Su
una presunta vera o meno sessuofobia del Cristianesimo ed in particolare nella
chiesa cattolica sono state scritte intere biblioteche. Ancora oggi e sempre di
più esiste uno scollamento totale fra Magistero (Gerarchia) e fedeli (Popolo di
Dio) per quanto concerne ad esempio un aspetto pratico come quello del divieto
dei contraccettivi nel matrimonio. La massa dei credenti considera quest'uso un
fatto assolutamente normale e il resto dei battezzati di tale problema se la
ride. Il pericolo di tirarsi dietro un gruppetto di integralisti celibatari e
milioni di coniugi indifferenti può condurre a conseguenze negative per la
credibilità della chiesa stessa. Ovvio che essa non possa cedere al populismo e
al capriccio della gente, il problema però resta sempre quello di sapere e di
individuare "chi" è la chiesa e se nel caso specifico i contraccettivi
rappresentino un capriccio. Ha fatto scalpore il direttore di "Famiglia
Cristiana", settimanale cattolico di enorme diffusione in Italia, don Sciortino,
quando si permise di proporre un mea culpa ed una richiesta di perdono da parte
della gerarchia ecclesiastica nei confronti della storia per un eccessivo
dogmatismo sessuale che ha tabuizzato, traumatizzato ed oppresso di paure e
inferni la coscienza della gente. Subito la reazione, ed il pericolo che don
Sciortino venisse rimosso come il suo predecessore don Zenga non fu poi così
remoto. Anche nella trasmissione televisiva di "Porta a Porta" Bruno
Vespa si è sentito in dovere di invitare ossequiente alcuni alti prelati del
suo solito pentagono (16.1.00) per sterilizzare quella osservazione apostrofandola
come grave menzogna ed affermare solennemente che il Cristianesimo nella sua
storia non è mai stato sessuofobo e tanto meno lo è oggi. Come si vede, patata
bollente e tanto servilismo bacchettone. Ricordo che pochi giorni appresso più
di qualche signora anziana si è meravigliata per il modo con cui si continuano
a difendere frottole del genere, quando solo 30-40 anni fa dopo di aver avuto
un figlio aveva dovuto sottoporsi ad una benedizione lavacro purificatore per
rimettere nuovamente piede in chiesa: immonda per aver concepito e dato alla
luce un figlio attraverso un rapporto sessuale. In merito all'argomento
consigliabile sarebbe un libro molto interessante: "La morale coniugale scompaginata"
scritto da un autore sano (oltre che cattolico praticante) ed edito da una casa
cattolica doc quale la "Cittadella di Assisi". L'autore Antonio
Thellung, da oltre mezzo secolo felicemente sposato, tre figli e sette nipoti,
fondatore della "Comunità del Mattino" un piccolo insieme di famiglie
che da vent'anni vivono sotto lo stesso tetto. Orbene egli dichiara un
"affettuoso" dissenso dalla posizione dell'attuale Papa Wojtyla in
materia di sessualità, sia nel considerare la donna come all'interno del
matrimonio. E si riferisce ad un suo discorso ai fedeli (1.10.1980) nel quale
afferma che l'adulterio non si ha solo quando un uomo desidera la donna di un
altro, ma anche quando il marito desidera in modo concupito la propria moglie.
Il nostro Antonio dissente "affettuosamente" e dichiara che pur
rimanendo cristiano non può fare i conti con tale asserzione e che egli ha
sempre guardato e continua a guardare la moglie per desiderarla e così spera di
farlo in futuro garantendosi il tal modo la fedeltà reciproca tanto predicata
dalla chiesa per salvaguardare indissolubilità e sacramento vita natural
durante. Inoltre nella sua enciclica "Familiaris Consortio" Giovanni
Paolo II ribadisce che il rapporto sessuale è lecito soltanto nel matrimonio,
che ogni congiunzione carnale deve rispettare il criterio unitivo - procreativo
senza impedire l'eventuale fecondazione in modo artificiale, e chi figli non ne
desidera ha da accoppiarsi solo nei periodi di non fertilità della donna.
Qualche tempo dopo il Papa sottolineava che anche se tale normativa non si
riscontra letteralmente nella S. Scrittura, non di meno le corrisponde
implicitamente per il fatto di essere contenuta nella Tradizione e nel
Magistero (Osservatore Romano 19.7.84). Siamo quindi autorizzati a ricorrere al
Nuovo Testamento per esaminare se esso contenga elementi sessuofobi. Ci basti
una sola espressione di S. Paolo, celibe ma molto attento alla psicologia
umana: "È meglio sposarsi che ardere" (la Cor. 7,9). Invito il
lettore a leggersi tutti i primi 9 versetti del capitolo settimo. Per Paolo
cioè non è che ci si deve sposare anzitutto per la procreazione dei figli, ma
per evitare il pericolo all'incontinenza e, banalmente detto, per non andare a
donne o a uomini. Nessun autore della BibbiaNuovo Testamento proibisce il
matrimonio senza figli o comanda di fare un figlio ad ogni rapporto sessuale.
Emerge una certa indipendenza fra l'atto sessuale con finalità unitive e quello
con finalità procreative.
E'
vero invece che più ci si allontana dalla prima comunità di Gesù e apostolica,
più il Cristianesimo diventa sessuofobo.
La
battaglia di S.Agostino contro il rapporto sessuale.
