Da più parti oggi si sente muovere l’obbiezione suggestiva
del cosiddetto tirannicidio, cioè l’esecuzione sommaria del tiranno o dei
tiranni di turno. Questo soprattutto in riferimento dall’annosa questione palestinese,
cecena, mediorientale, all’attuale Iraq, senza parlare di tanti conflitti nel
continente africano. Dal momento che il terrorismo non potrà mai essere interamente
debellato e che rimuovere le sue cause storiche, politiche, sociali comporta
secoli, dal momento che chiedere ai terroristi di smetterla sarebbe tanto
ingenuo quanto inutile, perché non pagare questi uomini e donne kamikaze di
tornare alle più circoscritte pratiche del tirannicio, regicidio, presidenticidio
o come altro lo vogliamo chiamare? Se non altro per distogliere le loro armi
dalla gente comune, dai tifosi del calcio, dai passeggeri delle metropolitane, ecc.
e puntare verso ministri, generali, manager delle multinazionali? In fondo
rappresentare un paese o una montagna di dollari è un mestiere che comporta
l’accettazione di rischi oltre che dei vantaggi. E loro lo sanno e accettano la
sfida. Quando oltre mezzo secolo fa De Gaulle diceva “La Francia sono io”
diventava perciò stesso bersaglio di innumerevoli attentati. Eliminati a causa
di attentanti sono stati nel passato diversi capi di governo: Re Umberto, Carraio,
Bianco, Sadat, Rabin di Indira, Gandhi, ecc. Dopo l’orrore di Bestlan con oltre
300 bambini massacrati questa richiesta sembra più che giustificata e anche
matura. Catturiamo come ostaggi le poche teste del potere e non andiamo a prendere
la povera gente a casaccio e nel mucchio. Perché non prendersela direttamente
con chi decide e dispone? Si risparmierebbe tanto sangue innocente. Se al posto
di migliaia di americani l’11 settembre 2001 fosse morto solo Bush non sarebbe
stato un male minore? Il messaggio suonerebbe: cari terroristi, colpite i
grandi e lasciate stare i piccoli. Come detto questa ipotesi si presenta molto suggestiva,
però si presta anche ad alcune controindicazioni. La prima: chi l’ha detto e
chi lo dice che coloro i quali oggi usano il terrore vogliono veramente un
mondo più giusto più libero, più democratico, meno peggiore di quello attuale? E
che quindi per raggiungere questo obbiettivo sarebbero disposti a cambiare
strategia? O invece il loro obbiettivo sia un male peggiore? Spettacolarità, visibilità,
pubblicità, sadismo del crimine, sete di sangue, brivido della distruzione e il
nulla totale? La seconda controindicazione dal punto di vista personale è che a
molti di noi darebbe fastidio e comporterebbe reazione negativa uccidere un dittatore
o sperare venga ucciso un qualche potente o dittatore del mondo. Molti non
sarebbero stati d’accordo né felici se Saddam Hussein fosse stato ucciso nella
sua tana, né se Bush venisse fatto fuori con una schioppettata. Le ragioni
profonde potrebbero essere diverse: debolezza caratteriale, moderatismo
politico, senso umanitario, coscienza religiosa. Comunque a molti questa
soluzione ripugna.
Alla
morte fisica preferire la morte politica.
È la terza controindicazione. Sarebbe più facile eliminare
politicamente i potenti del mondo che ucciderli, e questo seguendo le leggi
della democrazia. Il problema è che uno, due, cento tirannicidi non portano a
nulla. Morto un Billaden, un Saddam Hussein, un Bush, un Putin, un Berlusconi (completiamo
il quadro) se ne fa un altro. I poteri che sono istituzioni, enti, burocrazie, apparati,
imprese, interessi, ecc. sono composti e gestiti da esseri umani, i quali non
scompaiono se scompare o muore il loro capo. Questi scompaiono o almeno escono
per un certo tempo di scena dai loro posti i comando solo se vengono sconfitti
politicamente. È qui che abbiamo un abbozzo di soluzione. Bisogna adoperarsi
per la loro morte politica mettendo a nudo le contraddizioni, la doppia morale,
le responsabilità dell’attuale caos mondiale, nell’avere in passato utilizzato
ed oggi alimentato il terrorismo. Senza dimenticare che se il mondo è diventato
un inferno la colpa è soprattutto loro ma anche di chi li ha eletti. In fondo
se la rappresentanza ha ancora un senso i nostri tanto odiati potenti altro non
sono che la faccia pubblica di altri milioni di facce, magari anche peggiori, che
non conosciamo o facciamo finta di non conoscere. Chi ha eletto in oriente o in
occidente i nostri tanto discussi capi voleva che costoro facessero quello che
stanno facendo? In linea di massima sì. E non ostante ciò che è stato fatto o
visto, la maggior parte di questi elettori non ha cambiato idea. Rivoterebbero
oggi come hanno votato ieri. E mica possiamo metterci là a uccidere tiranni, vicetiranni
e tutti quelli che i tiranni li hanno più o meno eletti. Vogliamo ancora
inserire un’ennesima riflessione sull’Iraq? Bene, in quell’ambiente coesistono
e si intrecciano ben quattro guerre. L’invasione esterna dell’America e degli
occidentali. La seconda quella dei miliziani e ribelli locali. La terza quella
religiosa tra i fedeli del Corano e gli infedeli del Vangelo e viceversa. La
quarta infine fatta di lotte continue fra bande armate da tempo formatesi nel
territorio e recentemente immigrate da tutto il mondo, stante il terreno propizio.
Conclusione: tagliamo la testa a tutti i capi? Chi sono e quali sono? Certo un
cambiamento ci potrà essere: cioè in mano ad una quota minima ma decisiva che
può cambiare opinione e quindi rovesciare certi governi col voto. Specialmente
in considerazione di ciò che loro è caduto direttamente sulla testa. Non solo
in Iraq, ma in tutto il mondo. Oggi uno è il modo accettabile per evitare il
caos totale:” l’uccisione politica „del dittatore e del clan che lo sostiene. Ma
questo è un discorso lungo, peccato che ci manchi la pazienza. Perché richiede
di passare dall’istinto di potere e di invasione a quello della solidarietà e
della condivisione, dalla dittatura al dialogo, dall’accaparramento delle
materie prime al rispetto verso i poveri. Oggi invece specie nel Medioriente
abbiamo scelto la soluzione militare: ci siamo messi in un ginepraio, ci siamo
tirati addosso un mare di guai. Eliminare i capi serve poco o nulla. Per
l’ipotesi pace anzi è controproducente.
Autore:
Albino Michelin
24.09.2004
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