Tutti
ricordiamo il messaggio di Gesù che consiglia ai discepoli di predicare al
mondo intero e ciò che è stato detto all'orecchio venga proclamato sui tetti.
Fuori discussione che questo è un consiglio da non prendersi alla lettera, non
significa cioè che i vari predicatori di turno possano salire sulle tegole e
sfondare solai e soffitte. Anche nell'ambito della divulgazione religiosa la
libertà del mittente finisce quando inizia quella del destinatario. Pare invece
così non sia avvenuto, non avvenga ancora per quanto riguarda tralicci e
antenne di Radio vaticana, una vera foresta, piazzati a Cesano sulle teste
degli abitanti del quartiere nord di Roma, S. Maria in Galeria. Sebbene
l'emittente goda di particolare immunità, i suoi effetti ricadono sul nostro
territorio e quindi devono sottostare ai limiti della legge italiana. Quello dell'elettrosmog
vaticano è stato uno dei tanti polveroni sollevati prima della tornata
elettorale deI 13 maggio 2001. Poi, come al solito, più che la salute poterono
le elezioni. Già nell'ottobre del 99 la Procura di Roma in quella zona aveva registrato
campi elettromagnetici fino a 18 volt per metro quadrato contro i 6 fissati
dalla legge. La Svizzera in merito ha limiti ancora più controllati, 3 per cento.
Scatta la denuncia nei confronti della S. Sede: omicidio plurimo colposo,
rischio di leucemia per i bambini della zona di ben 5 volte superiore rispetto
ai bambini degli altri quartieri. Immediata la reazione dei legali del Sacro
Palazzo, che come sempre in questi casi, calano l'asso della manica:
"l'extraterritorialità" di Cesano, cioè del territorio che ospita gli
impianti. Pochi giorni prima della data del processo, fissato per il 12 marzo,
il Vaticano comunica la decisione di aver respinto tale notifica e che
l'udienza sarà rinviata a fine settembre. Il ministro dell'ambiente non molla
l'osso e non demorde: annuncia che l'Enel staccherà la corrente se la Radio
Vaticana non rispetterà le leggi italiane. Pare che l'interpellato abbia
dimostrato gesti di buona volontà riducendo le emissioni da 14 a 7 ore al
giorno. Ma ormai la scintilla era scoccata e il polverone aveva messo a soqquadro
tutta l'opinione pubblica italiana. Da una parte i vertici della Chiesa e i
cattolici conservatori a rinfocolare un superato anticlericalismo: “si vuole
spegnere la voce del papa, si vuole processare un mass media che unica al mondo
ci conduce a Dio … ". Dall'altra la schiera dei laici che di fronte
all'onnipresente in invadenza della chiesa nei fatti dello Stato italiano
ricorda che alle anime ci deve pensare Sua santità, ma che al rispetto delle
leggi di uno stato democratico si devono conformare tutti. Ovviamente in un
contesto di manifestazioni romane di piazza con slogan e striscioni dal tenore
seguente:
“Non
c’indurre in questa televisione,
ma
liberaci dall'ozono della Radio Vaticana e cosi sia". II tutto finisce in politica. Il ministro
della sanità non vi ravvede con certezza un nesso causale elettrosmog- malattie
cancerogene, quello dell'ambiente dà le dimissioni all'italiana e poi le
ritira, a pochi giorni dal voto si vuole evitare una crisi diplomatica Italia- S.
