Sono
parole di una vecchia canzone e vengono in mente perché anche oggi qualche
volta anziché fiori nei cannoni si versa acqua santa, come in una paradossale
circostanza che mi permetto qui sotto
di citare. Si sa che il popolo italiano è molto ghiotto di benedizioni, come
del sugo negli spaghetti, del cacio sui maccheroni, dei fagioli nel minestrone.
Benedizioni dagli oggetti più laici a
quelli più sacrali. Ferri di cavallo, anelli, borchie, catene e catenelle, tatuaggi,
canili, porcili, pollai, stalle, banche, istituti di credito, bar, piscine,
automobili, infine (e qui nulla da eccepire) sacelli, cappelle, chiese,
cattedrali. E poi benedizioni sul tempo: se piove si impetra il sole, se salta
fuori un calore come l'estate 2003 allora ci si rivolge ad Eolo, re dei venti,
e a Giove pluvio. E benedizioni sulle persone: in occasione della nascita, del
battesimo, del matrimonio, dell'estrema unzione (o unzione degli infermi).
Nonché prima e dopo i pasti, nelle cerimonie di culto, al termine della messa.
Ho tentato di elencare le più note, però dal punto di vista del senso vanno fatte
le debite distinzioni. Ad esempio la
benedizione delle moto, delle autovetture lasciano una strana sensazione:
indubbiamente servono a rimpinguare le casse di qualche prete zelante, ma se
non si cambia la capoccia del conducente, se non gli si innocula il senso della
responsabilità, il rispetto della vita, d'acqua santa possiamo gettarne anche
un mastello, ma è lavare la testa all'asino. Gli incidenti sulle strade
aumenteranno sempre di più. E la beffa del sacro continua. Benedire significa
"dire bene" delle cose nell'uso adeguato, dire bene delle persone
nelle relazioni e della tecnica sociale, dire bene anche del Dio in cui si
crede, testimoniandone il messaggio con la vita. Pensare che l’acqua normale
dopo la benedizione del prete muti le sue componenti e da idrogeno-ossigeno
divenga sciroppo contro la bronchite è ritornare ad una mentalità
prescientifica. Ovvio invece che l'acqua di fonte diventa oggetto di preghiera
attraverso un rito sacro e può indurre la mia attenzione e la mia coscienza ad
un'inversione di tendenza, quella che si chiama conversione del cuore. Questo è
un sentimento diffuso in tutte le religioni, anche in quelle naturali, non si
pensi sia una prerogativa del Cattolicesimo. Persino le antiche civiltà, come
l'induista, molto prima del cristianesimo usavano croci, benedizioni con acqua
lustrale e relativi simbolismi.
La benedizione
della portaerei Cavour
Ciò
premesso ci si permetta di citare un caso di attualità, non sfuggito a gente
laica sensibile e magari osannato dai cattolici senza battere ciglio. Si sa che
negli ultimi anni si è spesso contestato la nostra chiesa perché benediceva
armi, eserciti e cannoni. E così si assisteva allo spettacolo di un clero
italiano che benediceva mortai tricolori, quello tedesco i suoi panzer, quello
francese le sue carabine per uccidersi a vicenda. Credenti nello stesso Dio, in
nome suo, per meritarci il suo paradiso.
Aggiungiamo i mea culpa papali del passato: eravamo convinti non fossero
un promemoria decorativo ma chiara condanna e presa di posizione per il
presente a darci l'immagine di certa chiesa meno bellicosa. Ma in Italia non è
ancora così. In effetti il 20 luglio 2004 a Genova alla presenza del Presidente
della Repubblica Ciampi, del Ministro della Difesa Martino è stata inaugurata
la nuova portaerei Cavour, la più grande della flotta militare italiana. Può
caricare materiale per 27.000 tonnellate, ospitare 1.200 persone e trasportare
velivoli a decollo verticale, caccia intelligenti, una sottostiva missilistica,
cannoni e mitragliatrici. Al momento del varo il costo si aggira sui 900
milioni di euro. Alla dovuta inaugurazione è stata ricoperta di una bandiera
tricolore di 700 mq. La retorica del cerimoniale ha inoltre previsto la
benedizione della nave da parte dell'arcivescovo di Genova, Cardinale T. Bertone,
già presidente della Commissione episcopale italiana Giustizia e pace. l
cattolici che amano la religione spettacolo hanno applaudito e bene accolto
l'accoppiata dignitario politico con quello ecclesiastico. Eh sì, perché in
Italia dovunque compare un onorevole non deve mancare il porporato, come se
Gesù non ci avesse messo in guardia dalla ricerca della visibilità e dei primi
posti nella tavola del banchetto. Però questo ritorno a benedire le armi non
lascia del tutto né tutti indifferenti. Non ricorriamo ai soliti discorsi proletari,
che cioè un'opera del genere avrebbe potuto sfamare mezzo popolo burundo o
sistemare meglio lo stato sociale e i pensionati italiani. Una domanda però è consentita, proprio perché
coerente con il vangelo (si benedice una portaerei anche se destinata a recare
morte e distruzione, altro che a lanciare fiori ai bimbi del mondo) mentre ci si
rifiuterebbe (e qui siamo d’accordo) di benedire una sala ospedaliera in cui si
pratica l'aborto. No, non si dovrebbero mai benedire strumenti di morte. Tutte
le vite sono uguali, sia di feti nell’utero materno, sia degli adulti indifesi.
ll comandamento “non uccidere” esclude strategie. La solita obbiezione che la
Cavour uccide solo per legittima difesa convince poco. Nel senso che anche
certe donne incinte, piombate magari ingiustamente o per violenza nella
disperazione potrebbero invocare la legittima difesa. Si sa che l'aborto è una
delle ossessioni di certa componente ecclesiastica e talvolta a scapito di
altri capitoli della morale in cui si dovrebbe essere più rigidi. Anche se la
soppressione di un inizio di vita resta grave, è però meno grave dell’uccisione
di una vita compiuta e vissuta come succede nelle guerre e come succederà con
le armi del Conte di Cavour, più deleterie dei pur deplorevoli bisturi che interrompono
una gravidanza. Un augurio dunque: mettete fiori (non acqua santa) nei vostri
cannoni! Lo canta una vecchia canzone, ma è vangelo attuale.
Autore:
Albino
Michelin
10.09.2004
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