Nel corso annuale di spiritualità tenutosi a Como dal
28 al 31 gennaio 2002 si è trattato di un argomento apparentemente astratto ma
in fondo molto attinente alla pratica religiosa degli italiani in Svizzera,
"Come celebrare l'Eucarestia" fu il tema dei tre giorni, seguito da
una quarantina fra sacerdoti, religiose, operatori pastorali e laici.
"Eucaristia" significa rendimento di grazie, ma poi concretamente
tutto il discorso va a finire sulla Messa. Che significato ha, perché è scaduta
d'interesse, come darle un senso per i praticanti domenicali o per gli
occasionali saltuari. Tra i relatori alcuni professori del seminario di Como,
in fondo ripetitivi di un catechismo già risaputo e portatori di nessuna
ventata nuova. Gli argomenti più importanti e più accaldati sono emersi nei
piccoli gruppi, non preordinati né pilotati che alla fine risultarono i più
veri e realistici. Anzitutto vi è un linguaggio ed uno spostamento d'accenti da
effettuare. Noi, cattolici siamo un po' troppo ossessionati dai protestantesimo,
persino dalla sua ombra e continuiamo a definire la messa "Santo
sacrificio di Cristo voluto dal Padre per espiare i peccati del mondo.” A parte
il fatto che nella nostra civiltà del piacere e del facilismo questo concetto
suona anacronistico, esso così unilateralmente marcato ci riporta a simbolismi
ed immagini di una sacra mattanza. Possibile che Dio padre si compiaccia del
sangue del Figlio e in questo modo la sua ira sull’umanità venga placata? Perché
non recuperare anche un’altra grande verità che la messa è la rievocazione
dell’ultima cena del Signore? Sia pure con aspetti sacrificali è pur sempre un banchetto,
quindi costituito da una base comunicativa fatta di preghiera, di dialogo, di canto,
di comunicazione ma che specie nelle nostre messe domenicali sono tutte andate
a fasi benedire. Ripetitività, assenza d’inventiva, ritualità incollata sul
messale a rischio di finire come un disco rotto. Ad esempio 12 sono i movimenti
della cerimonia fra inginocchiarsi, alzarsi, sedersi. Quasi esercitazioni di
aerobica militare o terapie contro l’artrosi. Molto tempo, troppo impiegato a
disturbare e disturbarsi.
In chiesa spesso un
dormitorio anziché un’assemblea di persone
Non sarebbe meglio
abituare la gente a star sempre seduta ed alzarsi al momento centrale? Pochi
movimenti, ma significativi. Il corpo ha pur bisogno di riposo se vuole collaborare
ad un'adeguata concentrazione. Sobrietà ed essenzialità non sarebbero di
maggiore aiuto alla riflessione e al rapporto con Dio? Secondo
interrogativo: è ai praticanti noto che la prima parte della messa viene
chiamata "Liturgia o celebrazione della Parola" la quale finisce per
essere totalmente in mano al prete. Ai laici è concessa solo la lettura dei
brani dell'Antico Testamento, ma non del Vangelo (parte della Bibbia chiamata
Nuovo Testamento). Questo è un diritto-dovere solo prete, perché si dice egli
rappresenta Cristo e la Chiesa docente. Qui si rischia di portare avanti un
equivoco, cioè che a celebrare la messa sia il prete, anziché Gesù Cristo con
la comunità ecclesiale. Il prete è solo suo prestaparola. In tale privilegio
non si rischia forse di percepire una certa gelosia mai assopita di aprire
tutta la Bibbia ai laici? Un tempo era loro interdetta (ricorda l'espulsione
dei Valdesi dalla Chiesa) perché si arrogavano iI diritto uomini e donne di
predicare la Parola di Dio. Crea concorrenza a che oggi un laico legga pure il
Vangelo durante la Messa? Non sarebbe addirittura augurabile che un gruppo di
laici tenessero talvolta la stessa riflessione sul Vangelo (al posto della
predica del prete) dopo di averla preparata e discussa con lo stesso sacerdote
la settimana precedente? Anche questo sarebbe un modo eccellente per
appropriarsi della Parola di Dio da parte del popolo e rendere la messa
domenicale più coinvolgente. Le osservazioni talvolta legittime rivolte al
prete che si gira e rigira solitario al microfono facendo troppa politica o
moralismo o intimidazioni o vuoto devozionalismo non verrebbero evitate
ponendosi così al passo della gente e rispondendo alle loro vere richieste di senso
e di fede? Se Pietro chiama i cristiani "popolo santo, sacerdozio regale"
è opportuno che il prete si occupi tutti gli spazi della Parola? Un terzo
aspetto delle discussioni concerneva "stranezze e spettacolarità"
visibili in certe messe. Qui pure bisogna intendersi. Vi sono preti che
preferiscono avere in chiesa alla domenica un dormitorio anziché un'assemblea
di persone che ragiona e reagisce. La ripetitività costante (come sopra citalo)
è una delle cause per cui la gioventù preferisce la discoteca alla chiesa.
