Recentemente circolava una lettera un po’ dovunque,
che forse vale la pena non ignorare o fingere che non esista: può servire per
una per una proficua riflessione. Ecco il testo: "Sono residente nel
territorio vicino ad Einsiedeln. Molti di noi sono stati risvegliati dal
torpore a causa di alcune discussioni sorte nei confronti del parroco cattolico
di Wollerau, nel nostro cantone di Svitto. La domenica 16 agosto 2009 ha fatto
il suo ingresso nella parrocchia un sacerdote della Cechia. Nel frattempo egli
aveva annunciato ai fedeli di essere papà di un bambino. La notizia avrebbe
anche in parte rallegrato i fedeli e il Consiglio Parrocchiale, stando agli
articoli apparsi sui giornali. Chiedendo comprensione e rispetto per la sua
vita privata, Josef (è il suo nome) ha informato che madre e bambino non vivono
in Svizzera, che con la donna amata la relazione è finita, che del figlio si
impegna ad occuparsi con ogni possibilità! Personalmente nei confronti della
donna e madre rimangono grossi dubbi pensando che qui c'è una famiglia
volutamente divisa dalla gerarchia della chiesa cattolica.Cioè questo prete poté
fare il parroco a patto che si separasse dalla donna e dal figlio. E che senso
ha da parte della stessa gerarchia continuare a difendere a spada tratta la
santità e l'unità della famiglia? (firmato G.F.). Chi conosce di persona il parroco in questione
può dire che come uomo è degno di rispetto per la sua onestà. Va però distinto
questo caso in due parti. La prima non riguarda Roma, ma il Vicario vescovile
di quel territorio della Svizzera orientale, Martin Kopp. Questi si è
comportato al limite del possibile, spingendo al massimo l'interpretazione benevola
nei confronti della dura legge della chiesa. Kopp ha preso atto che la
relazione con la donna era terminata (secondo l’esplicito volere di Roma) e
quindi il massimo che poteva ottenere da Roma era che potesse continuare a
esercitare come prete. Inoltre il Vicario ha garantito che questo parroco ha
sempre giocato a carte scoperte, che il figlio lo incontra occasionalmente e lo
assiste finanziariamente, e che si tratta di un caso isolato, all'interessato
avendo voluto offrire una possibilità ed un trattamento "umano".
Sottolineando "trattamento umano". Apprezzabile lo spirito di
apertura mostrato dalla curia diocesana, cioè dal Vicario Kopp, sulla scelta a
che continuasse a fare il parroco, non dovuta al fatto che fosse papà, ma alla
sua personalità idonea a farne un prete pastoralmente valido. Inoltre si è constatato che la gente è matura
per una riforma (libero matrimonio ai preti) sulla quale la gerarchia non
intende per il momento entrare in materia.
Il secondo aspetto del caso? Dalla parte del bambino
le ombre sono cupe. Privandolo del diritto sacrosanto di ogni figlio di condividere
la vita anche con il papà, il Vaticano impone a lui, piccino, anello più debole
della catena di pagare un duro prezzo alla facoltativa disciplina romana del
celibato obbligatorio. Sapendo quanto è determinante per lo sviluppo armonioso
dei figli la condivisione ogni giorno della vita con ambedue i genitori, Il
trattamento "umano" riservato al papà da parte della curia diocesana
diventa trattamento "disumano" per il figlio da parte della curia
vaticana. Ancora una volta la misericordia cristiana usata con il prete papà
non ce la fa a coniugarsi con la verità cattolica, cioè con la norma disciplinare
papale. La quale impone al piccolo lo statuto dei figli separati o divorziati
che il padre non lo vedono tutti i giorni, situazione sempre denunciata dalla
chiesa come contro natura. Chi risarcirà il figlio della privazione della
presenza quotidiana del suo papà? Che idea si farà un domani della chiesa che
lo ha costretto a vivere giorni, settimane lontano da lui? La situazione della
madre? Costretta ad allevare molto tempo da sola il proprio figlio. Persino il
diritto civile ricorda alle coppie separate o divorziate che comunque rimangono
genitori dei figli e come tali devono comportarsi. Come si vede qui Io Stato
civile e la morale laica danno qualche punto alla chiesa. Il nostro caso porta
alla luce nodi e contraddizioni sui diritti umani, i diritti dei bambini nella
stessa nostra chiesa.
