In una trasmissione di La7 dal titolo "Così è la
vita" andata in onda nel giugno 09 il cappellano militare della base
americana d'Aviano in Friuli per giustificare tutto il potenziale d'anni
comprese quelle atomiche stipate nel loro arsenale così si espresse. "Non
sono gli studenti a garantire la libertà d'istruzione, ma i soldati. Non sono i
giornalisti a garantire la libertà di fede, ma i soldati. Solo i soldati sono
pronti a morire per proteggere il proprio popolo. E quindi anche la chiesa
prende atto di questa loro dedizione e disponibilità. Perciò prego che i nostri
comandanti prendano sempre delle buone decisioni". Tutte queste belle
espressioni proferite dopo aver celebrato l'eucaristia e distribuito la
comunione nella cappella della base militare. In concreto, una bell'apologia
del militarismo. Ovvio non si debba dare sempre tanto credito a ciò che dice un
singolo prete, magari a nome proprio, ma c'interessa sapere che quanto da lui
proferito è purtroppo benedetto e accettato dall'istituzione cui egli
appartiene. Cioè l'esistenza e la conferma dei cappellani militari
sovvenzionati dallo Stato e scelti dall'Episcopato. Venire a conoscenza e
venire confermati da queste informazioni irrita, se si pensa a tutta la caciara
che si fa attorno alle radici cristiane dell'Europa e specificatamente dell’Italia.
Polemiche assurde soprattutto se ci si riferisce alla produzione, al commercio,
alla vendita d'armi. E le armi non sono giocattoli, ma strumenti di morte,
distruzione di vite umani. Se ci dovessimo appellare al lontano popolo ebraico,
la cui religione precede quella di Cristo, va detto che, pure in un'epoca in
cui la guerra fra questo e tutti gli altri popoli era una condizione di vita,
però emerge anche lì ogni tanto qualche contestazione all'uso delle armi.
Specialmente presso i profeti, e anche nel libro dell'ecclesiastico, dove si
dice che "la saggezza è meglio della guerra" e delle armi. Se poi ci
riferiamo a Gesù di Nazareth il discorso si fa più radicale, anzi rappresenta
il massimo obbiettivo ed ideale della sua vita. Quando ad esempio nel Getzemani
i soldati andarono a catturarlo avvenne che uno dei suoi, preso da sacro
furore, brandì la spada e tagliò un orecchio ad uno degli assalitori. E Gesù
pure nel parapiglia della colluttazione e dell'ansia per la morte imminente,
ebbe il coraggio di dire: "Rimetti la spada nel fodero!" e riattaccò
l'orecchio al soldato del blitz.
San Sebastiano,
martire perché antimilitarista.
Nei primi tempi del Cristianesimo era interdetto al credente
il servizio militare e chi faceva parte di qualche esercito non poteva ricevere
il battesimo. Simbolo di questo "pacifismo" fu S. Sebastiano, martire
sotto Diocleziano, morto, finito trafitto dalle spade dei suoi commilitoni
tribuni del Cesare. Il cristianesimo
delle origini era decisamente contrario all'uso delle armi. Perciò tutti coloro
che oggi difendono le radici cristiane dell'Europa non devono dimenticare l’obbligo
di tirarne le conseguenze: denunciare la fabbricazione, l'uso, il commercio delle
armi. Il Concilio Ecumenico del 1965 ha stilato
una costituzione fra le altre "Gaudio e Speranza" in cui si legge:
"le armi specie quelle nucleari sono definite delitto contro la stessa
umanità che con fermezza e senza esitazione deve essere condannato". Il
nostro sconcerto diventa totale se pensiamo che oggi quest'operazione
"commercio delle armi" viene ritenuta necessaria. Vediamone il
meccanismo perverso: il 30% della popolazione mondiale, cui pure noi europei
apparteniamo, continuiamo e vogliamo usufruire dell'87% delle risorse della
terra: Mentre l'altro 70% della popolazione mondiale deve accontentarsi del 13%
di dette risorse. Per mantenere questo equilibrio scandaloso è necessaria fra
le altre anche la strategia "commercio delle armi". Diremo che le
statistiche a proposito non risultano molto precise, anche per non sporcarsi
troppo la faccia. Però non si è lontani dalla realtà se ci si attiene alla
seguente elencazione, riguardante l'esportazione d'armi leggere. Pare che l'ammontare
complessivo sia di tre miliardi di dollari annui. Usa al primo posto con 643 milioni,
al secondo posto l'Italia con 434, quindi via via la Germania con 347, il Brasile
con 166, l’Austria con 152. Dalla Svizzera abbiamo dati ancora meno precisi.
