Una
domenica di fine luglio in Italia in un paese che registra un alto numero di
emigrati, di cui gran parte residenti nello zurighese, sopra un tavolo alle
porte della chiesa era accatastata una pila di pubblicità. Un foglio A4 portava
il titolo "Meraviglioso valore della S. Messa" con il sottotitolo:
"La S. Messa è la rinnovazione del Sacrificio della Croce". Il tutto
corredato da una dovizia di spiegazioni altisonanti che vale la pena riportare
qui appresso. Tale foglio munito a sinistra da una foto, riquadro di P. Pio non
era a disposizione soltanto di quella grossa parrocchia, ma pure in tante altre
della regione, quindi fenomeno di costume e di religiosità diffusa.
La
domenica 17 ottobre, una qualunque fra le tante, mi venne la nobile pensata di
fotocopiarlo, distribuirlo agli italiani nella messa della mia parrocchia per
farne una lettura insieme e relative considerazioni al posto della predica.
Trascrivo i passi più salienti in 10 punti, saltando gli altri in parte rispettivi:
1)
La S. Messa è il sacrificio che trattiene la giustizia divina, che regge tutta
la chiesa, che salva il mondo
2)
Ogni messa ottiene il tuo perdono presso la Giustizia di Dio.
3)
Ad ogni messa, secondo il tuo fervore, puoi diminuire la pena temporale in
purgatorio dovuta ai tuoi peccati. Viene diminuito su di te l'impero di Satana.
4)
Si merita di più ascoltando devotamente una S. Messa che col distribuire tutte
le proprie sostanze ai poveri.
5)
Una sola messa dà più onore a Dio che tutte le virtù eminenti praticate dai giusti
sulla terra e più che tutta le lodi fervorose espresse dai santi e dagli angeli
in cielo.
6)
Assicurati, disse Gesù a S. Geltrude, che a chi ascolta devotamente la S. Messa
io manderò negli ultimi istanti della vita tanti dei miei santi per confortarlo
e proteggerlo quante saranno state le messe da lui bene ascoltate.
7)
Con ogni messa diminuisci il tuo purgatorio.
8)
0gni messa ti procura più alto grado di gloria in cielo.
9) Sei
preservato da molti pericoli e disgrazie, in cui ti saresti abbattuto.
10)
E vieni pure benedetto nei tuoi affari e interessi personali.
Il
foglietto termina portando la frase: "Con approvazione ecclesiastica!"
L'assemblea quella domenica era composta da frequentatori abituali verso la
cinquantina. Per ogni buon conto tenevo pronto altro argomento di predica
qualora i partecipanti mi avessero fatto cenno di cambiare canale. Allo scopo
dopo la lettura del testo, in via eccezionale, passai a chiedere l'opinione,
gradimento o reazioni all'assemblea stessa. Per prima alzò la mano un'anziana
signora, sui 75 anni: "non ho parole, di fronte a questo documento mi
sento umiliata”. Documento subdolamente terroristico, proseguì un secondo
interlocutore, "la chiesa dall'impero romano ha preso l'abbigliamento, i
titoli onorifici, l'obbligo al culto con ogni tipo di intimidazione,
imposizione, premiazione". Un terzo: "perché continuare sempre a
suonare la corda del dolorismo di Gesù per farci soffrire anche noi ... Gesù ha
sofferto quella volta, ma adesso è nella gloria del Signore. Mica muore in
croce un'altra volta ... mica ha bisogno della nostra compassione". Un
quarto: "qui si svaluta una vita vissuta per il prossimo, che varrebbe
meno di mezz'ora di messa ... " "Sempre con questo suffragio e messe
per le anime del purgatorio … da bambino mi avevano detto che mia nonna non
poteva trovarsi in paradiso, era in purgatorio perché avevano fatto il funerale
con un prete soltanto anziché con tre.” Sempre questione di soldi, anche le
messe per i morti sono diventate una bottega. Questo foglio dimostra che non è
cambiato nulla e non cambierà neanche nel 2000" soggiunse un quinto fuori
della chiesa”. Basta così e ne avanza per le nostre considerazioni.
Permettiamocene
qualcuna in prima persona. Anzitutto non è riduttivo definire tout court la
messa sacrificio della Croce? Certo 2000 anni fa Gesù istituì una cena
sacrificale dicendo: "fate questo in memoria di me". Il che non
significa "fate questo in sacrificio di me". Cioè Gesù non raccomandò
ai suoi seguaci di appenderlo ancora alla croce ogni domenica, tutti i giorni
in mille chiese, in centomila altari del mondo allo scopo di placare Suo Padre.
