Nel suo genere può essere un bestseller della letteratura
contemporanea italiana e in modo particolare del Sud. Affronta in effetti come
argomento la religiosità e il costume della gente del Meridione. Il romanzo si
intitola "Don Aspreno" il cui autore, Onofrio Brindisi è attuale
parroco di Vibo Valenzia. Viene ambientato nel paese immaginario di Acquamarsa,
collocato nel periodo storico degli anni 60. Penso che uno dei limiti dei
nostri giudizi, espressi a parole o attraverso la stampa, TV e mass media sia
quello di partire dal di fuori di una realtà, anziché dal di dentro. In tal
modo ci sfugge la verità oggettiva, cioè il vissuto di un popolo o di una
situazione che si vuole affrontare. Don Aspreno invece è un romanzo che parte
dal di dentro, in quanto il suo autore è nato e vissuto in Calabria. Evita così
di fare anche del razzismo o del regionalismo, come avviene allorché scrittori,
studiosi, preti del nord spifferano sentenze sui costumi del meridione e viceversa.
Ebbene "Don Aspreno'' non salva proprio nessuno dei suoi e non salva
nulla. Il suo è un romanzo denuncia contro la religiosità del Mezzogiorno e in
particolare del profondo sud; un cocktail di ostentazione e di bigottismo. Atto
di accusa contro una religiosità malamente intrisa di magia e di superstizione.
Una fede cui manca il suo obbiettivo fondante: la ricerca di Dio. Per lui la
religione del sud è tutto fuorché cristianesimo. A leggerlo senza pregiudizi è
un romanzo che apre le finestre al nuovo sole. Un contributo al risveglio della
coscienza, verso la liberante età dello spirito. Proprio sulla linea dei grandi
pensatori come Gioachino da Fiore e Campanella, e i pochi ma eccezionali preti
liberali del passato che lottarono contro una religiosità ambigua asservita
dalla chiesa tradizionale. Acquamarsa di "Don Aspreno" luogo
dell'esilio ma anche della "rivoluzione" per ridimensionare questa
gerarchia piramidale di chiesa e trovare il Cristo nudo, quello vero, dei
Vangeli, della fede senza intrallazzi. Ma nello stagnante cattolicesimo del suo
paese, misto di bigottismo e d'ipocrisia ben simboleggiata nel personaggio
della beghina donna Stella, vergine consacrata con lingua di vipera, sposa
celeste incapace del minimo gesto d'amore e di pietà sulla terra, Don Aspreno
non trova nessun appiglio al suo vangelo d'amore. Allora i suoi diventano lampi
di rivolta contro l'ottusità di una religione ufficiale, fatta di santi, fattucchiere,
malocchio, feste, grazie, offerte al limite della truffa. Sinché un bel giorno
una bomba piazzata sotto la sua casa dai soliti cattolici benpensanti della
'ndrangheta fa saltare in aria l'abitazione uccidendolo. II romanzo viene
terminato da certa Svetlana che con il sangue dell'autore scriverà sui muri di Acquamarsa:
"La Rivoluzione continua". E con ciò intendeva: "la vera fede in
Dio e in Gesù Cristo continua e si potrà affermare attraverso il sangue dei suoi
martiri". Il romanzo di Don Aspreno rimanda ad un altro grande studioso
del Sud, questa volta siciliano, (don) Giustino Fortunato, titolato barone non
clericale, grande pensatore laico, morto oltre 50 anni fa. Parlando della Mafia
egli; sosteneva che non esiste una questione del meridione, ma una questione
dei meridionali. Razzismo e regionalismo qui non c'entrano, affermava don Giustino.
La realtà è che non esiste in nessuna biblioteca l'opera di un mistico meridionale.
Questi sono tutti santi importati in Sicilia, ma vissuti al di fuori della
nostra regione e della nostra vita. Ed aggiungeva: "noi meridionali non
crediamo in Dio. E chi non crede in Dio non crede nel domani. E chi non crede
nel domani non pianta alberi: li lascia distruggere dalle sue capre allo stato
di virgulti ... i nostri calanchi, ammassi di argilla senza vita, ne sono una
testimonianza". Questa è una diagnosi di preti pensatori e del Meridione. Se
l'avesse fatta un prete del Nord, avrebbe costituito pregiudizio ed offesa. Per
i nostri amici del Sud comunque tutto ciò non deve costituire un'onta: essi
hanno altri valori umani e in parte superiori a quelli del nord. Ma sul Piano
religioso non va sottovalutato questo giudizio dei loro conterranei. Il
cristianesimo è la fede nella liberazione portata da Cristo:
una strada su cui tutti potrebbero incamminarsi e il cui traguardo non sarà mai
totalmente raggiunto.
Autore:
Albino
Michelin
27.01.1996
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