Certamente un titolo da enfasi, ma questo romanzo a detta di
molti è il fenomeno letterario più sensazionale del nostro tempo. Più finzione
che storia parte comunque da alcuni aspetti storici forse ad arte occultati sin
dalle origini del Cristianesimo. Il romanzo di Dan Brown si può analizzare
attraverso differenti filoni che qui tralasciamo. Ad esempio il suo furore
contro i Templari (1312), ordine cavalleresco precursore dell'attuale Opus Dei,
potenza religioso-finanziaria, veleno contro la chiesa istituzionale, o le
dissertazioni sull'omosessualità di Leonardo Da Vinci. Mi limito a due
constatazioni: la prima che il romanzo (8 edizioni dal 2003) è stato letto da
moltissimi italiani, la seconda che alcuni aspetti sono stimolanti per togliere
il velo ed equivoci dal Cristianesimo storico.
Anche i bagnini
della spiaggia hanno letto questo thriller.
Si sa che in Italia quanto alla passione per i libri siamo un
po’ sprovveduti, nel senso che siamo un popolo che ama parlare, chiacchierare,
scrivere, poetare, ma non leggere. Un fatto caratteriale: un po’ egocentrici e
vanitosi. Forse dipende anche da un ritardo culturale, di chierici e mandarini
che per secoli hanno egemonizzato il sapere accaparrandoselo come un privilegio
e guardandosi bene dal renderlo accessibile al volgo. Questa è stata anche la
storia della Bibbia. Quando Lutero si peritò (1517) di tradurla in lingua
popolare e darla in mano alla gente venne scomunicato dal Concilio di Trento.
Siamo i più eminenti arretrati per quanto riguarda il consumo di libri. Solo il
27% dei nostri leggono un libro all’anno a fronte del 60% in Svizzera e del 75%
in Austria. Scarsità già negli adolescenti, solo il 70% dei giovani studenti può
affermare di aver letto un libro nel corso dell’ultimo anno. Immaginarsi con l’età
e la pigrizia che avanzano. Il Codice Da Vinci però manifesta una
controtendenza, divorato dalle masse di ogni ceto ed estrazione sociale.
Persino dai bagnini di Jesolo che invece di ammirare le varie bellezze teutoniche
se ne vanno a discutere con i turisti come successe con il sottoscritto, il
quale fortunatamente il libro di 523 pagine se l’era letto e sottolineato. Certo
non è il leggere in quanto tale che fa cultura ma anche le motivazioni, il perché,
il modo, nonché le prevenzioni e i pregiudizi con cui ci si avvicina ad
un’opera letteraria. C’è chi parte con l’idea di trovare conferma al suo mondo,
al suo assetto mentale e resta irremovibile sin al qui detto, combatte le novità
con cinismo ed ironia. C’è invece chi resta aperto a possibili riscoperte del
sapere. Personalmente ho sempre amato appartenere a questa seconda categoria,
si ha la sensazione che il mondo non abbia mai confini. Soprattutto ci si può
innamorare di affermazioni come questa: «tutto è proporzione divina. C'è un
ordine sotto l'apparente caos del mondo, l'uomo altro non fa che scoprire le
regole della natura. Natura, arte, religione, tutto è codice cifrato”, ovvero
codice da decifrare. Di qui si spiega in parte il perché del titolo del capolavoro
letterario di Dan Brown. Quindi il richiamo alla nostra intelligenza di
separare i fatti storici dalla creazione letteraria e di non sottovalutare il
simbolismo, pure esso codice interpretativo della realtà.
L’ultima cena di Leonardo in codice.
Nella storia dell’arte indubbiamente una delle opere più famose
è la cena del Leonardo Da Vinci. Gesù attorniato dai 12 apostoli, tutti maschi.
Ma ecco il codice. Il personaggio alla destra di Gesù non è l'apostolo Giovanni
Evangelista, come tradizionalmente ritenuto, ma Maria Maddalena. Lo dimostrano
le sue fattezze, le sue forme, tipicamente femminili. Secondo il nostro
romanziere Brown il Da Vinci, al di là del fatto che fosse omosessuale e che il
dipinto di Mona Lisa altro non sia che lui stesso travestito da donna, vuole
mettere in risalto i torti che si sono inferti alle donne da parte del Cristianesimo
sin dalle sue origini. L'ultima Cena altro non sarebbe che uno dei più
stupefacenti contributi al femminismo sacro nella storia della chiesa. E qui il
romanzo ti conduce a moderare il furore contro tale affermazione e ti può
portare ad una sana e pacata riflessione. Al di sotto una certa verità e
abbastanza corposa la c’è. La Bibbia non è piovuta per fax dal cielo, ma è
passata attraverso tradizioni, aggiunte, revisioni. Fra un'ottantina di vangeli
apocrifi (nascosti e tolti dalla circolazione) redatti 40-70 anni dopo la morte
di Gesù ne sono stati scelti 4 perché rispondenti, secondo Leonardo, a criteri
esclusivamente maschili. La Chiesa delle origini avrebbe ingannato il mondo
diffondendo bugie contro le donne e spostando l'asse di interesse solo o
prevalentemente verso l'attività e il ruolo del maschi. Si fece di tutto per
sparigliare le carte, confondere e identificare Maria Maddalena con l'altra
Maria, la prostituta che versò l’unguento prezioso sui piedi di Gesù in un
pranzo di farisei. Invece la Maddalena fu la prima e unica persona (una donna!)
