se la faceva da re ed imponeva il Vangelo con la spada. Questo metodo
esiste ancora oggi fra i mussulmani, ma viene da tutti chiamato intolleranza e
fondamentalismo. Quella occidentale italiana compresa è oggi una società laica
e tale laicità nel rispetto di ognuno siamo interessati a difendere. Laicità
che non significa indifferenza ai valori costitutivi della convivenza e
dell'etica umana né riduzione del fatto religioso a fenomeno privato: è solo
distinzione di ruoli fra stato e chiesa, assicurando ai cittadini piena libertà
religiosa e cultuale. Sinfonia o stonatura a più voci, questo è il pluralismo
della nostra società moderna. Che la gerarchia cattolica pretenda una certa
interpretazione ed un determinato comportamento morale dai credenti è fuori
discussione, ma non può imporlo ai cittadini dì altra opinione: l'Italia non è
più una repubblica cristiana. Lo Stato deve tener conto di questa nuova situazione,
rifiutarsi di diventare il braccio secolare della chiesa, deve legiferare
prendendo in considerazione la situazione morale di fatto. E qui si inserisce
bene la posizione del su citato Cardinal Martini che si schiera in difesa
dell'antico principio etico del male minore nel senso che anche lo Stato
Pontificio ai bel tempi nei suoi territori si accontentava di regolamentare la
prostituzione, non potendola del tutto abolire. Cosi oggi lo Stato italiano
potrebbe sentirsi (purtroppo) obbligato a sostenere non solo le famiglie
benedette in chiesa dal parroco con tanto di cotta e stola, ma anche le coppie
di fatto. O deve farle morire di fame?
Queste
polemiche plateali e di santa crociata oggi non servono più, anzi sono
controproducenti, perché provocano reazioni altrettanto dannose. Conferma di
ciò può essere considerato un intervento sulla stampa a firma di Enzo Mazzi del
14.7.98. Udite, udite: "Al Vaticano piace solo la famiglia tribale. Ora la
Sacra Famiglia è quella più deviante, trasgressiva, che maggiormente si
discosta dal modello di famiglia cattolica. Gesù era Figlio illegittimo di una
ragazza madre, la quale venne fecondata, si direbbe oggi, con inseminazione assistita
eterologa. Perché il seme non è del futuro sposo Giuseppe, ma ha una provenienza
extramatrimoniale, se pure, secondo il Dogma, dallo Spirito Santo. Solo in
secondo momento Giuseppe sposa Maria già incinta, con un matrimonio dal quale è
esclusa la procreazione e quindi nullo di fatto per l'attuale ordinamento
ecclesiastico ... ''
Dove
metterebbe oggi la Sacra Famiglia la nostra legislazione italiana? Gliela
darebbe la casa dell'edilizia o la lascerebbe nella capanna fra il bue e
l'asinello? E a Gesù Bambino figlio di un padre non padre glieli darebbe gli assegni
familiari? E una volta Gesù, diventato orfano l'avrebbe la pensione del padre
putativo? E come sarebbe trattata Maria vedova di un marito non marito dal
Vaticano e dai suoi politici cattolici italiani?".
E'
certo questa una reazione che rasenta la dissacrazione. Ma in parte è
comprensibile. Oggi è scomparso l'anticlericalismo e la chiesa gode di ampia
libertà per diffondere il suo vangelo. Ricordando però che non lo deve
rinfocolare e che il rispetto verso il pluralismo confessionale e verso i non
credenti è pure un gesto altamente evangelico.
Autore:
Albino
Michelin
26.08.1998
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