Notizia di stampa danno per il 2008 oltre 600 milioni di franchi con un robusto
aumento rispetto all'anno precedente. Risale soltanto a poco tempo fa il
Referendum del 29.11.09 in cui il 67% dei votanti si dichiarò contrario al
divieto d'esportazioni d'armi, cioè favorevoli al commercio. Il tutto nella
Patria della Croce Rossa Internazionale. I costi stimati ogni anno per i danni
prodotti da questo tipo d'armi vanno oltre i 163 miliardi di dollari. E sono i
più poveri a subire l'impatto più brutale, tanto che le armi possono essere
considerate una delle cause strutturali che alimentano la povertà. Per inciso
dovremmo ricordare che l'Italia vende al Gana le mine antiuomo che mantengono
un potere mortale per oltre 60 anni. Così i bambini di domani che giocheranno
con questi attrezzi periranno tutti allo stesso modo. Ma queste sono le radici
cristiane dell'Europa e dell'Italia? Di fronte a tali cifre ovvio tirare delle
conclusione. Squallide! Ma squallido anche il prete di Aviano il quale facendo
'sto bel discorso alla Tv senza venire redarguito mette ancora una volta in
risalto il silenzio della chiesa ufficiale. Pure in questo settore la nostra è
la chiesa del silenzio, senza però che siano i comunisti come al tempo di
Stalin a metterle la mordacchia, o la museruola, che dir si voglia. La Chiesa e
gli armamenti: prediche alate. Nelle prediche in chiesa e nelle preghiere, eccezione
dell’Angelus papale, non si parla mai di questo argomento. Chiaramente ed in
modo specifico. I soliti piagnistei contro le guerre nel mondo, le devote perorazioni
in favore della pace. Un genericismo, un
formalismo pietoso. Mai una parola chiara contro la produzione e il
commercio delle armi. Forse si toccano troppi interessi, si sbilanciano certi equilibri.
Ma chi si mette apertamente a farle osservazione arrischia il posto e anche il
confino. La dimostrazione di quanto sopra è l'esilio comminato una ventina di
armi fa al P. Zanotelli, direttore della rivista "Nigrizia" che si è
permesso di pubblicare il resoconto finanziario della vendita d'armi da parte
dell'Italia verso i paesi terzomondisti. Ha dovuto fare le valigie con il
potere congiunto di Andreotti e del Vaticano e finire in una scuola materna del
Congo. Due anni or sono in Italia si è avuto un referendum sulla procreazione
assistita. La chiesa con il Card. Ruini fece fiamme e fuoco perché si
disertassero le urne. E il 75% in effetti non si presentò ai seggi elettorali.
Motivazione della chiesa: "la vita è sacra dal concepimento al suo termine
naturale". Giusto, discorso moralmente ineccepibile. Però facciamo un
passo avanti, verso la coerenza. Perché mai di fronte a tutte queste fabbriche
di morte la chiesa attuale non interviene con altrettanta determinazione e
passione? Qualcuno ci viene a dire che ad uccidere, a sparare non sono i
fabbricanti d'armi ma i belligeranti delle diverse nazioni. Scappatoia
serpentina: "ladro chi ruba e ladro chi tiene il sacco". E come
nell'aborto la chiesa ci dice che scomunicata è la donna che lo chiede ma anche
il medico che collaborare ad esaudire la sua richiesta, cosi la condanna al commercio
delle armi la chiese dovrebbe infliggerla sia a chi compera ma anche a chi
vende. Italia cattolica compresa. Si sa che questo discorso coinvolge anche un
enorme aspetto finanziario: la riconversione di queste fabbriche e la
ricollocazione degli operai. Ma è un'operazione che a lunga scadenza paga in progresso
morale. Le radici cristiane si vedono dai frutti e non dalle risse politiche
sul Dio Po, sul crocefisso nelle scuole e nei tribunali, o sulla croce da
aggiungere alla bandiera italiana, o sullo stop ai minareti. Se no è commedia
buffa!
Autore:
Albino Michelin
04.12.2009
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