Nella consueta omelia di
venerdì 4 aprile Papa Francesco fece questa riflessione:" anche Gesù fu
perseguitato dalle autorità religiose del suo popolo. Alle persone che
detengono il potere non fa piacere sentirsi dire che battono una strada
sbagliata. Anche tanti pensatori sono stati perseguitati. Pensiamo ad uno non
lontano da noi, un uomo di buona volontà, ad un profeta davvero che con i suoi
libri ha rimproverato alla chiesa di allontanarsi dalla strada del Signore. I
suoi libri sono stati messi all'indice, ritirati, gli hanno tolto la cattedra. È
passato il tempo e oggi è beato. Ma come, ieri era un eretico e oggi è un
beato? La chiesa che grazie a Dio sa pentirsi lo definì beato "Queste
parole non sono bolle di sapone, sono pietre". Ovviamente, anche se non
citato, qui si tratta di Antonio Rosmini, prete di Rovereto nel trentino (1797-1855).
Scrisse le "Cinque piaghe della chiesa", emarginato nel 1877 da Leone
XIII, condannato addirittura dopo la morte, dichiarato beato nel 2007, centocinquanta
due anni più tardi. Come spiegare le contraddizioni del "magistero Ecclesiastico?”
Sarebbe lungo qui citare l'elenco dei profeti, teologi, pastori, studiosi (qualche
centinaio), periti del Concilio Ecumenico del 1965, H.Küng ed altri, silenziati
dal potere papale e curiale. Per non parlare di silenziamenti spiccioli a
livello locale. Qualche secolo fa furono mandati al rogo i due frati domenicani
Savonarola e Giordano Bruno per motivi che oggigiorno si rivelano pretestuosi. Se
è inaccettabile ogni crimine e strage dei musulmani contro i cristiani, altrettanto
deplorevole è la eliminazione operata dalla chiesa cattolica nei confronti dei
suoi profeti e teologi. Oggi si chiede riabilitazione a tutti quelle e quelli
che dal 1980, da Wojtyla in poi sono stati silenziati ed esautorati
dall'insegnamento. Una conversione ad U che fa riflettere l'establishment
ecclesiastico e i custodi dell'0rtodossia. Alcuni di costoro stanno già
intuendolo, come dimostra la manifestazione delle scuole cattoliche in Piazza
S. Pietro dell’11 maggio in cui davanti a Bergoglio sono stati letti passi di
don Milani, quel prete che 50 anni fa è stato confinato a Barbiana, una parrocchia
di montagna, perché fautore di una scuola laica ad ampio ventaglio. Le parole
di Francesco vanno anche un po' più lontano e riguardano non soltanto le
canonizzazioni sugli altari in positivo, ma anche quelle in negativo. L’esclusione
cioè di coloro che avrebbero meritato di essere riconosciuti santi e non lo
divennero. Vedi il Vescovo Romero di S.Salvador ucciso dagli squadroni della
morte nel 1980 per la difesa dei diritti dei poveri. E il caso del vescovo
brasiliano Helder Camara, invocato santo subito dai contadini e dai campesinos,
ma non per il vaticano. La chiesa canonizzando i suoi vertici tende a
santificare se stessa. È una specie di papolatria per cui basta essere papi per
essere santi. Il tutto si inserisce nella logica più ampia di questo papa
Francesco, per il quale il clericalismo e il potere sono la piaga della chiesa,
e quindi tende a preferire la santità della base, della gente del popolo. E qui
qualcuno potrebbe anche fare un'osservazione a Bergoglio. Come mai proferisce
queste idee, quando 20 giorni più tardi (esattamente il 27 aprile) va a
santificare due papi insieme, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II? Non è una
contraddizione? Si può rispondere che la calendarizzazione di queste
celebrazioni era già stata programmata da tempo e non è opportuno neanche per
un papa contraddire apertamente il lavoro e le decisioni dei suoi dicasteri. I
quali sono senz'altro dei collaboratori insostituibili, ma qualche volta anche
un freno alle riforma della chiesa. Non per nulla egli in una delle prime
dichiarazioni ebbe a dire che nella curia vaticana c'è tanto bene, ma anche
della corruzione. Probabilmente pure lui è convinto che l’aver pianificato già
da due anni l'abbinamento di Papa Roncalli e Wojtyla sia stato più un atto
politico che religioso. Un equilibrare la spinta innovatrice del primo con
l'ala conservatrice del secondo. Ed è ovvio che a questo punto saltino fuori i
centristi a reclamare la santificazione anche di Paolo VI. Perché gli altri due
si e lui no? Possiamo star sicuri che anche questo si avvererà. Purtroppo si
cade nella pura logica interessi del pacchetto "Vivo Casa". Ma qui il
Vangelo non c'entra più niente. Lo stesso discorso avvenuto pochi anni fa con
la beatificazione di Pio IX, il papa che nel 1870 ha chiuso ad ogni rapporto
con la scienza e con il mondo scomunicando tutto e tutti e la beatificazione di
Giovanni XXIII che invece ha aperto la chiesa alla scienza e al mondo togliendo
scomuniche e divisioni, costruendo ponti e mani tese. Ovviamente Papa Francesco
recepisce tutto ciò come "contraddizione politica" e il mondo si augura
che egli prosegua verso coerenza e trasparenza anche in questo ambito.
Autore:
Albino
Michelin
14.05.2014
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