All’
inizio del 1999 ricevetti dall'Italia un malloppo postale con la seguente
informazione datata 18.12.1998: "Alla cortese attenzione di D. Albino Michelin.
Su proposta del nostro Delegato svizzero Cav. Dott. A. Costacurta ci onoriamo
di prospettarle l'ammissione all'Ordine internazionale dei Cavalieri della
Santa Spada di S. Galgano. Le prospettiamo inoltre anche in alternativa al
precedente il conferimento dell'Ordine Imperiale di Carlo Magno di cui furono
Gran maestri Federico Barbarossa di Svevia, tutti gli imperatorie Re della Casa
di Svevia, Manfredi di Sicilia etc., F.to Conte A. Ceri, Gran Priore Italiano
Ordine Carlo Magno". Insomma due Cavalierati, l'imbarazzo della scelta.
Fra tante nuvole d'incenso chi non si sentirebbe rapito in cielo e volare dalle
stalle alle stelle? Mi chiesi innanzi tutto da dove poteva essere partita
questa segnalazione nei confronti del sottoscritto e la ricollegai al decennio
passato a Basilea (1961-71), durante il quale avevo costituito soprattutto in
direzione giovani un club culturale italo-svizzero, per il quale e con il quale
organizzavo pure cicli di conferenze e di dibattiti a scadenza mensile dal
titolo "Interrogativi dell'esistenza umana", che io stesso tenevo all'Università
di Basilea.
Questo
movimento veniva seguito da ragazzi che poi si fecero anche strada in tutti gli
ambiti del sapere e seguito pure da molti connazionali emigrati, operai,
lavoratori, casalinghe per i quali quel periodo costituì un'occasione di
promozione umana. E tanti, quando mi incontrano, lo rammentano ancor oggi e ne
serbano un bel ricordo. E questo pure per me come per ciascuno è gratificante.
Orbene, il Cav. A. Costacurta apparteneva a questo gruppo, operaio amante della
cultura e della riflessione, divenuto più tardi dottore, nonché scrittore in
diversi generi letterari e cofondatore dell'Asis (Associazione scrittori
italiani in Svizzera), cui pure il sottoscritto è membro, ma nella quale poco
tempo ha per collaborare. Da questo circolo, suppongo, abbia preso avvio la
segnalazione nei confronti del sottoscritto. No, grazie.
La
mia rinuncia non parte da un senso di spregio (chi disprezza compera!) verso
coloro, specialmente emigrati che hanno raggiunto tale riconoscimento, perché
veramente se lo sono meritato sacrificando il loro tempo libero con spirito di
altruismo e per una propria personale elevazione umana magari nonostante una
malferma salute come nel caso di A. Costacurta. No, grazie. Ciò che un
missionario fa, deve farlo per passione della professione, per il piacere del
dovere. Questo come considerazione generale. Se poi caliamo giù a considerare
un individuo come il sottoscritto, in tale onorificenza si troverebbe
addirittura catturato in una camicia di forza, perché lontano dal suo look, dal
suo carattere. In contraddizione con il verbo che va divulgando. Lo vedreste
voi un tipo che circola vita natural durante in jeans, t-shirt, scarpe da ginnastica,
una calzetta bianca e l'altra rossa simbolo dei colori del Vicenza Calcio?
Improvvisamente apparire sfolgorante per la grande cerimonia in cappa magna, cappello
napoleonico a doppia tesa, una rivolta ad oriente e l'altra ad occidente, con
marsina, feluche e pennacchi armato imperiali fasciato di sontuosa greca di
lucente durlindana alla Orlando, celebre cavaliere di Roncisvalle?
La
gente si direbbe che questo tipo sta dando i numeri o sta arrivando dal
Carnevale di Rio. No, grazie. Tale onorificenza sarebbe in contraddizione con
il linguaggio del sottoscritto. In effetti, chi lo conosce lo considera ancora
una delle poche voci libere di preti italiani in Svizzera, forse un po’ polemista,
cioè uno che tenta di leggere la realtà in controtendenza. E secondo me, in un
mondo di omologati, di allineati, di cervelli all'ammasso (anche nella chiesa)
può rappresentare un fatto positivo, se non addirittura carismatico. Ma come si
fa a conferire una onorificenza ad un tipo del genere? No, grazie. Da anni il
sottoscritto contesta tutti i titoli ecclesiastici in circolazione! Da Sua
Santità a Sua Eminenza, a Sua Eccellenza, a Monsignore, Reverendo, Don ecc.,
perché specialmente oggi fuori da ogni semplicità e povertà evangelica. Di
fronte all'Istituzione, quella clericale compresa, diventerebbe un arrivista,
uno svenduto, un incoerente. Dimostrerebbe che il potere logora solo chi non ce
l'ha, ed ora che madre natura gliene conferisce un pezzetto con il titolo di
Cavaliere, eccolo subito a dimenticare le proprie origini, a tradire le sue
radici. Forse un gesto di debolezza del sottoscritto, che potrebbe temere
eventuali ritorsioni o portarsi appresso il nomignolo di voltagabbana. No,
grazie. Va detto senza ironia verso chi si merita e si fregia di tale
onorificenza. Ma al sottoscritto bastano le parole di Gesù: "anche quando
avrete fatto tutto ciò che dovevate, sappiate di essere serviti inutili".
Autore:
Albino
Michelin
24.03.1999
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