La considerazione ha una certa importanza anche se più
in Italia che in Europa. I cattolici fanno bene a non illudersi in quanto si
stanno già evidenziando problematiche di un quarantennio fa che richiedono
forse una revisione della ricollocazione chiesa istituzionale. Gli albori si
rifanno al 1968, conosciuto riduttivamente come l'anno delle contestazioni
studentesche, cioè delle ragazzate destinate in breve ad esaurirsi, secondo i
mentori del tempo. Invece è stata una svolta globale di tutta la società.
Perché c'è il 68 del movimento operario, del movimento femminista, del mondo
politico, dell'impresa, dell'economia, della magistratura, della medicina,
della psichiatria con la conseguente crisi di tutte le istituzioni
tradizionali: famiglia, scuola, società, Stato e anche della chiesa. Infatti,
questa, grazie al carisma eccezionale di un uomo (Giovanni XXIII) si preparò a
fronteggiare la nuova situazione con un Concilio Universale (1962-65).
Documenti interessanti però parlano di un mondo che oggi non esiste più, perché
superato dall'incalzare degli avvenimenti nuovi. Vi è stata dal 68 una gestione
planetaria della speranza, cioè le ragioni di ogni cambiamento dovevano nascere
dal basso e tale esigenza era condivisa inconsciamente dalle realtà sociali
diffuse in tutto il mondo. La chiesa ha sottovalutato la rivoluzione del 68.
Forse uno dei motivi di fondo sta proprio in questo. Essa l'ha considerata come
una sbronza od una sbornia passeggera, invece si è rivelata importante come
quella francese di due secoli fa. Soltanto che allora la chiesa perdendo gli
intellettuali e il mondo operaio sì è compensata col mondo contadino, mietendo
lì a piene mani soddisfazioni e gratificazioni. Oggi si è o va dileguandosi pure
quello. Perciò la chiesa si sente in pericolo, impoverita ed impaurita. Come
contromisura ad arginare il fenomeno i Papi Wojtyla e Ratzinger sono tornati
alla severa disciplina di un tempo, soprattutto con delle serrate verso il
clero, i riti, il culto, la sessualità ... L'illusione di un ricupero che
invece resta problematico. Anzi questo rientrare nel proprio fortino lo si
recepisce come un segno di paura di fronte ad un mondo che cambia. A dire il
vero le origini di tutto questo risalgono a molto lontano. Tentiamo un'ipotesi
sufficientemente motivata. Da Costantino imperatore (IV secolo d.C.) fino a
mezzo secolo fa la chiesa ha operato la sua evangelizzazione partendo da posizioni
dì potere, cioè dall'alto. Papa, vescovi, preti, sacramenti, parrocchie. Allora
convertire o mantenere la fede della gente era facile perché tutto stava nelle
mani della chiesa. Ma il famigerato 68 ha rovesciato la piramide, ha rimesso
dal basso tutto in discussione. In breve tempo il potere che prima era stato
nelle mani dei cesari, degli imperatori, dei papi e della chiesa si è dagli eventi
trasferito in una nuova istituzione: il neo liberalismo economico. Cioè il
potere finanziario, delle multinazionali, delle lobby, delle borse, del denaro.
Il vero vitello d'oro oggi si trova adorato a Davos, nel Club di Parigi, nel
Fondo monetario internazionale, nell'organizzazione mondiale commerciale. Gli
effetti sono nefasti: mercatilizzazione del lavoro, riduzione del lavoratore a
schiavo dell'impresa, esclusione sociale di metà della popolazione,
favellizazione delle grandi città e così via. Questo delle multinazionali è il
vero potere che comanda il mondo, che fa le leggi morali o immorali sull'etica
sociale. La chiesa si vede costretta a cercare partner di appoggio. Non è
nemmeno più la politica con i suoi partiti che ha in mano il potere di cambiare
le cose, anche questa, sia di destra come di sinistra, sia postfascista come
postcomunista, deve fare i conti con il potere economico. Metteteci al Governo
Berlusconi o Prodi alla fine cambia poco, la musica è sempre la stessa, perché
i loro programmi sbandierati preventivamente nei comizi devono poi nella realtà
fare i conti col potere economico. E spesso pure la chiesa, o per tentazione o
per sopravvivenza cerca appoggi presso i poteri forti, dei quali un tempo lei
sola era l'unica detentrice. E qui la chiesa si sente oggi mancare un po' la
terra sotto i piedi. Il suo riciclaggio è indubbiamente possibile, però
attraverso altre strade: testimonianze evangeliche , grandi chiari segni e
gesti profetici. Si riprenderebbe automaticamente un altro potere, quello
spirituale. Il suo, come lo fu nel cristianesimo dei primi tre secoli, convincendoci
che il potere spirituale non è una debolezza. È l'unico che può cambiare e far
rinsavire il mondo. La chiesa, non solo quella cattolica, è un'istituzione
morale senza la quale tutta la cristianità o mondo laico, sarebbe peggiore. Per
trovare la via in questo momento ad affrontare le difficoltà umane e morali urgenti