E poi sull'osservazione che i nostri cattolici vogliono
i preti celibi perché se fossero sposati perderebbero fiducia, addirittura la
fede, e non andrebbero più a confessarsi sembra si ritorni alle solite frasi
fatte "della buona" gente. Infatti, i parrocchiani di Wollerau, la
maggioranza, si sono espressi lieti di avere a che fare con un prete sposato
perché vive maggiormente i problemi della gente e condivide le loro difficoltà,
sia di gestione familiare, come di coppia. Il „senso dei fedeli" e dei
credenti in questo ambito è molto più avanti di quello che molta parte del
clero possa pensare. In contrapposizione a questo episodio negli ultimi giorni
è uscito un comunicato del Vaticano in cui il Papa Ratzinger accetta preti e
vescovi protestanti anglicani che si convertono alla chiesa cattolica, concedendo
loro, se sposati, di continuare a convivere con moglie e famiglia. E qui siamo
in aperta contraddizione con il caso su citato: relativismo morale o
disciplinare. Come noto gli anglicani sono i protestanti d'Inghilterra, la
terza confessione cristiana dopo i cattolici e gli ortodossi con 77 milioni di
aderenti. Staccatisi da Roma nel 1533 perché l'imperatore Enrico VIII volle
divorziare da Caterina d'Aragona (Spagna) e sposarsi Anna Bolena. Il Papa
glielo vietò e così sorsero gli anglicani. Si permetta una parentesi: gli
studiosi di oggi, cattolici compresi, suppongono sia stata una decisione di
carattere politico quella emanata dal Papa. In effetti, se questi avesse
consentito al divorzio, avrebbe umiliato Caterina e con essa tutta la Spagna
sarebbe diventata protestante. Dati i trascorsi di fedeltà alla chiesa il Papa
ha preferito tenersi la Spagna e, purtroppo perdere l'Inghilterra che appunto
divenne protestante. Il recente comunicato di Papa Ratzinger che accoglie di
nuovo gli anglicani, considerandoli a tutti gli effetti cattolici nonostante il
loro clero si porti dietro moglie e figli apre degli interrogativi laceranti.
Da parte della Chiesa anglicana: non tanto perché mezzo milioni di fedeli con
una trentina di vescovi passano all'altra sponda. Quanto perché qui non si
parla più di rispetto, di riconciliazione, di convivenza fra i tre rami del
Cristianesimo, quanto perché si tenta una erosione dei membri di un'altra
famiglia religiosa. Il teologo Hans Küng, di indiscussa dottrina, reo di aver
perso un po' troppo la pazienza nei confronti della chiesa cattolica, seppur
esagerando disse ai media: "questo è proselitismo, è pirateria in campo
altrui. Il comunicato papale che diventa prassi crea un generale
disorientamento tra i fedeli anglicani, ma soprattutto produce sdegno tra il
clero e il popolo cattolico. Il quale si chiede: se il celibato è la tanto
declamata perla della nostra fede, una disciplina non negoziabile, così da
obbligare il parroco di Wollerau ad allontanare la moglie, madre e bambino
dalla parrocchia, e poi si accolgono e invitano a piene mani preti e vescovi da
una altra confessione concedendo di essere cattolici vivendo con moglie e
figli, questa è la vera confusione.” Per acquistare numeri anagrafici fra i
cattolici, come si trattasse di un partito si patteggia anche su valori
ritenuti per secoli sacri e indelebili. Comunque questi tipi di incentivazione
e premiazione per catturare da una religione ad un'altra non sono nuove. Tutti
sanno che nel Sud Italia esistono tre parrocchie che godono l'eccezione di
tenersi parroci cattolici sposati: precisamente a Firmo e Castroregio (Cosenza)
e S.Polo degli Albanesi (Potenza). Nel 1598 degli Ucraini da ortodossi si
fecero cattolici a condizione che il Papa concedesse ai loro preti di potersi
sposare. Patteggiato. Alcune colonie si trasferirono nelle su citate parrocchie
e per benevola concessione papale continuano nella tradizione: i loro parroci
cattolici possono a tutt'oggi sposarsi. In tale soggettivismo la soluzione è
una soltanto: quella di una presenza attiva, di una pressione costruttiva come
sostiene il Cardinal Martini, e come fattivamente si comportò il Vicario
episcopale M. Kopp, affinché le gerarchie vaticane si mettano a ristudiare il
problema, dare una conclusione equanime per tutti concedendo al clero libero
celibato e matrimonio. E nel caso citato da noi, riunificare e legittimare la
famiglia del parroco Kuzar di Wollerau affinché in nessun contesto anglicano o
cattolico separi l'uomo (anche di chiesa) ciò che Dio ha unito: la famiglia!
Autore:
Albino Michelin
06.11.2009
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