Sede, quindi si rinvia tutto al prossimo autunno a giochi ormai fatti. L'eterno
riposo con il trionfo della ragione politica. Al di là del fatto di cronaca
però, i cristiani dovrebbero sentirsi interpellati ad una riflessione ulteriore
e di ben altro tenore. Il papa, i cardinali, i ministri passano e invece il
problema dello smog inquinamento restano, anzi peggiorano drammaticamente, e quello
che oggi si paventa (causa di degenerazione tumorale) potrebbe diventare fra
breve drammatica realtà. Non possiamo cavarcela con la solita scusa dell'ondata
emozionale e poi tutto si aggiusterà. Prima di ogni cosa non ci trova del tutto
consenzienti il modo di trattare il problema in questione. Il primo è un
aspetto giuridico, che noi però non possiamo anteporre a quello evangelico e
morale. In territorio italiano sotto la giurisdizione italiana viene
palesemente violata la legge italiana. L'extraterritorialità conta poco. È come
se da un'ambasciata estera, attraverso le finestre venissero gettati sulla
testa dei passanti dei corpi contundenti. Ecco la risposta giuridica della
Santa Sede: Radio Vaticana è un ente centrale della chiesa e secondo l'articolo
11 del Trattato Laterano è esente da ogni ingerenza da parte dello Stato, la
questione va risolta in ambito concordatario. Il Vaticano riconosce solo la
commissione bilaterale rifiutando la giurisdizione di un tribunale estero, nel
caso italiano. Indubbiamente se alquanto arrogante è stato il Ministro Bordon
nel modo di sollevare il problema, non molto meno lo è stato il rappresentante
papale. Perché il cattolico non deve dimenticare che il Vaticano prima di
essere uno Stato, un potere od una potenza è una carisma nella chiesa, il cui
principale impegno è quello della testimonianza. Ciò va detto anche per quanto
concerne la diplomazia vaticana. Quindi prima di tutto testimonianza nel
rispetto delle legge vigenti. Perché se i cattolici italiani sono i primi nel
mondo per furbizia e aggiramento delle leggi e dell'etica civile, e ultimi al sentimento
della giustizia distributiva lo si deve anche al fatto che noi usciamo da
questa scuola. E nemmeno serve ai credenti addurre come scusa e giustificazione
il fatto che in Italia esistano 464 strutture per l'infanzia, asili, scuole
contigue alle linee di alta tensione, con 340 mila persone a rischio e che a
Siziano in provincia di Pavia nessuno contesti l'eccesso di elettrosmog della
RAI identico a quello della Radio Vaticana. I cattolici in questo ambito non
dovrebbero aspettarsi l'esempio dagli altri, ma muoversi a darlo loro per
primi. Se hanno fede in Dio e rispetto per il prossimo dovrebbero essere
convinti che anche senza la Radio Vaticana, colosso mondiale con i suoi
trasmettitori, con le sue trenta antenne, con le sue trasmissioni giornaliere
in 40 lingue potremmo ugualmente servire alla causa del Vangelo che è prima di
tutto rispetto del Creato e restituire la creazione al suo Creatore. Il secondo
aspetto del problema riguarda la testimonianza nel tutelare il principio
precauzionale della salute dei cittadini. Nella morale cattolica è sempre
esistito un principio di prudenzialità che in casi di sospetto ci induce a recedere
da un determinato obbiettivo. È come di un cacciatore tormentato dal dubbio se
dietro alla siepe ci sia un uomo oppure una lepre: non deve sparare perché
arrischia di uccidere una persona umana. Certo non è scientificamente
dimostrato che l'elettrosmog vaticana faccia del male, però nemmeno è
dimostrato che non lo faccia, anzi la buona presunzione non sta dalla sua
parte. In tale dubbio la potenza delle emissioni va tenuta ovviamente più
bassa. Non si potrebbero uccidere anche così i bambini? Noi siamo con la chiesa
allorché si schiera per la vita e contro l'aborto, a patto che questa
preoccupazione sia coerente e globale e non una psicosi separata dalla vita.
Cioè la vita è sacra non solo al primo istante e nel grembo materno, è sacra
non solo alla fine quando noi si è fuori di testa, ma è sacra anche e
soprattutto durante tutto il suo evolversi esistenziale. Allora dove sono qui
tutti coloro che si stracciano le vesti contro l'aborto, ma trovano naturale,
anzi ambizioso che l'elettrosmog vaticano metta a repentaglio la qualità della
nostra vita prima del tempo? Infine testimonianza significa anche rispetto
della laicità dello Stato e nel nostro caso delle misure larghezza del Tevere.
Il Tevere non può allargarsi o stringersi a seconda che faccia comodo al
Vaticano, sia pure nei suoi legittimi interessi. Il Tevere, poverino, si deve
restringere allorché la Gerarchia mette in discussione leggi italiane che non
coincidono con la morale cattolica. Si deve allargare quando si parla di
extraterritorialità e di Patti Lateranensi o quando un ministro della
Repubblica diventa più drastico in materia. Qualcuno si sarebbe aspettato dalla
Santa Sede un intervento diverso, dettato cioè dall'ipotesi e dall'ombra di
antenne omicide. Quell'ombra consigliava (e se necessario speriamo consiglierà)
un piccolo sacrificio prima di tanti protocolli e commissioni tartaruga. Per
una volta un Tevere più stretto per solidarietà avrebbe compensato e compenserà
l'immagine di un Tevere più stretto quasi sempre per invasione di campo. E'
anche qui che i credenti in questa chiesa possono ricuperare credibilità.
Autore:
Albino
Michelin
14.09.2001
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