persone sensibili al fenomeno ci inducono ad aprire occhi e attenzione ad
alcuni aspetti. I sette problemi capitali della chiesa attuale 1) Assolutismo:
Giuridicamente la chiesa cattolica è una monarchia assoluta. Essa non dovrebbe
emanare le sue encicliche e documenti, decisi solo dal vertice, senza ascoltare
nessuno. Chiesa etimologicamente significa adunanza, assemblea. Ora se pensiamo
che il Codice di Diritto canonico (1984) ed il Nuovo Catechismo (1992) e tutta
la pila di moniti sono stati curati solo dal clero ci domandiamo dove sono i
laici, cioè la vera chiesa, il popolo di Dio. In Brasile sono più di 100 mila
pastori e teologi protestanti che si dedicano alla predicazione. Molti
avrebbero potuto essere missionari laici della chiesa cattolica se questa si
declericalizzasse un po’di più. Diciamo così senza voler entrare in concorrenza
con le altre confessioni religiose. 2) Little Italy. Piccola Italia: un
Concilio Ecumenico di 40 anni fa venne così chiamato perché voleva dare alla
chiesa un'apertura universale nella sua componente. Evitare il rischio di
occidentalizzare, italianizzare e tanto meno romanizzare la chiesa. Soprattutto
oggi che l'Europa conta meno del 30% di cattolici, e l'America latina verso il
50%. Il tentativo di scegliere un papa non italiano (1978 il polacco Wojtyla),
dopo 460 anni, rispondeva un po' a questa esigenza. Come il fatto che sin d'ora
dei nove ministeri vaticani otto siano stati nelle mani dei cardinali stranieri
ed uno di porporato italiano. Recentemente si costata però un'inversione di
tendenza. Nelle leve di comando si ritorna a dare la chiesa nelle mani degli
italiani. Nei Consigli Pontifici aumenta sempre più la presenza italiana a
scapito di quella straniera. Consigli come Comunicazioni sociali, diritto,
cultura…. Nelle segreterie di Stato sette posti di primaria importanza,
Biblioteca Vaticana, Archivio Segreto, Controllo Finanze e investimenti. Poco
tempo fa negli Uffici di Curia nominati 18 italiani su 7 stranieri. Si sta
ri-italianizzando. Tutto romano, tutto alla romana. E pensare che la culla
della chiesa cattolica non è Roma, ma Gerusalemme con uno spirito di carismi e
semi missionari per tutto l'òrbe, sullo stile dì S. Paolo apostolo delle genti.
La chiesa sta ripiegando sembra presa dall'angoscia, asserragliata nel Cenacolo
come gli apostoli dopo la morte di Gesù. 3) Pedofilia: La vicenda che
coinvolge Don Gelmini, fondatore delle comunità ricupero "Amelia" è
l'ultimo anello di casi discutibili. Senza entrare in merito alla sua innocenza
o meno, resta il fatto che la chiesa non avrebbe dovuto spostare i preti
pedofili, ma allontanarli dall'esercizio professionale. Spostarli permette loro
di continuare il reato. Così la chiesa ha finito con il dover pagare di tasca
sua (cioè offerte dei fedeli mentre doveva dichiararsi parte danneggiata, con
diritto al risarcimento. 4) Omosessualità: "Omicidio volontario e peccato
impuro contro natura.” i primi sette peccati capitali che gridano vendetta ai
cospetto di Dio, diceva il catechismo di Pio X (1913) l'omosessuale equiparato
all'assassino. La chiesa non può continuare così. 5) Eutanasia: Al
malato inguaribile che muore bevendo il dolore goccia a goccia tutti quelli che
lo circondano offrono amore, anche il familiare che vuole aiutarlo a morire
senza strazio. La chiesa non può maledirli tutti. Lei ama Dio? Non dà
l'impressione di amare l'uomo che muore. 6) Pena di morte: C'è l'articolo
2266 del Nuovo catechismo scritto prima dì essere Papa che lo ammette: "Lo
Stato legittimo può condannare a morte". Quell'articolo dovrebbe sparire,
anche se Usa, poteri forti, non sono d'accordo. La vera coscienza dei cattolici
non lo permette più. La chiesa non può ignorare e rinnegare l'onesta coscienza
delle genti. 7) Unità dei cristiani: Fra cattolici, protestanti, ortodossi
non procede anzi regredisce. Il principio Ratzingeriano che "tutta la
verità è nella chiesa cattolica" è grandioso, ma non può essere la molla
dell'unificazione se le altre chiese vengono definite "associazioni
religiose". Questa, una semplificazione a spanne dei nodi che rendono
difficile la gestione di Ratzinger. Se non si rivedono le posizioni in base
all’evoluzione dei tempi, aumenterà nei credenti il dissenso silenzioso, anche
se viene conclamato un consenso folcloristico e di facciata. Anche se a Roma
aumenta il turismo papale. In realtà più turismo che non sete del Dio vivente.
La chiesa può ricuperare fiducia, lo afferma pure il Cardinal Martini, a patto
che alle domande di un mondo che cambia si studi di dare risposte diverse. Immutabile
resta solo lo “spirito” del Vangelo.
Autore:
Albino Michelin
02.11.2007
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