Niente
di nuovo sotto il sole, e quindi nemmeno il fondamentalismo. Oggi specie dopo
l'attentato di New York dell’11 settembre 2001 prendono sempre più corpo a
tinte fosche e toni isterici gli incitamenti a schierarsi in due blocchi, uno
contro l'altro armato. In nome del proprio dio e della propria religione l'occidente
e l'America, forti di una civiltà ebraico cristiana "superiore" intendono
distruggere l'impero del male, gli arabi e gli islamici si prefiggono in nome
di Allah di radere al suolo gli infedeli corrotti e corruttori. Premesso che i
fondamentalisti e loro degenerazioni esistono in tutte le religioni, induisti e
buddisti compresi, in tutti i movimenti, Testimoni di Geova e Pentecostali inclusi,
rimaniamo nel nostro contesto occidentale tentando un'analisi che spesso
vorremmo imporre agli altri dell'altra barricata. Sono esistiti, esistono
tuttora talebani fra di noi, mondo cattolico? Certo il vocabolo
"talebano" è di recente conio e significa "Studente di teologia
del Corano”, ma il concetto è antico quanto il mondo. Pure l'espressione
sorella "fondamentalismo" non risale a lunga data, né risente di
un'origine islamica. È di matrice cristiana, comparsa in America nel 1895 ad
opera di un gruppo di credenti per difendere le verità "fondamentali"
della fede contro la teologia liberale e il modernismo. In modo particolare
vuole partire e finire nel libro sacro (per noi la Bibbia), da prendersi
letteralmente, cioè in senso "fondamentale" non figurato, né
simbolico. Cosi si esprime il Vescovo di Zurigo, P. Henrick, in un lungo e
dettagliato articolo apparso sul Forum, bollettino parrocchiale cantonale del
9.12.01. E per le riflessioni storiche, e per i contenuti e per le soluzioni
del fenomeno l'estensore è un apripista. Quindi "talebano" assume il
significato di fondamentalista, fanatico, integralista, dogmatico,
intollerante, idolatra dei principi ideali senza riferimento alla complessità
del reale. Gente cosi si arrischia di incontrarla anche nei gruppi di chiesa,
che in nome del pluralismo dobbiamo rispettare ma con cui è difficile spartire
qualcosa. In effetti costoro tentano sempre di tapparti la bocca con
l'espressione di Gesù: "Chi non è con me è contro di me", facendo a
torto di lui il primo talebano. Senza ricorrere a quell'altra espressione di
chiara marca interreligiosa pronunciata dallo stesso Gesù: "Chi non è
contro di voi è con voi", egli con la prima intendeva richiamarci
all'evidenza da tutti condivisa: "Chi non è con la verità è contro la
verità". Cioè chi vive la propria esistenza nella menzogna, sempre
falsario e fallito resta, indipendentemente dalla sua fede cattolica o laica. Poiché fondamentalismo e talebanismo
rappresentano oggi una ideologia assai pericolosa vale la pena tratteggiarne le
linee di riconoscimento.
1)Reagiscono alla marginalizzazione e alla
privatizzazione della religione
Perciò aspirano al potere politico per
risacralizzare la società. Tendono a conquistare il mondo con crociate, guerre
sante, terrorismo tecnologico (New York 11.9.01) o ideologico (scomuniche,
Satana, Inferno). Se tale strategia non riesce, costituiscono delle enclave
verso cui attirare quante più persone possibili, concentrandosi su rituali
religiosi, sull'educazione, sulla vita familiare. Tali esempi ben si addicono e
al cattolicesimo del passato e all'islamismo attuale.
2)Talebani e fondamentalisti sono selettivi
Ben
fissati nel richiamarsi all'autorità sacra del passato e alla sua continuità.
Ciò che era vero una volta resta sempre vero. Mantengono con i denti mascellari
le loro tradizioni, ma dal moderno selezionano solo tutte le nuove tecnologie
che servono ai loro scopi.
3)Indefessi manicheisti
Da Mani, divinità iraniana del III secolo
d.C., che sosteneva il conflitto e la separazione fra bene e il male, fra la
luce e le tenebre. La parabola di Gesù che invita a lasciar crescere nello
stesso campo buon grano e cattiva zizzania non è conosciuta al loro repertorio.
Luce e bontà sono soltanto loro, tutti gli altri stoltezza e malvagità. Perciò
stabiliscono frontiere nette, si costruiscono muri per isolarsi dal mondo peccatore.
Cosi protetti si autodefiniscono "popolo eletto". Non ha importanza
se di Dio, di Javé, di Geova, di Allah, ecc. Loro e soltanto loro sono gli
eletti, assoluti, infallibili. Talebani di tutto il mondo, unitevi.
