Attualmente nel mondo siamo oltre 6 miliardi di persone. A fronte di un miliardo circa di non
credenti (sul cui significato sarebbe da discutere) cinque miliardi hanno una
fede magari negli spiriti della natura come gli indios, o nell'uomo elefante come
gli indù. Poi gli altri, chi in Allah, nel Dio ebraico della Torah-Legge, in
Geova, in Gesù Cristo, ecc. Se tutto questo credere in qualcuno sopra di noi persiste anche oggi
nell'era della tecnologia, una ragione c'è. Per i credenti è scontato: Dio è sempre
esistito e ci sarà sempre. Ma dal punto di vista storico anche i non credenti
devono ammettere che la religione ha una irresistibile forza. Fuori discussione
che essa ha fatto nascere l'arte, i valori etici e un’organizzazione sociale.
Spesso ha rivoluzionato i valori in meglio.
In secondo luogo è stato il cemento di grandi imperi, come quello romano
o persiano anche se i loro dei si chiamavano Giove o Zarathustra. In terzo luogo ha dato agli uomini un
bagaglio, una corazza di credenze che
li difendesse dalla paura dell’ignoto, prima che la scienza desse una mano a
capire... ma non tutto. E nemmeno in futuro si capirà tutto. Purtroppo oggi in
molte religioni sono in aumento le componenti fanatiche, e questo è veramente
un pericolo. Sul fanatismo e sulla rivalità religiosa infatti hanno spesso
fatto leva i poteri forti di ogni epoca per le loro guerre. Dagli ebrei nella
terra promessa, gli islamici della mezzaluna, i nostri contemporanei, nonché
occidentali cristiani. Le religioni invece nel loro nucleo essenziale sono
molto più simili fra loro di quanto non sembri. Hanno e rispettano valori fondamentali
comuni. Come dice il Concilio Vaticano Il «tutti i giusti della terra sono chiamati
ad edificare il regno di Dio». Ciò significa che la salvezza non è esclusiva di
una sola civiltà.
La
grotta di Fumane (Verona)
Fumane è un paese alle propaggini del Monte
Lessini veronesi, nel dopoguerra di forte emigrazione in Svizzera specie nel
Canton San Gallo ed oggi terra del vino Recioto nella Val Policella. Recentemente
in una caverna è stata scoperta l'immagine di uno sciamano, cioè di un
sacerdote che si rivolgeva in stato di trance (alterazione di coscienza ottenuta
con digiuni, ritmo di tamburi, droghe) al mondo degli spiriti. La più antica
d'Europa, risale a 32 mila anni fa. Fino ad allora l’homo sapiens non aveva
prodotto nulla di artistico. Lo spinse a progredire l'emergere della religione.
Le prime espressioni di culto, attraverso miti e credenze, consentirono di
conferire un ordine ed una spiegazione alle cose della natura, anche alle più
spiacevoli. Malattie, fame e siccità erano giustificate dal volere di un'entità
superiore. I culti erano insomma una difesa del caos, e dall'incertezza. Con
essi si stabilirono le prime regole sociali, che resero le comunità più
efficienti. Gli sciamani dipingevano sulle pareti delle grotte ciò che vedevano
durante la trance, cioè i loro animali protettivi (totem), bisonti, cavalli, serpenti
nei quali essi stessi si trasformavano. Dopo la loro morte diventavano le prime
divinità in forma umana. Più tardi gli uomini si riunivano a compiere azioni
codificate per favorire il buon esito degli eventi, terremoti, carestie e propiziavano
con sacrifici di placazione gli spiriti, dapprima immolando uomini, sostituiti
nel tempo dagli animali. Basti ricordare e rileggere il racconto mitologico del
sacrificio di Abramo Isacco nella Genesi della Bibbia.
Dalla
Dea Madre al Dio Padre
Diecimila anni fa con la scoperta
dell'agricoltura comparve il culto di una grande Madre, cioè della fecondità.
Poi con il diffondersi della guerra la grande Madre divenne il grande Padre.