Soprattutto
sotto l'influsso dell'ex manicheo S. Agostino (prima della conversione un
figlio extramatrimonio e gioventù licenziosa) inizia una svalutazione spietata
contro l'atto sessuale ed il connesso piacere. Questo vescovo infatti (354-430 d.C.)
scriveva essere lecito il desiderio dell'unione fisica solo per avere dei
figli. E agli sposi raccomandava: "poiché non potete averli in altra
maniera, fatelo con dolore". E alla sera la preghiera: „Signore non lo
faccio per piacere mio, ma per piacere a Dio.” E alla nascita del pargolo
subito il battesimo, il giorno stesso, perché con il rapporto sessuale si era
portato dietro anche il peccato originale. Povero il nostro pupo, che
bell’incomincio. Ci perdoni il Santo d'lppona, ma per lui ci sarebbe proprio
voluta solo la moderna inseminazione artificiale! A scrivere la storia della
morale sessuale degli ultimi 1700 anni non si sa se restare impressionati o
divertiti. Abbiamo degli autori che proibiscono il rapporto fisico tutti i
giorni della settimana, invocando particolari motivi. La domenica (no) per
commemorare la risurrezione di Gesù, il lunedì (no) perché consacrato ai
defunti, il martedì (no) perché dedicato agli angeli custodi, il mercoledì (no)
perché riservato alla SS. Trinità, il giovedì (no) perché caro alla Sacra
Eucarestia, il venerdì (no) per rispetto alla croce e ai dolori del crocefisso,
il sabato (no) per onorare la Vergine Maria. Insomma se ne deduce che l'amore
nel matrimonio lo si poteva fare ogni due anni o poco più e solo per mettere al
mondo dei figli. E se qualche moralista si sporgeva troppo dal davanzale a
sostenere che l'atto sessuale compiuto per il solo piacere era esente da colpa
subito ci arrivava smentita e condanna, come quella celebre di Papa Innocenzo XI
nel 1679. E il buon napoletano Sant'Alfonso (1696-1787) predicava che
all'inferno ci si va o a causa di questo peccato o non senza di questo. Non
procediamo oltre, ma confessiamo che un po' di umiltà non guasta: la nostra
tradizione cattolica è stata troppo sessuofoba. E come il Papa il 12.3.2000
chiese perdono per i 2000 anni di costante tradizione antisemitica contro gli
ebrei, cosi non sarebbe fuori luogo la proposta del Direttore di "Famiglia
Cristiana" sopra menzionato. Non c'è motivo di lapidarlo né di
licenziarlo!
Oggi
il magistero ecclesiastico ha lentamente meglio recepito il ruolo positivo del
piacere nella vita della coppia. Resta comunque il divieto dei contraccettivi,
e per chi non vuole il figlio l'alternativa della continenza periodica:
accoppiamento solo nei giorni infecondi della moglie.
Sempre
la donna a dover subire
Indubbiamente
per la donna l'amore ad orologio e il controllo dei propri ritmi mensili risulta
molto disagevole dal punto di vista pratico: o usare tutti i giorni il computer
o andare dal ginecologo due volte la settimana. Ma la donna deve convincersi: il
mondo, il sesso è dei maschi e lei deve umilmente sottostare. Una posizione
intermedia oggi accettabile potrebbe essere la seguente: un matrimonio chiuso a
nuove vite non ha senso, d'altra parte mettere al mondo tutti i figli
concepibili sarebbe un controsenso. Nella vita è l'insieme che conta e
qualifica i singoli atti. Cioè la domanda: è necessario che ogni singolo atto
sessuale sia fecondo o è importante che la vita coniugale sia feconda,
lasciando alla coscienza responsabile della coppia la scelta sul numero dei
figli? Non si può definire fannullone un lavoratore che si concede qualche
giorno di relax: anzi questo potrebbe costituire condizione indispensabile per
diventare più efficiente. Allo stesso modo l'uso di contraccettivi nel
matrimonio potrebbe meglio garantire una proficua fedeltà. Sappiamo che il
Magistero ecclesiastico insegna non essere lecito fare il male (nel caso prendere
l'anticoncezionale) per raggiungere un bene (nel caso l'armonia coniugale). A
ciò si può obbiettare che anche la chiesa nella sua tradizione ha sempre
legittimato un male minore per evitare uno peggiore. Vedi la guerra santa e la
pena di morte utilizzate fino a poco tempo fa anche fra le mura vaticane. E poi
dal punto di vista biologico non riduciamo due sposi al livello di due animali.
Gli animali si accoppiano solo per riprodurre, i coniugi per reciproco amore
anzitutto. Nel genere umano il numero dei figli è limitatissimo rispetto al
numero dei rapporti sessuali, anche senza l'uso dei contraccettivi. Tra milioni
di miliardi di spermatozoi solo uno raggiunge l'obiettivo della fecondazione.
Tutti gli altri restano per strada o vengono eliminati. La natura sovrabbonda
in questo campo per dirci che nel rapporto sessuale uomo-donna si offre più
spazio per l'amore che non per la procreazione. Infine il troppo accanimento
della chiesa contro i contraccettivi arrischia di fare un pessimo servizio alla
stessa, anche perché si tende a porre sullo stesso piano questo divieto con
quello dell'aborto. Che non sono invece due facce della stessa medaglia. Enorme
è la differenza esistente prima dell'unione spermatozoo-ovulo e dopo. Per cui
una maggiore tolleranza verso i contraccettivi può diminuire il numero degli
aborti. Invece forse purtroppo sulla coscienza della chiesa pesano tanti aborti,
cioè omicidi, che con maggiore permissività all'anticoncezionale si sarebbero
potuti e si potrebbero evitare. Un discorso dunque sul ruolo positivo della
sessualità e sui pericoli della sessuofobia non sono inutili. I troppo rigidi divieti
in materia possono produrre molti danni e zero vantaggi.
Autore:
Albino
Michelin
11.05.2000
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