4)Millenaristi
Cioè
dopo i giorni della tribolazione, che possono durare secoli e millenni di
lotte, la loro religione trionferà sul male ed essi fonderanno una società
ideale, il paradiso di qua o di là, a seconda dei loro credo. I Kamikaze
islamici esplosi contro le torri gemelle fossero anche solo in parte convinti
di andare all'altro mondo e godersi 17 giovani donne non si scostano molto dai
7 santi fratelli Maccabei della Bibbia che nel terzo secolo a.C. per liberare
il popolo ebreo dall'oppressione degli Asmonei invasori si lasciarono torturare
sbeffeggiando i loro persecutori e agognando una corona in cielo. Chi di là ci
vede l'appagamento del sesso, chi del potere: in fondo il meccanismo
psicologico kamikaze-martire è lo stesso.
Questo
in breve l'identikit dei talebani e dei fondamentalisti. Sullo sfondo o alla
radice ci sta un bisogno di sicurezza, di ricette mediche infallibili.
Interiormente deboli e fragili, incapaci di mediare la realtà con la propria
coscienza, hanno assoluto bisogno di affermazioni chiare, indiscusse e
indiscutibili, specie se rafforzate da rivelazioni private di santi, santoni,
profeti, stregoni. Sulla base di queste considerazioni dobbiamo riconoscere che
anche noi cattolici abbiamo avuto I nostri bravi talebani e periodi neri da
costoro offuscati. Il Cardinal Martini di Milano recentemente si rammaricava
che pure S. Paolo si è prestato a qualche interpretazione negativa in materia.
Ad esempio nella lettera ai Filippesi 3,2 "Guardatevi dai cani, dai
cattivi operai, da quelli che si fanno circoncidere” (= i Giudei). Oppure
l'altra espressione: “I Giudei non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli
uomini”. Poi si ricordi l'imperatore Teodosio ad inaugurare ufficialmente una
discutibile teocrazia, cioè lo Stato al servizio ed emanazione della chiesa,
papa Damaso I compiacente (28.2.380 d.C.) "Vogliamo che tutti i popoli
siano cristiani. Chi rifiuta venga chiamato demente e pazzo. Oltre che con la
vendetta di Dio dovrà fare i conti anche con la giustizia umana". E qui,
ahimè, la nostra chiesa da perseguitata diventò persecutrice, nove secoli fa i
crociati cristiani vollero liberare la città di Gerusalemme dagli infedeli
islamici, saccheggiando le loro residenze. Oggi questi ultimi vogliono a loro
volta far scomparire gli infedeli occidentali. Nove secoli fa S. Pier Damiani
leader animatore delle crociate sosteneva che uccidere un infedele non è
peccato, oggi Bin Laden, capo carismatico del terrorismo islamico, sostiene a
parti inverse che uccidendo un occidentale si rende gloria ad Allah. La differenza
fra i due è minima, solo distanza e questione di tempo, ma in fondo lo spirito
è identico. Degno di citazione in merito è pure il Sillabo (8.12.1864) di Pio IX,
elenco degli errori del tempo e relative scomuniche. Una condanna a 360 gradi:
del progresso, delle scienze, della cultura, della stampa, della libertà di
coscienza e di religione. Il governo di tutto ciò deve stare saldo nelle mani
della chiesa. Perché lamentarsi del burqa e della legislazione talebana? Fra
Sillabo e questa ci sta di mezzo solo poco più di un secolo e mezzo, ma anche
qui in fondo lo spirito è lo stesso. Di positivo senz'altro c'è che la nostra
chiesa cattolica, tramite il Papa fa di tanto un mea culpa e relativa ammenda,
in genere su comportamenti dei secoli passati, meno su quelli del presente.
Pericolo talebano superato, ma sempre ancora in agguato. E talvolta riemerge
anche oggi con casi eclatanti. Vedi uno per tutti il finanziamento statale alla
scuola privata confessionale. Molti vescovi e fedeli lo esigono, ma solo a
quella cattolica, non certo a quella valdese, musulmana, induista ecc. Ingiustizie
e discriminazioni in merito ne esistono e gravi. Un caso documentazione per
tutti. Nell'ottobre 2001 da Ispica di Sicilia ricevetti urgente telefonata di
inviare a Carmelo Cavarra il certificato di battesimo dovendosi egli iscrivere
all'Università cattolica Sacro Cuore di Ragusa, istituto di telematica. Fui
costretto a stilare il certificato, diversamente il mal capitato sarebbe
rimasto sulla strada. Ma forse che esiste una telematica cattolica, una
protestante, una talebana? E per altri casi questa Università chiese anche il
certificato di buona condotta. Si, scuola cattolica, sovvenzionata con i soldi
di tutti, ma aperta solo ai seminaristi. Si vuol tornare al Sillabo di Pio IX
(1864) e all'editto di Teodosio (380)? Chiaro pericolo di rigurgito talebano.
Aggiungiamo subito per carità alle litanie dei santi anche questa invocazione: “a
Talebanis libera nos Domine” Dai Talebani di ieri e di oggi, islamici, ebrei, induisti,
cattolici… liberaci o Signore.
Autore:
Albino
Michelin
01.02.2002
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