Oggi si fanno tante discussioni ed analisi se da una
parte esistono veramente gli atei e dall’altra i credenti. La risposta non è
così scontata, soprattutto se consideriamo i motivi per cui uno si dichiara senza
Dio oppure a Dio devoto. In effetti abbiamo
tali e tante gamme di sfumature per cui è difficile arrivare ad un quadro obbiettivo
in merito. Anche perché si tratta di considerazioni
che riguardano lo spirito dell'uomo, la sua interiorità, le sue ragioni
esistenziali e quindi cautela e dubbio sono di rigore. Sia all'osservatore
esterno, come allo stesso interessato.
Anche perché in questo grande contenitore chiamato religione ci possono
stare gli atei, gli indifferenti, i disinteressati.
Ad esempio tempo fa ha suscitato in quel di Genova
una serie di polemiche l’annuncio di una campagna: „la cattiva notizia è che
Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno". Affissione
pubblicitaria coniata dall'UAR (unione atei e agnostici razionalisti) che
doveva essere esposta a forma dì manifesto negli autobus della città. Con
l'appellativo 'ateibus'. Ma si sa che Genova non è l'unica città che diede il
via a tale vicenda. Ciò da tempo è avvenuto
in Spagna, Germania, Inghilterra. Praticamente nel poco o nel molto in tutto
l'occidente, Londra, Barcellona. A Washington circolava la pubblicità: "No
God", e a Berlino „Wahrscheinlich gitbt es keinen Gott”. Per quanto le reazioni della maggioranza dei
cittadini siano negative il problema non va comunque eluso. Non se ne adontino
gli atei se alla fine mi permetto di affermare che tutti siamo religiosi, volenti
o nolenti, e che non possiamo non dirci tali. Ovvio che va tentata una spiegazione.
‘Religione' deriva daI latino 'religare', cioè legare doppiamente, andata e
ritorno, rapporto con doppio legame, dall'interno verso l'esterno e
viceversa. Un rapporto che si avrebbe
con un essere assoluto, una realtà al di fuori e superiore all’uomo, e alla
quale esso consciamente od inconsciamente sì riferisce. Ma l'espressione 'religione',
come accennato, può contenere tantissime forme di rapporto nei confronti di un
essere superiore, e talvolta anche di nessun rapporto. In rapporto mitico ad
esempio come chi immagina l’essere assoluto attraverso un linguaggio luminoso,
da favola, oppure attraverso un rapporto scientifico, come chi descrive Dio quale
causa della creazione, motore dell’universo, senso dell’uomo. Oppure un
rapporto anagrafico e culturale.
Ogni
religione è legata al suo territorio di origine.
In quest'ultima categoria tutti noi occidentali siamo
di religione cristiana. Italiani, europei e aderenti siamo nati in un
territorio permeato da 2000 anni di cultura, tradizioni, diritto, economia
cristiana. Quindi veniamo chiamati globalmente cristiani, messi un po' tutti
nello stesso sacco, senza tante distinzioni. E questo perché nati in un
continente che o profondamente o superficialmente si riferisce a Gesù Cristo. E
anche se noi non professiamo, dobbiamo accettare che certi valori in cui
crediamo, l’amore, la solidarietà, la carità ecc. formano l'ambiente in cui
siamo nati e respiriamo cristiano.
Ugualmente chi nasce in Medio Oriente si dice
Islamico, in quanto permeato dallo spirito di Maometto. Però è religioso. Così
dicasi del mondo africano con le credenze agli spiriti, agli antenati, ecc.
Pure loro sono religiosi. Aggiungiamo gli asiatici, buddisti, induisti, anche
loro sono religiosi. Certamente questa religiosità di carattere culturale anagrafico
oggi resta in contenitori e confini sempre più labili in quanto la globalizzazione,
il turismo, l'emigrazione può cambiare le componenti interne. Ma tutti gli
esseri umani hanno attraverso la loro cultura un certo qual rapporto con un
Essere superiore, indipendentemente dal nome che a lui viene attribuito: Dio,
Allah, Budda, Visnu, Confucio ecc.
Penetrando più in profondità nel contenitore ‘religione'
abbiamo i cosiddetti fedeli, cioè persone animate, e abitate da una fede.
Costoro si fanno un ragionamento molto semplice, che a priori non risulta
sbagliato. Sostengono che tutto nella vita
è basato sulla fiducia o fede fra umani. Io compero il pane, il latte, i generi
alimentari, basandomi sulla fede verso le persone che me li vendono, cioè
perché mi fido. Amicizia, affari, successo, cose tutte che inizialmente sono
sempre basate sulla fiducia, sul "mi fido". Così è nelle religioni o
fra le persone religiose. Ve ne sono che specificano meglio il rapporto con il loro Dio, qualunque esso sia, basandosi
sulla fiducia, fidandosi di lui, anche se di prima mano non possono o non
riescono verificare tutto sino in fondo.