Così si affermarono le divinità maschili che riflettevano la società dei maschi guerrieri, che comunque non
disdegnarono di condividere la coabitazione e coesistenza con le dee molto
popolari come Giunone, Venere, Minerva, ecc. Cioè un politeismo con delle
divinità «Assessori» che riflettevano le varie attività di quel genere umano,
come la guerra appunto, il raccolto, il commercio, la guarigione. Nonché
patroni delle città che si iniziavano a costruire. D'altronde il fenomeno si è
protratto e continuato lungo la storia fino ai giorni nostri con santi e «madonne»
a vigilare il buon andamento di ogni settore della vita, e la fondazione di
paesi e centri abitati. L'induismo attuale annovera ben 360 mila divinità, al
confronto noi cattolici dobbiamo ancora crescere assai. Ma per non perdere di
vista il processo storico dobbiamo ritornare a chiederci che cosa ha portato
l'umanità dal Dio Padre animatore di un variopinto politeismo ad un Dio monoteista,
cioè unico, anche se pensato e rivestito in forme diverse. Gli studiosi delle
religioni sono concordi nell’affermare che verso il VI secolo prima di Cristo
si verificò qualcosa di importante. Quasi contemporaneamente, come se collegate
dalle TV satellitari, le maggiori religioni del tempo uscirono dalla fase mitica
ed entrarono in quella razionale. E per quanto riguarda la Palestina è in
questo periodo che si gettano le basi della nostra religione cristiana. A
titolo comparativo nel 500
avanti Cristo abbiamo in Iran un Zarathustra che abolisce i sacrifici
sotto l'unico Dio
del Bene, in India
l'induismo che introduce
il rispetto per ogni essere vivente, un Budda che
raccomanda la recita
del mantra (il
nostro rosario) per favorire la contemplazione interiore, in Cina Confucio con i suoi principi di grande
equilibrio, in Grecia Platone che nell'uomo situa l'anima e il corpo
dando la precedenza
alla prima, in Palestina si
inizia a scrivere la Bibbia, una specie di mito delle fondazioni che farà degli ebrei una nazione unita
anche senza territorio fisso. Ne
consegue che le grandi religioni del tempo monoteiste credenti in un solo Dio,
da cui più tardi nasceranno Gesù e Maometto, consacreranno i loro fondatori
come prescelti da Dio per ricevere e diffondere una verità rivelata, e guarda
caso tutti (Mosè, Zoroastro, Gesù, Maometto) si opporranno alle ingiustizie dei
tempi, costituendo dei grandi collanti sociali nell'ambito delle loro
rispettive civiltà.
C’è
ancora bisogno della religione?
A parte il fatto che le religioni sono
sempre state e sempre saranno strumentalizzate come pretesto per interessi
economici, di potere, per giustificare la creazione di un nemico, va però anche
affermato che per merito della religione si può vivere e progredire, senza
religione ci si ammazza. C’è di più. Non è che la religione o le religioni
esistono perché vengono imposte dall’esterno, dalla società, ma perché è un
sentimento innato nell’uomo. Se non c’è, l‘uomo di ogni tempo se la crea. Che
poi le religioni abbiano ognuna la propria chiesa, con tutta una serie di conventicole,
tipo il cristianesimo (cattolici, protestanti, ortodossi) anche questo al senso
della vita umana rimane secondario. Ogni stato moderno anche il più laico o
ateo celebra le proprie origini mitiche, quasi a collegarle con una scintilla
divina, anche per dare un senso al proprio futuro. Senza orizzonti non si
cammina, si resta in balia del proprio immobilismo. Ci si può domandare che
significhi celebrare le origini di Roma con il mitico Romolo e Remo, oppure
l’origine della Svizzera con il leggendario Guglielmo Tell. Eppure anche questa
è religione, se non altro una sua espressione.
Religione nell’era
della tecnologia: istruzioni per l’uso.
Si resta perplessi allorché si afferma che
l’attuale miliardo di atei preannuncia la scomparsa della religione. Pure qui
il discorso si fa complesso: in effetti tutta questa gente che dice di non credere
in nulla e poi si fornisce di corni, bicorni, ferri di cavallo, stregonerie, magie, segni di croce
sul sale che si rovescia, pure questo ci dimostra la loro religione, anche se
spostata da Dio alle sue maschere sostitutive. Ed ancora: l'uomo man mano che
acquisisce padronanza di sé non avrà più bisogno deIla religione perché essa è
soltanto compensazione ai propri limiti attuali. Si può rispondere che con l'andar
del tempo la coscienza dei propri limiti aumenterà e con essa il pericolo della
sfiducia, dell'autodemolizione, del suicidio. E l'ultimo: la tecnica spiegherà
tutto, e renderà inutile la religione. Qui si finisce in un vicolo cieco.
Perché la tecnica è un coltello a doppio taglio, che può servire per dividere
il pane con i propri simili, come per
venir piantato loro in pancia. Dipende dall'uso che se ne fa, e l’uso può dipendere
anche dal senso religioso o buon senso con cui noi affrontiamo la civiltà del
progresso. Fra le miriadi di trattamenti terapeutici cui oggi noi ci
sottoponiamo resta attuale quanto disse il grande psicologo zurighese Jung: ”il
sentimento religioso curato con fede è la miglior terapia per gli uomini del
nostro tempo”.
Autore:
Albino Michelin
05.05.2006
Nessun commento:
Posta un commento