a vedere Gesù dopo la Risurrezione e sarebbe stata così la prima organizzatrice
delta chiesa, ma ciò non poteva essere digerito da una società patriarcale
maschilista nella tela da Leonardo rappresentata da quel personaggio di secondo
piano (Pietro), geloso la cui mano alzata sembra voler tagliare il collo alla
malcapitata «apostola» Maddalena. Affibbiandole l'etichetta di prostituta, la
chiesa si è difesa nel prosieguo dei secoli dal suo potere, dal potere
influenza delle donne. E lungo il tempo tutte le donne di una certa cultura,
istruite, amanti della natura, erboriste, furono chiamate streghe e bruciate al
rogo. In modo particolare le levatrici, che intendevano alleviare le doglie del
parto, che invece secondo la Bibbia avrebbe dovuto restare doloroso per giusta
punizione di Dio contro Eva che aveva mangiato la mela. Indubbiamente qui
l'autore Brown ha calcato un po' la mano, ma non farnetica, è sufficientemente
informato perché le stesse argomentazioni, sia pure con minor livore, sono
esaurientemente trattate dagli studi della teologa Fiorenza Schüssler, che da
anni conduce serie ricerche bibliche. Che poi Brown vada oltre e ci descriva
Maria Maddalena innamorata di Gesù e cui il Signore prima dì morire sulla croce
al vederla ai suoi piedi ebbe a dire sconsolato: “ma a me chi me la fa fare
questa vita?» E scese dalla croce sposandosi la «apostola» e facendosi una
famiglia come tutti i comuni mortali. Ma anche questa è divagazione filmica,
una fantasia che non ci interessa qui seguire. Dimostrazione comunque che il
romanziere vive dentro i problemi del tempo e culturalmente non è uno
sprovveduto. E quindi alcuni stimoli del bestseller non sono tutti da
rifiutare. Come dice il proverbio «non va fatta di ogni erba un fascio e non va
gettata via con l’acqua sporca anche il bambino». Riteniamo qui un bell'input
positivo, cioè che la chiesa delle origini ha criptato le donne e a torto le ha
ridotte come Maria a «modelli del silenzio».
Rivalutazione
dei vangeli apocrifi
Purificato da preconcetti pretestuosi il romanzo ci invita
comunque a riflettere su alcuni elementi storici. Ad esempio la riscoperta e la
rilevanza dei vangeli apocrifi. Come detto, quasi un centinaio, fra cui quello
di Pietro, di Tommaso, di Maria ecc. Indubbiamente alcuni sono stati depennati
ed eliminati perché relazionavano troppo bene sul lavoro apostolico delle
donne. Oltre a ciò diventa legittima una domanda: nel cenacolo per l'ultima
cena vi erano presenti solo gli apostoli oppure anche i discepoli? Nel vangelo
di Luca (22,1) sì parla pure di discepoli. Nel caso cioè tutta la comunità dei
credenti con donne e bambini, come donne e bambini erano stati partecipi della
moltiplicazione dei pani. Per cui l’ingiunzione dì Gesù: «ripetete la cena,
ogni volta fatelo in memoria di me», è stata rivolta solo agli apostoli o anche
ai discepoli, donne incluse? La provocazione a studiare seriamente se alle
donne oggi debba essere o meno negato il diritto al sacerdozio. Su questa linea
di apertura si collega pure il recente film “Gesù” di Abel Ferrara, premiato a Venezia
nell'agosto 2005. Tutto orientato su Maria Maddalena, la dodicesima «apostola»,
sui vangeli apocrifi, sul reale ruolo che Maria ebbe nella definizione della
religione cristiana e sul pensiero di Gesù al riguardo. Il pubblico di Venezia
applaude dentro la mostra e fuori si interroga. Anche se spesso in ritardo e
rimorchiata dalla storia e dagli eventi saprà la nostra chiesa cattolica
interrogarsi e darci delle risposte senza restrizioni mentali? Noi lo pensiamo,
anzi lo speriamo.
Autore:
Albino Michelin
21.10.2005
Nessun commento:
Posta un commento