Allorché vengono rispettate le tre strutture della cena del Signore (offerta
del pane, consacrazione, comunione) tutto il resto potrebbe venire riempito da gesti
e simbolismi nuovi o da quelli di sempre ma in veste e linguaggi attuali.
Specie le messe in circostanza di battesimi, matrimoni, funerali, (in modo
particolare le prime due) in cui ci capitano i cosiddetti occasionali che
entrano in chiesa quasi sempre per sbaglio, possono costituire una grossa
chance in mano al sacerdote per terapie d'urto. Perché in queste celebrazioni
non fare l'eucarestia con il pane confezionalo in casa da una famiglia, il vino
preparato da una seconda, canti eseguiti da un gruppo di amici provenienti da
un altro sito, bambini che offrono fiorellini da campo o una danza ebraica del
tempo di Gesù, con la comunione distribuita eventualmente da due genitori o da
due novelli sposi? In questo tipo di liturgie gli intervenuti aprono gli occhi con
un certo interesse e non si sprecano più il tempo a guardare look e vedette di
turno. E nelle messe di matrimonio anche l'Ave Maria di Schubert potrebbe venir
cantata senza l’ansia di trasgredire chissà quale divieto superiore. Tanto il
libro della Bibbia “Cantico dei Cantici” è molto più osé di quella castissima melodia.
AIla fine nella messa di matrimonio stiamo celebrando l'amore fra uomo e donna
e non quello fra gli angeli del cielo senza corpo e senza sesso. È tutto ciò
stranezza teatrale o tentativo di comunicare un messaggio di fede all'uomo di
oggi in forma più recepibile? In quell’assemblea di Como non è stato passato
sotto silenzio nemmeno un quarto aspetto: eucaristia e prima comunione. Questa
arrischia di diventare il giorno della prima corruzione ufficiale del bambino
verso il consumismo. Un nonno pensionato raccontò che il giorno della prima
comunione il ragazzino, ricevuto un bel gruzzolo di denaro disse: „nonno quando
facciam ancora la prima comunione, cosi che io possa comprarmi tanti regali?”. Soluzione
a tale corruzione potrebbe essere la seguente: rifacendoci ad una parabola di
Gesù che identifica il suo regno con un grande banchetto a cui tutti senza
distinzione di razza e di censo sono invitati e in riferimento al miracolo
della moltiplicazione dei pani in cui i presenti sono stati invitati a
condividerlo con i poveri, dopo la messa
di prima comunione si potrebbero riunire i bambini, famiglie, parenti, amici ad
un pranzo comune, al posto della megafesta all’hotel, modico prezzo per
autosovvenzionamento del locale e del menù ed un margine di contributo per i
bambini disabili. Questo sì che sarebbe un bel sacramento, cioè un bel gesto
che produce ciò in cui noi crediamo. E che dire del quinto aspetto: obbligare i
cristiani divorziati ad assistere alla messa domenicale e proibire loro nel
contempo la comunione? Sarebbe come invitare uno al ristorante e proibirgli di mangiare.
Condannato allo sciopero della fame. Questo succede nella nostra chiesa
cattolica, dove si predica sempre misericordia e comprensione, ma in pratica si
manda sempre tanta gente dietro la lavagna.
Autore:
Albino
Michelin
08.02.2002
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