In effetti anch'io credo a Giulio Cesare non perché
l'abbia conosciuto o abbia mangiato insieme la pizza, ma vado in fiducia con
chi me l'ha storicamente passato. Così dicasi di molti fedeli cristiani, islamici,
buddisti: danno credito alla documentazione pervenuta in riferimento al loro
profeta fondatore. Ad un livello poi più profondo abbiamo i religiosi credenti.
In questo senso, non tanto credenti ad esempio all'esistenza del loro tipo di
Dio, ma credenti “in", cioè rapportano a lui il loro modo di vivere, di
agire, di pensare. In lui depongono i loro desideri, preoccupazioni, speranze.
A lui si abbandona no.
Tutte
le religioni hanno i loro santi
E qui dobbiamo dire che tutte le religioni annoverano
una copiosa schiera di credenti. Gli appartenenti aI cristianesimo hanno i loro
santi, i loro patroni, i loro rituali per ogni organo del corpo, occhi, orecchi,
piedi da Sant’ Agata, a S. Lucia, a S. Camillo. Per ogni circostanza della
vita: parto, infanzia, adolescenza, vecchiaia, morte, da S. Anna a S. Giuseppe.
Per ogni tipo di professione, dal contadino al giornalista con S. Isidoro e S.
Francesco di Sales. In Africa, in Asia,
in Sudamerica i patroni non sono inclusi nel calendario, ma creati dalla gente. Come gli antichi romani avevano Venere, Marte
dea dell'amore, Dio della guerra. In India 330 milioni sono i 'Santi' a cui i
loro credenti (non cristiani) si rivolgono. Talvolta Santi e Madonne in lotta
fra di loro, come nella cattolica Messico con la Vergine di Guadalupe, patrona
degli indipendentisti e la Vergine Los Remedios patrona dei conquistatori. Ma
il religioso credente non bada a queste differenze e contraddizioni. Egli si
affida, corpo morto al suo protettore per ottenere grazie, favori, salute,
benessere, successo. Che poi sia tutto un mondo da purificare questa è un'altra
questione. Stiamo parlando della presenza e della potenza dell'istinto
religioso. Universale e ubiquitario. E procedendo nella elencazione, religiosi sono anche i superstiziosi, quelli che
attribuiscono a cause soprannaturali fenomeni spiegabili razionalmente. È una
sovrastruttura. Cioè tutti gli agnostici o sedicenti miscredenti che portano al
collo il cornetto, o appendono alla parete o al motore il ferro di cavallo, o
in cucina il medagliere di qualche santo costoro lo fanno sì inconsciamente
però trasferiscono a quell’oggetto una potenza divina e taumaturgica. Quindi anche i superstiziosi sono religiosi,
cioè non riescono ad annullare un certo rapporto con un essere superiore.
Infine gli atei, quelli che si dichiarano senza Dio. Pure questi sono religiosi. Qui non si tratta di aggregarli alla causa
cattolica, o a quella di qualche prete, guru, pontefice. Ma pare un dato di fatto e gli esempi sono
infiniti. Recentemente mi diceva una
barista del territorio: "io so che lei è un prete perché l'ho sentita ad un
funerale. Io però non sono né cattolica, né credente. Sono atea". Ed io rincalzo: "ma forse
a qualcosa lei pure crederà. Mi rispose:
"io credo alla Natura, con la N maiuscola". Ma che cos'è questa "Natura” se non Dio
con diverso nome?
Obbligati ad essere religiosi?
Ed un altro di professione insegnante mi disse in
altra occasione: "io non credo in Dio. Io credo nella ragione". E qui
io mi domando quando un certo apostolo Giovanni inizia il quarto Vangelo
affermando: „In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio" non lo
si potrebbe recepire anche come "in principio c’era la Ragione?" E
questa Ragione non potrebbe coincidere con Dio stesso che ha ideato l'universo?
Indubbiamente qualcuno correggerà sostenendo che questo non è Dio, ma un
surrogato di Dio. D'accordo, però per la psicologia umana non fa differenza.
II discorso potrebbe continuare con infiniti altri
esempi. Anche chi vive solo per il
successo, la carriera, il denaro, l'apparire, il sesso, ecc. pure ignorando o
rimuovendo qualsiasi espressione religiosa, in fondo assolutizza queste realtà
come se fossero il proprio Dio. Ma allora siamo tutti religiosi e religiosi per
forza: Indifferenti, agnostici, cristiani per cultura anagrafica, per fede, perché
credenti, superstiziosi, atei? Per forza no per natura e per nascita sì. In
quanto Dio si identifica principalmente con il nostro io più profondo, con il nostro
DNA. Per cui la fede, per chi riesce a
viverla purificata e sino in fondo, anche se non serve a cambiare le cose
(qualche volta sì), serve sempre a guardare il mondo e la vita con un’altra
prospettiva, la prospettiva di un senso da dare alla vita stessa.
Autore:
Albino Michelin
23.10.2009
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