Anche perché si deforma l'immagine di Dio quasi fosse un Dracula
addomesticabile solo alla vista del sangue di suo figlio o delle disgrazie dei
suoi figli. Non si dimentichi che Paolo scrive agli Ebrei (7, 12):” Cristo non
ha bisogno di offrire sacrifici, lo ha fatto una volta per sempre". I
protestanti chiamano la messa "Cena del Signore", gli ortodossi
"Eucarestia"(riunione di ringraziamento), non si potrebbe anche noi
cattolici ricuperare simili ed altri accenti? Insistendo troppo sul
"Sacrificio" non si arrischia di costruire cristiani involuti,
autolesionisti, fatalisti condannati a questa valle di lacrime, tesi ad
accumulare meriti per l'aldilà con il rischio di non amare seriamente questa
vita e di non impegnarsi nell'aldiquà? In secondo luogo, l'insistenza sulla
messa come fonte di successo e fortuna nella vita presente e di premio nella
vita futura non potrebbe generare pericolosi egoismi, sia pure spirituali ma
sempre egoismi? Perché non accentuare di più il senso del banchetto del convitto,
dell'accoglienza, della convivenza della solidarietà. Raro trovare dell'oggi sulla
terra un popolo come l'italiano così cattolico e insieme cosi illegale. Non
dipende un po' anche dal fatto che la nostra cultura in chiesa ha insistito
(per stare all'esempio) sulla messa per "salvare l'anima tua" in un
mondo infido e procelloso, contribuendo così a sottovalutare i rapporti con la
società civile e politica e indurci in ogni genere di tentazione e furbastrate.
In
terzo luogo questo tipo di pubblicità e di cultura non potrebbe affrontare un
certo sottobosco di ipocrisia e doppia vita? Una persona va giudicata per la
globalità del suo comportamento, laico compreso, o a cassettoni, per esempio
per la sua pratica religiosa? Episodio classico è l'Intervento di Maggiolini,
Vescovo di Como, che nel maggio '99 ebbe a scrivere sul "Corriere della
Sera: "non è possibile che un uomo come Andreotti, ex capo del Governo, messa
tutte le mattine, possa essersi macchiato di tali azioni”. Ci auguriamo certo
che il nostro venga pienamente assolto da tutto. Però non perché andava a
messa, ma perché onesto. Purtroppo pochi notano questa ambiguità nel nostro Bel
Paese. In quarto luogo, la diffusione della messa quale suffragio per le anime
del Purgatorio non arrischia di trasferire nell'aldilà una mentalità
commerciale e ridurre Dio ad un contabile finanziere al bancone
dell'Oltretomba? Indubbiamente esistono in Italia bellissime opere d'arte,
chiese, altari, pitture, sculture dedicate al suffragio. Ed è pure positivo che
durante la messa venga riservato spazio anche per la memoria dei defunti, in quanto
garantisce solidarietà al nostro mondo bidimensionale, fra noi e i trapassati.
Però in questa materia non c'è più limite. Messe per il "mio" morto,
come se Dio non fosse il Padre "nostro", messe indulgenziate (pagate)
per diminuire le sofferenze dell'anima purgante come se Dio la giustificasse in
base alle nostre opere e non in base alla sua grazia misericordiosa. Messe con
sfilza interminabile di deceduti, vero elenco telefonico da cui si recepisce
solo qualche storpia sillaba di gente ai più sconosciuta. Una domanda un po' maligna: se le messe per
le anime purganti dovessero venir celebrate gratuitamente e al committente
fosse fatto divieto di pagare Il celebrante, e ingiungere di devolvere
l'eventuale corrispondente a persone o a situazioni di bisogno senza passare
attraverso il prete, avremmo (dal Santuario di S. Antonio da Padova sino alla
Madonna di Patti Messina) una fioritura di tanta propaganda ed un battage di
tanta pubblicità?
Infine
questo incessante invito sulla "quantità" di messe da celebrare non
le devitalizza e non le priva di significato? Come quando si inaugura un
lampione, il busto di un patriota o il buon viaggio ad uno stormo di aerei
intelligenti destinati a sistemare il Kosovo: messe dovunque, tappabuchi per
tutte le circostanze, piatti per tutti i menù? Forse a qualcuno questo discorso
potrà suonare stonato, in quanto turberebbe l'establishment cattolico italiano,
preferendo rinviare tutto al giudizio universale quando Dio darà à ciascuno
quel che si merita. A parte il fatto che non è più possibile custodire i fedeli
sotto una campana di vetro e ad aria·condizionata, avremo sempre meno cattolici
italiani sottosviluppati (per fortuna). Sempre di più in effetti si rifiutano
di essere trattati come pecorelle del nostro buon popolo, semplice e ossequiente
a santa Madre Chiesa, di venire informati sotto condizione e con censura,
imboniti con tutti i mezzi sia pure con frottole devozionali. Vedi Il foglietto
pubblicitario di cui all’inizio, più divulgato di quello che non si pensi.
Autore:
Albino
Michelin
28.10.1999
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