Un
proverbio popolare, non si sa se figlio della discrezione o dell'omertà dice
che i panni sporchi si lavano in famiglia. La divulgazione di comportamenti
immorali può causare pettegolezzo, offesa alla privacy, caccia alle streghe.
D'altra parte il silenzio rischia di produrre un perpetuarsi d'abusi e sfregi
indicibili a vittime innocenti. Questo dilemma se lo sarà posto anche Papa
Wojtyla giovedì 28 marzo 2002 nella lettera annuale indirizzata a tutti i
sacerdoti della cattolicità. Egli ha preferito parlare, anzi gridare contro i
preti pedofili definendoli apertamente traditori della chiesa e del sacramento
ricevuto con l'ordinazione sacerdotale. Certo la pedofilia degli ecclesiastici esiste,
ma mai come in queste ultimi tempi si è fatto tanto un parlare, divulgando casi
attuali, passati, e remoti. Nella Svizzera tedesca una buona stura l'ha data
anche il parroco di Walenstadt, A. Fritschi di 63 anni, sangallese arrestato
dalla polizia per abusi sessuali su minorenni verificatisi da 13 anni a questa
parte. Lo stesso Vescovo di San Gallo in una pubblica lettera divulgata alla
comunità durante la Festa delle Palme (24.3.02) condanna tale comportamento e
obbliga il colpevole alle dimissioni d'ufficio. Quotidiani e mass media altro
non fanno che elencare una quantità sempre crescente di devianze sessuali da
parte del clero. Sembra si sia scoperchiata la pentola a pressione e il
contenuto stia dilagando. Dalle Americhe all'Europa, dall'Africa all'Asia senza
troppe differenze. Negli Usa 230 sacerdoti sono stati rimossi negli ultimi 50
anni a motivo di molestie ai minori. Un parroco ha insidiato 130 ragazzi
nell'arco di 30 anni. Nell'ultima Pasqua un girotondo di fedeli ha contestato
attorno alla cattedrale di Boston contro la pedofilia dei preti. Una diocesi
che ha dovuto sborsare 45 milioni di dollari di cui 80 alle vittime di questo
vizio. In Irlanda B. Corriskey, vescovo di Fems, accusato di collusione e
silenzio sul caso di un sacerdote pedofilo suicidatosi nel '97, ha dato le
dimissioni. La chiesa irlandese ha versato 128 milioni d'euro quale
risarcimento alle vittime d'abusi sessuali avvenuti in istituti religiosi. In
Polonia sono state accettate le dimissioni dell'arcivescovo di Pozman J. Paetz,
accusato di molestie sessuali verso sacerdoti e seminaristi, anni 67, già
collaboratore di Wojtyla in Vaticano e segretario del Sinodo dei Vescovi. Ignoto
invece resta il numero dei preti in Italia incriminati per questo reato. Dalle
varie cronache e Agenzie si viene informati che sta aumentando l'emorragia di
vescovi dimissionari, travolti dallo scandalo dei preti pedofili. Ma è inutile
elencare cose che tutti sanno. Intendimento del sottoscritto non è pescare nel
torbido ma sottolineare come in tutta questa vicenda andrebbero distinti due
aspetti: uno oggettivo reale ed uno soggettivo personale. Dal punto di vista
oggettivo non vi sono scusanti. Anche la Chiesa cattolica nel suo codice
legislativo (Canone .1395+2) dichiara che un prete macchiatosi di questo
delitto sessuale con minori va punito con pene adeguate, non esclusa
l'estromissione dallo stato clericale. Dunque i buoni e solidi principi non
mancano. Il magistero della chiesa dice chiaro ciò che intende. Ma un aspetto
imperdonabile e mica tanto veniale è la mancata denuncia. Lo scandalo cioè non
è tanto per episodi d'abuso sui minori, quanto il silenzio accomodante di una
parte della gerarchia cattolica, responsabile di aver coperto i rei cercando di
tappare la bocca alle vittime con cospicui risarcimenti in denaro, che hanno portato
più di una diocesi alla bancarotta. Qui si adombra l'istinto di conservazione
di una corporazione che tutela la sua onorabilità più che la sapienza di chi si
preoccupa della redenzione degli sfruttatori e della giustizia verso gli
sfruttati. Chiamare traditori gli anelli deboli di questa catena sarà anche
moralmente e tecnicamente esatto, ma appare un atto tardivo e incompleto. Resta
il dubbio fra molti credenti che motivi d'immagine, di potere, di denaro siano
stati addotti in passato fino all'altro giorno per giustificare questo tipo di
copertura. La presa di posizione si rivela troppo tardiva e obbligata,
lasciando dubbi di una segreta complicità. Al Cardinale di Boston Law che
recentemente ha chiesto scusa alle vittime ed ha consegnato alla polizia 80
nominativi di preti pedofili potrebbe essere legittima la domanda: ma è
possibile che in un certo tipo di chiesa si parli solo quando si è scoperti? Il
che significa che se le vittime non avessero parlato, la pedofilia degli
ecclesiastici avrebbe continuato ad essere una furberia privata. Ma a che serve
fare mea culpa e chiedere perdono ai morti di 10 secoli fa se facciamo silenzio
sulle nostre vittime del terzo millennio? Chi dà voce a questi oppressi? E
quando? Fra un secolo? Un po' più di religione laica, fatta di chiarezza e di
rispetto dei deboli è altrettanto importante nella chiesa come la religione
cultuale e sacramentale. Se poi il discorso lo trasferiamo al punto di vista
soggettivo siano permesse alcune considerazioni. Non basta gridare traditori ai
preti pedofili. Anche loro, premesso risarcimento danni ed espiazione del male
compiuto, hanno bisogno del buon samaritano. E qui entra il discorso della
terapia e del ricupero. Il prete pedofilo potrebbe evidenziare una mancanza
d'affettività o un'affettività dissociata. Alcuni ricalcano qui con più urgenza
che la libertà di matrimonio per i preti potrebbe diminuire queste forme di
compensazione deviante. Si ipotizza da qualche parte che il sacerdozio
celibatario potrebbe attingere uno sproporzionato numero di uomini con
inclinazioni omosessuali od aberranti. Le opinioni sono diverse. Ad esempio I.
Furrer, vescovo di San Gallo, favorevole al sacerdozio di uomini sposati,
sostiene che il matrimonio non è una panacea o un toccasana contro la pedofilia.
In effetti essa esiste forse in percentuale più alta (secondo Crepé al 7%) fra
padri di famiglia nei confronti delle figlie. Comunque il libero matrimonio dei
sacerdoti potrebbe contribuire ad un maggior equilibrio affettivo. E' inutile
pretendere di selezionare degli angeli e mandarli a farsi preti. Buona idea
sarebbe quella della Conferenza episcopale svizzera che intende istituire un
Task-Force composta di giuristi e psicologi per una migliore prevenzione. Buona
prospettiva potrebbe essere ancora quella dei Centri di rieducazione dei preti
pedofili. L'uso di farmaci a base di progesterone riduce la libido e corregge
il profilo ormonale del soggetto malato. Si parla ad esempio del Depoprovera,
normale contraccettivo femminile e che, pur con le dovute cautele di effetti
collaterali non ancora bene accertati, viene utilizzato come mezzo di
castrazione chimica di soggetti pericolosi, come appunto i pedofili. Infine un
po' di obbiettività in materia non guasta. Colpevolizzare tutta una categoria
ecclesiastica per degli infelici è sempre sbagliato, anche perché la
responsabilità penale è individuale. Generalizzare serve solo a creare un clima
di confusione, di sospetto, di odio gratuito. Non è esatto nei confronti di
nessuna categoria di persone, e quindi a parità, neanche nei confronti di
quella del clero.
Autore:
Albino
Michelin
19.04.2004
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